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Walmer Bordon – La libertà poetica della materia
Bordon lavora per rastremazioni e iterazioni, per concentrazioni del gesto, per accumulazioni dei riferimenti segnici e poetici, insistendo in modo seriale su cicli d’opera che si inseguono con spostamenti minimi tra loro, iterazioni incalzanti, rimbalzi e ritorni quasi ossessivi
Comunicato stampa
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“ Bordon ha un talento istintivo e naturale, metodicamente coltivato a cogliere ogni occasione d’esperienza
fornitogli dalle circostanze d’un suo costante rapporto tattile con ciò che lo circonda. Non senza la qualità
aggiunta di una sorta di sovrana libertà dai condizionamenti di critici, mercanti o galleristi, che lo fanno del tutto libero di seguire le sue inclinazioni più dirette nello sviluppare una acuta contemplazione lirica delle forme e delle tracce d’emozione che si trova tra le mani. Preoccupato più dalla rispondenza poetica del manufatto che da logiche stilistiche e linguistiche, Bordon dunque lavora per rastremazioni e iterazioni, per concentrazioni del gesto, per accumulazioni dei riferimenti segnici e poetici, insistendo in modo seriale su cicli d’opera che si inseguono con spostamenti minimi tra loro, iterazioni incalzanti, rimbalzi e ritorni quasi ossessivi. L’artista ha vissuto la prima parte della sua vita nell’industria metalmeccanica, impegnato per lavoro a manipolare e studiare materiali e leghe metalliche, colate e fusioni speciali. È dunque del tutto legittimato e con le mani in pasta per sapere ogni cosa di reazioni e patine, materie e ossidazioni, sfridi e quant’altro, e per servirsene appieno nella fucina magmatica della sua immaginazione, intento a una sua autonoma rilettura creativa dell’informel e dell’espressionismo astratto” (dal testo critico in catalogo di Giorgio Seveso).
Il catalogo ripropone anche il testo “Pagine di ferro” del 2002 di Alberto Crespi.
fornitogli dalle circostanze d’un suo costante rapporto tattile con ciò che lo circonda. Non senza la qualità
aggiunta di una sorta di sovrana libertà dai condizionamenti di critici, mercanti o galleristi, che lo fanno del tutto libero di seguire le sue inclinazioni più dirette nello sviluppare una acuta contemplazione lirica delle forme e delle tracce d’emozione che si trova tra le mani. Preoccupato più dalla rispondenza poetica del manufatto che da logiche stilistiche e linguistiche, Bordon dunque lavora per rastremazioni e iterazioni, per concentrazioni del gesto, per accumulazioni dei riferimenti segnici e poetici, insistendo in modo seriale su cicli d’opera che si inseguono con spostamenti minimi tra loro, iterazioni incalzanti, rimbalzi e ritorni quasi ossessivi. L’artista ha vissuto la prima parte della sua vita nell’industria metalmeccanica, impegnato per lavoro a manipolare e studiare materiali e leghe metalliche, colate e fusioni speciali. È dunque del tutto legittimato e con le mani in pasta per sapere ogni cosa di reazioni e patine, materie e ossidazioni, sfridi e quant’altro, e per servirsene appieno nella fucina magmatica della sua immaginazione, intento a una sua autonoma rilettura creativa dell’informel e dell’espressionismo astratto” (dal testo critico in catalogo di Giorgio Seveso).
Il catalogo ripropone anche il testo “Pagine di ferro” del 2002 di Alberto Crespi.
03
dicembre 2014
Walmer Bordon – La libertà poetica della materia
Dal 03 al 20 dicembre 2014
arte moderna e contemporanea
Location
OSTRAKON GALLERIA
Milano, Via Pastrengo, 15, (Milano)
Milano, Via Pastrengo, 15, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15,30-19,30
Vernissage
3 Dicembre 2014, ore 18,30
Autore
Curatore