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Wolf Vostell – Berlin Fieber
In mostra tre opere storiche dell’artista tedesco Wolf Vostell incentrate sulla città di Berlino: la serie “Berlin Fieber” (1973) che dà il titolo alla mostra personale, il dé-coll/age “The Fall of the Berlin Wall” (1989-90) e la cartella di grafiche “V40” (Vostell 40 Jahre alt, 1976).
Comunicato stampa
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WeGallery è lieta di annunciare la seconda personale in galleria a Berlino dell’artista tedesco Wolf Vostell (1932 – 1998). La mostra "Berlin Fieber" demarca e prosegue la collaborazione decennale avuta con l’artista, iniziata negli anni Settanta da Gino Di Maggio alla Galleria Multhipla di Milano.
"Berlin Fieber" presenta tre opere storiche di Vostell incentrate sulla città di Berlino, città nella quale l’artista muore durante un viaggio: la serie "Berlin Fieber", che dà il titolo alla mostra, il dé-coll/age "Der Fall der Berliner Mauer" e la cartella di grafiche "V40" edita da Multhipla.
I quattro grandi lavori a parete di "Berlin Fieber", 1973 – partiture dell’happening omonimo tenutosi al Neuer Berliner Kunstverein nello stesso anno – esaminano la capitale dell’allora Repubblica Democratica Tedesca, lacerata dalla guerra e spaccata in due dalla cortina di ferro, in quanto specchio di una realtà sociale intollerante ed in macerie. Quella di Vostell è un’aspra denuncia, presente in tutta la mostra, nei confronti del dibattito politico in atto e ancor più un lamento ferito verso del comportamento umano in momenti di disperazione, di paura, di morte. Vostell affronta la Storia di una nazione e la sua storia di cittadino tedesco attraverso l’uso di materiali industriali, freddi, non artistici, quali elementi per la messa in crisi della società e per una rifondazione antropologica dell’uomo stesso. Le sovrapposizioni che l’artista raggiunge attraverso il processo di miscelare, sovraverniciare e ricoprire la tela dividono l’area del quadro, formando un complesso tessuto di associazioni, concretezza ed evocazione. In "Berlin Fieber" c’è inoltre l’utilizzo di lastre di piombo manipolate, ri-vissute, che coprono e allo stesso tempo svelano immagini crude e dolorose rubate tra i fatti di cronaca dei quotidiani: l’architettura della metropoli, l’erotismo forzato di una donna, la disperazione di un uomo. Le tele-oggetti sono un ritratto della vita, rivelazioni di una condizione di sofferenza e disagio del genere umano, nelle quali non c’è alcuna speranza, ed è l’artista stesso (facendo seguito al suo motto ‘Arte è Vita, Vita è Arte’) ad assumere una posizione scomoda e a gridare contro il mondo contemporaneo.
La forte componente emozionale dei lavori di Vostell si riscontra anche nella tela, incastonata con materiali vari, "Der Fall der Berliner Mauer", parte di una serie più ampia realizzata nel biennio 1989-1990. In questa, alle dense colate di pittura acrilica e al piombo si affiancano diversi elementi plastici, attraverso un montaggio teso a creare un Gesamtkunstwerk: il pesante cemento forma corpi umani quasi irriconoscibili, simbolo di anonimità e assenza di comunicazione; l’objet trouvé della lattina di Coca-Cola diventa critica pregnante al consumismo globale; e dietro il quadro si svela l’occhio del televisore (utilizzato da Vostell fin dalla fine degli anni Cinquanta), mezzo di comunicazione e di (dis)informazione per eccellenza e occhio orwelliano che ci osserva ed osserva le bassezze di noi essere umani, in un mondo post-89 che non celebra la vittoria ma che invece, in assenza di redenzione, continua a perpetrare i medesimi errori. La forte influenza della Storia, in riferimento a quella tedesca, è qui punto di partenza dal reale e dalla sua rappresentazione – grazie alla contaminazione di diversi elementi poli-semantici che superano le due dimensioni dell’opera a favore della sua tridimensionalità – e che passa in secondo piano lasciando spazio a qualcosa di più razionale: la paura.
In mostra, infine, la cartella composta da litografie e serigrafie "V40" (Vostell 40 Jahre alt, 1976): venti dé-coll/age più un diagramma che presentano dure prese di posizione politiche e sociali come processi di de-costruzione, modifica e ri-costruzione. Un lavoro artistico quale rigeneratore della coscienza individuale, quale processo creativo e sociale, in modo che la molteplicità grafica faciliti la presenza di un’arte combattiva nelle aree inusuali all’espressione artistica: aree, esse stesse, di una realtà della quale il lavoro di Vostell si nutre. Dieci di queste sono trasposizioni serigrafiche di litografie provenienti dalla documentazione fotografica di suoi happening ed environment; le restanti dieci sono partiture di happening, alcuni mai realizzati, stampate in dodici colori, a rappresentare i suoi primi venti anni di attività e creazione artistica.
In visione il documentario “Wolf Vostell. Rückblick 1992” per gentile concessione di Mercedes Vostell, Rafael Vostell e David Vostell, © The Wolf Vostell Estate.
---
Davide Di Maggio ha collaborato con Wolf Vostell per diversi anni. Nel 2005 ha ideato e realizzato la personale “dé-coll/age” negli spazi della Galerie Davide Di Maggio in Sophienstraße a Berlino; ha inoltre preso parte all’organizzazione della personale “Requiem Tedesco” (1990) e dell’ampia retrospettiva “Wolf Vostell. Artista europeo” (2010), entrambe presso la Fondazione Mudima di Milano.
EN
WeGallery is pleased to announce the second personal exhibition in its Berlin gallery by the German artist Wolf Vostell (1932 – 1998). The "Berlin Fieber" show celebrates and continues the decennial cooperation with the artist, which began with Gino Di Maggio at the Galleria Multhipla in Milan in the 1970’s.
"Berlin Fieber" presents three historical works by Vostell, centred on the city of Berlin, the city where the artist died during a journey: the "Berlin Fieber" series, from which the exhibition takes its name, the dé-coll/age "Der Fall der Berliner Mauer" and the file of graphics "V40" edited by Multhipla.
The four large works hanging on the wall, which constitute "Berlin Fieber", 1973 – scores from the homonymous happening held at the Neuer Berliner Kunstverein in that same year – examine the capital of the then German Democratic Republic, torn by warfare and split in two parts by the iron curtain, like a mirror for an intolerant social reality in ruins. Vostell’s oeuvre is a bitter indictment, present throughout the show, of the current political debate, and even more a wounded lament for human behaviour in times of desperation, fear and death. Vostell tackles the History of a nation and his own story as German citizen by using cold, industrial, non-artistic materials as elements to distress society and for an anthropological refounding of man himself. The superimpositions that the artist achieves through processes of mixing, over-painting and covering the canvas divide the area of the picture, forming a complex texture of associations, concreteness and evocation. In "Berlin Fieber" he also makes use of manipulated, re-lived lead sheets, which cover and at the same time reveal crude and painful images stolen from the crime section of newspapers: the architecture of metropolis, a woman’s forced eroticism, a man’s desperation. The canvas-objects are a portrait of life, revelations of a condition of suffering and dis-ease of humankind, in which there is no hope, and it is the artist himself who (following his own motto: ‘Art is Life, Life is Art’) takes on the uncomfortable position and shouts against the contemporary world.
The strong emotional component in Vostell’s works is also encountered in "Der Fall der Berliner Mauer", a canvas encrusted with various materials, which is part of a larger series produced between 1989 and 1990. Here, the lead and dense pouring of acrylic paint are accompanied by different plastic elements, through a montage aiming at creating a Gesamtkunstwerk: the heavy concrete forms almost unrecognisable human bodies, symbols of anonymity and absence of communication; the l’objet trouvé of a Coca-Cola can becomes a weighty critique to global consumerism; and from behind the painting the television set is revealed (the same set that Vostell has used since the end of the 1950’s): this is the means of communication and for (dis)information par excellence, as well as an Orwellian eye observing us and human baseness, in a post 1989 world that does not celebrate victory but, instead in the absence of redemption, keeps perpetuating the same errors. History’s strong influence, with reference to German history, here becomes the starting point for the real and its representation, thanks to the contamination with different poly-semantic elements which overcome the work’s two dimensions in favour of its three-dimensionality, and which shifts to the background leaving space for something more rational: fear.
Finally, the exhibition also includes the file of engravings and prints "V40" (Vostell 40 Jahre alt, 1976): twenty dé-coll/age plus a diagram that present harsh political and social positions as processes of de-construction, change and re-construction. A work of art as regenerator of individual conscience, as creative and social process, so that its graphic multiplicity may facilitate the presence of a fighting art in the unusual areas of artistic expression: areas that are themselves part of the reality that nourishes Vostell’s work. Ten of these works are printed engravings from the photographic documentation of Vostell’s happenings and environments; the other ten are the scores of the happenings, some of which were never produced, printed in twelve colours, representing his first twenty years of artistic activity and creation.
The documentary “Wolf Vostell. Rückblick 1992” will be shown, by kind concession by Mercedes Vostell, Rafael Vostell and David Vostell, © The Wolf Vostell Estate.
---
Davide Di Maggio has worked with Wolf Vostell for several years. In 2005 he conceived and produced the personal exhibition “dé-coll/age” at the Galerie Davide Di Maggio in Sophienstraße in Berlin; he has also contributed to the organisation of the personal show “Requiem Tedesco” (1990) and to the ample retrospective “Wolf Vostell. Artista europeo” (2010), both held at Fondazione Mudima in Milan.
"Berlin Fieber" presenta tre opere storiche di Vostell incentrate sulla città di Berlino, città nella quale l’artista muore durante un viaggio: la serie "Berlin Fieber", che dà il titolo alla mostra, il dé-coll/age "Der Fall der Berliner Mauer" e la cartella di grafiche "V40" edita da Multhipla.
I quattro grandi lavori a parete di "Berlin Fieber", 1973 – partiture dell’happening omonimo tenutosi al Neuer Berliner Kunstverein nello stesso anno – esaminano la capitale dell’allora Repubblica Democratica Tedesca, lacerata dalla guerra e spaccata in due dalla cortina di ferro, in quanto specchio di una realtà sociale intollerante ed in macerie. Quella di Vostell è un’aspra denuncia, presente in tutta la mostra, nei confronti del dibattito politico in atto e ancor più un lamento ferito verso del comportamento umano in momenti di disperazione, di paura, di morte. Vostell affronta la Storia di una nazione e la sua storia di cittadino tedesco attraverso l’uso di materiali industriali, freddi, non artistici, quali elementi per la messa in crisi della società e per una rifondazione antropologica dell’uomo stesso. Le sovrapposizioni che l’artista raggiunge attraverso il processo di miscelare, sovraverniciare e ricoprire la tela dividono l’area del quadro, formando un complesso tessuto di associazioni, concretezza ed evocazione. In "Berlin Fieber" c’è inoltre l’utilizzo di lastre di piombo manipolate, ri-vissute, che coprono e allo stesso tempo svelano immagini crude e dolorose rubate tra i fatti di cronaca dei quotidiani: l’architettura della metropoli, l’erotismo forzato di una donna, la disperazione di un uomo. Le tele-oggetti sono un ritratto della vita, rivelazioni di una condizione di sofferenza e disagio del genere umano, nelle quali non c’è alcuna speranza, ed è l’artista stesso (facendo seguito al suo motto ‘Arte è Vita, Vita è Arte’) ad assumere una posizione scomoda e a gridare contro il mondo contemporaneo.
La forte componente emozionale dei lavori di Vostell si riscontra anche nella tela, incastonata con materiali vari, "Der Fall der Berliner Mauer", parte di una serie più ampia realizzata nel biennio 1989-1990. In questa, alle dense colate di pittura acrilica e al piombo si affiancano diversi elementi plastici, attraverso un montaggio teso a creare un Gesamtkunstwerk: il pesante cemento forma corpi umani quasi irriconoscibili, simbolo di anonimità e assenza di comunicazione; l’objet trouvé della lattina di Coca-Cola diventa critica pregnante al consumismo globale; e dietro il quadro si svela l’occhio del televisore (utilizzato da Vostell fin dalla fine degli anni Cinquanta), mezzo di comunicazione e di (dis)informazione per eccellenza e occhio orwelliano che ci osserva ed osserva le bassezze di noi essere umani, in un mondo post-89 che non celebra la vittoria ma che invece, in assenza di redenzione, continua a perpetrare i medesimi errori. La forte influenza della Storia, in riferimento a quella tedesca, è qui punto di partenza dal reale e dalla sua rappresentazione – grazie alla contaminazione di diversi elementi poli-semantici che superano le due dimensioni dell’opera a favore della sua tridimensionalità – e che passa in secondo piano lasciando spazio a qualcosa di più razionale: la paura.
In mostra, infine, la cartella composta da litografie e serigrafie "V40" (Vostell 40 Jahre alt, 1976): venti dé-coll/age più un diagramma che presentano dure prese di posizione politiche e sociali come processi di de-costruzione, modifica e ri-costruzione. Un lavoro artistico quale rigeneratore della coscienza individuale, quale processo creativo e sociale, in modo che la molteplicità grafica faciliti la presenza di un’arte combattiva nelle aree inusuali all’espressione artistica: aree, esse stesse, di una realtà della quale il lavoro di Vostell si nutre. Dieci di queste sono trasposizioni serigrafiche di litografie provenienti dalla documentazione fotografica di suoi happening ed environment; le restanti dieci sono partiture di happening, alcuni mai realizzati, stampate in dodici colori, a rappresentare i suoi primi venti anni di attività e creazione artistica.
In visione il documentario “Wolf Vostell. Rückblick 1992” per gentile concessione di Mercedes Vostell, Rafael Vostell e David Vostell, © The Wolf Vostell Estate.
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Davide Di Maggio ha collaborato con Wolf Vostell per diversi anni. Nel 2005 ha ideato e realizzato la personale “dé-coll/age” negli spazi della Galerie Davide Di Maggio in Sophienstraße a Berlino; ha inoltre preso parte all’organizzazione della personale “Requiem Tedesco” (1990) e dell’ampia retrospettiva “Wolf Vostell. Artista europeo” (2010), entrambe presso la Fondazione Mudima di Milano.
EN
WeGallery is pleased to announce the second personal exhibition in its Berlin gallery by the German artist Wolf Vostell (1932 – 1998). The "Berlin Fieber" show celebrates and continues the decennial cooperation with the artist, which began with Gino Di Maggio at the Galleria Multhipla in Milan in the 1970’s.
"Berlin Fieber" presents three historical works by Vostell, centred on the city of Berlin, the city where the artist died during a journey: the "Berlin Fieber" series, from which the exhibition takes its name, the dé-coll/age "Der Fall der Berliner Mauer" and the file of graphics "V40" edited by Multhipla.
The four large works hanging on the wall, which constitute "Berlin Fieber", 1973 – scores from the homonymous happening held at the Neuer Berliner Kunstverein in that same year – examine the capital of the then German Democratic Republic, torn by warfare and split in two parts by the iron curtain, like a mirror for an intolerant social reality in ruins. Vostell’s oeuvre is a bitter indictment, present throughout the show, of the current political debate, and even more a wounded lament for human behaviour in times of desperation, fear and death. Vostell tackles the History of a nation and his own story as German citizen by using cold, industrial, non-artistic materials as elements to distress society and for an anthropological refounding of man himself. The superimpositions that the artist achieves through processes of mixing, over-painting and covering the canvas divide the area of the picture, forming a complex texture of associations, concreteness and evocation. In "Berlin Fieber" he also makes use of manipulated, re-lived lead sheets, which cover and at the same time reveal crude and painful images stolen from the crime section of newspapers: the architecture of metropolis, a woman’s forced eroticism, a man’s desperation. The canvas-objects are a portrait of life, revelations of a condition of suffering and dis-ease of humankind, in which there is no hope, and it is the artist himself who (following his own motto: ‘Art is Life, Life is Art’) takes on the uncomfortable position and shouts against the contemporary world.
The strong emotional component in Vostell’s works is also encountered in "Der Fall der Berliner Mauer", a canvas encrusted with various materials, which is part of a larger series produced between 1989 and 1990. Here, the lead and dense pouring of acrylic paint are accompanied by different plastic elements, through a montage aiming at creating a Gesamtkunstwerk: the heavy concrete forms almost unrecognisable human bodies, symbols of anonymity and absence of communication; the l’objet trouvé of a Coca-Cola can becomes a weighty critique to global consumerism; and from behind the painting the television set is revealed (the same set that Vostell has used since the end of the 1950’s): this is the means of communication and for (dis)information par excellence, as well as an Orwellian eye observing us and human baseness, in a post 1989 world that does not celebrate victory but, instead in the absence of redemption, keeps perpetuating the same errors. History’s strong influence, with reference to German history, here becomes the starting point for the real and its representation, thanks to the contamination with different poly-semantic elements which overcome the work’s two dimensions in favour of its three-dimensionality, and which shifts to the background leaving space for something more rational: fear.
Finally, the exhibition also includes the file of engravings and prints "V40" (Vostell 40 Jahre alt, 1976): twenty dé-coll/age plus a diagram that present harsh political and social positions as processes of de-construction, change and re-construction. A work of art as regenerator of individual conscience, as creative and social process, so that its graphic multiplicity may facilitate the presence of a fighting art in the unusual areas of artistic expression: areas that are themselves part of the reality that nourishes Vostell’s work. Ten of these works are printed engravings from the photographic documentation of Vostell’s happenings and environments; the other ten are the scores of the happenings, some of which were never produced, printed in twelve colours, representing his first twenty years of artistic activity and creation.
The documentary “Wolf Vostell. Rückblick 1992” will be shown, by kind concession by Mercedes Vostell, Rafael Vostell and David Vostell, © The Wolf Vostell Estate.
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Davide Di Maggio has worked with Wolf Vostell for several years. In 2005 he conceived and produced the personal exhibition “dé-coll/age” at the Galerie Davide Di Maggio in Sophienstraße in Berlin; he has also contributed to the organisation of the personal show “Requiem Tedesco” (1990) and to the ample retrospective “Wolf Vostell. Artista europeo” (2010), both held at Fondazione Mudima in Milan.
10
febbraio 2017
Wolf Vostell – Berlin Fieber
Dal 10 febbraio al primo aprile 2017
arte contemporanea
Location
WE GALLERY
Berlin, Friedrichstrasse, 17, (Berlin)
Berlin, Friedrichstrasse, 17, (Berlin)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 11-18
sabato ore 13-18
Vernissage
10 Febbraio 2017, ore 18
Autore