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Walter Valentini – La Grande Misura
Un progetto studiato appositamente per il luogo che la ospita e che ripropone opere grafiche – acquaforti e puntesecche- di grandi dimensioni a ripercorrerne l’articolato e ricco percorso artistico.
In mostra una ventina di opere grafiche realizzate in particolar modo nel grande formato, di cui Valentini è caposcuola. Un progetto che desidera riflettere – e fare riflettere – sulla dimensione privilegiata della grafica, fondamentale nella ricerca artistica di Walter Valentini, riconosciuto tra i Maestri dell’arte grafica contemporanea, e su quella del grande formato, totalmente insolito e raro, delle opere presentate che coprono un ampio arco cronologico della sua produzione artistica
Comunicato stampa
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Testo critico:
di Federica Facchini
Un contemporaneo “poeta del cielo”. Così è stato più volte definito Walter Valentini poiché, nella sua opera, ha fatto della dimensione celeste uno spazio mistico e magico da cui attingere e verso cui tendere.
La sua stessa natura, analitica e poetica, lo ha portato spesso a sollevare lo sguardo indagatore verso l’infinitezza di un cielo che, al tempo stesso seduce e sgomenta. Basti scorrere i titoli delle sue opere per comprendere una tensione, mai esaurita, alla misurazione dell’incommensurabile volta celeste.
L’evento espositivo di Novilara nasce proprio da questi assunti.
In una chiara serata estiva dell’anno scorso infatti, una luce diffusa e trasparente che rivelava i nitidi profili delle colline e il blu del mare all’orizzonte, lo colpì al punto tale da farlo esclamare: «Novilara è il più bel posto del mondo». Un incipit che si è evoluto fino a qui, fino alla realizzazione di un progetto site-specific per un luogo timido e affascinante, com’è il borgo di Novilara, da cui ri-tarare “La grande misura”.
Un progetto che desidera riflettere - e fare riflettere - sulla dimensione privilegiata della grafica, fondamentale nella ricerca artistica di Walter Valentini (riconosciuto tra i Maestri dell’arte grafica contemporanea), e su quella del grande formato, totalmente insolito e raro, delle opere presentate (puntesecche ed acquaforti), che coprono un ampio arco cronologico della sua produzione artistica.
Una vocazione, quella grafica appunto, che non va vista con spirito riduttivo rispetto a quella della pittura o della scultura, poiché deve essere intesa nel suo valore etimologico, nell’importanza del primato del disegno sulla successiva trasformazione in opera, pittorica, scultorea o grafica essa sia.
Il disegno appunto ci riporta alla concezione di vasariana memoria, come fondamento di tutte le arti. Un aspetto questo, che rivela il sottile ma pregnante rapporto di Valentini con l’antico, la classicità e il Rinascimento. Quel Rinascimento che, durante la sua formazione urbinate alla Scuola del Libro, ha avuto modo di osservare, di immagazzinare e di sedimentare nel suo ampio bagaglio visivo, per poi restituirlo rimodellato nel suo lavoro. Un rapporto che non vuole essere sterile citazionismo ma nostalgico viatico per il futuro.
L’equilibrio, l’armonia, la proporzione, la misura appunto, sono elementi fondanti nella poetica di Walter Valentini che si risolvono nel senso dello spazio e delle proporzioni delle sue architetture e nelle partiture dei suoi segni.
Un universo geometrico carico di risonanze, che dalla concinnitas e dalla misura aurea – o divina proporzione - si spingono fino alla modernità, registrando echi dell’astrattismo lirico, del costruttivismo e della metafisica. Per Valentini però, rigore tecnico e capacità innovativa, derivati da una formazione giovanile all'ombra di grandi nomi della grafica internazionale, si fondono con le suggestioni musicali delle composizioni e con gli effetti evocativi dei materiali e dei colori utilizzati. Un progetto mentale che concilia il metodo e la disciplina con l’esigenza lirica di dare rappresentazione al cosmo, alla memoria e al fluire del tempo.
Segni, graffiati o a rilievo, che si fanno ellissi, costellazioni, linee dell’orizzonte, traiettorie di pianeti in movimento, pentagrammi, alfabeti segnici, in un universo visionario che sembra nascondere occulte risposte ad eterne domande. Segni modulati in serrate scansioni ritmiche, quasi a voler sottolineare una musicalità che dalla geometria trascende all’immanenza delle cose. Come una sorta di demiurgo della contemporaneità che in qualche misura vivifica la materia, dandole forma e ordine, rendendola anima del cosmo.
Quello di Walter Valentini è un linguaggio originale che, pur nella perenne ricerca di equilibrio, scaturisce da un gioco degli opposti, di polarità, di antinomie: rigore tecnico e lirismo, astrattismo-concreto e suggestioni materiche e cromatiche, e ancora bianco e nero, sogno e realtà, immanente e trascendente.
Emerge la volontà di conciliare armonicamente questi elementi o in alcuni casi, anche di lasciar prevalere uno sugli altri, in un gioco forza che riflette le asperità della vita stessa.
Il Novecento infatti ha svelato che l’arte non si fonda più sull’armonica proporzione delle parti. Ha scoperto l’inquietudine, l’incertezza, la casualità, il disordine. Ecco che Valentini fa subentrare la materia a spiegare questo. Una materia che non ha nulla a che vedere con l’estetica informale, nello stesso modo in cui i suoi ori sono lontani dall’essere barocchi.
Superfici che all’improvviso perdono il loro nitore la loro levigatezza per farsi ruvide, grumose, corrotte. Erosioni, laddove la materia è consunta, o concrezioni dove quella appare in rilievo. In ogni caso sono alterazioni delle superfici a comunicare il disfacimento delle cose. E così anche il segni e le geometrie, all’apparenza così imperturbabili, si sfaldano e si disgregano a preannunciare una loro finale dissoluzione.
La gamma cromatica, sobria ed elegante, si avvicina a quella di un architetto, dove i bianchi contendono il primato ai neri e ai grigi in una timbrica declinazione di toni, finché interventi di blu o di oro siderale, come fossero polvere cosmica o bagliori siderali, irrompono a spezzare l’ordinato flusso del tempo e delle cose.
di Federica Facchini
Un contemporaneo “poeta del cielo”. Così è stato più volte definito Walter Valentini poiché, nella sua opera, ha fatto della dimensione celeste uno spazio mistico e magico da cui attingere e verso cui tendere.
La sua stessa natura, analitica e poetica, lo ha portato spesso a sollevare lo sguardo indagatore verso l’infinitezza di un cielo che, al tempo stesso seduce e sgomenta. Basti scorrere i titoli delle sue opere per comprendere una tensione, mai esaurita, alla misurazione dell’incommensurabile volta celeste.
L’evento espositivo di Novilara nasce proprio da questi assunti.
In una chiara serata estiva dell’anno scorso infatti, una luce diffusa e trasparente che rivelava i nitidi profili delle colline e il blu del mare all’orizzonte, lo colpì al punto tale da farlo esclamare: «Novilara è il più bel posto del mondo». Un incipit che si è evoluto fino a qui, fino alla realizzazione di un progetto site-specific per un luogo timido e affascinante, com’è il borgo di Novilara, da cui ri-tarare “La grande misura”.
Un progetto che desidera riflettere - e fare riflettere - sulla dimensione privilegiata della grafica, fondamentale nella ricerca artistica di Walter Valentini (riconosciuto tra i Maestri dell’arte grafica contemporanea), e su quella del grande formato, totalmente insolito e raro, delle opere presentate (puntesecche ed acquaforti), che coprono un ampio arco cronologico della sua produzione artistica.
Una vocazione, quella grafica appunto, che non va vista con spirito riduttivo rispetto a quella della pittura o della scultura, poiché deve essere intesa nel suo valore etimologico, nell’importanza del primato del disegno sulla successiva trasformazione in opera, pittorica, scultorea o grafica essa sia.
Il disegno appunto ci riporta alla concezione di vasariana memoria, come fondamento di tutte le arti. Un aspetto questo, che rivela il sottile ma pregnante rapporto di Valentini con l’antico, la classicità e il Rinascimento. Quel Rinascimento che, durante la sua formazione urbinate alla Scuola del Libro, ha avuto modo di osservare, di immagazzinare e di sedimentare nel suo ampio bagaglio visivo, per poi restituirlo rimodellato nel suo lavoro. Un rapporto che non vuole essere sterile citazionismo ma nostalgico viatico per il futuro.
L’equilibrio, l’armonia, la proporzione, la misura appunto, sono elementi fondanti nella poetica di Walter Valentini che si risolvono nel senso dello spazio e delle proporzioni delle sue architetture e nelle partiture dei suoi segni.
Un universo geometrico carico di risonanze, che dalla concinnitas e dalla misura aurea – o divina proporzione - si spingono fino alla modernità, registrando echi dell’astrattismo lirico, del costruttivismo e della metafisica. Per Valentini però, rigore tecnico e capacità innovativa, derivati da una formazione giovanile all'ombra di grandi nomi della grafica internazionale, si fondono con le suggestioni musicali delle composizioni e con gli effetti evocativi dei materiali e dei colori utilizzati. Un progetto mentale che concilia il metodo e la disciplina con l’esigenza lirica di dare rappresentazione al cosmo, alla memoria e al fluire del tempo.
Segni, graffiati o a rilievo, che si fanno ellissi, costellazioni, linee dell’orizzonte, traiettorie di pianeti in movimento, pentagrammi, alfabeti segnici, in un universo visionario che sembra nascondere occulte risposte ad eterne domande. Segni modulati in serrate scansioni ritmiche, quasi a voler sottolineare una musicalità che dalla geometria trascende all’immanenza delle cose. Come una sorta di demiurgo della contemporaneità che in qualche misura vivifica la materia, dandole forma e ordine, rendendola anima del cosmo.
Quello di Walter Valentini è un linguaggio originale che, pur nella perenne ricerca di equilibrio, scaturisce da un gioco degli opposti, di polarità, di antinomie: rigore tecnico e lirismo, astrattismo-concreto e suggestioni materiche e cromatiche, e ancora bianco e nero, sogno e realtà, immanente e trascendente.
Emerge la volontà di conciliare armonicamente questi elementi o in alcuni casi, anche di lasciar prevalere uno sugli altri, in un gioco forza che riflette le asperità della vita stessa.
Il Novecento infatti ha svelato che l’arte non si fonda più sull’armonica proporzione delle parti. Ha scoperto l’inquietudine, l’incertezza, la casualità, il disordine. Ecco che Valentini fa subentrare la materia a spiegare questo. Una materia che non ha nulla a che vedere con l’estetica informale, nello stesso modo in cui i suoi ori sono lontani dall’essere barocchi.
Superfici che all’improvviso perdono il loro nitore la loro levigatezza per farsi ruvide, grumose, corrotte. Erosioni, laddove la materia è consunta, o concrezioni dove quella appare in rilievo. In ogni caso sono alterazioni delle superfici a comunicare il disfacimento delle cose. E così anche il segni e le geometrie, all’apparenza così imperturbabili, si sfaldano e si disgregano a preannunciare una loro finale dissoluzione.
La gamma cromatica, sobria ed elegante, si avvicina a quella di un architetto, dove i bianchi contendono il primato ai neri e ai grigi in una timbrica declinazione di toni, finché interventi di blu o di oro siderale, come fossero polvere cosmica o bagliori siderali, irrompono a spezzare l’ordinato flusso del tempo e delle cose.
26
luglio 2014
Walter Valentini – La Grande Misura
Dal 26 luglio al 31 agosto 2014
arte contemporanea
Location
CASA PICENA DELLE ARTI E DELLA CULTURA
Novilara, Via Delle Scuole, 18, (Pesaro E Urbino)
Novilara, Via Delle Scuole, 18, (Pesaro E Urbino)
Orario di apertura
19,00-23,00
Vernissage
26 Luglio 2014, ore 18,30
Autore
Curatore