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Walter Cremonini
Presentazione della monografia di Walter Cremonini
Comunicato stampa
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La casa editrice Mazzotta presenta lunedì 24 novembre ore 18.30, presso la Fondazione Antonio Mazzotta
la monografia di WALTER CREMONINI, curata da Ietta Buttini Damonte.
Ne parla con la curatrice Pierluigi Senna che di lui scrive nel volume: «Walter Cremonini (Milano 1924-2007) fu partecipe, e attento osservatore, del tempo suo. Lo fu con piena consapevolezza e acuto senso critico, senza mai lasciarsi ingabbiare in filoni di pensiero egemone o di linguaggi artistici alla moda [...] Amore per la libertà e senso etico indussero Cremonini a scelte penalizzanti, dal punto di vista del facile successo [...] Disegnatore e incisore eccellente e prolifero, coltivò a lungo talento e abilità di mano e d’inventiva anche come grafico editoriale acquisendo una sicurezza ben riconoscibile nell’impianto architettonico pure delle sue acqueforti e dei dipinti.
Nei quali, ovviamente, interviene l’apporto del colore, anch’esso sempre equilibrato, con i valori timbrici privilegiati ma nel pieno rispetto dell’armonia dell’insieme.»
WALTER CREMONINI
Testimone ed interprete del suo secolo
Pittura -Scultura - Incisione - Disegni
A cura di Ietta Buttini Damonte
Edizioni Gabriele Mazzotta
160 pagine, 120 illustrazioni, € 30,00
Per informazioni: tel. 028055803
ufficiostampa@mazzotta.it
www.mazzotta.it
Walter Cremonini
Milano 1924 – Canzo 2007
Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera, e riscuote da subito notevoli consensi,
vincendo giovanissimo un importante premio nazionale di scultura.
Partecipa su invito ad importanti rassegne artistiche in Italia e all’estero, nel ’70 è presente alla Biennale di Milano con l’opera Volo di Statue.
Esponde quindi a Genova, Milano (Galleria “Il Vertice” e “Il Saggitario”),
Ginevra (Musèe de l’Athènèe), a Casablanca, Vienna, Berlino; e al Festival Stiriamo di Graz.
Invitato più volte alla Permanente di Milano partecipa alla LXXII Mostra della Ragione Lombradia,
alla Biennale della Grafica, alla Mostra del disegno e della piccola scultura.
All’inizio degli anni ’80 è presente all’Internazionale di Ljubljana.
Fra gli ultimi riconoscimenti: Premio Santhià 2000-01-02, Premio Nazionale di Forlì 2001.
Notizie estrapolate dal II Volume “La pittura italiana del 900” Ed. Electa.
Walter Cremonini: note biografiche
Ietta Buttini Damonte
Walter Cremonini è nato a Milano nel 1924 da padre modenese e madre milanese. Fu soprattutto il nonno materno, scultore, a influenzare il piccolo Walter, che cominciò a disegnare in tenerissima età ed a spingerlo da ragazzo a frequentare il corso di scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Dopo la Guerra cominciò a muoversi nel campo editoriale illustrando libri per l’infanzia, soprattutto fiabe. Cominciò presto a lavorare per la gloriosa Carroccio, per Giuseppe Rizzi e in seguito per Fratelli Fabbri, che stipulò con Cremonini un contratto in esclusiva per vent’anni.
Egli fece questo lavoro con grande passione, seppe parlare ai bambini, alla loro fantasia, aprendo un mondo in un mondo, stuzzicato sempre da quella sfaccettatura polemica che fa di tante fiabe, da Esopo a Fedro e La Fontaine, Grimm e i classici nordici, fino all’amarissimo e amatissimo Pinocchio, maestri di filosofia e di vita.
Divenne popolare illustrando per Giuseppe Rizzi le figurine che sono state oggetto di collezione prima tra i bambini, poi sul mercato antiquario di modernariato. Famosa, come ricorda la rivista “Antiquariato” del febbraio 2004, la serie della Divina Commedia.
Riprese intanto a frequentare il mondo artistico milanese. Nel suo bellissimo studio di piazzale Istria. al quarto piano, dove le grandi finestre spaziavano sugli alberi della piazza, dando un respiro di verde e un illusorio contatto con la natura, lavorava alacremente, dedicandosi alla pittura e all’acquaforte.
Fu in quegli anni che conobbe Raffaele De Grada, l’intelligente e sensibile critico d’arte che fece per lui un servizio alla radio e divenne suo amico ed estimatore. De Grada avrebbe potuto fare molto di più, ma trovò in Cremonini il terreno aspro di un solitario, refrattario a qualunque genere di compromesso con la sua libertà. Frequentava il Naviglio, studi di amici pittori, cantautori milanesi, allegre compagnie. Ma lavorava solo, chiuso nel suo mondo, con i suoi straordinari personaggi: gli strapotenti re, generali, subdoli Arlecchini, spauracchi, monumenti a inutili mostruosi esseri gonfi di nulla.
Affrontò le raffinatezze dell’acquaforte, fondando con alcuni amici il Centro dell’Incisione Alzaia Naviglio Grande. Alla magia del suo segno, pulito ed elegante, impossibile da imitare, ben si adattava l’arte calcografica, della quale divenne rapidamente un esperto di effetti straordinari ma mai casuali, costruiti e condotti con perizia e consapevolezza.
In quegli anni espose nelle più importanti gallerie di Milano, fu invitato alla Permanente, al Festival stiriaco, a Graz, Vienna, Berlino, Ginevra, alla mostra internazionale di grafica di Lubiana, vinse numerosi premi.
Alla metà degli anni Ottanta visse una breve parentesi a Roma, presso l’amico scultore Fontanella, e finalmente poté dedicarsi alla scultura frequentando la fonderia Anselmi. Tornò a casa con una cassetta-frigo (era estate) con le cere del Fauno vincitore e il Percorso di una maschera, che divennero bronzi in un successivo viaggio a Roma e dei quali esiste un unico esemplare.
Alcuni anni dopo, in una fonderia di Fino Mornasco, nacque il Cavallo di Troia in bronzo e argento: a questa scultura (insieme a un gran numero di disegni e acqueforti) l’amico e collezionista architetto Gerosa dedicherà
un’intera mostra nel 2003 a Pusiano, nell’antico Palazzo Beauharnais.
Intanto il mondo artistico con i suoi compromessi finisce per stancare il temperamento libero di Cremonini. Il fatto di trovarsi in mezzo a gente che arriva al successo senza alcun talento, appoggiandosi alla politica e all’adulazione, lo disgusta.
Gradualmente si stacca da un ambiente divenuto antipatico, da un mercato gonfiato da prezzi esorbitanti e immeritati. Perciò, nel corso degli anni, pur mantenendo i contatti con Milano, si trasferisce in Brianza.
La sua città, che ama e della quale è orgoglioso, è cambiata, si è ingrandita. Dilatata in periferie stonate e non adatte a lui né per carattere, né per cultura: disordinate e brutte, imprigionano la città con un traffico chiassoso
e frenetico.
Ci sono, a portata di mano, posti ameni e tranquilli, ben noti a Cremonini, dove da bambino disegnava animali e contadini. Così lascia la città, divenuta ormai metropoli, per stabilirsi nella vicina Brianza, nella cittadina di Canzo.
Qui riorganizza il suo studio in una vecchia casa patrizia, dove si dedica anche al restauro di cose antiche delle quali ama circondarsi, installa il fido torchio, riordina la sua colta libreria.
Costruisce in mezzo al verde, sotto i “corni” di Canzo, un rifugio, chiamato “Baitello” che diventa ritiro per letture e meditazioni, ma anche ritrovo di allegre brigate e succulente grigliate sui due camini dei quali è fornito.
Lì in zona, in questo periodo, all’inizio degli anni Ottanta, fa conoscenze straordinarie. Prima di tutte, Raffaele, un vecchio falegname, esperto pescatore di trote, cercatore di tartufi, dei quali, a saperli trovare, la zona è ricca. Raffaele gli regala un cane, il talentuoso Tufi, che diventerà un amico inseparabile e un esperto cercatore del pregiato tubero.
L’incontro con questo cane è un avvenimento straordinario per Cremonini, che ne resta commosso e turbato. La bestiola lo segue ovunque, fida e ribelle, silenziosa e fiera, fa per lui cose incredibili che scatenano l’entusiasmo degli amici. L’artista lo ritrae dappertutto, gli dedica scritti e poesie che cantano le sue gesta.
In questi anni esigenze e occasioni culturali lo portano alla riscoperta della Sicilia, paese misterioso e multiforme che lo seduce con le sue ambiguità e la sua enorme ricchezza culturale. Egli vi si reca sovente e il cane lo segue, naturalmente. E tra le storiche pietre dell’anfiteatro di Segesta si ricorda l’epica battaglia con un grosso randagio: Tufi ne esce vincitore, ma ferito. Durante la sua convalescenza Cremonini dipinge un grande murale per il villaggio di Kartibubbo, a Capo Granitola, il cui proprietario, sensibile
mecenate, è promotore di una interessante iniziativa culturale tra artisti di tutta Italia.
Anche per il suo paese d’adozione, nella verde Brianza, Cremonini esegue affreschi che restano a testimonianza della sua disponibilità e della sua capacità di essere popolare rinunciando a inutili intellettualismi quando si tratta di illustrare Il miracolo del carradore addormentato in una cappelletta sul lago del Segrino, o Il miracolo della pioggia di San Miro a Canzo, in via Mornerino.
Curioso e attratto da ogni tipo di tecnica, si dedica volentieri all’affresco, procedimento che approfondisce e studia anche in altre occasioni, come il restauro della cappelletta di San Miro, sempre per il Comune di Canzo.
Lascia in zona innumerevoli tracce della sua attività. Gioiosi dipinti murali sono il camino di casa Longoni a Caglio e quello di casa Salto a Valbrona.
A Bogogno, nel Varesotto, decora con un grande affresco l’entrata dell’antico Mulino della Coquette, deliziosa residenza di campagna della famiglia Addis. Altro murale interessante è quello di Cadorago, eseguito nel 1990 su iniziativa del Comune.
Per un certo periodo è attratto dalle vetrate dipinte, che studia insieme a un esperto artigiano di Fino Mornasco; e in seguito, per una fanciulla morta in un incidente stradale, crea una preziosa cappella a vetrate nel cimitero di Concorezzo.
Partecipa alle numerose fiere del paese, compresa una bellissima a Firenze, dove si rappresentano i vecchi mestieri. Insieme agli amici artigiani brianzoli porta in piazza il torchio a mano e dà dimostrazione di come funziona.
Intanto la malattia ha il sopravvento. Le moltissime sigarette fumate fanno sentire il loro effetto. Sempre più stanco, ma lucidissimo, lavora soprattutto per se stesso e per gli amici.
Per merito di una valente e intelligente studentessa che, appassionata della sua arte, scrive una tesi di laurea su Cremonini incisore, è costretto a mettere un po’ di ordine nella storia del suo lavoro, e questo gioverà molto al tentativo di ricostruirne il ricordo come uomo e come artista, anche per chi gli è stato sempre vicino.
La sua è una storia mai finita, che non smette di stupirci, con continue scoperte tra le sue carte di disegni straordinari, scritti meditati, pensieri sereni e profondi.
Ci piace concludere con una frase che scrisse di lui tanti anni fa l’amico e critico Vigorelli: questo mite, generoso, singolare artista ha scoperto soprattutto un segreto: quello di farsi amare.
la monografia di WALTER CREMONINI, curata da Ietta Buttini Damonte.
Ne parla con la curatrice Pierluigi Senna che di lui scrive nel volume: «Walter Cremonini (Milano 1924-2007) fu partecipe, e attento osservatore, del tempo suo. Lo fu con piena consapevolezza e acuto senso critico, senza mai lasciarsi ingabbiare in filoni di pensiero egemone o di linguaggi artistici alla moda [...] Amore per la libertà e senso etico indussero Cremonini a scelte penalizzanti, dal punto di vista del facile successo [...] Disegnatore e incisore eccellente e prolifero, coltivò a lungo talento e abilità di mano e d’inventiva anche come grafico editoriale acquisendo una sicurezza ben riconoscibile nell’impianto architettonico pure delle sue acqueforti e dei dipinti.
Nei quali, ovviamente, interviene l’apporto del colore, anch’esso sempre equilibrato, con i valori timbrici privilegiati ma nel pieno rispetto dell’armonia dell’insieme.»
WALTER CREMONINI
Testimone ed interprete del suo secolo
Pittura -Scultura - Incisione - Disegni
A cura di Ietta Buttini Damonte
Edizioni Gabriele Mazzotta
160 pagine, 120 illustrazioni, € 30,00
Per informazioni: tel. 028055803
ufficiostampa@mazzotta.it
www.mazzotta.it
Walter Cremonini
Milano 1924 – Canzo 2007
Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera, e riscuote da subito notevoli consensi,
vincendo giovanissimo un importante premio nazionale di scultura.
Partecipa su invito ad importanti rassegne artistiche in Italia e all’estero, nel ’70 è presente alla Biennale di Milano con l’opera Volo di Statue.
Esponde quindi a Genova, Milano (Galleria “Il Vertice” e “Il Saggitario”),
Ginevra (Musèe de l’Athènèe), a Casablanca, Vienna, Berlino; e al Festival Stiriamo di Graz.
Invitato più volte alla Permanente di Milano partecipa alla LXXII Mostra della Ragione Lombradia,
alla Biennale della Grafica, alla Mostra del disegno e della piccola scultura.
All’inizio degli anni ’80 è presente all’Internazionale di Ljubljana.
Fra gli ultimi riconoscimenti: Premio Santhià 2000-01-02, Premio Nazionale di Forlì 2001.
Notizie estrapolate dal II Volume “La pittura italiana del 900” Ed. Electa.
Walter Cremonini: note biografiche
Ietta Buttini Damonte
Walter Cremonini è nato a Milano nel 1924 da padre modenese e madre milanese. Fu soprattutto il nonno materno, scultore, a influenzare il piccolo Walter, che cominciò a disegnare in tenerissima età ed a spingerlo da ragazzo a frequentare il corso di scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Dopo la Guerra cominciò a muoversi nel campo editoriale illustrando libri per l’infanzia, soprattutto fiabe. Cominciò presto a lavorare per la gloriosa Carroccio, per Giuseppe Rizzi e in seguito per Fratelli Fabbri, che stipulò con Cremonini un contratto in esclusiva per vent’anni.
Egli fece questo lavoro con grande passione, seppe parlare ai bambini, alla loro fantasia, aprendo un mondo in un mondo, stuzzicato sempre da quella sfaccettatura polemica che fa di tante fiabe, da Esopo a Fedro e La Fontaine, Grimm e i classici nordici, fino all’amarissimo e amatissimo Pinocchio, maestri di filosofia e di vita.
Divenne popolare illustrando per Giuseppe Rizzi le figurine che sono state oggetto di collezione prima tra i bambini, poi sul mercato antiquario di modernariato. Famosa, come ricorda la rivista “Antiquariato” del febbraio 2004, la serie della Divina Commedia.
Riprese intanto a frequentare il mondo artistico milanese. Nel suo bellissimo studio di piazzale Istria. al quarto piano, dove le grandi finestre spaziavano sugli alberi della piazza, dando un respiro di verde e un illusorio contatto con la natura, lavorava alacremente, dedicandosi alla pittura e all’acquaforte.
Fu in quegli anni che conobbe Raffaele De Grada, l’intelligente e sensibile critico d’arte che fece per lui un servizio alla radio e divenne suo amico ed estimatore. De Grada avrebbe potuto fare molto di più, ma trovò in Cremonini il terreno aspro di un solitario, refrattario a qualunque genere di compromesso con la sua libertà. Frequentava il Naviglio, studi di amici pittori, cantautori milanesi, allegre compagnie. Ma lavorava solo, chiuso nel suo mondo, con i suoi straordinari personaggi: gli strapotenti re, generali, subdoli Arlecchini, spauracchi, monumenti a inutili mostruosi esseri gonfi di nulla.
Affrontò le raffinatezze dell’acquaforte, fondando con alcuni amici il Centro dell’Incisione Alzaia Naviglio Grande. Alla magia del suo segno, pulito ed elegante, impossibile da imitare, ben si adattava l’arte calcografica, della quale divenne rapidamente un esperto di effetti straordinari ma mai casuali, costruiti e condotti con perizia e consapevolezza.
In quegli anni espose nelle più importanti gallerie di Milano, fu invitato alla Permanente, al Festival stiriaco, a Graz, Vienna, Berlino, Ginevra, alla mostra internazionale di grafica di Lubiana, vinse numerosi premi.
Alla metà degli anni Ottanta visse una breve parentesi a Roma, presso l’amico scultore Fontanella, e finalmente poté dedicarsi alla scultura frequentando la fonderia Anselmi. Tornò a casa con una cassetta-frigo (era estate) con le cere del Fauno vincitore e il Percorso di una maschera, che divennero bronzi in un successivo viaggio a Roma e dei quali esiste un unico esemplare.
Alcuni anni dopo, in una fonderia di Fino Mornasco, nacque il Cavallo di Troia in bronzo e argento: a questa scultura (insieme a un gran numero di disegni e acqueforti) l’amico e collezionista architetto Gerosa dedicherà
un’intera mostra nel 2003 a Pusiano, nell’antico Palazzo Beauharnais.
Intanto il mondo artistico con i suoi compromessi finisce per stancare il temperamento libero di Cremonini. Il fatto di trovarsi in mezzo a gente che arriva al successo senza alcun talento, appoggiandosi alla politica e all’adulazione, lo disgusta.
Gradualmente si stacca da un ambiente divenuto antipatico, da un mercato gonfiato da prezzi esorbitanti e immeritati. Perciò, nel corso degli anni, pur mantenendo i contatti con Milano, si trasferisce in Brianza.
La sua città, che ama e della quale è orgoglioso, è cambiata, si è ingrandita. Dilatata in periferie stonate e non adatte a lui né per carattere, né per cultura: disordinate e brutte, imprigionano la città con un traffico chiassoso
e frenetico.
Ci sono, a portata di mano, posti ameni e tranquilli, ben noti a Cremonini, dove da bambino disegnava animali e contadini. Così lascia la città, divenuta ormai metropoli, per stabilirsi nella vicina Brianza, nella cittadina di Canzo.
Qui riorganizza il suo studio in una vecchia casa patrizia, dove si dedica anche al restauro di cose antiche delle quali ama circondarsi, installa il fido torchio, riordina la sua colta libreria.
Costruisce in mezzo al verde, sotto i “corni” di Canzo, un rifugio, chiamato “Baitello” che diventa ritiro per letture e meditazioni, ma anche ritrovo di allegre brigate e succulente grigliate sui due camini dei quali è fornito.
Lì in zona, in questo periodo, all’inizio degli anni Ottanta, fa conoscenze straordinarie. Prima di tutte, Raffaele, un vecchio falegname, esperto pescatore di trote, cercatore di tartufi, dei quali, a saperli trovare, la zona è ricca. Raffaele gli regala un cane, il talentuoso Tufi, che diventerà un amico inseparabile e un esperto cercatore del pregiato tubero.
L’incontro con questo cane è un avvenimento straordinario per Cremonini, che ne resta commosso e turbato. La bestiola lo segue ovunque, fida e ribelle, silenziosa e fiera, fa per lui cose incredibili che scatenano l’entusiasmo degli amici. L’artista lo ritrae dappertutto, gli dedica scritti e poesie che cantano le sue gesta.
In questi anni esigenze e occasioni culturali lo portano alla riscoperta della Sicilia, paese misterioso e multiforme che lo seduce con le sue ambiguità e la sua enorme ricchezza culturale. Egli vi si reca sovente e il cane lo segue, naturalmente. E tra le storiche pietre dell’anfiteatro di Segesta si ricorda l’epica battaglia con un grosso randagio: Tufi ne esce vincitore, ma ferito. Durante la sua convalescenza Cremonini dipinge un grande murale per il villaggio di Kartibubbo, a Capo Granitola, il cui proprietario, sensibile
mecenate, è promotore di una interessante iniziativa culturale tra artisti di tutta Italia.
Anche per il suo paese d’adozione, nella verde Brianza, Cremonini esegue affreschi che restano a testimonianza della sua disponibilità e della sua capacità di essere popolare rinunciando a inutili intellettualismi quando si tratta di illustrare Il miracolo del carradore addormentato in una cappelletta sul lago del Segrino, o Il miracolo della pioggia di San Miro a Canzo, in via Mornerino.
Curioso e attratto da ogni tipo di tecnica, si dedica volentieri all’affresco, procedimento che approfondisce e studia anche in altre occasioni, come il restauro della cappelletta di San Miro, sempre per il Comune di Canzo.
Lascia in zona innumerevoli tracce della sua attività. Gioiosi dipinti murali sono il camino di casa Longoni a Caglio e quello di casa Salto a Valbrona.
A Bogogno, nel Varesotto, decora con un grande affresco l’entrata dell’antico Mulino della Coquette, deliziosa residenza di campagna della famiglia Addis. Altro murale interessante è quello di Cadorago, eseguito nel 1990 su iniziativa del Comune.
Per un certo periodo è attratto dalle vetrate dipinte, che studia insieme a un esperto artigiano di Fino Mornasco; e in seguito, per una fanciulla morta in un incidente stradale, crea una preziosa cappella a vetrate nel cimitero di Concorezzo.
Partecipa alle numerose fiere del paese, compresa una bellissima a Firenze, dove si rappresentano i vecchi mestieri. Insieme agli amici artigiani brianzoli porta in piazza il torchio a mano e dà dimostrazione di come funziona.
Intanto la malattia ha il sopravvento. Le moltissime sigarette fumate fanno sentire il loro effetto. Sempre più stanco, ma lucidissimo, lavora soprattutto per se stesso e per gli amici.
Per merito di una valente e intelligente studentessa che, appassionata della sua arte, scrive una tesi di laurea su Cremonini incisore, è costretto a mettere un po’ di ordine nella storia del suo lavoro, e questo gioverà molto al tentativo di ricostruirne il ricordo come uomo e come artista, anche per chi gli è stato sempre vicino.
La sua è una storia mai finita, che non smette di stupirci, con continue scoperte tra le sue carte di disegni straordinari, scritti meditati, pensieri sereni e profondi.
Ci piace concludere con una frase che scrisse di lui tanti anni fa l’amico e critico Vigorelli: questo mite, generoso, singolare artista ha scoperto soprattutto un segreto: quello di farsi amare.
24
novembre 2008
Walter Cremonini
24 novembre 2008
presentazione
Location
FAM – FONDAZIONE ANTONIO MAZZOTTA
Milano, Foro Buonaparte, 50, (Milano)
Milano, Foro Buonaparte, 50, (Milano)
Vernissage
24 Novembre 2008, ore 18,30
Editore
MAZZOTTA
Autore
Curatore