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Vodka Cola
La mostra si sviluppa come un viaggio attraverso i resti di un passato industriale ormai scomparso e un presente dominato da nuove logiche economiche e sociali. Con il suo sguardo lucido e ironico, Gatti riflette sulle trasformazioni del lavoro e sul concetto di “eroica improduttività”
Comunicato stampa
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“Ezio si è alzato stanco, come ogni mattina da un tempo che non dice più quando è iniziato.”
Alessio Barettini
La nuova mostra di Matteo Gatti, si colloca in un punto di frattura tra epoche e ideologie, invitando a riflettere sulle intricate relazioni tra luoghi, lavoro e sfruttamento.
Con lo sguardo lucido e ironico che caratterizza tutta la sua ricerca, l’artista esplora le trasformazioni radicali che hanno segnato il passaggio dal mondo industriale tradizionale a un presente dominato dalla fluidità economica e sociale, in cui i confini tra lavoro, consumo e vita privata si dissolvono sempre più. La mostra si sviluppa come un viaggio attraverso i resti di un passato fatto di fabbriche e confini materiali, in cui il dominio economico e politico era tangibile, visibile, persino sfidabile, e il presente, dove le logiche produttive e di consumo permeano ogni aspetto della quotidianità. Un mondo in cui il rifiuto netto e consapevole si dissolve in una realtà liquida, che impone nuove forme di consapevolezza e creatività per resistere o adattarsi a una forma di progresso apparentemente inarrestabile. Al centro della riflessione di Gatti si colloca l’ossessione per una produttività incessante, a cui si contrappone un’"eroica improduttività": uno spazio di sottrazione e assenza che diventa fertile terreno per desideri e passioni svincolati dalle logiche economiche. Qui l’inazione non è negazione, ma un atto di resistenza, un’esplorazione dell’essere al di fuori della dittatura del fare.
La canzone Vodka Cola degli Area, contenuta nell'album Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano! del 1978, è un brano emblematico che riflette il contesto storico e politico di fine anni ’70. Il titolo stesso è una sintesi provocatoria delle contraddizioni ideologiche dell’epoca: la vodka, simbolo del blocco sovietico e dell’ideologia comunista, e la cola, emblema del capitalismo occidentale, vengono accostate per denunciare la crescente omologazione tra sistemi teoricamente contrapposti ma, di fatto, entrambi segnati da logiche di controllo e consumo. Il disco fu pubblicato in un momento di grande trasformazione politica e sociale: in Italia si stava vivendo la fine delle grandi utopie rivoluzionarie del decennio precedente, il compromesso storico tra il Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana e un crescente clima di tensione politica segnato dagli anni di piombo. Gli Area, gruppo noto per la sua militanza politica e la sperimentazione musicale d’avanguardia, riflettevano nei loro testi e nelle loro sonorità una forte critica al potere, all’alienazione e alla globalizzazione incipiente. In Vodka Cola, gli Area mettono in discussione le sovrapposizioni tra capitalismo e socialismo, sottolineando come entrambi i sistemi, pur nelle loro differenze, finissero per esercitare forme di dominio sulle persone.
Questo intreccio di critica politica, analisi sociologica e sperimentazione artistica si riflette perfettamente nella mostra di Matteo Gatti, che esplora le contraddizioni del presente e i confini ambigui tra ideologie, economie e identità. Se il disincanto verso le grandi narrazioni sembra definitivo, resta aperta la domanda su nuove forme di ribellione: la rabbia, intesa come coscienza poetica e politica, non scompare, ma assume nuove configurazioni, come suggerisce un’opera in mostra che ne intercetta la latenza e la trasforma in visione. Attraverso installazioni, fotografie e interventi site-specific, Gatti intreccia passato e presente, visibile e invisibile, costruendo un dialogo che sfida lo spettatore a interrogarsi sui propri spazi di resistenza futura.
Ad accompagnamento della mostra i testi di Alessio Barettini.
Matteo Gatti (nato nel 1989 a Olgiate Olona, vive e lavora a Torino) è un artista visivo la cui ricerca esplora l'ibridazione tra elementi naturali e culturali, sovvertendo i processi evolutivi biologici e psichici. La sua pratica combina disegno, materiali grezzi come sale e resine, e oggetti di recupero, creando cortocircuiti visivi. Ha esposto in mostre personali e collettive.
Alessio Barettini
La nuova mostra di Matteo Gatti, si colloca in un punto di frattura tra epoche e ideologie, invitando a riflettere sulle intricate relazioni tra luoghi, lavoro e sfruttamento.
Con lo sguardo lucido e ironico che caratterizza tutta la sua ricerca, l’artista esplora le trasformazioni radicali che hanno segnato il passaggio dal mondo industriale tradizionale a un presente dominato dalla fluidità economica e sociale, in cui i confini tra lavoro, consumo e vita privata si dissolvono sempre più. La mostra si sviluppa come un viaggio attraverso i resti di un passato fatto di fabbriche e confini materiali, in cui il dominio economico e politico era tangibile, visibile, persino sfidabile, e il presente, dove le logiche produttive e di consumo permeano ogni aspetto della quotidianità. Un mondo in cui il rifiuto netto e consapevole si dissolve in una realtà liquida, che impone nuove forme di consapevolezza e creatività per resistere o adattarsi a una forma di progresso apparentemente inarrestabile. Al centro della riflessione di Gatti si colloca l’ossessione per una produttività incessante, a cui si contrappone un’"eroica improduttività": uno spazio di sottrazione e assenza che diventa fertile terreno per desideri e passioni svincolati dalle logiche economiche. Qui l’inazione non è negazione, ma un atto di resistenza, un’esplorazione dell’essere al di fuori della dittatura del fare.
La canzone Vodka Cola degli Area, contenuta nell'album Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano! del 1978, è un brano emblematico che riflette il contesto storico e politico di fine anni ’70. Il titolo stesso è una sintesi provocatoria delle contraddizioni ideologiche dell’epoca: la vodka, simbolo del blocco sovietico e dell’ideologia comunista, e la cola, emblema del capitalismo occidentale, vengono accostate per denunciare la crescente omologazione tra sistemi teoricamente contrapposti ma, di fatto, entrambi segnati da logiche di controllo e consumo. Il disco fu pubblicato in un momento di grande trasformazione politica e sociale: in Italia si stava vivendo la fine delle grandi utopie rivoluzionarie del decennio precedente, il compromesso storico tra il Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana e un crescente clima di tensione politica segnato dagli anni di piombo. Gli Area, gruppo noto per la sua militanza politica e la sperimentazione musicale d’avanguardia, riflettevano nei loro testi e nelle loro sonorità una forte critica al potere, all’alienazione e alla globalizzazione incipiente. In Vodka Cola, gli Area mettono in discussione le sovrapposizioni tra capitalismo e socialismo, sottolineando come entrambi i sistemi, pur nelle loro differenze, finissero per esercitare forme di dominio sulle persone.
Questo intreccio di critica politica, analisi sociologica e sperimentazione artistica si riflette perfettamente nella mostra di Matteo Gatti, che esplora le contraddizioni del presente e i confini ambigui tra ideologie, economie e identità. Se il disincanto verso le grandi narrazioni sembra definitivo, resta aperta la domanda su nuove forme di ribellione: la rabbia, intesa come coscienza poetica e politica, non scompare, ma assume nuove configurazioni, come suggerisce un’opera in mostra che ne intercetta la latenza e la trasforma in visione. Attraverso installazioni, fotografie e interventi site-specific, Gatti intreccia passato e presente, visibile e invisibile, costruendo un dialogo che sfida lo spettatore a interrogarsi sui propri spazi di resistenza futura.
Ad accompagnamento della mostra i testi di Alessio Barettini.
Matteo Gatti (nato nel 1989 a Olgiate Olona, vive e lavora a Torino) è un artista visivo la cui ricerca esplora l'ibridazione tra elementi naturali e culturali, sovvertendo i processi evolutivi biologici e psichici. La sua pratica combina disegno, materiali grezzi come sale e resine, e oggetti di recupero, creando cortocircuiti visivi. Ha esposto in mostre personali e collettive.
26
febbraio 2025
Vodka Cola
Dal 26 febbraio al 24 aprile 2025
arte contemporanea
Location
Playlist by Galleria Giampaolo Abbondio
Milano, Via Carlo Poma, 18, (MI)
Milano, Via Carlo Poma, 18, (MI)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 15-18
Vernissage
26 Febbraio 2025, 18-21
Sito web
Autore
Autore testo critico