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What’s New? A Collection in Progress 2020
Dal 19 settembre al 13 dicembre 2020 la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati a Lugano
presenta un nuovo allestimento dal titolo What’s New costituito da opere di recente
acquisizione di maestri affermati, affiancate a lavori di giovani protagonisti della scena
artistica internazionale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il percorso espositivo spazia tra dipinti, disegni, sculture e fotografie in un confronto esemplare tra
poetiche e linguaggi espressivi diversi. L’obiettivo è quello di evidenziare il dialogo imprescindibile
tra le avanguardie storiche del primo Novecento e le ricerche contemporanee: una sorta di viaggio
immersivo lungo oltre un secolo costellato da sorprendenti momenti di approfondimento.
Le trentaquattro opere esposte si articolano, dunque, in diversi capitoli autonomi: dall’arte astratta
tra segno e materia, a un’indagine su luce e colore attraverso le opere di Franz West e Rudolf
Stingel, fino a un omaggio a Jimmie Durham, Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia del
2019.
Una sezione importante è inoltre dedicata alla guerra, tema fondante della vicenda storica del XX
secolo.
Il visitatore è accolto nella prima sala dall’opera pittorica Empreintes de pinceau n. 50 del 1989
dell’artista ticinese Niele Toroni (1937), tra i massimi rappresentanti del Minimalismo europeo, qui
presentata in relazione alle opere monocrome Baked in silence (1960-61) di Piero Dorazio (1927-
2005) e Avant-testo 12-1-99 (1999) di Irma Blank (1934), in un dialogo serrato tra segno e
scrittura.
Sulla parete opposta l’artista messicano Gabriel Orozco (1962) combina sapientemente materia,
forma e colore adottando un sistema di regole predeterminate tanto sistematiche quanto ignote a
noi osservatori: l’opera su tela Samurai Tree 17H (2008) e le sculture in poliuretano espanso Tre
sfere (2003), pur differenti a livello formale, ben rappresentano il suo inedito concettualismo,
l’enigmatico rigore con cui Orozco formula il suo universo visivo.
2
Nella sala successiva la scultura in cartapesta dipinta dalle forme antropomorfe ma astratte
dell’artista austriaco Franz West (1947-2012), Untitled del 2011, si colloca in continuità con le
brillanti tonalità dell’omonimo dipinto del 2012 del meranese Rudolf Stingel (1956), reduce da una
grande antologica alla Fondazione Beyeler di Basilea lo scorso anno. Entrambi di formazione
culturale nord-europea, gli artisti si distinguono per la piena libertà con cui rivisitano e rinnovano,
rispettivamente, l’idea stessa di scultura e di pittura formulate dalle avanguardie storiche.
Il percorso espositivo continua con un gruppo di quattro opere del danese Henrik Olesen (1967),
protagonista internazionale della ricerca artistica a orientamento sociale, come testimoniano i due
grandi ritratti in bianco e nero A.T. (2019) del matematico britannico Alan Turing (1912-1954),
considerato il padre dell’informatica moderna, perseguitato per la sua omosessualità nonostante i
brillanti risultati professionali e il contributo alla nazione.
Uno spazio di rilievo viene riservato nella sezione successiva all’opera di Jimmie Durham (1940),
artista americano appartenente a una comunità di indiani Cherokee, impegnato in politica e nel
campo dei diritti civili. Esemplare la scultura Aazaard del 2018, un assemblage di ossa, plastica e
componenti di automobili, dove la combinazione di oggetti quotidiani e materiali organici innesca
una riflessione tesa a scardinare i simboli fondanti del sistema di vita occidentale.
L’ultima sala vede dialogare al suo interno opere che magistralmente si interrogano sul tema della
sofferenza. La drammatica vicenda della Prima guerra mondiale viene evocata attraverso la
straordinaria serie di quattordici tavole litografiche di Natalia Goncharova (1881-1962) dal titolo
La Guerra del 1914 e la celebre Parolibera (irredentismo) dello stesso anno di Filippo Tommaso
Marinetti (1876-1944). Tale sezione storica è arricchita da opere di artisti del presente, diversi per
generazione e paese d’origine, che pure hanno indagato la condizione della sofferenza.
Inoltre, Fausto Melotti (1901-1986) con Lager del 1972 e Zoran Mušič (1909-2005) con
Autoritratto del 1970 documentano le atrocità dello sterminio nazista. A seguire la grande fotografia
dal titolo Seeking Martyrdom-Variation1 del 1995 testimonia lo sguardo dell’artista iraniana Shirin
Neshat (1957) rivolto alla società medio-orientale e in particolare alla complessità della condizione
femminile, mentre la palestinese Mona Hatoum (1952) e la cubana Ana Mendieta (1948-1985) –
presenti in mostra rispettivamente con la scultura A bigger splash (2009) e l’opera Silueta Works in
Iowa (1976-78) – al di là delle differenze stilistiche e delle singolari ricerche espressive, esplorano
entrambe la propria vicenda personale di esiliate per offrire una profonda indagine su tematiche
quali la violenza e la vulnerabilità del corpo.
Elenco artisti
Stefano Arienti / Francesco Arena / Gabriele Basilico / Irma Blank / Huma Bhabha / Piero Dorazio /
Jimmie Durham / Natalia Goncharova / Wade Guyton / Mona Hatoum / Luisa Lambri / Francesco
Lo Savio / Filippo Tommaso Marinetti / Ana Mendieta / Zoran Mušič / Henrik Olesen / Gabriel
Orozco / Damian Ortega / Shirin Neshat / Alessandro Piangiamore / Nathlie Provosty /Gerhard
Richter / Pietro Roccasalva / Remo Salvadori /Rudolf Stingel / Niele Toroni / Andro Wekua / Franz
West
Collezione Giancarlo e Danna Olgiati
La Collezione Giancarlo e Danna Olgiati è parte del circuito museale del MASI Lugano, Museo
d’arte della Svizzera italiana. La sua sede è adiacente al centro culturale LAC Lugano Arte e
Cultura e ospita oltre 200 opere di grande rilievo artistico, di cui oltre 100 in mostra, che spaziano
dagli anni Cinquanta del Novecento al presente. La collezione d’arte contemporanea Giancarlo e
3
Danna Olgiati, concessa in usufrutto alla Città di Lugano nel 2012, viene proposta al pubblico in
allestimenti sempre diversi unitamente a mostre temporanee dedicate all’approfondimento
dell’opera di artisti inclusi nella raccolta.
poetiche e linguaggi espressivi diversi. L’obiettivo è quello di evidenziare il dialogo imprescindibile
tra le avanguardie storiche del primo Novecento e le ricerche contemporanee: una sorta di viaggio
immersivo lungo oltre un secolo costellato da sorprendenti momenti di approfondimento.
Le trentaquattro opere esposte si articolano, dunque, in diversi capitoli autonomi: dall’arte astratta
tra segno e materia, a un’indagine su luce e colore attraverso le opere di Franz West e Rudolf
Stingel, fino a un omaggio a Jimmie Durham, Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia del
2019.
Una sezione importante è inoltre dedicata alla guerra, tema fondante della vicenda storica del XX
secolo.
Il visitatore è accolto nella prima sala dall’opera pittorica Empreintes de pinceau n. 50 del 1989
dell’artista ticinese Niele Toroni (1937), tra i massimi rappresentanti del Minimalismo europeo, qui
presentata in relazione alle opere monocrome Baked in silence (1960-61) di Piero Dorazio (1927-
2005) e Avant-testo 12-1-99 (1999) di Irma Blank (1934), in un dialogo serrato tra segno e
scrittura.
Sulla parete opposta l’artista messicano Gabriel Orozco (1962) combina sapientemente materia,
forma e colore adottando un sistema di regole predeterminate tanto sistematiche quanto ignote a
noi osservatori: l’opera su tela Samurai Tree 17H (2008) e le sculture in poliuretano espanso Tre
sfere (2003), pur differenti a livello formale, ben rappresentano il suo inedito concettualismo,
l’enigmatico rigore con cui Orozco formula il suo universo visivo.
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Nella sala successiva la scultura in cartapesta dipinta dalle forme antropomorfe ma astratte
dell’artista austriaco Franz West (1947-2012), Untitled del 2011, si colloca in continuità con le
brillanti tonalità dell’omonimo dipinto del 2012 del meranese Rudolf Stingel (1956), reduce da una
grande antologica alla Fondazione Beyeler di Basilea lo scorso anno. Entrambi di formazione
culturale nord-europea, gli artisti si distinguono per la piena libertà con cui rivisitano e rinnovano,
rispettivamente, l’idea stessa di scultura e di pittura formulate dalle avanguardie storiche.
Il percorso espositivo continua con un gruppo di quattro opere del danese Henrik Olesen (1967),
protagonista internazionale della ricerca artistica a orientamento sociale, come testimoniano i due
grandi ritratti in bianco e nero A.T. (2019) del matematico britannico Alan Turing (1912-1954),
considerato il padre dell’informatica moderna, perseguitato per la sua omosessualità nonostante i
brillanti risultati professionali e il contributo alla nazione.
Uno spazio di rilievo viene riservato nella sezione successiva all’opera di Jimmie Durham (1940),
artista americano appartenente a una comunità di indiani Cherokee, impegnato in politica e nel
campo dei diritti civili. Esemplare la scultura Aazaard del 2018, un assemblage di ossa, plastica e
componenti di automobili, dove la combinazione di oggetti quotidiani e materiali organici innesca
una riflessione tesa a scardinare i simboli fondanti del sistema di vita occidentale.
L’ultima sala vede dialogare al suo interno opere che magistralmente si interrogano sul tema della
sofferenza. La drammatica vicenda della Prima guerra mondiale viene evocata attraverso la
straordinaria serie di quattordici tavole litografiche di Natalia Goncharova (1881-1962) dal titolo
La Guerra del 1914 e la celebre Parolibera (irredentismo) dello stesso anno di Filippo Tommaso
Marinetti (1876-1944). Tale sezione storica è arricchita da opere di artisti del presente, diversi per
generazione e paese d’origine, che pure hanno indagato la condizione della sofferenza.
Inoltre, Fausto Melotti (1901-1986) con Lager del 1972 e Zoran Mušič (1909-2005) con
Autoritratto del 1970 documentano le atrocità dello sterminio nazista. A seguire la grande fotografia
dal titolo Seeking Martyrdom-Variation1 del 1995 testimonia lo sguardo dell’artista iraniana Shirin
Neshat (1957) rivolto alla società medio-orientale e in particolare alla complessità della condizione
femminile, mentre la palestinese Mona Hatoum (1952) e la cubana Ana Mendieta (1948-1985) –
presenti in mostra rispettivamente con la scultura A bigger splash (2009) e l’opera Silueta Works in
Iowa (1976-78) – al di là delle differenze stilistiche e delle singolari ricerche espressive, esplorano
entrambe la propria vicenda personale di esiliate per offrire una profonda indagine su tematiche
quali la violenza e la vulnerabilità del corpo.
Elenco artisti
Stefano Arienti / Francesco Arena / Gabriele Basilico / Irma Blank / Huma Bhabha / Piero Dorazio /
Jimmie Durham / Natalia Goncharova / Wade Guyton / Mona Hatoum / Luisa Lambri / Francesco
Lo Savio / Filippo Tommaso Marinetti / Ana Mendieta / Zoran Mušič / Henrik Olesen / Gabriel
Orozco / Damian Ortega / Shirin Neshat / Alessandro Piangiamore / Nathlie Provosty /Gerhard
Richter / Pietro Roccasalva / Remo Salvadori /Rudolf Stingel / Niele Toroni / Andro Wekua / Franz
West
Collezione Giancarlo e Danna Olgiati
La Collezione Giancarlo e Danna Olgiati è parte del circuito museale del MASI Lugano, Museo
d’arte della Svizzera italiana. La sua sede è adiacente al centro culturale LAC Lugano Arte e
Cultura e ospita oltre 200 opere di grande rilievo artistico, di cui oltre 100 in mostra, che spaziano
dagli anni Cinquanta del Novecento al presente. La collezione d’arte contemporanea Giancarlo e
3
Danna Olgiati, concessa in usufrutto alla Città di Lugano nel 2012, viene proposta al pubblico in
allestimenti sempre diversi unitamente a mostre temporanee dedicate all’approfondimento
dell’opera di artisti inclusi nella raccolta.
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settembre 2020
What’s New? A Collection in Progress 2020
Dal 19 settembre al 13 dicembre 2020
arte contemporanea
Location
COLLEZIONE GIANCARLO E DANNA OLGIATI
Lugano, Lungolago Riva Caccia, 1, (Lugano)
Lugano, Lungolago Riva Caccia, 1, (Lugano)
Biglietti
Ingresso gratuito
Orario di apertura
Venerdì - domenica: 11:00 – 18:00