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William Xerra – Mento sulla mia verità
Il tema della poesia visiva, che la galleria aveva già affrontato nel 2004 con la mostra dedicata all’artista Mussio Magdalo, è ripreso ed approfondito in questa importante personale dedicata ad un artista che la critica ha definito “esploratore di confini materiali e spirituali”.
Comunicato stampa
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Sabato 15 marzo 2008 alle ore 18.30 presso la Galleria Radium Artis di Reggio Emilia verrà inaugurata, alla presenza dell’artista, la mostra personale di William Xerra dal titolo Mento sulla mia verità.
Il tema della poesia visiva, che la galleria aveva già affrontato nel 2004 con la mostra dedicata all’artista Mussio Magdalo, è ripreso ed approfondito in questa importante personale dedicata ad un artista che la critica ha definito “esploratore di confini materiali e spirituali”.
L’opera di William Xerra è caratterizzata da un insieme di riferimenti che vede nella presenza del frammento, della parola e del segno gli elementi fondamentali di un’originale costruzione dell’impianto pittorico.
La mostra alla Radium Artis presenta una selezione di circa venti opere realizzate a partire dai primi anni Ottanta fino ad oggi e mette in luce i principali aspetti dell’itinerario artistico di Xerra, soffermandosi in particolare su un concetto trasversale alle varie stagioni creative e che, non a caso, dà il titolo alla mostra stessa: ‘mento sulla mia verità’. Cosa è, infatti, la verità? Cosa la menzogna?
L’arte, del resto, e si vede bene in tutta l’opera di questo artista, ha sempre avuto uno statuto ambiguo, nel quale spesso la negazione corrisponde all’autentificazione, la finzione alla verità. Si tratta di un mondo parallelo, intermedio, in cui i ruoli sovente si scambiano acquisendo, così, nuovi significati e molteplici direzioni. La menzogna non assurge a paradigma della realtà, diviene piuttosto strumento capace di esplorare ed andare oltre i confini tradizionali, e il tempo diviene a sua volta linea di confine tra vita e morte. In tutto questo c’è una costante, vitale compenetrazione tra passato e presente.
“Vive” e “io mento” diventano, allora, sigilli ed emblemi di un’avventura, quella pittorica, intesa come privilegiata forma espressiva in grado di contenere in sé realtà ed immaginazione, percezione e menzogna, enigma e verità. Nelle sue opere, tutte contraddistinte da una sottile eleganza e da una raffinata sovrapposizione di diversi elementi, come scrive anche Carlo Arturo Quintavalle “… Xerra cancella sezioni della realtà, pone in rilievo figure secondarie, aspetti marginali per recuperare sezioni del mondo cancellate e rimosse.” Le opere proseguono, così, nel tempo e nel tempo si aggregano, si aggiungono ad altre opere come frammenti, come citazioni dentro un nuovo contesto, ma insieme anche frammenti di una diversa temporalità.
Come ha affermato Aldo Tagliaferri “… Xerra rende plausibile l’ipotesi che la pittura sia profondamente immortale, come i nostri occhi e la nostra capacità di vedere”.
William Xerra
Nato a Firenze nel 1937, si forma al Liceo artistico e all’Accademia di Brera, dove approfondisce le poetiche del segno e della materia, anche in rapporto con l’Informale e, successivamente, con la Pop Art.
Nel 1967, grazie alla frequentazione di poeti ed intellettuali, si avvicina alla poesia visiva, esplorando le poetiche del segno e della materia con un’attenta considerazione per la storia della nostra cultura nei suoi intrecci con l’arte europea e americana.
All’inizio degli anni Settanta si instaura un fruttuoso sodalizio con il critico-teorico del Nouveau Réalisme Pierre Restany che sostiene la sua opera caratterizzata, in quel particolare momento, dall’avvio del ciclo Vive a cui seguiranno, sempre con un sapiente equilibrio tra pittura e scultura, i cicli Malinconia e Mento. Vive rappresenta il leit-motiv della sua opera tra il 1975 e il 1980 come testimoniano le numerose mostre di quegli anni. Nel 1978 partecipa, con un’installazione e un video, alla mostra Venerezia allestita a Palazzo Grassi. Del 1979 è il percorso rituale nei Sassi di Matera, un itinerario che l’artista compie tra le vie della vecchia Matera. I primi anni Ottanta vedono anche un deciso ritorno alla pittura. Nel 1991 partecipa a “Metafora dell’oggetto” al Centro Domus di Milano. Nel 1993 è presente alla XLV Biennale di Venezia e alla Biennale di Chicago presso il Museum of Architecture and Design, nel 2007 alla mostra storica presso il Mart di Rovereto La parola nell’arte del Novecento.
Tra le numerose recenti personali in Italia e all’estero, si ricordano la personale al Centro Cultural Recoleta di Buenos Aires e l’antologica tenuta a Parma nel 2003 presso il salone delle Scuderie in Pilotta, in occasione della sua donazione di opere allo CSAC della locale Università e, nel 2004, la mostra Salire il Golgota presso la sede espositiva di Palazzo Magnani a cura di Sandro Parmiggiani.
Alla base delle sue opere più recenti è l’insieme dei riferimenti più cari all’artista: il frammento, la parola, il suono e il segno, l’architettura che sorregge lo spazio vuoto della superficie.
Il tema della poesia visiva, che la galleria aveva già affrontato nel 2004 con la mostra dedicata all’artista Mussio Magdalo, è ripreso ed approfondito in questa importante personale dedicata ad un artista che la critica ha definito “esploratore di confini materiali e spirituali”.
L’opera di William Xerra è caratterizzata da un insieme di riferimenti che vede nella presenza del frammento, della parola e del segno gli elementi fondamentali di un’originale costruzione dell’impianto pittorico.
La mostra alla Radium Artis presenta una selezione di circa venti opere realizzate a partire dai primi anni Ottanta fino ad oggi e mette in luce i principali aspetti dell’itinerario artistico di Xerra, soffermandosi in particolare su un concetto trasversale alle varie stagioni creative e che, non a caso, dà il titolo alla mostra stessa: ‘mento sulla mia verità’. Cosa è, infatti, la verità? Cosa la menzogna?
L’arte, del resto, e si vede bene in tutta l’opera di questo artista, ha sempre avuto uno statuto ambiguo, nel quale spesso la negazione corrisponde all’autentificazione, la finzione alla verità. Si tratta di un mondo parallelo, intermedio, in cui i ruoli sovente si scambiano acquisendo, così, nuovi significati e molteplici direzioni. La menzogna non assurge a paradigma della realtà, diviene piuttosto strumento capace di esplorare ed andare oltre i confini tradizionali, e il tempo diviene a sua volta linea di confine tra vita e morte. In tutto questo c’è una costante, vitale compenetrazione tra passato e presente.
“Vive” e “io mento” diventano, allora, sigilli ed emblemi di un’avventura, quella pittorica, intesa come privilegiata forma espressiva in grado di contenere in sé realtà ed immaginazione, percezione e menzogna, enigma e verità. Nelle sue opere, tutte contraddistinte da una sottile eleganza e da una raffinata sovrapposizione di diversi elementi, come scrive anche Carlo Arturo Quintavalle “… Xerra cancella sezioni della realtà, pone in rilievo figure secondarie, aspetti marginali per recuperare sezioni del mondo cancellate e rimosse.” Le opere proseguono, così, nel tempo e nel tempo si aggregano, si aggiungono ad altre opere come frammenti, come citazioni dentro un nuovo contesto, ma insieme anche frammenti di una diversa temporalità.
Come ha affermato Aldo Tagliaferri “… Xerra rende plausibile l’ipotesi che la pittura sia profondamente immortale, come i nostri occhi e la nostra capacità di vedere”.
William Xerra
Nato a Firenze nel 1937, si forma al Liceo artistico e all’Accademia di Brera, dove approfondisce le poetiche del segno e della materia, anche in rapporto con l’Informale e, successivamente, con la Pop Art.
Nel 1967, grazie alla frequentazione di poeti ed intellettuali, si avvicina alla poesia visiva, esplorando le poetiche del segno e della materia con un’attenta considerazione per la storia della nostra cultura nei suoi intrecci con l’arte europea e americana.
All’inizio degli anni Settanta si instaura un fruttuoso sodalizio con il critico-teorico del Nouveau Réalisme Pierre Restany che sostiene la sua opera caratterizzata, in quel particolare momento, dall’avvio del ciclo Vive a cui seguiranno, sempre con un sapiente equilibrio tra pittura e scultura, i cicli Malinconia e Mento. Vive rappresenta il leit-motiv della sua opera tra il 1975 e il 1980 come testimoniano le numerose mostre di quegli anni. Nel 1978 partecipa, con un’installazione e un video, alla mostra Venerezia allestita a Palazzo Grassi. Del 1979 è il percorso rituale nei Sassi di Matera, un itinerario che l’artista compie tra le vie della vecchia Matera. I primi anni Ottanta vedono anche un deciso ritorno alla pittura. Nel 1991 partecipa a “Metafora dell’oggetto” al Centro Domus di Milano. Nel 1993 è presente alla XLV Biennale di Venezia e alla Biennale di Chicago presso il Museum of Architecture and Design, nel 2007 alla mostra storica presso il Mart di Rovereto La parola nell’arte del Novecento.
Tra le numerose recenti personali in Italia e all’estero, si ricordano la personale al Centro Cultural Recoleta di Buenos Aires e l’antologica tenuta a Parma nel 2003 presso il salone delle Scuderie in Pilotta, in occasione della sua donazione di opere allo CSAC della locale Università e, nel 2004, la mostra Salire il Golgota presso la sede espositiva di Palazzo Magnani a cura di Sandro Parmiggiani.
Alla base delle sue opere più recenti è l’insieme dei riferimenti più cari all’artista: il frammento, la parola, il suono e il segno, l’architettura che sorregge lo spazio vuoto della superficie.
15
marzo 2008
William Xerra – Mento sulla mia verità
Dal 15 marzo al 27 aprile 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA RADIUM ARTIS
San Martino In Rio, Via Don P. Borghi, 1/a, (Reggio Nell'emilia)
San Martino In Rio, Via Don P. Borghi, 1/a, (Reggio Nell'emilia)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica ore 16.00 - 19.30; sabato, domenica anche 10.00 -12.30
Vernissage
15 Marzo 2008, ore 18.30
Autore