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Willy Ronis – Doni del caso
A 94 anni, Willy Ronis non ha perduto nulla della sua passione per la fotografia. La sua voglia di tramandare non mostra una ruga. Il suo lavoro nemmeno.
Comunicato stampa
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Willy Ronis, 70 anni di scatti
A 94 anni, Willy Ronis non ha perduto nulla della sua passione per la fotografia. La sua voglia di tramandare non mostra una ruga. Il suo lavoro nemmeno. Contemporaneo di Doisneau e Boubat, ha fatto scorrere il suo sguardo attraverso il secolo. Non ha mai inseguito l¹insolito, il mai visto, lo straordinario, ma quello che di più tipico c¹è nella nostra esistenza: la vita quotidiana. Molto semplicemente. Incontrare un personaggio come Ronis, esponente di punta della fotografia Œumanista¹, è risalire indietro nel tempo. Tuffarsi nella storia. Fermarsi per parlare del tempo in cui si aveva del tempo.
Ronis ama ricordare. Con modestia. Come un nonno racconta al suo nipotino una storia. La sua storia. La nostra storia. Sulla sua bocca, il bianco e nero diventa improvvisamente colore. ³Eravamo fra le due guerre. Tutti gli anni si teneva a Parigi la grande esposizione internazionale della fotografia. Lì ho scoperto i lavori dei più grandi artisti. Era tutto diverso dai ritratti che faceva mio padre nel suo studio. E¹ in quel momento che ebbi la rivelazioneŠ Addio ai miei sogni di musicista. Mi sono lanciato, a 26 anni, con la più totale incoscienza.²
³Non ho mai resistito all¹appello delle persone che vivono penosamente del loro lavoro. Ho molto fotografato i movimenti sociali e l¹ambiente operaio. Mi è venuta poco a poco una coscienza politica. Senza dubbio le mie convinzioni trasparivano dalle mie fotografie.²
Ma l¹opera di Ronis non si ferma lì. Possiede cento corde al suo arco.Ha immortalato, da Belleville a Ménilmontant, l¹anima di una Parigi popolare, ormai scomparsa, con i suoi piccoli caffè, le sue feste da fiera, i suoi innamorati. Quanti visi ha potuto catturare in strada, come non potrebbe più fare oggi che il diritto all¹immagine è divenuto così restrittivo per le nuove generazioni di fotografi. ³Bisogna che questo cambi. Altrimenti sarà la morte della foto Œvivante¹, è un duro colpo assestato alla storia del nostro tempo. Ogni volta che fotografiamo qualcuno, dobbiamo chiedergli un¹autorizzazione, tendendogli un modulo da firmare. Attualmente ho molti giovani colleghi che lavorano nell¹autocensura permanente.² Ronis non riesce a ridere quando viene attaccata la libertà d¹espressione. Lui che non ha mai cessato, nella sua intera vita, di pensare e fotografare liberamente.
Testi tratti da due interviste a Willy Ronis di Lionel Cabioch.
Willy Ronis
biografia
³Io non ho mai inseguito l¹insolito, il mai visto, lo straordinario, ma quello che c¹è di più tipico nella nostra esistenza quotidiana, nel luogo in cui mi trovo: ricerca sincera e appassionata delle modeste bellezze della vita ordinaria.²
Willy Ronis è nato a Parigi nel 1910. Studia disegno, violino, armonia, e anche un po¹ di diritto. Riceve la sua prima macchina fotografica a 16 anni e comincia a fotografare Parigi. A 22 anni, sacrificando la sua vocazione per la musica, entra nell¹atelier fotografico di suo padre. Alla morte del padre (1936) diviene reporter-illustratore indipendente. Pubblica sulla rivista Regards i suoi primi reportage sociali.
Nel 1937 acquista la sua prima Rolleiflex. Incontra Capa e David ³Chim² Seymour. La sua prima mostra, ³Neige dans les Vosges² alla Gare de l¹Est di Parigi, è seguita da ³Paris la nuit². Nel 1938 fotografa lo sciopero alla Citroen.
Durante la guerra pratica mestieri di ogni sorta, tra cui la pittura sui gioielli, con Marie-Anne, che sposerà nel 1946.
A partire dal 1945 lavora per la stampa illustrata. Entra all¹agenzia Rapho. Nel 1947 ottiene il Prix Kodak. Lavora su Belleville e Ménilmontant. Nel 1954 pubblica, su questo lavoro, un libro di 96 foto presso Arthaud, con prefazione di Pierre Mac Orlan: avrà tre edizioni, e poi una quarta nel 1999 (presso Hoebecke con un testo di Didier Daeninckx). Il suo biografo Bertrand Eveno scrive in proposito: ³Questo libro culto su un quartiere sconosciuto e molto poco fotografato all¹epoca esprime un¹attenzione al mondo popolare simile a quella del suo amico DoisneauŠ e restituisce la forza grafica di paesaggi urbani unici a Parigi.²
Nel 1957 ottiene la medaglia d¹oro alla Biennale di Venezia.
Nel 1965 partecipa alla mostra ³Six photographs et Paris² al Musée des Arts Décoratifs, con Robert Doisneau, Frasnay, Lattès, Pic e Janine Niepce.
Insegna all¹Idhec, Estienne e Vaugirard. Viaggia nei Paesi dell¹Est: Berlino, Praga, Mosca. Espone ³Images de la Rda² nel 1967-68.
Nel 1972 lascia Parigi per l¹Isle-sur-la-Sorgue (Vaucluse). Insegna ad Avignone, Aix en Provence e Marsiglia. E¹ nominato Président d¹honneur de l¹Association nationale des photographes reporter-illustrateurs dopo Brassai.
Nel 1979 ottiene il Grand Prix des Arts et Lettres pour la Photographie.
Nel 1980 è l¹invitato d¹onore degli undicesimi Rencontres Internationales de la Photographie di Arles. Ottiene il Prix Nadar per il suo album ³Sur le fil du hasard² delle Edizioni Contrejour ed espone alla Galerie du Chateau d¹Eau a Tolosa.
Patrick Barbéris realizza nel 1982 un lungometraggio ³Un voyage de Rose² con Guy le Querrec.
Nel 1983 dona le sue opere allo Stato, con effetto post mortem.
Nel 1985, retrospettiva al Palais de Tokyo. Viene nominato Commandeur dans l¹Ordre des Arts et Lettres. Esce, presso Denoel, ³Mon Paris², con 170 foto.
Tra il 1986 e il 1989, espone a New York, Mosca e Bologna. Patrice Noia gli dedica un documentario-ritratto di 26 minuti: ³Willy Ronis o i regali del caso². E¹ nominato Chevalier de la Légion d¹Honneur.
A partire dal 1990 dodici sue mostre sono allestite in Francia e all¹estero.
Pubblica numerosissimi libri: un Photopoche presso il Centre National de la Photographie; ³Quand je serai grandŠ², Hors Collection; ³Autoportraits² presso Fata Morgana; ³Les sorties du dimanche² presso Nathan; ³Toutes belles² con un testo di Régine Desforges presso Hoebecke; ³Les enfants de Germinal² in collaborazione con Jean Philipe Charbonnier e Robert Doisneau; ³A nous la vie!² con un testo di Didier Daeninckx; ³Vivement Noel²; e, infine, ³La Provence² con un testo di Edmonde Charles Roux.
Diviene membro della celebre Royal Photographic Society di Londra.
Nel 1994 espone ³Mes années 80² all¹Hotel de Sully a Parigi. Nel 1995 ³70 ans de déclics² (1926-1995, 240 foto) al Museum of Modern Art di Oxford; e poi, nel 1996, al Pavillon des Arts di Parigi.
Nel 2001 dedica le sue foto all¹album ³Pour la Liberté de la Presse² di Reporters sans Frontières, con una prefazione di Bertrand Poirot-Delpech.
Pubblica ³Derrière l¹objectif, photos et propos², con testo firmato da lui, presso Hoebecke. E¹ nominato Commandeur de l¹Ordre National du Mérite.
Nel 2002 una retrospettiva di 150 foto è presentata alla Biblioteca municipale di Lione e Phaidon gli dedica un volume della serie ³55².
A 94 anni, Willy Ronis non ha perduto nulla della sua passione per la fotografia. La sua voglia di tramandare non mostra una ruga. Il suo lavoro nemmeno. Contemporaneo di Doisneau e Boubat, ha fatto scorrere il suo sguardo attraverso il secolo. Non ha mai inseguito l¹insolito, il mai visto, lo straordinario, ma quello che di più tipico c¹è nella nostra esistenza: la vita quotidiana. Molto semplicemente. Incontrare un personaggio come Ronis, esponente di punta della fotografia Œumanista¹, è risalire indietro nel tempo. Tuffarsi nella storia. Fermarsi per parlare del tempo in cui si aveva del tempo.
Ronis ama ricordare. Con modestia. Come un nonno racconta al suo nipotino una storia. La sua storia. La nostra storia. Sulla sua bocca, il bianco e nero diventa improvvisamente colore. ³Eravamo fra le due guerre. Tutti gli anni si teneva a Parigi la grande esposizione internazionale della fotografia. Lì ho scoperto i lavori dei più grandi artisti. Era tutto diverso dai ritratti che faceva mio padre nel suo studio. E¹ in quel momento che ebbi la rivelazioneŠ Addio ai miei sogni di musicista. Mi sono lanciato, a 26 anni, con la più totale incoscienza.²
³Non ho mai resistito all¹appello delle persone che vivono penosamente del loro lavoro. Ho molto fotografato i movimenti sociali e l¹ambiente operaio. Mi è venuta poco a poco una coscienza politica. Senza dubbio le mie convinzioni trasparivano dalle mie fotografie.²
Ma l¹opera di Ronis non si ferma lì. Possiede cento corde al suo arco.Ha immortalato, da Belleville a Ménilmontant, l¹anima di una Parigi popolare, ormai scomparsa, con i suoi piccoli caffè, le sue feste da fiera, i suoi innamorati. Quanti visi ha potuto catturare in strada, come non potrebbe più fare oggi che il diritto all¹immagine è divenuto così restrittivo per le nuove generazioni di fotografi. ³Bisogna che questo cambi. Altrimenti sarà la morte della foto Œvivante¹, è un duro colpo assestato alla storia del nostro tempo. Ogni volta che fotografiamo qualcuno, dobbiamo chiedergli un¹autorizzazione, tendendogli un modulo da firmare. Attualmente ho molti giovani colleghi che lavorano nell¹autocensura permanente.² Ronis non riesce a ridere quando viene attaccata la libertà d¹espressione. Lui che non ha mai cessato, nella sua intera vita, di pensare e fotografare liberamente.
Testi tratti da due interviste a Willy Ronis di Lionel Cabioch.
Willy Ronis
biografia
³Io non ho mai inseguito l¹insolito, il mai visto, lo straordinario, ma quello che c¹è di più tipico nella nostra esistenza quotidiana, nel luogo in cui mi trovo: ricerca sincera e appassionata delle modeste bellezze della vita ordinaria.²
Willy Ronis è nato a Parigi nel 1910. Studia disegno, violino, armonia, e anche un po¹ di diritto. Riceve la sua prima macchina fotografica a 16 anni e comincia a fotografare Parigi. A 22 anni, sacrificando la sua vocazione per la musica, entra nell¹atelier fotografico di suo padre. Alla morte del padre (1936) diviene reporter-illustratore indipendente. Pubblica sulla rivista Regards i suoi primi reportage sociali.
Nel 1937 acquista la sua prima Rolleiflex. Incontra Capa e David ³Chim² Seymour. La sua prima mostra, ³Neige dans les Vosges² alla Gare de l¹Est di Parigi, è seguita da ³Paris la nuit². Nel 1938 fotografa lo sciopero alla Citroen.
Durante la guerra pratica mestieri di ogni sorta, tra cui la pittura sui gioielli, con Marie-Anne, che sposerà nel 1946.
A partire dal 1945 lavora per la stampa illustrata. Entra all¹agenzia Rapho. Nel 1947 ottiene il Prix Kodak. Lavora su Belleville e Ménilmontant. Nel 1954 pubblica, su questo lavoro, un libro di 96 foto presso Arthaud, con prefazione di Pierre Mac Orlan: avrà tre edizioni, e poi una quarta nel 1999 (presso Hoebecke con un testo di Didier Daeninckx). Il suo biografo Bertrand Eveno scrive in proposito: ³Questo libro culto su un quartiere sconosciuto e molto poco fotografato all¹epoca esprime un¹attenzione al mondo popolare simile a quella del suo amico DoisneauŠ e restituisce la forza grafica di paesaggi urbani unici a Parigi.²
Nel 1957 ottiene la medaglia d¹oro alla Biennale di Venezia.
Nel 1965 partecipa alla mostra ³Six photographs et Paris² al Musée des Arts Décoratifs, con Robert Doisneau, Frasnay, Lattès, Pic e Janine Niepce.
Insegna all¹Idhec, Estienne e Vaugirard. Viaggia nei Paesi dell¹Est: Berlino, Praga, Mosca. Espone ³Images de la Rda² nel 1967-68.
Nel 1972 lascia Parigi per l¹Isle-sur-la-Sorgue (Vaucluse). Insegna ad Avignone, Aix en Provence e Marsiglia. E¹ nominato Président d¹honneur de l¹Association nationale des photographes reporter-illustrateurs dopo Brassai.
Nel 1979 ottiene il Grand Prix des Arts et Lettres pour la Photographie.
Nel 1980 è l¹invitato d¹onore degli undicesimi Rencontres Internationales de la Photographie di Arles. Ottiene il Prix Nadar per il suo album ³Sur le fil du hasard² delle Edizioni Contrejour ed espone alla Galerie du Chateau d¹Eau a Tolosa.
Patrick Barbéris realizza nel 1982 un lungometraggio ³Un voyage de Rose² con Guy le Querrec.
Nel 1983 dona le sue opere allo Stato, con effetto post mortem.
Nel 1985, retrospettiva al Palais de Tokyo. Viene nominato Commandeur dans l¹Ordre des Arts et Lettres. Esce, presso Denoel, ³Mon Paris², con 170 foto.
Tra il 1986 e il 1989, espone a New York, Mosca e Bologna. Patrice Noia gli dedica un documentario-ritratto di 26 minuti: ³Willy Ronis o i regali del caso². E¹ nominato Chevalier de la Légion d¹Honneur.
A partire dal 1990 dodici sue mostre sono allestite in Francia e all¹estero.
Pubblica numerosissimi libri: un Photopoche presso il Centre National de la Photographie; ³Quand je serai grandŠ², Hors Collection; ³Autoportraits² presso Fata Morgana; ³Les sorties du dimanche² presso Nathan; ³Toutes belles² con un testo di Régine Desforges presso Hoebecke; ³Les enfants de Germinal² in collaborazione con Jean Philipe Charbonnier e Robert Doisneau; ³A nous la vie!² con un testo di Didier Daeninckx; ³Vivement Noel²; e, infine, ³La Provence² con un testo di Edmonde Charles Roux.
Diviene membro della celebre Royal Photographic Society di Londra.
Nel 1994 espone ³Mes années 80² all¹Hotel de Sully a Parigi. Nel 1995 ³70 ans de déclics² (1926-1995, 240 foto) al Museum of Modern Art di Oxford; e poi, nel 1996, al Pavillon des Arts di Parigi.
Nel 2001 dedica le sue foto all¹album ³Pour la Liberté de la Presse² di Reporters sans Frontières, con una prefazione di Bertrand Poirot-Delpech.
Pubblica ³Derrière l¹objectif, photos et propos², con testo firmato da lui, presso Hoebecke. E¹ nominato Commandeur de l¹Ordre National du Mérite.
Nel 2002 una retrospettiva di 150 foto è presentata alla Biblioteca municipale di Lione e Phaidon gli dedica un volume della serie ³55².
25
giugno 2004
Willy Ronis – Doni del caso
Dal 25 giugno al 03 ottobre 2004
fotografia
Location
CENTRO INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIA SCAVI SCALIGERI
Verona, Piazza Francesco Viviani, (Verona)
Verona, Piazza Francesco Viviani, (Verona)
Biglietti
4,10 Eu; ridotto: 2,10 Eu; militari, ragazzi, scolaresche: 1,50 Eu
Orario di apertura
da martedì a domenica : 10.00 -19.00 (la biglietteria chiude alle ore 18,30)
Lunedì chiuso
Vernissage
25 Giugno 2004, ore 18.30