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Vittorio Valente – Da 1000x a 100000x
L’intervallo che va da 1000x a 100000x, fa riferimento al fattore di ingrandimento comunemente usato dai microscopi dei laboratori scientifici per osservare batteri, virus e microrganismi
Comunicato stampa
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L’intervallo che va da 1000x a 100000x, fa riferimento al fattore di ingrandimento comunemente usato dai microscopi dei laboratori scientifici per osservare batteri, virus e microrganismi
Le lenti del microscopio sono sostanzialmente la porta che ci permette di penetrare nel mondo di Vittorio Valente.
Le opere del nostro artista, infatti, sono popolate da immagini, realizzate in silicone, che riproducono verosimilmente le forme di virus, batteri e cellule. L’uso di colori sgargianti, di forte impatto emotivo, e l’utilizzo di forme arrotondate, conferisce alle opere di Valente un aspetto fortemente e volutamente giocoso, che seduce l’osservatore e invita a stabilire un contatto di tipo tattile.
L’ artista ci attrae -accettiamo la caramella dallo sconosciuto- siamo spinti a toccare e così rimaniamo “contaminati”.
L’interagire con l’opera d’arte ci spinge ad una riflessione ed ad una rilettura più profonda del lavoro di Valente; si comprende solo in un secondo momento che siamo stati ingannati, che l’aspetto giocoso non è altro che un tranello, architettato per spingerci ad entrare nella dimensione in cui questi lavori esistono.
I virus, i batteri e le cellule sono gli invisibili coinquilini della nostra realtà quotidiana, sono i nemici silenti che ci circondano; li ignoriamo, facciamo finta che non esistano, non ce ne curiamo, ma loro sono presenti.
La serie di opere “Contenitori di corpi “ è forse il miglior paradigma di quanto detto fino ad ora: dalla trasformazione di oggetti della più rassicurante quotidianità, le sedie, che rimandano alla sicurezza della realtà domestica, nascono, attraverso l’utilizzo del silicone e la riproduzione delle immagini ingrandite dei microrganismi , delle opere di forte impatto emotivo, opere con cui è doveroso entrare in contatto per compiere appieno il pensiero dell’artista.
I “Contenitori di corpi” mutano il loro significato quando interagiscono con lo spettatore, se li utilizziamo come sedie, accomodandoci sui morbidi e colorati rivestimenti di silicone, diventiamo parte dell’opera nascondendo con il nostro corpo i virus che popolano le superfici e, come si è gia detto, contaminandoci. Al contrario, quando l’opera rimane vuota, la sua sgargiante superficie non fa altro che sottolineare il trionfo di virus e batteri e, allo tesso tempo, la sconfitta del corpo umano.
Il tutto ci induce ad una riflessione sulla caducità della vita umana e sul valore taumaturgico dell’ arte che sopravvive all’artista.
Vittorio Valente ci apre un’altra via di interpretazione del suo lavoro, una via forse più sottilmente intellettuale. Gli ingrandimenti di virus e batteri assumono il valore di simboli, il microscopio diviene inevitabilmente il mezzo per cercare di interpretare questi simboli, sorta di thesaurus di una grammatica ancora sconosciuta. L’artista ci pone di fronte ad una nuova simbologia, atea e forse venata da un sottile accento neopositivista, come per suggerirci che forse, oltre i linguaggi oramai codificati, esiste un linguaggio ancestrale, fatto di forme, di segni e di immagini a cui non siamo abituati a pensare, ma che sono parte costituente di noi stessi ed elementi determinanti della nostra esistenza, di cui ignoriamo o non riusciamo ancora a cogliere il profondo significato.
L’arte di Valente si interessa della materia costitutiva della realtà umana, la materia più profonda ed insondata, se ne occupa attraverso un percorso le cui tappe hanno toccato la destrutturazione della corporeità e la ricostruzione di essa in forme astratto artificiali, come testimoniano i “Dermascheletri” dove la struttura ossea ed la superficie epidermica vengono sostituite dal ferro e dal silicone, il derma del futuro.
Non si nasconde nella produzione del nostro artista un contatto con la fantascienza sia letteraria che cinematografica. Una lettura non tanto di stampo futuribile, quanto una reinterpretazione di un immaginario che fa parte della cultura dell’autore, come dimostrano una serie di opere intitolate “Viaggio Allucinante”, titolo desunto dall’omonimo film del 1966 diretto da Richard Fleischer, film con il quale condividono un’estetica fantastica e visionaria, anche se venata da un accento di precisa ricerca scientifica.
Senza cadere nell’erronea sovralettura dell’arte di Valente, credo che anche la serialità della sua produzione, mi si conceda il termine in un’accezione non svilente, abbia dei contatti con la dicotomia “seriale–unico” riscontrabile nell’essere umano.
Vittorio Valente ci parla dell’uomo, mostrandocene però una parte per il tutto, un uomo nella sua drammatica realtà e nella ipotesi di una futura esistenza; un uomo più facilmente identificabile con la sua assenza piuttosto che con la sua presenza; l’uomo è accennato mai trattato direttamente, ma è sicuramente al centro della produzione dell’artista genovese, e ne è fonte primaria di ispirazione, o meglio, di interpretazione.
Come scriveva Benedetto Croce, l’artista ci indica un punto ed uno spiraglio per fare nostra la sua arte e per interrogarci, cambiando il punto di vista, sulla realtà che ci circonda.
Le lenti del microscopio sono sostanzialmente la porta che ci permette di penetrare nel mondo di Vittorio Valente.
Le opere del nostro artista, infatti, sono popolate da immagini, realizzate in silicone, che riproducono verosimilmente le forme di virus, batteri e cellule. L’uso di colori sgargianti, di forte impatto emotivo, e l’utilizzo di forme arrotondate, conferisce alle opere di Valente un aspetto fortemente e volutamente giocoso, che seduce l’osservatore e invita a stabilire un contatto di tipo tattile.
L’ artista ci attrae -accettiamo la caramella dallo sconosciuto- siamo spinti a toccare e così rimaniamo “contaminati”.
L’interagire con l’opera d’arte ci spinge ad una riflessione ed ad una rilettura più profonda del lavoro di Valente; si comprende solo in un secondo momento che siamo stati ingannati, che l’aspetto giocoso non è altro che un tranello, architettato per spingerci ad entrare nella dimensione in cui questi lavori esistono.
I virus, i batteri e le cellule sono gli invisibili coinquilini della nostra realtà quotidiana, sono i nemici silenti che ci circondano; li ignoriamo, facciamo finta che non esistano, non ce ne curiamo, ma loro sono presenti.
La serie di opere “Contenitori di corpi “ è forse il miglior paradigma di quanto detto fino ad ora: dalla trasformazione di oggetti della più rassicurante quotidianità, le sedie, che rimandano alla sicurezza della realtà domestica, nascono, attraverso l’utilizzo del silicone e la riproduzione delle immagini ingrandite dei microrganismi , delle opere di forte impatto emotivo, opere con cui è doveroso entrare in contatto per compiere appieno il pensiero dell’artista.
I “Contenitori di corpi” mutano il loro significato quando interagiscono con lo spettatore, se li utilizziamo come sedie, accomodandoci sui morbidi e colorati rivestimenti di silicone, diventiamo parte dell’opera nascondendo con il nostro corpo i virus che popolano le superfici e, come si è gia detto, contaminandoci. Al contrario, quando l’opera rimane vuota, la sua sgargiante superficie non fa altro che sottolineare il trionfo di virus e batteri e, allo tesso tempo, la sconfitta del corpo umano.
Il tutto ci induce ad una riflessione sulla caducità della vita umana e sul valore taumaturgico dell’ arte che sopravvive all’artista.
Vittorio Valente ci apre un’altra via di interpretazione del suo lavoro, una via forse più sottilmente intellettuale. Gli ingrandimenti di virus e batteri assumono il valore di simboli, il microscopio diviene inevitabilmente il mezzo per cercare di interpretare questi simboli, sorta di thesaurus di una grammatica ancora sconosciuta. L’artista ci pone di fronte ad una nuova simbologia, atea e forse venata da un sottile accento neopositivista, come per suggerirci che forse, oltre i linguaggi oramai codificati, esiste un linguaggio ancestrale, fatto di forme, di segni e di immagini a cui non siamo abituati a pensare, ma che sono parte costituente di noi stessi ed elementi determinanti della nostra esistenza, di cui ignoriamo o non riusciamo ancora a cogliere il profondo significato.
L’arte di Valente si interessa della materia costitutiva della realtà umana, la materia più profonda ed insondata, se ne occupa attraverso un percorso le cui tappe hanno toccato la destrutturazione della corporeità e la ricostruzione di essa in forme astratto artificiali, come testimoniano i “Dermascheletri” dove la struttura ossea ed la superficie epidermica vengono sostituite dal ferro e dal silicone, il derma del futuro.
Non si nasconde nella produzione del nostro artista un contatto con la fantascienza sia letteraria che cinematografica. Una lettura non tanto di stampo futuribile, quanto una reinterpretazione di un immaginario che fa parte della cultura dell’autore, come dimostrano una serie di opere intitolate “Viaggio Allucinante”, titolo desunto dall’omonimo film del 1966 diretto da Richard Fleischer, film con il quale condividono un’estetica fantastica e visionaria, anche se venata da un accento di precisa ricerca scientifica.
Senza cadere nell’erronea sovralettura dell’arte di Valente, credo che anche la serialità della sua produzione, mi si conceda il termine in un’accezione non svilente, abbia dei contatti con la dicotomia “seriale–unico” riscontrabile nell’essere umano.
Vittorio Valente ci parla dell’uomo, mostrandocene però una parte per il tutto, un uomo nella sua drammatica realtà e nella ipotesi di una futura esistenza; un uomo più facilmente identificabile con la sua assenza piuttosto che con la sua presenza; l’uomo è accennato mai trattato direttamente, ma è sicuramente al centro della produzione dell’artista genovese, e ne è fonte primaria di ispirazione, o meglio, di interpretazione.
Come scriveva Benedetto Croce, l’artista ci indica un punto ed uno spiraglio per fare nostra la sua arte e per interrogarci, cambiando il punto di vista, sulla realtà che ci circonda.
16
luglio 2004
Vittorio Valente – Da 1000x a 100000x
Dal 16 luglio al 14 agosto 2004
arte contemporanea
Location
SPAZIO MINERVA
Montescudaio, Via Della Madonna, 35a, (Pisa)
Montescudaio, Via Della Madonna, 35a, (Pisa)
Vernissage
16 Luglio 2004, h 21.30
Autore
Curatore