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William E. Jones
Storia culturale della sessualità, ideologie del potere e strategie di controllo sociale sono i centri tematici della prima personale in un’istituzione europea dell’artista americano William E. Jones (1962, Canton, Ohio, USA, vive e lavora a Los Angeles).
Comunicato stampa
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Storia culturale della sessualità, ideologie del potere e strategie di controllo sociale sono i centri tematici della prima personale in un’istituzione europea dell’artista americano William E. Jones (1962, Canton, Ohio, USA, vive e lavora a Los Angeles).
L’opera di William E. Jones percorre le pieghe della storia sociale del Novecento indagando vicende cadute in oblio mediante l’uso di materiali visivi e reperti d’archivio. Film pornografici degli anni Sessanta, footage di ispezione giudiziaria e negativi fotografici dismessi, diventano il materiale grezzo sul quale l’artista esercita un’operazione di scavo interpretativo, sino ad attivare una sorprendente rigenerazione semantica di documenti culturali considerati non rilevanti.
Tearoom (1962/2007), l’opera principale in mostra, è un footage girato nell’estate del 1962 dal dipartimento di polizia di Mansfield in Ohio State, mediante l’ausilio di telecamere nascoste. Il filmato, tecnicamente un objet trouvé ripresentato integralmente dall’artista, mostra lo scambio frenetico di rapporti omosessuali nei bagni pubblici di una piazza della cittadina del midwest americano. Pionieristico esperimento di controllo sociale mediante l’uso della tecnologia, Tearoom racconta le strategie di criminalizzazione dell’omosessualità in America negli anni Sessanta, dipanando una riflessione sull’esercizio repressivo dell’autorità di pari passo ad un ritratto affascinato e nostalgico sulla sessualità omoerotica precedente all’avvento dell’AIDS. Generato con precisi intenti di documentazione ispettiva, Tearoom a quasi cinquant’anni di distanza è un oggetto culturalmente inafferrabile, un’opera carica di mistero nella stratificazione quasi inesauribile dei suoi significati.
Altri lavori in mostra, come Killed (2009) e la serie fotografica Sailors, Pan, Orpheus (Francis Benjamin Johnston and F. Holland Day) (2008), entrambi realizzati con immagini tratte dall’archivio della Library of Congress di Washington, testimoniano l’interesse costante dell’artista per il materiale di archivio, maneggiato come un potente detonatore filosofico alla riscoperta di storie, manipolazioni ideologiche, eventi e interpretazioni possibili.
L’opera di William E. Jones è cosi un viaggio attraverso le dimensioni labirintiche della storia contemporanea, esito di uno sguardo impuro ed acuminato, capace di sfidare le immagini più consolidate e tradizionali della modernità.
Testo Luigi Fassi
The cultural history of sexuality, ideologies of power and strategies of social control are the main themes of the first single show by the American artist William E. Jones in Europe (born 1962, Canton, Ohio, USA, lives and works in Los Angeles).
The work of William E. Jones unfolds along the social history of the Twentieth Century, investigating events that have fallen into oblivion through the use of visual materials and archival research. Pornographic films of the Sixties, footage of judicial investigations and undeveloped photographic negatives all become the raw material through which the artist undertakes an operation of interpretative excavation, to the point of activating a surprising semantic renewal of various cultural documents which are not usually considered relevant.
Tearoom (1962/2007), the main work of the exhibition, consists of footage shot in the summer of 1962 by the police departement of Mansfield, Ohio with the aid of hidden video cameras. The resulting film, technically an objet trouvé presented in its entirety by the artist, shows the frenetic exchange of homosexual intercourse in public restrooms, located on a main square of this city in the American midwest. As a pioneering experiment in social control by means of the usage of technology, Tearoom describes the strategies of the criminalization of homosexuality in the America of the Sixties, as a reflection on the repressive exercise of authority and at the same time a fascinated and nostalgic portrait of homoerotic sexuality prior to the emergence of AIDS. Created with the precise intentions of investigative documentation, almost fifty years after its production Tearoom is still a cultural object which is difficult to fully grasp, a work full of mystery within the almost inexhaustible stratification of its signifiers. Other works in the show, such as Killed (2009) and the photographic series Sailors, Pan, Orpheus (Francis Benjamin Johnston and F. Holland Day) (2008), both assembled from images derived from the archive of the Library of Congress in Washington, D.C. also bear witness to the unwavering interest of the artist in working with archival materials, which are treated here as a powerful philosophical catalyst for the rediscovery of hidden narratives, ideological manipulations, events and their possible interpretations.
The work of William E. Jones is thus a journey through the labyrinthine dimensions of contemporary history, the outcome of an impure and penetrating gaze capable of challenging the most consolidated and traditional images of modernity.
Text Luigi Fassi
L’opera di William E. Jones percorre le pieghe della storia sociale del Novecento indagando vicende cadute in oblio mediante l’uso di materiali visivi e reperti d’archivio. Film pornografici degli anni Sessanta, footage di ispezione giudiziaria e negativi fotografici dismessi, diventano il materiale grezzo sul quale l’artista esercita un’operazione di scavo interpretativo, sino ad attivare una sorprendente rigenerazione semantica di documenti culturali considerati non rilevanti.
Tearoom (1962/2007), l’opera principale in mostra, è un footage girato nell’estate del 1962 dal dipartimento di polizia di Mansfield in Ohio State, mediante l’ausilio di telecamere nascoste. Il filmato, tecnicamente un objet trouvé ripresentato integralmente dall’artista, mostra lo scambio frenetico di rapporti omosessuali nei bagni pubblici di una piazza della cittadina del midwest americano. Pionieristico esperimento di controllo sociale mediante l’uso della tecnologia, Tearoom racconta le strategie di criminalizzazione dell’omosessualità in America negli anni Sessanta, dipanando una riflessione sull’esercizio repressivo dell’autorità di pari passo ad un ritratto affascinato e nostalgico sulla sessualità omoerotica precedente all’avvento dell’AIDS. Generato con precisi intenti di documentazione ispettiva, Tearoom a quasi cinquant’anni di distanza è un oggetto culturalmente inafferrabile, un’opera carica di mistero nella stratificazione quasi inesauribile dei suoi significati.
Altri lavori in mostra, come Killed (2009) e la serie fotografica Sailors, Pan, Orpheus (Francis Benjamin Johnston and F. Holland Day) (2008), entrambi realizzati con immagini tratte dall’archivio della Library of Congress di Washington, testimoniano l’interesse costante dell’artista per il materiale di archivio, maneggiato come un potente detonatore filosofico alla riscoperta di storie, manipolazioni ideologiche, eventi e interpretazioni possibili.
L’opera di William E. Jones è cosi un viaggio attraverso le dimensioni labirintiche della storia contemporanea, esito di uno sguardo impuro ed acuminato, capace di sfidare le immagini più consolidate e tradizionali della modernità.
Testo Luigi Fassi
The cultural history of sexuality, ideologies of power and strategies of social control are the main themes of the first single show by the American artist William E. Jones in Europe (born 1962, Canton, Ohio, USA, lives and works in Los Angeles).
The work of William E. Jones unfolds along the social history of the Twentieth Century, investigating events that have fallen into oblivion through the use of visual materials and archival research. Pornographic films of the Sixties, footage of judicial investigations and undeveloped photographic negatives all become the raw material through which the artist undertakes an operation of interpretative excavation, to the point of activating a surprising semantic renewal of various cultural documents which are not usually considered relevant.
Tearoom (1962/2007), the main work of the exhibition, consists of footage shot in the summer of 1962 by the police departement of Mansfield, Ohio with the aid of hidden video cameras. The resulting film, technically an objet trouvé presented in its entirety by the artist, shows the frenetic exchange of homosexual intercourse in public restrooms, located on a main square of this city in the American midwest. As a pioneering experiment in social control by means of the usage of technology, Tearoom describes the strategies of the criminalization of homosexuality in the America of the Sixties, as a reflection on the repressive exercise of authority and at the same time a fascinated and nostalgic portrait of homoerotic sexuality prior to the emergence of AIDS. Created with the precise intentions of investigative documentation, almost fifty years after its production Tearoom is still a cultural object which is difficult to fully grasp, a work full of mystery within the almost inexhaustible stratification of its signifiers. Other works in the show, such as Killed (2009) and the photographic series Sailors, Pan, Orpheus (Francis Benjamin Johnston and F. Holland Day) (2008), both assembled from images derived from the archive of the Library of Congress in Washington, D.C. also bear witness to the unwavering interest of the artist in working with archival materials, which are treated here as a powerful philosophical catalyst for the rediscovery of hidden narratives, ideological manipulations, events and their possible interpretations.
The work of William E. Jones is thus a journey through the labyrinthine dimensions of contemporary history, the outcome of an impure and penetrating gaze capable of challenging the most consolidated and traditional images of modernity.
Text Luigi Fassi
03
settembre 2009
William E. Jones
Dal 03 settembre al 31 ottobre 2009
arte contemporanea
Location
AR/GE KUNST GALLERIA MUSEO
Bolzano, Via Museo, 29, (Bolzano)
Bolzano, Via Museo, 29, (Bolzano)
Orario di apertura
Ma – Ve dalle ore 10-13 e 15-19
Sa dalle ore 10-13
Do e Lu chiuso
Vernissage
3 Settembre 2009, ore 18 e conversazione tra William E. Jones, Luca Scarlini e Luigi Fassi
Autore
Curatore