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Who framed Roger Rabbit?
Il verbo inglese to frame, viene utilizzato nella doppia accezione di inquadrare e incorniciare, evidenziando fin da qui, gli stretti legami con la dimensione artistica.Inquadratura intesa come processo di selezione del reale, compiuta dall’artista al fine di produrre un’immagine mediata del reale.
Comunicato stampa
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WHO FRAMED ROGER RABBIT?
Il verbo inglese to frame, viene utilizzato nella doppia accezione di inquadrare e incorniciare, evidenziando fin da qui, gli stretti legami con la dimensione artistica.
Il concetto di inquadratura è un trait d’union tra le varie forme espressive artistiche.
Inquadratura intesa come processo di selezione del reale, dell’universo visibile, compiuta dall’artista al fine di produrre un’immagine mediata del reale, un condensato visuale soggettivo dall’infinità oggettiva del visibile.
Operazione che accomuna arti del tempo e arti dello spazio, la pittura, come la fotografia, il video e il cinema, a cui non sfuggono neppure discipline come il design e la scultura.
Straziante e faticosa operazione di selezione, conflittuale dialettica inclusione-esclusione che impegna gli artisti in una certosina operazione di sottrazione.
Operazione che porta l’artista ad affrancarsi faticosamente da quella volontà di onnipotenza rappresentata da dispositivi come quello del narratore onnisciente del romanzo Ottocentesco., dotato di una visione e una conoscenza onnicomprensiva.
Evitare di inseguire un modello come quello della “mappa dell’imperatore” narrato da Borges, una riproduzione così ingombrante da ricoprire l’intero regno del visibile.
La pittura impegnata a strutturare nella dialettica campo-fuoricampo del quadro la distanza tra riproduzione mimetica e espressione poetica.
Assecondando o opponendosi all’artificio della prospettiva per inserire o meno la terza dimensione virtuale della profondità nel lessico espressivo.
Artificio a cui non possono sottrarsi video e fotografia.
Operazione di selezione e composizione del reale che porta la fotografia a catturare, “incastrare” (altro significato del verbo to frame) e cristallizzare un’immagine pregnante estrapolandola dal flusso temporale.
Tempo elemento cardine, supporto e palinsesto di cui il video, l’immagine in movimento si sostanzia.
Tempo da incanalare nel rettangolo ( 3/4 o 16/9), da tradurre nelle sue modellizzazioni spaziali, installazioni che costringono lo spettatore a strutturare una sua visione soggettiva, a disegnarsi una mappa percettiiva costituita da inedite traiettorie spazio-temporali, affrancate dalla passiva contemplazione.
Tempo che viene scolpito, cadenzato nei modelli ibridi che giocano sull’ (intra)visione, per riunire armonicamente l’oggettività della fotografia, la soggettività della pittura e la dinamica del cinema.
Inquadratura, selezione del reale, plasmatura della materia e scansione temporale (nel senso del tempo in cui l’oggetto si disvela alla visione) a cui non si sottrae neppure il design, nel suo gioco dialettico tra funzione e forma.
La volontà della mostra è quella di fornire un panorama non esaustivo delle varie possibilità, delle varie declinazioni in cui questa essenziale relazione con l’inquadratura, con lo strutturazione dello sguardo e le sue corrispondenze con il tempo e lo spazio possono manifestarsi.
Tutte le discipline coinvolte nella mostra in oggetto, tutte le modalità espressive e le loro molteplici declinazioni, hanno come fulcro e finalità la funzione scopica.
Funzione insopprimibile dell’essere umano, nelle sue molteplici implicazioni percettive e psicologiche.
Una sorta di coniglio bianco con cui l’artista e lo spettatore dialogano in un gioco di seduzioni e reticenze.
Un’entità nota ma allo stesso tempo distante e appartenente ad un universo tangente, verosimile ma non reale, come Roger Rabbit del film di Zemeckis del 1988, o ancor meglio come il coniglio bianco Harvey, che accompagna James Stewart nelle sue peregrinazioni nel film di Herny Koster del 1950.
Entità vere o proiezioni della mente? Sicuramente insopprimibili come l’esigenza della visione e la produzione del pensiero creativo, unico alimento per lo sguardo e per la mente.
Il verbo inglese to frame, viene utilizzato nella doppia accezione di inquadrare e incorniciare, evidenziando fin da qui, gli stretti legami con la dimensione artistica.
Il concetto di inquadratura è un trait d’union tra le varie forme espressive artistiche.
Inquadratura intesa come processo di selezione del reale, dell’universo visibile, compiuta dall’artista al fine di produrre un’immagine mediata del reale, un condensato visuale soggettivo dall’infinità oggettiva del visibile.
Operazione che accomuna arti del tempo e arti dello spazio, la pittura, come la fotografia, il video e il cinema, a cui non sfuggono neppure discipline come il design e la scultura.
Straziante e faticosa operazione di selezione, conflittuale dialettica inclusione-esclusione che impegna gli artisti in una certosina operazione di sottrazione.
Operazione che porta l’artista ad affrancarsi faticosamente da quella volontà di onnipotenza rappresentata da dispositivi come quello del narratore onnisciente del romanzo Ottocentesco., dotato di una visione e una conoscenza onnicomprensiva.
Evitare di inseguire un modello come quello della “mappa dell’imperatore” narrato da Borges, una riproduzione così ingombrante da ricoprire l’intero regno del visibile.
La pittura impegnata a strutturare nella dialettica campo-fuoricampo del quadro la distanza tra riproduzione mimetica e espressione poetica.
Assecondando o opponendosi all’artificio della prospettiva per inserire o meno la terza dimensione virtuale della profondità nel lessico espressivo.
Artificio a cui non possono sottrarsi video e fotografia.
Operazione di selezione e composizione del reale che porta la fotografia a catturare, “incastrare” (altro significato del verbo to frame) e cristallizzare un’immagine pregnante estrapolandola dal flusso temporale.
Tempo elemento cardine, supporto e palinsesto di cui il video, l’immagine in movimento si sostanzia.
Tempo da incanalare nel rettangolo ( 3/4 o 16/9), da tradurre nelle sue modellizzazioni spaziali, installazioni che costringono lo spettatore a strutturare una sua visione soggettiva, a disegnarsi una mappa percettiiva costituita da inedite traiettorie spazio-temporali, affrancate dalla passiva contemplazione.
Tempo che viene scolpito, cadenzato nei modelli ibridi che giocano sull’ (intra)visione, per riunire armonicamente l’oggettività della fotografia, la soggettività della pittura e la dinamica del cinema.
Inquadratura, selezione del reale, plasmatura della materia e scansione temporale (nel senso del tempo in cui l’oggetto si disvela alla visione) a cui non si sottrae neppure il design, nel suo gioco dialettico tra funzione e forma.
La volontà della mostra è quella di fornire un panorama non esaustivo delle varie possibilità, delle varie declinazioni in cui questa essenziale relazione con l’inquadratura, con lo strutturazione dello sguardo e le sue corrispondenze con il tempo e lo spazio possono manifestarsi.
Tutte le discipline coinvolte nella mostra in oggetto, tutte le modalità espressive e le loro molteplici declinazioni, hanno come fulcro e finalità la funzione scopica.
Funzione insopprimibile dell’essere umano, nelle sue molteplici implicazioni percettive e psicologiche.
Una sorta di coniglio bianco con cui l’artista e lo spettatore dialogano in un gioco di seduzioni e reticenze.
Un’entità nota ma allo stesso tempo distante e appartenente ad un universo tangente, verosimile ma non reale, come Roger Rabbit del film di Zemeckis del 1988, o ancor meglio come il coniglio bianco Harvey, che accompagna James Stewart nelle sue peregrinazioni nel film di Herny Koster del 1950.
Entità vere o proiezioni della mente? Sicuramente insopprimibili come l’esigenza della visione e la produzione del pensiero creativo, unico alimento per lo sguardo e per la mente.
12
giugno 2010
Who framed Roger Rabbit?
Dal 12 al 30 giugno 2010
arte contemporanea
Location
VILLA BOTTINI
Lucca, Via Elisa, 9, (Lucca)
Lucca, Via Elisa, 9, (Lucca)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 10-13 /16-19
Vernissage
12 Giugno 2010, ore 18,30
Autore
Curatore