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Wagneriana. Mito ed epica della Tetralogia nell’arte di Cesare Martinotti
Una mostra per celebrare il bicentenario della nascita di Wilhelm Richard Wagner (Lipsia, 22 maggio 1813 – Venezia, 13 febbraio 1883): venerdì 31 maggio alle 18, nello Spazio per le arti contemporanee del Broletto, in piazza Vittoria a Pavia, inaugura WAGNERIANA. Mito ed epica della Tetralogia nell’arte di Cesare Martinotti, organizzata e promossa dal Settore Cultura del Comune di Pavia in collaborazione con l’Istituto superiore di studi musicali Franco Vittadini.
Comunicato stampa
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WAGNERIANA.
Mito ed epica della Tetralogia nell’arte di Cesare Martinotti
Inaugurazione venerdì 31 maggio ore 18
Spazio per le arti contemporanee del Broletto, Pavia
La mostra prosegue fino al 16 giugno
“Il bisogno più urgente e più forte dell'uomo perfetto e artista è di comunicare se stesso - in tutta la pienezza della sua natura - all'intera comunità. E non può arrivare a tanto se non nel dramma”.
(Richard Wagner, L'arte e la rivoluzione)
Una mostra per celebrare il bicentenario della nascita di Wilhelm Richard Wagner (Lipsia, 22 maggio 1813 – Venezia, 13 febbraio 1883): venerdì 31 maggio alle 18, nello Spazio per le arti contemporanee del Broletto, in piazza Vittoria a Pavia, inaugura WAGNERIANA. Mito ed epica della Tetralogia nell’arte di Cesare Martinotti, organizzata e promossa dal Settore Cultura del Comune di Pavia in collaborazione con l’Istituto superiore di studi musicali Franco Vittadini.
La mostra, la seconda (dopo Addio Mr Walkman del 2007) dedicata all’artista pavese prematuramente scomparso a 29 anni, presenta fino al 16 giugno una cinquantina di opere, realizzate da Martinotti a partire dal 1999, di forte impronta wagneriana. L’artista infatti, da grande amante del compositore tedesco quale era, elabora sulla tela un’interpretazione straordinaria dei vari episodi che compongono la tetralogia lirica intitolata L’anello del Nibelungo (Der Ring des Nibelungen), e ispirata alla mitologia germanica. Per questo nucleo tematico Martinotti crea una particolare cromia fatta di colori primari accesi e potenti, arginati ed esaltati da contorni neri sempre più decisi; come si può notare ne L’uccisone del drago Fafner, in Il liberissimo eroe, ne Il bacio di Sigfrido o in Sigmund e Hunding, l’unico quadro che non sarà presente all’appello, perché esposto nella retrospettiva dedicata all’artista dalla Galerie Pascal Bello di Lussemburgo. In questi oli, l’artista pavese mostra di essere un narratore eccezionale (oltre che conoscere alla perfezione l’opera wagneriana), e costruisce per i propri personaggi scenografie essenziali e atmosfere cariche di pathos. Sigfrido, figura di eroe puro e ingenuo, diventa una sorta di alter ego dell’artista, e l’immaginazione di colui che osserva è continuamente sollecitata dalla creatività visionaria di Martinotti che, attraverso le sue opere, cerca di raccontare se stesso.
L’ANELLO DEL NIBELUNGO – DER RING DES NIBELUNGEN
Conosciuto anche come Tetralogia, è un ciclo di quattro drammi musicali che si svolgono nell’arco di un prologo e tre giornate: L’oro del Reno, La Valchiria, Sigfrido, Il crepuscolo degli dei. Wagner compose sia la musica sia i libretti dei quattro drammi nel corso di 26 anni, dal 1848 al 1874, con l’intento di descrivere, attraverso la mitica vicenda tratta dall’epopea tedesca del Niebelungenlied e dalle antiche saghe dell’Edda, il sistema capitalistico e borghese che nel primo Ottocento cominciava ad affermare il suo monopolio sulle classi lavoratrici. Sotto l’influsso dei fermenti rivoluzionari diffusi in tutta Europa e grazie alla frequentazione di vari intellettuali e studiosi (Feuerbach, Schopenauer in primis) Wagner tratteggiò la storia di Alberich e di Wotan, (l’uno personificazione del male assoluto, l’altro conscio del male, ma incapace di rimediare), di Sigfrido e di Brunilde, (eroi-vittime della loro stessa innocenza). Solo Brunilde riuscirà a riscattarsi dalle colpe commesse, immolandosi in un grande incendio distruttore e riconsegnando l'anello maledetto alle limpide acque del fiume Reno, da dove Alberich l'aveva strappato. “Da un punto di vista musicale – scrive la musicologa Mariateresa Dellaborra –, con la Tetralogia Wagner affermò una nuova concezione drammatico-musicale, pur con le inevitabili differenze stilistiche determinate da una stesura che copre l’arco di più di vent’anni. L'Oro del Reno (scritto nel 1853) presenta una struttura ancora bilanciata equamente tra canto e strumentale, con maggiore spazio riservato al declamato; Il Crepuscolo degli dei (terminato nel 1874) è più evoluto nello spessore sinfonico e costituito da una polverizzazione continua di frammenti tematici. Da un punto di vista poetico, invece, si assiste al processo contrario in quanto Wagner scrisse i testi a ritroso, cominciando dall'ultima giornata e procedendo verso il prologo. Il Crepuscolo, infatti, presenta ancora alcune impostazioni legate all'opera lirica convenzionale (il coro e il terzetto alla fine del secondo atto), poi bandite negli altri tre drammi”.
BIOGRAFIA: CESARE MARTINOTTI
Cesare Martinotti nasce a Pavia il 30 maggio 1973. Fin da bambino emerge la sua naturale predisposizione al disegno e alla fantasia: precocemente geniale e ribelle, si diverte ad alterare la fisionomia e i colori di qualsiasi soggetto per dare libero sfogo alla propria sensibilità. La sua stanza e poi il garage di casa si trasformano in atelier di pittura, così come la casa di villeggiatura in Versilia, dove trascorre lunghi periodi lavorando sotto la tettoia in giardino. La voglia di dare forma al proprio immaginario lo spinge ad utilizzare i supporti più vari (dipinge non solo su tela, ma anche su tavola e cartone), preferendo in genere colori a olio, stesi non soltanto in larghe pennellate, ma anche utilizzando una tecnica espressiva più diretta, con il dito avvolto in uno straccio. A Pavia è noto come il “vagabondo” (termine a lui molto caro perché evoca il personaggio di Charlie Chaplin); accompagnato dal fedele walkman, si aggira per le vie cittadine e nella campagna circostante immerso nelle note dei suoi compositori preferiti, da Beethoven a Mahler, da Tchaikovskij a Bach, da Wagner a Verdi a Puccini. L’artista è anche un appassionato lettore: tra gli autori più apprezzati ci sono Shakespeare, Kafka, Pirandello, Buzzati, Hemingway, di cui si registrano numerosi echi nelle opere pittoriche. Nella sua biblioteca anche la poesia ha un posto di rilievo. Ispirato dal movimento ermetico, scrive egli stesso una raccolta di pensieri e poesie - che non vorrà mai pubblicare - alla quale seguiranno romanzi inediti di contenuto complesso, tra cui Planetarium, Addio Mr. Walkman, Romanzo a cucù. Verso la fine del 1999 si avvertono le prime avvisaglie della malattia e Cesare viene sottoposto, suo malgrado, a terapie e periodi di ricovero in ospedale. Tornato a casa, passa la maggior parte del tempo nel suo laboratorio di pittura, dando forma nei quadri alle proprie sensazioni. L’11 febbraio 2002 decide di porre fine alla sua vita, lasciando una commovente lettera d’addio ai genitori e alle due sorelle, con la certezza di continuare a vivere attraverso la propria opera pittorica.
WAGNERIANA. Mito ed epica della Tetralogia nell’arte di Cesare Martinotti
1-16 giugno Spazio per le arti contemporanee del Broletto, piazza Vittoria Pavia.
Orari: dal martedì al venerdì 16.30 - 19.30; sabato e domenica 10.30 - 13 e 16.30 - 19.30; lunedì chiuso.
Per informazioni: 0382.399343; www.cesaremartinotti.it
Mito ed epica della Tetralogia nell’arte di Cesare Martinotti
Inaugurazione venerdì 31 maggio ore 18
Spazio per le arti contemporanee del Broletto, Pavia
La mostra prosegue fino al 16 giugno
“Il bisogno più urgente e più forte dell'uomo perfetto e artista è di comunicare se stesso - in tutta la pienezza della sua natura - all'intera comunità. E non può arrivare a tanto se non nel dramma”.
(Richard Wagner, L'arte e la rivoluzione)
Una mostra per celebrare il bicentenario della nascita di Wilhelm Richard Wagner (Lipsia, 22 maggio 1813 – Venezia, 13 febbraio 1883): venerdì 31 maggio alle 18, nello Spazio per le arti contemporanee del Broletto, in piazza Vittoria a Pavia, inaugura WAGNERIANA. Mito ed epica della Tetralogia nell’arte di Cesare Martinotti, organizzata e promossa dal Settore Cultura del Comune di Pavia in collaborazione con l’Istituto superiore di studi musicali Franco Vittadini.
La mostra, la seconda (dopo Addio Mr Walkman del 2007) dedicata all’artista pavese prematuramente scomparso a 29 anni, presenta fino al 16 giugno una cinquantina di opere, realizzate da Martinotti a partire dal 1999, di forte impronta wagneriana. L’artista infatti, da grande amante del compositore tedesco quale era, elabora sulla tela un’interpretazione straordinaria dei vari episodi che compongono la tetralogia lirica intitolata L’anello del Nibelungo (Der Ring des Nibelungen), e ispirata alla mitologia germanica. Per questo nucleo tematico Martinotti crea una particolare cromia fatta di colori primari accesi e potenti, arginati ed esaltati da contorni neri sempre più decisi; come si può notare ne L’uccisone del drago Fafner, in Il liberissimo eroe, ne Il bacio di Sigfrido o in Sigmund e Hunding, l’unico quadro che non sarà presente all’appello, perché esposto nella retrospettiva dedicata all’artista dalla Galerie Pascal Bello di Lussemburgo. In questi oli, l’artista pavese mostra di essere un narratore eccezionale (oltre che conoscere alla perfezione l’opera wagneriana), e costruisce per i propri personaggi scenografie essenziali e atmosfere cariche di pathos. Sigfrido, figura di eroe puro e ingenuo, diventa una sorta di alter ego dell’artista, e l’immaginazione di colui che osserva è continuamente sollecitata dalla creatività visionaria di Martinotti che, attraverso le sue opere, cerca di raccontare se stesso.
L’ANELLO DEL NIBELUNGO – DER RING DES NIBELUNGEN
Conosciuto anche come Tetralogia, è un ciclo di quattro drammi musicali che si svolgono nell’arco di un prologo e tre giornate: L’oro del Reno, La Valchiria, Sigfrido, Il crepuscolo degli dei. Wagner compose sia la musica sia i libretti dei quattro drammi nel corso di 26 anni, dal 1848 al 1874, con l’intento di descrivere, attraverso la mitica vicenda tratta dall’epopea tedesca del Niebelungenlied e dalle antiche saghe dell’Edda, il sistema capitalistico e borghese che nel primo Ottocento cominciava ad affermare il suo monopolio sulle classi lavoratrici. Sotto l’influsso dei fermenti rivoluzionari diffusi in tutta Europa e grazie alla frequentazione di vari intellettuali e studiosi (Feuerbach, Schopenauer in primis) Wagner tratteggiò la storia di Alberich e di Wotan, (l’uno personificazione del male assoluto, l’altro conscio del male, ma incapace di rimediare), di Sigfrido e di Brunilde, (eroi-vittime della loro stessa innocenza). Solo Brunilde riuscirà a riscattarsi dalle colpe commesse, immolandosi in un grande incendio distruttore e riconsegnando l'anello maledetto alle limpide acque del fiume Reno, da dove Alberich l'aveva strappato. “Da un punto di vista musicale – scrive la musicologa Mariateresa Dellaborra –, con la Tetralogia Wagner affermò una nuova concezione drammatico-musicale, pur con le inevitabili differenze stilistiche determinate da una stesura che copre l’arco di più di vent’anni. L'Oro del Reno (scritto nel 1853) presenta una struttura ancora bilanciata equamente tra canto e strumentale, con maggiore spazio riservato al declamato; Il Crepuscolo degli dei (terminato nel 1874) è più evoluto nello spessore sinfonico e costituito da una polverizzazione continua di frammenti tematici. Da un punto di vista poetico, invece, si assiste al processo contrario in quanto Wagner scrisse i testi a ritroso, cominciando dall'ultima giornata e procedendo verso il prologo. Il Crepuscolo, infatti, presenta ancora alcune impostazioni legate all'opera lirica convenzionale (il coro e il terzetto alla fine del secondo atto), poi bandite negli altri tre drammi”.
BIOGRAFIA: CESARE MARTINOTTI
Cesare Martinotti nasce a Pavia il 30 maggio 1973. Fin da bambino emerge la sua naturale predisposizione al disegno e alla fantasia: precocemente geniale e ribelle, si diverte ad alterare la fisionomia e i colori di qualsiasi soggetto per dare libero sfogo alla propria sensibilità. La sua stanza e poi il garage di casa si trasformano in atelier di pittura, così come la casa di villeggiatura in Versilia, dove trascorre lunghi periodi lavorando sotto la tettoia in giardino. La voglia di dare forma al proprio immaginario lo spinge ad utilizzare i supporti più vari (dipinge non solo su tela, ma anche su tavola e cartone), preferendo in genere colori a olio, stesi non soltanto in larghe pennellate, ma anche utilizzando una tecnica espressiva più diretta, con il dito avvolto in uno straccio. A Pavia è noto come il “vagabondo” (termine a lui molto caro perché evoca il personaggio di Charlie Chaplin); accompagnato dal fedele walkman, si aggira per le vie cittadine e nella campagna circostante immerso nelle note dei suoi compositori preferiti, da Beethoven a Mahler, da Tchaikovskij a Bach, da Wagner a Verdi a Puccini. L’artista è anche un appassionato lettore: tra gli autori più apprezzati ci sono Shakespeare, Kafka, Pirandello, Buzzati, Hemingway, di cui si registrano numerosi echi nelle opere pittoriche. Nella sua biblioteca anche la poesia ha un posto di rilievo. Ispirato dal movimento ermetico, scrive egli stesso una raccolta di pensieri e poesie - che non vorrà mai pubblicare - alla quale seguiranno romanzi inediti di contenuto complesso, tra cui Planetarium, Addio Mr. Walkman, Romanzo a cucù. Verso la fine del 1999 si avvertono le prime avvisaglie della malattia e Cesare viene sottoposto, suo malgrado, a terapie e periodi di ricovero in ospedale. Tornato a casa, passa la maggior parte del tempo nel suo laboratorio di pittura, dando forma nei quadri alle proprie sensazioni. L’11 febbraio 2002 decide di porre fine alla sua vita, lasciando una commovente lettera d’addio ai genitori e alle due sorelle, con la certezza di continuare a vivere attraverso la propria opera pittorica.
WAGNERIANA. Mito ed epica della Tetralogia nell’arte di Cesare Martinotti
1-16 giugno Spazio per le arti contemporanee del Broletto, piazza Vittoria Pavia.
Orari: dal martedì al venerdì 16.30 - 19.30; sabato e domenica 10.30 - 13 e 16.30 - 19.30; lunedì chiuso.
Per informazioni: 0382.399343; www.cesaremartinotti.it
31
maggio 2013
Wagneriana. Mito ed epica della Tetralogia nell’arte di Cesare Martinotti
Dal 31 maggio al 16 giugno 2013
arte contemporanea
Location
SPAZIO PER LE ARTI CONTEMPORANEE DEL BROLETTO
Pavia, Piazza Della Vittoria, 27, (Pavia)
Pavia, Piazza Della Vittoria, 27, (Pavia)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì 16.30 - 19.30; sabato e domenica 10.30 - 13 e 16.30 - 19.30; lunedì chiuso.
Vernissage
31 Maggio 2013, h 18
Sito web
www.cesaremartinotti.it
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