Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Where Thou Art – That – is Home
Osart Gallery annuncia all’apertura della collettiva “Where Thou Art – That – is Home” (Dove sei tu – quella – è casa), che vede la partecipazione di Ikeorah Chisom Chi-FADA, Franklyn Dzingai, Feni Chulumanco, Sethembile Msezane e Katlego Tlabela.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La casa è lo spazio all'interno del quale ci muoviamo e che cerchiamo di plasmare a nostra immagine e somiglianza, un riflesso della personalità che racconta e custodisce molto di chi la abita. Anche nell'arte contemporanea, la recente esperienza storica della pandemia ha contribuito a regalare una nuova consapevolezza all'ambiente domestico, vivendolo ora come spazio fisico, ora come luogo della mente, a volte addirittura rendendolo manifesto politico.
L'atto di “abitare” non si risolve soltanto nell'occupare un ambiente, ma si estende anche alla sfera simbolica, al vivere un luogo legato agli affetti e ai legami familiari. La lingua inglese offre una riflessione profonda sulla differenza tra i termini house e home, vale a dire la stessa che intercorre tra struttura fisica e dimensione delle emozioni. La casa diventa perciò un luogo sacro per chi la abita, un piccolo mondo antico che ruota attorno al focolare, centro di gravità della comunità domestica. Il concetto di intérieur, secondo il filosofo Walter Benjamin, è teorizzato tramite l'analogia tra interno della casa e interiorità della nostra anima. Nella sua prospettiva, la porta di ingresso determina la soglia di comunicazione tra anima e mondo esterno.
Alla base della cultura africana troviamo anche il concetto di Ubuntu: “Io esisto perchè tu esisti; tu esisti perchè noi esistiamo”. Tale approccio universalistico mette in primo piano l'elemento delle relazioni, dove è il contesto stesso che dona vita e realizza la coesistenza tra passato e presente. Nel nucleo familiare, il culto e il rispetto degli antenati giocano un ruolo di primaria importanza: essi restano all'interno dell'ambiente domestico e partecipano attivamente alle storie personali delle generazioni successive. Allo stesso modo, anche gli artisti Ikeorah Chisom Chi-FADA, Franklyn Dzingai, Feni Chulumanco, Sethembile Msezane e Katlego Tlabela mettono al centro della propria pratica lo spazio casalingo che, reso vero e proprio soggetto al pari della presenza umana, dà vita a narrazioni neorealistiche, metafisiche e concettuali. Da qui la scelta del titolo della mostra, “Dove tu sei – quella – è casa”, il verso iniziale di una poesia di Emily Dickinson che esplora il tema della devozione e del potere assoluto dell'amore. Dove sono i nostri affetti, quella è casa, fisica o immaginata che essa sia.
Le opere scelte volgono a simulare idealmente un ambiente domestico all'interno degli spazi di Osart Gallery, bilanciando la presenza di pittura e installazione. Le opere di Sethembile Msezane sono infatti ibridi tra pezzi di arredamento in stile coloniale ed elementi fotografici (coiffeuses, specchiere, testiere) che fanno da contraltare alle descrizioni domestiche ricche di elementi decorativi quali i tappeti texturizzati di Feni Chulumanco; i tableaux-vivants di lussuosi ambienti che Katlego Tlabela immagina appartenere a ricchi industriali e personalità di spicco black, in un ribaltamento storico di grande impatto visivo; le narrazioni storico-oniriche di Ikeorah Chisom Chi-FADA, i cui soggetti sembrano cristallizzati in ambientazioni che diventano un'estensione delle loro emozioni più intime, capaci di colpire direttamente l'osservatore; e infine gli interni pop di gusto retrò realizzati con tecniche serigrafiche e collage da Franklyn Dzingai, nei quali l'artista inserisce i più svariati oggetti di uso quotidiano (lampade a olio, vinili, vecchi stereo e telefoni a disco) che fungono da ponte ideale tra passato e contemporaneità. La mostra è accompagnata da un testo critico di Nicolas Ballario.
Artisti in mostra: Ikeorah Chisom Chi-FADA (Nigeria, 2000) | Franklyn Dzingai (Zimbabwe, 1988) | Feni Chulumanco (Sudafrica, 1994) | Sethembile Msezane (Sudafrica, 1991) | Katlego Tlabela (Sudafrica, 1993)
Nicolas Ballario, classe 1984, si occupa di arte contemporanea applicata ai media. I suoi natali professionali sono nella factory di Oliviero Toscani 'La Sterpaia', della quale diventerà responsabile culturale. Ha collaborato con le più importanti istituzioni artistiche e con numerose testate. Nel 2016 è stato il più giovane di sempre a vincere il Premio Bassani, uno dei più prestigiosi riconoscimenti per giornalisti che si sono distinti in ambito culturale e ambientale. Attualmente è autore e conduttore dei programmi di arte contemporanea di Radio Uno Rai e collabora con i magazine Rolling Stone, Living del Corriere della Sera e Il Giornale dell’Arte. Nel 2019 conduce il format sulla fotografia "Camera Oscura", su LA7, mentre nel ’20, ’21 e ‘22 è alla guida su Sky Arte delle trasmissioni "Io ti vedo, ti mi senti?", “The Square” e “Italia Contemporanea”.
L'atto di “abitare” non si risolve soltanto nell'occupare un ambiente, ma si estende anche alla sfera simbolica, al vivere un luogo legato agli affetti e ai legami familiari. La lingua inglese offre una riflessione profonda sulla differenza tra i termini house e home, vale a dire la stessa che intercorre tra struttura fisica e dimensione delle emozioni. La casa diventa perciò un luogo sacro per chi la abita, un piccolo mondo antico che ruota attorno al focolare, centro di gravità della comunità domestica. Il concetto di intérieur, secondo il filosofo Walter Benjamin, è teorizzato tramite l'analogia tra interno della casa e interiorità della nostra anima. Nella sua prospettiva, la porta di ingresso determina la soglia di comunicazione tra anima e mondo esterno.
Alla base della cultura africana troviamo anche il concetto di Ubuntu: “Io esisto perchè tu esisti; tu esisti perchè noi esistiamo”. Tale approccio universalistico mette in primo piano l'elemento delle relazioni, dove è il contesto stesso che dona vita e realizza la coesistenza tra passato e presente. Nel nucleo familiare, il culto e il rispetto degli antenati giocano un ruolo di primaria importanza: essi restano all'interno dell'ambiente domestico e partecipano attivamente alle storie personali delle generazioni successive. Allo stesso modo, anche gli artisti Ikeorah Chisom Chi-FADA, Franklyn Dzingai, Feni Chulumanco, Sethembile Msezane e Katlego Tlabela mettono al centro della propria pratica lo spazio casalingo che, reso vero e proprio soggetto al pari della presenza umana, dà vita a narrazioni neorealistiche, metafisiche e concettuali. Da qui la scelta del titolo della mostra, “Dove tu sei – quella – è casa”, il verso iniziale di una poesia di Emily Dickinson che esplora il tema della devozione e del potere assoluto dell'amore. Dove sono i nostri affetti, quella è casa, fisica o immaginata che essa sia.
Le opere scelte volgono a simulare idealmente un ambiente domestico all'interno degli spazi di Osart Gallery, bilanciando la presenza di pittura e installazione. Le opere di Sethembile Msezane sono infatti ibridi tra pezzi di arredamento in stile coloniale ed elementi fotografici (coiffeuses, specchiere, testiere) che fanno da contraltare alle descrizioni domestiche ricche di elementi decorativi quali i tappeti texturizzati di Feni Chulumanco; i tableaux-vivants di lussuosi ambienti che Katlego Tlabela immagina appartenere a ricchi industriali e personalità di spicco black, in un ribaltamento storico di grande impatto visivo; le narrazioni storico-oniriche di Ikeorah Chisom Chi-FADA, i cui soggetti sembrano cristallizzati in ambientazioni che diventano un'estensione delle loro emozioni più intime, capaci di colpire direttamente l'osservatore; e infine gli interni pop di gusto retrò realizzati con tecniche serigrafiche e collage da Franklyn Dzingai, nei quali l'artista inserisce i più svariati oggetti di uso quotidiano (lampade a olio, vinili, vecchi stereo e telefoni a disco) che fungono da ponte ideale tra passato e contemporaneità. La mostra è accompagnata da un testo critico di Nicolas Ballario.
Artisti in mostra: Ikeorah Chisom Chi-FADA (Nigeria, 2000) | Franklyn Dzingai (Zimbabwe, 1988) | Feni Chulumanco (Sudafrica, 1994) | Sethembile Msezane (Sudafrica, 1991) | Katlego Tlabela (Sudafrica, 1993)
Nicolas Ballario, classe 1984, si occupa di arte contemporanea applicata ai media. I suoi natali professionali sono nella factory di Oliviero Toscani 'La Sterpaia', della quale diventerà responsabile culturale. Ha collaborato con le più importanti istituzioni artistiche e con numerose testate. Nel 2016 è stato il più giovane di sempre a vincere il Premio Bassani, uno dei più prestigiosi riconoscimenti per giornalisti che si sono distinti in ambito culturale e ambientale. Attualmente è autore e conduttore dei programmi di arte contemporanea di Radio Uno Rai e collabora con i magazine Rolling Stone, Living del Corriere della Sera e Il Giornale dell’Arte. Nel 2019 conduce il format sulla fotografia "Camera Oscura", su LA7, mentre nel ’20, ’21 e ‘22 è alla guida su Sky Arte delle trasmissioni "Io ti vedo, ti mi senti?", “The Square” e “Italia Contemporanea”.
03
aprile 2024
Where Thou Art – That – is Home
Dal 03 aprile al primo giugno 2024
arte contemporanea
Location
OSART GALLERY
Milano, Corso Plebisciti, 12, (Milano)
Milano, Corso Plebisciti, 12, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10.00-13.00 e 14.30-19.00
Vernissage
2 Aprile 2024, 18.30 - 20.30
Sito web
Autore
Autore testo critico