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William Willinghton – Spoon River, ciao
Il primo appuntamento è proprio nella data di inizio della manifestazione, venerdì 12 settembre, giorno dell’apertura ufficiale della mostra fotografica Spoon River, ciao di William Willinghton e Fernanda Pivano, quest’ultima l’ideale fil rouge che lega l’esposizione con il ’68, tema dello scorso festival di letteratura Passepartout, firmato dalla Biblioteca
Comunicato stampa
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Grande enogastronomia, tradizioni, cultura e arte sono gli ingredienti magi ci della Douja d'Or il prestigioso appuntamento che la Camera di Commercio di Asti, attraverso la sua Azienda Speciale, organizza ogni anno. Così prenderà il via la 42a edizione dal 12 al 28 Settembre 2008.
La Biblioteca Astense, come ogni anno durante questo periodo, si pone coerentemente con lo spirito che anima la città con proposte culturali di riflessione e di svago presso la propria sede, ad Asti in Corso Alfieri 375
Il primo appuntamento è proprio nella data di inizio della manifestazione, venerdì 12 settembre, giorno dell’apertura ufficiale della mostra fotografica Spoon River, ciao di William Willinghton e Fernanda Pivano, quest’ultima l’ideale fil rouge che lega l’esposizione con il ’68, tema dello scorso festival di letteratura Passepartout, firmato dalla Biblioteca.
William Willinghton è stato a Spoon River (Illinois, USA) e lo ha raccontato in una mostra accompagnata dai testi inediti di Fernanda Pivano, curata dal critico Roberto Mutti e composto da .immagini in bianco e nero,scattate nei veri luoghi descritti nelle poesie della celebre Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master.
La programmazione della mostra sarà dal 12 al 27 settembre con i seguenti giorni e orari di apertura:
martedì e giovedì dalle 8.30 alle 20 ; venerdì dalle 8.30 alle 22 e sabato dalle 8.30 alle 13.
L’evento è organizzato in collaborazione con Dreams Creek.
L’ingresso è libero.
Ma non aspettatevi fotografie convenzionali. Vi vedrete piuttosto il torbido fiume Spoon con i boschi che si affacciano sull’acqua tranquilla; i frutteti sulla strada di Siever e il negozio dove veniva venduto lo sciroppo d’acero; la piazza principale della città dove di sono il tribunale, la banca, il municipio, un ristorante, un bar, la chiesa, la farmacia, la bottega dell’ottico e l’orologeria, ma anche il giornale cittadino, un tempo diretto dal Direttore Whedon, uno dei più grandi nemici di Masters; e poi ancora, la scuola nella valle (quella scuola che spesso i ragazzi marinavano per salire di nascosto sui treni) e gli spazi sconfinati che circondano il paese dove sorgono grandi fattorie “bianche come la neve” in cima alle colline o poderi vicino alle strade di polvere, come quello di Aaron Hatfield, sulla strada per Atterbury, dove i ragazzi andavano a raccogliere le nocciole lungo le boscaglie prima della gelata.
E infine il piccolo cimitero sulla collina, dove tutti dormono, proprio tutti, dal malato di cuore Francis Turner alla sua fidanzata Mary, dal suonatore Jones al fondatore della città Washington McNeely.
Un realismo semplice ma colto, quello di Willinghton, che ci accompagna nella realtà di tutti i giorni di un paese da tutti sognato; una realtà di storie quotidiane raccontata dalla sua silenziosa macchina fotografica e nobilitata con il suo stile asciutto ed incisivo che gli permette di presentare ogni situazione nella sua essenza, senza appesantirla con significati superflui.
E tutte le immagini sono raccontate dai testi inediti di Fernanda Pivano che svela, ancora una volta, una Spoon River che solo lei conosce, come i segreti di quegli amori “reali o immaginari che stregano le anime che li accolgono nei loro sogni” o gli Indiani “che sembra di vedere spuntare all’orizzonte con i loro cavalli stregati, le loro armi magiche, la loro irruenza fatale”.
L’incontro tra William Willinghton e Fernanda Pivano.
Poco prima di Natale, passando dall’Italia, William Willinghton aveva voluto rivedere Fernanda Pivano, che era stata la prima a tradurre in Italia l’Antologia di Spoon River nel 1943 e che aveva visitato i luoghi che ispirano l’Antologia nel 1956.
Quella sera William Willinghton le aveva fatto trovare sul tavolo del ristorante dove si erano incontrati, una scatola di fotografie: erano le immagini che William Willinghton aveva scattato qualche mese prima a Spoon River.
E così Fernanda Pivano dopo averle guardate, aveva annotato sulla scatola che conteneva le immagini:”Caro William Willinghton, tu passi la tua vita a ucciderti a forza di sognare” e la stessa notte aveva deciso di scrivere vicino ad ogni immagine “poche parole che le ricordavano le emozioni di quella realtà sognata da adolescente e che quelle fotografie erano ancora capaci di farle sognare.”
Dal viaggio di William Willinghton e dall’incontro con Fernanda Pivano sono nati la grande mostra Spoon River, ciao che dopo essere presentata in Italia sarà esposta in altri 20 paesi, e il libro Spoon River, ciao. Pictures by William Willinghton, words by Fernanda Pivano (Dreams Creek, 2006), che non è il catalogo della mostra “ma un’opera a se stante- dice Willinghton- da leggere e guardare da soli, in silenzio, così come è stato realizzato”.
Un libro di grande formato a tiratura limitata, con una copertina disegnata da Stefano Bozzetta, in omaggio a Fernanda Pivano.
L’Antologia di Spoon River.
Nell’Aprile del 1915, Edgar Lee Masters, avvocato di Chicago con la passione per la poesia, pubblica l’Antologia di Spoon River, un libro composto da 244 poesie, scritte immaginando che le anime del piccolo cimitero di Spoon River (Illinois, USA) parlino e raccontino la propria esistenza di cui ormai è chiaro il significato.
Le poesie di Masters in realtà non erano frutto della fantasia, ma delle proprie esperienze personali; il paese descritto era quello in cui Masters aveva vissuto da ragazzo, e le storie raccontate nelle poesie erano vicende reali dei propri ex concittadini.
Il libro in poco tempo raggiungerà un successo unico diventando un vero Best Seller mondiale e ancora oggi è tra i libri di poesia più venduti al mondo.
L’Antologia di Spoon River in Italia è stata pubblicata da Einaudi nel 1943, nella versione tradotta e curata da Fernanda Pivano, e da allora ne sono state pubblicate oltre sessanta edizioni.
Il racconto del viaggio di William Willinghton non solo alla ricerca di Spoon River (Illinois USA), ma di sé e di una consapevolezza della propria vita interiore, di un amore impossibile, di un’armonia perduta. Giornate trascorse a respirare il silenzio di quei luoghi e straordinari incontri con gli abitanti di Spoon River, in un’esperienza a metà strada tra realtà e immaginazione, guidato dall’anelito per la libertà, per una nuova scoperta, per nuove emozioni.
Le immagini sono raccontate dai testi inediti di Fernanda Pivano che svela, ancora una volta, una Spoon River che solo lei conosce, come i segreti di quegli amori “reali o immaginari che stregano le anime che li accolgono nei loro sogni” o gli Indiani “che sembra di vedere spuntare all’orizzonte con i loro cavalli stregati, le loro armi magiche, la loro irruenza fatale”.
La mostra è anche un libro . Prezioso, di grandi dimensioni a tiratura limitata, a cura di Ernesto Fantozzi , con la direzione artistica di Stefano Bozzetta.
Dall’introduzione del libro Spoon River, ciao:
(…)Resta il fatto che ormai ero lì, in quel paese di circa duemila abitanti, a una cinquantina di miglia a nord di Springfield (IL), a due passi dal fiume Spoon.
E continuavo a pensare che in fondo era stato veramente stupido, prendere, scappare, fuggire alla ricerca di che cosa poi, però ormai ero lì e non ci potevo fare veramente niente, se non trovare quello che cercavo e forse solo allora me ne sarei andato. Sì, ma il problema era appunto che cosa cercavo.
Dopo neanche cinque minuti ero arrivato all’ingresso del cimitero. Non c’ero mai entrato prima, ma quel giorno avevo capito che era arrivato il momento di farlo.
Che strana sensazione mi aveva fatto oltrepassare quel cancello: era come se tutto mi sembrava già visto, già ascoltato, già sognato.
E così, senza neanche rendermi conto, avevo iniziato a camminare su una collina, che poi era “La Collina”, dove “tutti, tutti, dormono, dormono, dormono”.
Anche nel cimitero non c’era nessuno. I prati erano morbidi per la pioggia leggera della mattina, i sentieri erano coperti dalle prime foglie d’autunno e una brezza silenziosa muoveva le cime delle alte querce.
Mentre camminavo tra quelle lapidi disseminate senza un ordine preciso, avevo preso dal cappotto una copia dell’Antologia, nella quale tenevo un biglietto che mi aveva scritto Barbara: “Ho paura. Non lo nego”.(…)
William Willinghton
(…)Da allora erano passati otto anni e sempre poco prima di Natale, William Willinghton era tornato a trovarmi e mi aveva detto che doveva portarmi una sorpresa.
Mi aveva incontrato in un ristorante di Milano e quella sera avevo visto in William Willinghton l’innocenza e l’eleganza dei giovani ignari di corruzione, mossi dalla passione di chi sa di aver scoperto una cosa importante e vuole difenderla chiusa nel suo cuore ma insieme vuole farla conoscere a chi può amarla come lui.
Quella sera, lì al ristorante, mi aveva mostrato le poesie della sua scoperta. Non ero riuscita a restare indifferente: vedere quelle immagini raccontate dalla sua voce trepidante mi aveva immerso ancora una volta nella trepidazione che mi aveva guidato a leggere e a credere in queste storie.
E così quella sera, avevo deciso di scrivere vicino ad ogni immagine poche parole che mi ricordavano le emozioni di quella realtà sognata da adolescente, e che queste fotografie erano ancora capaci di farmi sognare”.
Fernanda Pivano
BIOGRAFIA DI William Willinghton
Nasce nel 1978. Ha vissuto a New York, Londra e Milano.
Si interessa di fotografia dall’età di dodici anni, ma i suoi primi lavori a livello professionale sono del 1993 quando inizia a lavorare per uno studio fotografico come stampatore e fotografo.
Dal 1995 al 2006 collabora come fotoreporter con diverse agenzie fotografiche, per le quali viaggia in Francia, Inghilterra, Italia, Germania, Stati Uniti, India e Brasile.
Negli stessi anni incontra i più importanti fotografi a livello mondiale, dai quali imparerà innanzitutto – dice Willinghton – “che la fotografia non è un lavoro, ma una scelta di vita”.
Si laurea in lettere nel 2002.
Attualmente lavora come fotoreporter indipendente per editori e periodici ed insegna Tecniche del Fotoreportage all’Università di Milano.
Tra le sue opere più recenti pubblicate in Italia, i libri Italian Lovers (2004), An Italian Village (2005), Spoon River, ciao (2006).
Le sue immagini, stampate in una tiratura di soli dieci esemplari, sono conservate da importanti collezioni pubbliche e private.
BIOGRAFIA DI FERNANDA PIVANO
E’ nata a Genova nel 1917. Da adolescente si trasferisce con la famiglia a Torino. Nel 1941 si laurea in Lettere con una tesi in letteratura americana su Moby Dick di Herman Melville. Nel 1943 pubblica per Einaudi la prima traduzione di Spoon River Anthology di Edgar Lee Masters, lavoro che segna l’inizio della carriera letteraria sotto la guida di Cesare Pavese.
Nello stesso anno si laurea in filosofia con Nicola Abbagnano, di cui sarà assistente. Nel 1948, a Cortina, Fernanda Pivano incontra Ernest Hemingway con il quale instaura un intenso rapporto professionale e di amicizia. L’anno successivo Mondadori pubblica la sua traduzione di “Addio alle armi”. Nel 1956 compie il primo viaggio negli Stati Uniti.
Da allora Fernanda Pivano ha contribuito ininterrottamente alla diffusione e alla conoscenza critica degli scrittori contemporanei più significativi d’America in Italia: da quelli del dissenso nero come Richard Wright a quelli del dissenso non violento degli Anni Sessanta (Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroghs, Gregory Corso e Lawrence Ferlinghetti), fino a giovani autori come Jay McInerney, Bret Easton Ellis, David Foster Wallace, Chuck Palahniuk e Jonathan Safran Foer.
Tra le sue opere più importanti pubblicate in Italia: La balena bianca e altri miti (1961), America rossa e nera (1964), L’altra America negli anni Sessanta (1971), Mostri degli anni Venti (1976), Beat Hippie hippie (1977), C’era una volta un beat (1976), Cos’è più la virtù (1986), Amici scrittori (1994), Album Americano (1997), Viaggio Americano (2001), The Beat goes on (2002), I miei amici cantautori (2005), Pagine americane (2005), Ho fatto una pace separata (2006).
La Biblioteca Astense, come ogni anno durante questo periodo, si pone coerentemente con lo spirito che anima la città con proposte culturali di riflessione e di svago presso la propria sede, ad Asti in Corso Alfieri 375
Il primo appuntamento è proprio nella data di inizio della manifestazione, venerdì 12 settembre, giorno dell’apertura ufficiale della mostra fotografica Spoon River, ciao di William Willinghton e Fernanda Pivano, quest’ultima l’ideale fil rouge che lega l’esposizione con il ’68, tema dello scorso festival di letteratura Passepartout, firmato dalla Biblioteca.
William Willinghton è stato a Spoon River (Illinois, USA) e lo ha raccontato in una mostra accompagnata dai testi inediti di Fernanda Pivano, curata dal critico Roberto Mutti e composto da .immagini in bianco e nero,scattate nei veri luoghi descritti nelle poesie della celebre Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master.
La programmazione della mostra sarà dal 12 al 27 settembre con i seguenti giorni e orari di apertura:
martedì e giovedì dalle 8.30 alle 20 ; venerdì dalle 8.30 alle 22 e sabato dalle 8.30 alle 13.
L’evento è organizzato in collaborazione con Dreams Creek.
L’ingresso è libero.
Ma non aspettatevi fotografie convenzionali. Vi vedrete piuttosto il torbido fiume Spoon con i boschi che si affacciano sull’acqua tranquilla; i frutteti sulla strada di Siever e il negozio dove veniva venduto lo sciroppo d’acero; la piazza principale della città dove di sono il tribunale, la banca, il municipio, un ristorante, un bar, la chiesa, la farmacia, la bottega dell’ottico e l’orologeria, ma anche il giornale cittadino, un tempo diretto dal Direttore Whedon, uno dei più grandi nemici di Masters; e poi ancora, la scuola nella valle (quella scuola che spesso i ragazzi marinavano per salire di nascosto sui treni) e gli spazi sconfinati che circondano il paese dove sorgono grandi fattorie “bianche come la neve” in cima alle colline o poderi vicino alle strade di polvere, come quello di Aaron Hatfield, sulla strada per Atterbury, dove i ragazzi andavano a raccogliere le nocciole lungo le boscaglie prima della gelata.
E infine il piccolo cimitero sulla collina, dove tutti dormono, proprio tutti, dal malato di cuore Francis Turner alla sua fidanzata Mary, dal suonatore Jones al fondatore della città Washington McNeely.
Un realismo semplice ma colto, quello di Willinghton, che ci accompagna nella realtà di tutti i giorni di un paese da tutti sognato; una realtà di storie quotidiane raccontata dalla sua silenziosa macchina fotografica e nobilitata con il suo stile asciutto ed incisivo che gli permette di presentare ogni situazione nella sua essenza, senza appesantirla con significati superflui.
E tutte le immagini sono raccontate dai testi inediti di Fernanda Pivano che svela, ancora una volta, una Spoon River che solo lei conosce, come i segreti di quegli amori “reali o immaginari che stregano le anime che li accolgono nei loro sogni” o gli Indiani “che sembra di vedere spuntare all’orizzonte con i loro cavalli stregati, le loro armi magiche, la loro irruenza fatale”.
L’incontro tra William Willinghton e Fernanda Pivano.
Poco prima di Natale, passando dall’Italia, William Willinghton aveva voluto rivedere Fernanda Pivano, che era stata la prima a tradurre in Italia l’Antologia di Spoon River nel 1943 e che aveva visitato i luoghi che ispirano l’Antologia nel 1956.
Quella sera William Willinghton le aveva fatto trovare sul tavolo del ristorante dove si erano incontrati, una scatola di fotografie: erano le immagini che William Willinghton aveva scattato qualche mese prima a Spoon River.
E così Fernanda Pivano dopo averle guardate, aveva annotato sulla scatola che conteneva le immagini:”Caro William Willinghton, tu passi la tua vita a ucciderti a forza di sognare” e la stessa notte aveva deciso di scrivere vicino ad ogni immagine “poche parole che le ricordavano le emozioni di quella realtà sognata da adolescente e che quelle fotografie erano ancora capaci di farle sognare.”
Dal viaggio di William Willinghton e dall’incontro con Fernanda Pivano sono nati la grande mostra Spoon River, ciao che dopo essere presentata in Italia sarà esposta in altri 20 paesi, e il libro Spoon River, ciao. Pictures by William Willinghton, words by Fernanda Pivano (Dreams Creek, 2006), che non è il catalogo della mostra “ma un’opera a se stante- dice Willinghton- da leggere e guardare da soli, in silenzio, così come è stato realizzato”.
Un libro di grande formato a tiratura limitata, con una copertina disegnata da Stefano Bozzetta, in omaggio a Fernanda Pivano.
L’Antologia di Spoon River.
Nell’Aprile del 1915, Edgar Lee Masters, avvocato di Chicago con la passione per la poesia, pubblica l’Antologia di Spoon River, un libro composto da 244 poesie, scritte immaginando che le anime del piccolo cimitero di Spoon River (Illinois, USA) parlino e raccontino la propria esistenza di cui ormai è chiaro il significato.
Le poesie di Masters in realtà non erano frutto della fantasia, ma delle proprie esperienze personali; il paese descritto era quello in cui Masters aveva vissuto da ragazzo, e le storie raccontate nelle poesie erano vicende reali dei propri ex concittadini.
Il libro in poco tempo raggiungerà un successo unico diventando un vero Best Seller mondiale e ancora oggi è tra i libri di poesia più venduti al mondo.
L’Antologia di Spoon River in Italia è stata pubblicata da Einaudi nel 1943, nella versione tradotta e curata da Fernanda Pivano, e da allora ne sono state pubblicate oltre sessanta edizioni.
Il racconto del viaggio di William Willinghton non solo alla ricerca di Spoon River (Illinois USA), ma di sé e di una consapevolezza della propria vita interiore, di un amore impossibile, di un’armonia perduta. Giornate trascorse a respirare il silenzio di quei luoghi e straordinari incontri con gli abitanti di Spoon River, in un’esperienza a metà strada tra realtà e immaginazione, guidato dall’anelito per la libertà, per una nuova scoperta, per nuove emozioni.
Le immagini sono raccontate dai testi inediti di Fernanda Pivano che svela, ancora una volta, una Spoon River che solo lei conosce, come i segreti di quegli amori “reali o immaginari che stregano le anime che li accolgono nei loro sogni” o gli Indiani “che sembra di vedere spuntare all’orizzonte con i loro cavalli stregati, le loro armi magiche, la loro irruenza fatale”.
La mostra è anche un libro . Prezioso, di grandi dimensioni a tiratura limitata, a cura di Ernesto Fantozzi , con la direzione artistica di Stefano Bozzetta.
Dall’introduzione del libro Spoon River, ciao:
(…)Resta il fatto che ormai ero lì, in quel paese di circa duemila abitanti, a una cinquantina di miglia a nord di Springfield (IL), a due passi dal fiume Spoon.
E continuavo a pensare che in fondo era stato veramente stupido, prendere, scappare, fuggire alla ricerca di che cosa poi, però ormai ero lì e non ci potevo fare veramente niente, se non trovare quello che cercavo e forse solo allora me ne sarei andato. Sì, ma il problema era appunto che cosa cercavo.
Dopo neanche cinque minuti ero arrivato all’ingresso del cimitero. Non c’ero mai entrato prima, ma quel giorno avevo capito che era arrivato il momento di farlo.
Che strana sensazione mi aveva fatto oltrepassare quel cancello: era come se tutto mi sembrava già visto, già ascoltato, già sognato.
E così, senza neanche rendermi conto, avevo iniziato a camminare su una collina, che poi era “La Collina”, dove “tutti, tutti, dormono, dormono, dormono”.
Anche nel cimitero non c’era nessuno. I prati erano morbidi per la pioggia leggera della mattina, i sentieri erano coperti dalle prime foglie d’autunno e una brezza silenziosa muoveva le cime delle alte querce.
Mentre camminavo tra quelle lapidi disseminate senza un ordine preciso, avevo preso dal cappotto una copia dell’Antologia, nella quale tenevo un biglietto che mi aveva scritto Barbara: “Ho paura. Non lo nego”.(…)
William Willinghton
(…)Da allora erano passati otto anni e sempre poco prima di Natale, William Willinghton era tornato a trovarmi e mi aveva detto che doveva portarmi una sorpresa.
Mi aveva incontrato in un ristorante di Milano e quella sera avevo visto in William Willinghton l’innocenza e l’eleganza dei giovani ignari di corruzione, mossi dalla passione di chi sa di aver scoperto una cosa importante e vuole difenderla chiusa nel suo cuore ma insieme vuole farla conoscere a chi può amarla come lui.
Quella sera, lì al ristorante, mi aveva mostrato le poesie della sua scoperta. Non ero riuscita a restare indifferente: vedere quelle immagini raccontate dalla sua voce trepidante mi aveva immerso ancora una volta nella trepidazione che mi aveva guidato a leggere e a credere in queste storie.
E così quella sera, avevo deciso di scrivere vicino ad ogni immagine poche parole che mi ricordavano le emozioni di quella realtà sognata da adolescente, e che queste fotografie erano ancora capaci di farmi sognare”.
Fernanda Pivano
BIOGRAFIA DI William Willinghton
Nasce nel 1978. Ha vissuto a New York, Londra e Milano.
Si interessa di fotografia dall’età di dodici anni, ma i suoi primi lavori a livello professionale sono del 1993 quando inizia a lavorare per uno studio fotografico come stampatore e fotografo.
Dal 1995 al 2006 collabora come fotoreporter con diverse agenzie fotografiche, per le quali viaggia in Francia, Inghilterra, Italia, Germania, Stati Uniti, India e Brasile.
Negli stessi anni incontra i più importanti fotografi a livello mondiale, dai quali imparerà innanzitutto – dice Willinghton – “che la fotografia non è un lavoro, ma una scelta di vita”.
Si laurea in lettere nel 2002.
Attualmente lavora come fotoreporter indipendente per editori e periodici ed insegna Tecniche del Fotoreportage all’Università di Milano.
Tra le sue opere più recenti pubblicate in Italia, i libri Italian Lovers (2004), An Italian Village (2005), Spoon River, ciao (2006).
Le sue immagini, stampate in una tiratura di soli dieci esemplari, sono conservate da importanti collezioni pubbliche e private.
BIOGRAFIA DI FERNANDA PIVANO
E’ nata a Genova nel 1917. Da adolescente si trasferisce con la famiglia a Torino. Nel 1941 si laurea in Lettere con una tesi in letteratura americana su Moby Dick di Herman Melville. Nel 1943 pubblica per Einaudi la prima traduzione di Spoon River Anthology di Edgar Lee Masters, lavoro che segna l’inizio della carriera letteraria sotto la guida di Cesare Pavese.
Nello stesso anno si laurea in filosofia con Nicola Abbagnano, di cui sarà assistente. Nel 1948, a Cortina, Fernanda Pivano incontra Ernest Hemingway con il quale instaura un intenso rapporto professionale e di amicizia. L’anno successivo Mondadori pubblica la sua traduzione di “Addio alle armi”. Nel 1956 compie il primo viaggio negli Stati Uniti.
Da allora Fernanda Pivano ha contribuito ininterrottamente alla diffusione e alla conoscenza critica degli scrittori contemporanei più significativi d’America in Italia: da quelli del dissenso nero come Richard Wright a quelli del dissenso non violento degli Anni Sessanta (Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroghs, Gregory Corso e Lawrence Ferlinghetti), fino a giovani autori come Jay McInerney, Bret Easton Ellis, David Foster Wallace, Chuck Palahniuk e Jonathan Safran Foer.
Tra le sue opere più importanti pubblicate in Italia: La balena bianca e altri miti (1961), America rossa e nera (1964), L’altra America negli anni Sessanta (1971), Mostri degli anni Venti (1976), Beat Hippie hippie (1977), C’era una volta un beat (1976), Cos’è più la virtù (1986), Amici scrittori (1994), Album Americano (1997), Viaggio Americano (2001), The Beat goes on (2002), I miei amici cantautori (2005), Pagine americane (2005), Ho fatto una pace separata (2006).
12
settembre 2008
William Willinghton – Spoon River, ciao
Dal 12 al 27 settembre 2008
fotografia
Location
BIBLIOTECA ASTENSE
Asti, Corso Vittorio Alfieri, 375, (Asti)
Asti, Corso Vittorio Alfieri, 375, (Asti)
Orario di apertura
martedì e giovedì dalle 8.30 alle 20 ; venerdì dalle 8.30 alle 22 e sabato dalle 8.30 alle 13
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