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Vladimir Sutiaghin – La mia terra
Affascinato dal rapporto che si stabilisce fra le rovine e il paesaggio, incuriosito dalla spiritualità dei monaci, Vladimir Sutiaghin si crea un metodo di lavoro volutamente opposto a quello, frenetico, del fotoreportage giornalistico
Comunicato stampa
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Esistono interi mondi creativi che, pur vicinissimi a noi, ci restano pressoché sconosciuti. Così è per la fotografia di Vladimir Sutiaghin, autore bielorusso che espone per la seconda volta in Europa.
Curata da Roberto Mutti, la Mostra è allestita presso il Centro Culturale Villa Marazzi nell’Antica Rimessa delle Carrozze. La rassegna raccoglie una produzione molto vasta di oltre 60 fotografie e prevede una serie di ritratti di singoli e di gruppo, molti paesaggi particolarmente suggestivi e velatamente melanconici, e la serie dei monasteri che mostra non solo l'abilità dell'autore come fotografo di architettura ma soprattutto la sua capacità di inserire la figura umana facendo in modo che si compenetri nell'edificio e nel paesaggio fino a fondersi con essi. Da questo punto di vista si può affermare che Vladimir Sutiaghin si riconosca nell'estetica romantica, anche se di fronte alle domande sulle sue scelte estetiche preferisce tagliar corto: "Tutta la mia vita l'ho dedicata a questo, mi piace e basta".
Cresciuto con la passione per la fotografia fin dagli anni della gioventù, ha compiuto studi superiori di specializzazione e lavorato a lungo come reporter per testate quotidiane.
Cercava, tuttavia, una diversa realizzazione di sé che non poteva che scaturire da ricerche personali: per quanto la fotografia di paesaggio e di ritratto lo attraesse, la sua indagine voleva andare oltre, fino a cogliere il significato più profondo della vita e, insieme, quello della sua espressività. Nasce così un lavoro molto ampio dedicato ai monasteri e alle rovine di chiese e templi antichi che il fotografo cerca nei suoi lunghi viaggi, compiuti quasi sempre in bicicletta.
Affascinato dal rapporto che si stabilisce fra le rovine e il paesaggio, incuriosito dalla spiritualità dei monaci, Vladimir Sutiaghin si crea un metodo di lavoro volutamente opposto a quello, frenetico, del fotoreportage giornalistico. Cerca i luoghi, intuisce la bellezza delle situazioni che fotograferà, stabilisce contatti con i monaci e le suore "l'assenso delle persone ritratte in questi casi è indispensabile" e poi, prima di scattare, torna più volte sui luoghi fino a cogliere le atmosfere che vuole evocare.
Per questa ragione ha preferito non usare il colore "vorrei vivere in armonia con la luce e la composizione mentre i colori reali distolgono l'attenzione" ma ha anche evitato il bianconero classico che trova troppo rigido e poco adatto a esprimere la delicatezza e l'intensità di quanto prova. Nascono così splendide stampe leggermente virate che, grazie ai toni caldi e alle tonalità brune, inseriscono architetture e paesaggi in una dimensione sospesa raggiungendo "una luminosità che ricorda quella delle icone", come ricorda lo stesso fotografo.
Vladimir Sutiaghin è presente in musei russi e bielorussi e in diverse collezioni europee.
Accompagna la mostra un catalogo edito dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, comprendente la riproduzione di tutte le opere esposte e i testi critici di Roberto Mutti e Sergio De Carli, oltre a una testimonianza diretta di Vladimir Sutiaghin.
Curata da Roberto Mutti, la Mostra è allestita presso il Centro Culturale Villa Marazzi nell’Antica Rimessa delle Carrozze. La rassegna raccoglie una produzione molto vasta di oltre 60 fotografie e prevede una serie di ritratti di singoli e di gruppo, molti paesaggi particolarmente suggestivi e velatamente melanconici, e la serie dei monasteri che mostra non solo l'abilità dell'autore come fotografo di architettura ma soprattutto la sua capacità di inserire la figura umana facendo in modo che si compenetri nell'edificio e nel paesaggio fino a fondersi con essi. Da questo punto di vista si può affermare che Vladimir Sutiaghin si riconosca nell'estetica romantica, anche se di fronte alle domande sulle sue scelte estetiche preferisce tagliar corto: "Tutta la mia vita l'ho dedicata a questo, mi piace e basta".
Cresciuto con la passione per la fotografia fin dagli anni della gioventù, ha compiuto studi superiori di specializzazione e lavorato a lungo come reporter per testate quotidiane.
Cercava, tuttavia, una diversa realizzazione di sé che non poteva che scaturire da ricerche personali: per quanto la fotografia di paesaggio e di ritratto lo attraesse, la sua indagine voleva andare oltre, fino a cogliere il significato più profondo della vita e, insieme, quello della sua espressività. Nasce così un lavoro molto ampio dedicato ai monasteri e alle rovine di chiese e templi antichi che il fotografo cerca nei suoi lunghi viaggi, compiuti quasi sempre in bicicletta.
Affascinato dal rapporto che si stabilisce fra le rovine e il paesaggio, incuriosito dalla spiritualità dei monaci, Vladimir Sutiaghin si crea un metodo di lavoro volutamente opposto a quello, frenetico, del fotoreportage giornalistico. Cerca i luoghi, intuisce la bellezza delle situazioni che fotograferà, stabilisce contatti con i monaci e le suore "l'assenso delle persone ritratte in questi casi è indispensabile" e poi, prima di scattare, torna più volte sui luoghi fino a cogliere le atmosfere che vuole evocare.
Per questa ragione ha preferito non usare il colore "vorrei vivere in armonia con la luce e la composizione mentre i colori reali distolgono l'attenzione" ma ha anche evitato il bianconero classico che trova troppo rigido e poco adatto a esprimere la delicatezza e l'intensità di quanto prova. Nascono così splendide stampe leggermente virate che, grazie ai toni caldi e alle tonalità brune, inseriscono architetture e paesaggi in una dimensione sospesa raggiungendo "una luminosità che ricorda quella delle icone", come ricorda lo stesso fotografo.
Vladimir Sutiaghin è presente in musei russi e bielorussi e in diverse collezioni europee.
Accompagna la mostra un catalogo edito dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, comprendente la riproduzione di tutte le opere esposte e i testi critici di Roberto Mutti e Sergio De Carli, oltre a una testimonianza diretta di Vladimir Sutiaghin.
08
maggio 2005
Vladimir Sutiaghin – La mia terra
Dall'otto al 22 maggio 2005
fotografia
Location
CIZANUM
Cesano Boscone, Via Dante Alighieri, 47, (Milano)
Cesano Boscone, Via Dante Alighieri, 47, (Milano)
Orario di apertura
Giovedi e Venerdi 17-19; Sabato e domenica 10,30-12,30 e 17-19
Autore
Curatore