Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Walk of art 2010
Walk of Art è stato concepito perché la minuscola Wunderkammer dei Magazzini Criminali era troppo piccola per contenere tutti. E perché l’arte deve essere in movimento costante. Apparire a sorpresa dove non si crede che ci possa essere, e quando meno uno se lo aspetta.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
TESTO CRITICO
_ /Magazzini /_
Perché ci vuole un accumulo di ingegno e ricettività.
Per superare il Punto di Rottura. Per evitare il Crollo Nervoso.
Una giacenza di occhi affilati come rasoi, che sappiano vedere quello che ci circonda davvero, che colgano quello che siamo.
Una riserva di mani capaci di costruire specchi, che riflettano il mondo intorno a noi e noi dentro al mondo.
_ /Magazzini Criminali/ _
Criminali perché riconoscere il talento di artisti giovani o sconosciuti - e riservare loro un trattamento da divi - sembra decisamente contro le leggi del mondo dell’arte ufficiale.
Noi vogliamo essere un trampolino che dia inizio a voli meravigliosi.
Walk of Art è stato concepito perché la minuscola Wunderkammer dei Magazzini Criminali era troppo piccola per contenere tutti.
E perché l’arte deve essere in movimento costante.
Apparire a sorpresa dove non si crede che ci possa essere, e quando meno uno se lo aspetta.
Con Walk of Art i Magazzini Criminali traboccano, e creano un circuito nel tessuto cittadino, disseminando opere d’arte nelle piazze e nei negozi.
Un'asse di legno tarlata su cui si dispongono due bacinelle contenenti creature fatte di tentacoli e metameri, che sembrano uscite fuori da un film di Cronemberg (Giuliano Iori).
Valigie, ombre di cani ai raggi X, mari neri, grafiche rosse come rami di corallo, cespugli fioriti. Yuri Degola accosta la delicatezza e lo spavento, gli spettri della fedeltà con quelli della fuga.
Mondi alla deriva, isole fluttuanti come il monolite di Magritte, popolati da un'umanità senza connotati, presa dalle insegne dei luoghi di evacuazione. (Stefania Malferrari)
Incubi terrestri per Corrado Tamburini, che continua con la sua indagine nel tunnel degli horrori della mente umana, attraverso le cronache di Pierina, la stessa nonna che gli aveva raccontato la favola nerissima di Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio.
“Prima di tutto ce li hai i requisiti? _ Ce l'hai _ Un occhio di vetro, denti finti o una gruccia, _ Un tirante o un uncino, _Seni di gomma, inguine di gomma, _ Rattoppi a qualcosa che manca? Ah _ No? E allora che cosa possiamo mai darti?” Sylvia Plath, su Colette Baraldi. E il suo universo di pezzi corporei e feticci alla deriva, che vanno a comporre i PornoRebus.
Simone Ferrarini rivisita con le sue campiture veloci e acide il corpo per antonomasia dell'arte occidentale, quello di Cristo, accostandolo agli imperativi categorici dell’uomo nuovo, che sono“Credere e Produrre”.
Sara Spazzini dedica un trittico ai vettori di movimento dell'essere umano, le gambe, capaci di spostarsi, scappare o scoprire. Gli emblemi di questo cammino, un paio di scarpe logore ma sublimate dal bianco, si pongono in primo piano nella parte frontale dell'installazione.
Planet Hollywood, Birra Corona, i taxi gialli, i sensi unici, la segnaletica luminosa. La metropoli in bianco e nero di Milena Teneggi si anima di richiami colorati a misura di turista, il flaneur degli imperi commerciali.
Marco Fontana irride le lotte a colpi di marketing delle multinazionali dell’abbigliamento casual, mettendo in scena una lotta a colpi di mazza da cricket fra il giocatore di polo di Ralph Lauren e il coccodrillo della Lacoste.
Leo Bellei prosegue la sua ricerca sulle dive di nicchia, aggiungendo alla sua serie i volti di Stefania Sandrelli ed Elsa Martinella.
«Nel mare magnum degli eredi della Pop Art e della loro attitudine alla riproduzione di volti famosi, Leo Bellei è una mosca bianca. Proprio perché, piuttosto che sulla celebrità schietta, Bellei preferisce lavorare sullo slash che divide fama ed oblio, connettendosi in questo modo alla riflessione su uno dei grandi moventi dell’arte, la preservazione della memoria. Ognuna delle donne rappresentate è fortemente emblematica. Ripercorrendo le loro vite, riusciamo ad intravedere un’immagine a mosaico, che va a comporre il fantasma della donna del Novecento.»
«Sunghe-Oh rappresenta il corpo politico, trovatosi al centro di dinamiche di potere. La condizione di prigionia viene suggerita dalla rimozione degli arti: le gambe non possono essere usate per spostarsi, le braccia sono inutili ai fini di un libero operare. È un corpo ridotto a recipiente chiuso e diviso in due. Un vaso che diventa cella, coronata di filo spinato, chiusa da sbarre, cinta di catene. Questi tre busti dolorosi sono statici come mummie, perché il prigioniero è fermo, in uno stato di morte civile. L’installazione è circondata da cocci di ceramica grezza, color mattone, che rappresentano il corpo e la mente frantumati dalla violenza della segregazione.»
Il corpo, la società e le sue sante, l’ironia virale, la città, il viaggio, la forza delle narrazioni orali, la classicità, il sesso, gli spettri dell’immaginario, anche quest’anno la collettiva finale dei Magazzini Criminali va a comporre un caleidoscopio di eterogenee suggestioni.
Luiza Samanda Turrini
_ /Magazzini /_
Perché ci vuole un accumulo di ingegno e ricettività.
Per superare il Punto di Rottura. Per evitare il Crollo Nervoso.
Una giacenza di occhi affilati come rasoi, che sappiano vedere quello che ci circonda davvero, che colgano quello che siamo.
Una riserva di mani capaci di costruire specchi, che riflettano il mondo intorno a noi e noi dentro al mondo.
_ /Magazzini Criminali/ _
Criminali perché riconoscere il talento di artisti giovani o sconosciuti - e riservare loro un trattamento da divi - sembra decisamente contro le leggi del mondo dell’arte ufficiale.
Noi vogliamo essere un trampolino che dia inizio a voli meravigliosi.
Walk of Art è stato concepito perché la minuscola Wunderkammer dei Magazzini Criminali era troppo piccola per contenere tutti.
E perché l’arte deve essere in movimento costante.
Apparire a sorpresa dove non si crede che ci possa essere, e quando meno uno se lo aspetta.
Con Walk of Art i Magazzini Criminali traboccano, e creano un circuito nel tessuto cittadino, disseminando opere d’arte nelle piazze e nei negozi.
Un'asse di legno tarlata su cui si dispongono due bacinelle contenenti creature fatte di tentacoli e metameri, che sembrano uscite fuori da un film di Cronemberg (Giuliano Iori).
Valigie, ombre di cani ai raggi X, mari neri, grafiche rosse come rami di corallo, cespugli fioriti. Yuri Degola accosta la delicatezza e lo spavento, gli spettri della fedeltà con quelli della fuga.
Mondi alla deriva, isole fluttuanti come il monolite di Magritte, popolati da un'umanità senza connotati, presa dalle insegne dei luoghi di evacuazione. (Stefania Malferrari)
Incubi terrestri per Corrado Tamburini, che continua con la sua indagine nel tunnel degli horrori della mente umana, attraverso le cronache di Pierina, la stessa nonna che gli aveva raccontato la favola nerissima di Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio.
“Prima di tutto ce li hai i requisiti? _ Ce l'hai _ Un occhio di vetro, denti finti o una gruccia, _ Un tirante o un uncino, _Seni di gomma, inguine di gomma, _ Rattoppi a qualcosa che manca? Ah _ No? E allora che cosa possiamo mai darti?” Sylvia Plath, su Colette Baraldi. E il suo universo di pezzi corporei e feticci alla deriva, che vanno a comporre i PornoRebus.
Simone Ferrarini rivisita con le sue campiture veloci e acide il corpo per antonomasia dell'arte occidentale, quello di Cristo, accostandolo agli imperativi categorici dell’uomo nuovo, che sono“Credere e Produrre”.
Sara Spazzini dedica un trittico ai vettori di movimento dell'essere umano, le gambe, capaci di spostarsi, scappare o scoprire. Gli emblemi di questo cammino, un paio di scarpe logore ma sublimate dal bianco, si pongono in primo piano nella parte frontale dell'installazione.
Planet Hollywood, Birra Corona, i taxi gialli, i sensi unici, la segnaletica luminosa. La metropoli in bianco e nero di Milena Teneggi si anima di richiami colorati a misura di turista, il flaneur degli imperi commerciali.
Marco Fontana irride le lotte a colpi di marketing delle multinazionali dell’abbigliamento casual, mettendo in scena una lotta a colpi di mazza da cricket fra il giocatore di polo di Ralph Lauren e il coccodrillo della Lacoste.
Leo Bellei prosegue la sua ricerca sulle dive di nicchia, aggiungendo alla sua serie i volti di Stefania Sandrelli ed Elsa Martinella.
«Nel mare magnum degli eredi della Pop Art e della loro attitudine alla riproduzione di volti famosi, Leo Bellei è una mosca bianca. Proprio perché, piuttosto che sulla celebrità schietta, Bellei preferisce lavorare sullo slash che divide fama ed oblio, connettendosi in questo modo alla riflessione su uno dei grandi moventi dell’arte, la preservazione della memoria. Ognuna delle donne rappresentate è fortemente emblematica. Ripercorrendo le loro vite, riusciamo ad intravedere un’immagine a mosaico, che va a comporre il fantasma della donna del Novecento.»
«Sunghe-Oh rappresenta il corpo politico, trovatosi al centro di dinamiche di potere. La condizione di prigionia viene suggerita dalla rimozione degli arti: le gambe non possono essere usate per spostarsi, le braccia sono inutili ai fini di un libero operare. È un corpo ridotto a recipiente chiuso e diviso in due. Un vaso che diventa cella, coronata di filo spinato, chiusa da sbarre, cinta di catene. Questi tre busti dolorosi sono statici come mummie, perché il prigioniero è fermo, in uno stato di morte civile. L’installazione è circondata da cocci di ceramica grezza, color mattone, che rappresentano il corpo e la mente frantumati dalla violenza della segregazione.»
Il corpo, la società e le sue sante, l’ironia virale, la città, il viaggio, la forza delle narrazioni orali, la classicità, il sesso, gli spettri dell’immaginario, anche quest’anno la collettiva finale dei Magazzini Criminali va a comporre un caleidoscopio di eterogenee suggestioni.
Luiza Samanda Turrini
01
luglio 2010
Walk of art 2010
Dal primo al 31 luglio 2010
arte contemporanea
Location
MAGAZZINI CRIMINALI
Sassuolo, Piazzale Domenico Gazzadi, 4, (Modena)
Sassuolo, Piazzale Domenico Gazzadi, 4, (Modena)
Orario di apertura
giovedì dalle 20,30 alle 24,00
Vernissage
1 Luglio 2010, ore 20,30
Ufficio stampa
ALIAS
Autore