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Voi siete qui!
Questa seconda collettiva di Senzatitolo ruota intorno a un modello di percezione dello spazio, intorno a una idea di superfici e volumi messe le une accanto agli altri perché possano ridisegnare continuamente il paesaggio.
Comunicato stampa
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What You See Is What You Need (Ciò che vedi è ciò di cui hai bisogno)
Temiamo di perderci senza esserci mai persi
Gaston Bachelard
Dopo anni, ho incontrato un amico che per paura di perdersi disegnava labirinti; tracciava sentieri senza sbocco intorno alla strada maestra che aveva già un ingresso e una via d’uscita.
Ecco che allora ho immaginato un luogo fatto di strade da traguardare in prospettiva con l’occhio preferito; Alternando le vedute come se fossero scene, ho provato a disporre le superfici e i volumi perché potessero simulare gli spazi di una storia.
Come se mi trovassi in un ambiente domestico ho valutato il disegno finale, la praticabilità delle situazioni particolari e la possibilità di mantenere equilibrata l’architettura dell’insieme.
Che cos’è in fondo l’equilibrio? Certo, io non sono in grado di rispondere e diffido naturalmente delle risposte univoche, delle soluzioni proposte da chi, oggi, divide l’Arte dall’arte, come ciò che è nuovo da ciò che è passato, ciò che allo sguardo è familiare da ciò che si presenta straniero.
Come se si potesse strappare il pensiero da se stesso senza poi pagarne le conseguenze.
A guardarli così questi lavori, essi mi appaiono come individui. Affermano una complessità, sono frammenti che invitano a varcare la soglia senza mai esaudire il desiderio di arrivare all’uscita, al nucleo, alla soluzione, al senso.
Allora la risposta è: non c’è soluzione; non esiste una distanza che consenta al giudizio di non essere messo alle corde. La riduzione all’ordine rispetta in apparenza il bisogno di comprendere tuttavia la volontà di capire ruota attorno all’inafferrabile.
Quando cerco un ordine nel mondo trovo solo me stesso, con i miei desideri.
Catturare una parvenza di senso non è tanto impossibile quanto assurdo e non scorgere una via d’uscita è, a tratti, più rasserenante di quanto non sia la coscienza di aver perso memoria della strada già battuta.
Non ricordo il giorno né l’ora ma ricordo bene l’emozione che mi ha portato a bussare a queste immagini come a tante porte.
Dietro ad esse ho trovato ambienti affollati di personaggi che procedevano lungo pareti mobili, tanti individui che percorrevano labirinti fatti di strade interrotte, creature costrette a vivere piccole storie, passioni consumate all’insaputa degli oggetti di desideri e sentimenti contrastanti.
Massimo Arioli
Temiamo di perderci senza esserci mai persi
Gaston Bachelard
Dopo anni, ho incontrato un amico che per paura di perdersi disegnava labirinti; tracciava sentieri senza sbocco intorno alla strada maestra che aveva già un ingresso e una via d’uscita.
Ecco che allora ho immaginato un luogo fatto di strade da traguardare in prospettiva con l’occhio preferito; Alternando le vedute come se fossero scene, ho provato a disporre le superfici e i volumi perché potessero simulare gli spazi di una storia.
Come se mi trovassi in un ambiente domestico ho valutato il disegno finale, la praticabilità delle situazioni particolari e la possibilità di mantenere equilibrata l’architettura dell’insieme.
Che cos’è in fondo l’equilibrio? Certo, io non sono in grado di rispondere e diffido naturalmente delle risposte univoche, delle soluzioni proposte da chi, oggi, divide l’Arte dall’arte, come ciò che è nuovo da ciò che è passato, ciò che allo sguardo è familiare da ciò che si presenta straniero.
Come se si potesse strappare il pensiero da se stesso senza poi pagarne le conseguenze.
A guardarli così questi lavori, essi mi appaiono come individui. Affermano una complessità, sono frammenti che invitano a varcare la soglia senza mai esaudire il desiderio di arrivare all’uscita, al nucleo, alla soluzione, al senso.
Allora la risposta è: non c’è soluzione; non esiste una distanza che consenta al giudizio di non essere messo alle corde. La riduzione all’ordine rispetta in apparenza il bisogno di comprendere tuttavia la volontà di capire ruota attorno all’inafferrabile.
Quando cerco un ordine nel mondo trovo solo me stesso, con i miei desideri.
Catturare una parvenza di senso non è tanto impossibile quanto assurdo e non scorgere una via d’uscita è, a tratti, più rasserenante di quanto non sia la coscienza di aver perso memoria della strada già battuta.
Non ricordo il giorno né l’ora ma ricordo bene l’emozione che mi ha portato a bussare a queste immagini come a tante porte.
Dietro ad esse ho trovato ambienti affollati di personaggi che procedevano lungo pareti mobili, tanti individui che percorrevano labirinti fatti di strade interrotte, creature costrette a vivere piccole storie, passioni consumate all’insaputa degli oggetti di desideri e sentimenti contrastanti.
Massimo Arioli
25
marzo 2011
Voi siete qui!
Dal 25 marzo al 29 aprile 2011
arte contemporanea
Location
SPAZIO SENZATITOLO
Roma, Via Panisperna, 100, (Roma)
Roma, Via Panisperna, 100, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 17-20
lunedì e festivi su appuntamento
Vernissage
25 Marzo 2011, ore 19
Autore