Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Work in Progress
L’esposizione dei “lavori in corso” dei quindici giovani borsisti ospitati nell’ex convento in cima al Gianicolo. Un appuntamento tradizionale della stagione invernale dell’Accademia.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Reale Accademia di Spagna è lieta di ospitare “Work in progress”, l’esposizione dei “lavori in corso” dei quindici giovani borsisti ospitati nell’ex convento in cima al Gianicolo. Un appuntamento tradizionale della stagione invernale dell’Accademia.
Le opere “in progress”, appunto, segnano l’evoluzione momentanea e non ancora finale dei progetti grazie ai quali i quindici artisti spagnoli in mostra hanno vinto la borsa di studio in Italia. E sono uno specchio fedele e sempre originale della creatività dei giovani artisti iberici.
L’esposizione occuperà l’intero perimetro dell’Accademia per una fruizione totale, a 360 gradi, delle opere d’arte che spaziano dal cinema alla fotografia, dalle arti plastiche alla musica e alla letteratura.
Gli artisti in mostra sono: Amaya Bombín (www.bombin.es), Santiago Morilla (www.santiagomorilla.com), Maria Vallina e Avelino Sala (http://avelinosala.wordpress.com/) per le arti plastiche; Juan Fabuel (www.juanfabuel.com), Francisco Villar (www.franciscovillar.com) e Yolanda del Amo Ozaeta (www.yolandadelamo.com) per la fotografia; José Antonio Flores Soto, Lola Montalvo e Mireira Barnadas Ribas per l’architettura e il restauro; Jose Cabrera Betancort per il cinema, Miguel Ángel Curiel Núñez per la letteratura, Noemí de Haro García critica e storica dell’arte, Nieves Soriano Nieto (http://nievessoriano.blogspot.com/) che si occupa di estetica e museologia, e Jaime Conde-Salazar Pérez (www.continuuumlivearts.com) esperto in arti sceniche.
Si allega la biografia, qualche nota artistica e alcune immagini delle opere dei 15 artisti.
Amaya Bombín
Artista
amayabombin.wordpress.com
www.bombin.es
Laureata in Belle Arti all’Università di Salamanca e Tecnico Superiore in Grafica Pubblicitaria.
Si specializza in illustrazione alla Hertogenbosh School, Olanda. Espone sia a livello nazionale che internazionale e lavora come creativa in studi e agenzie di pubblicità a Madrid e Lisbona.
Negli ultimi anni svolge il proprio lavoro di artista a Madrid.
Il suo progetto, “Invia_SMS_a_Roma”, è un progetto multidisciplinare che cerca di fondere modernità e tradizione in una città piena di questi contrasti.
Sotto il concetto di SMS, e il nuovo acronimo che gli attribuisce, “Shoot Message Service”, crea opere con vari messaggi anonimi per un pubblico anch’esso anonimo. L’unica cosa che si conosce è il canale, anche se si gioca a modificare il supporto.
Le immagini formano poemi visuali materializzati in un rapporto artigiano-digitale, che è una costante nella sua opera. Vengono creati, pertanto, una serie di contrasti tra elementi linguistici ed elementi iconici che fanno pensare, intuire e inventare attraverso immagini nuove, senza nessun riferimento precedente. Così, nel vedere l’opera, lo spettatore non disporrà di alcun punto di riferimento per dargli un significato che non sia la sua propria.
Avelino Sala
Artista
http://avelinosala.wordpress.com/
Avelino Sala è artista, direttore della pubblicazione Sublime arte + cultura contemporanea e co-direttore del gruppo curatoriale Commission. Il suo lavoro l’ha portato a essere uno degli artisti più importanti del panorama odierno, interrogando la realtà culturale e sociale da una prospettiva tardo romantica. La propria opera è stata presentata in varie esposizioni collettive nazionali e internazionali, tra le quali spiccano: Virgil de Voldere gallery, New York (Hostil 2009), Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia (Reencontres Internacionales, 2009), X Biennale dell’Avana, (Comunicacionismos, 2009), A Foundation, Londra (Off the Street, 2009), Insert Coin, Spanish young Art, October Contemporary, (Hong Kong 2009) o Tina B, Biennale di Praga, (Small Reevolutions 2008) o The promised Land (Chelsea Art Museum, 2008). Attualmente è borsista della Real Academia di Spagna in Roma.
La rappresentazione del potere e la sua assimilazione da parte dell’immaginario attuale serve da base teorica per lo sviluppo di tale progetto nella città di Roma, se il monumento fa parte della scena attuale come uno strano ornamento del passato, qualcosa che in un certo qual modo diventa “invisibile”, a Roma assume una strana dimensione, poiché non solo fa parte di un passato inquietante ma che, in tale momento, il fantasma del fascismo ritorna con più forza che mai. Ciò è un pericolo. Un semplice giro, un cambio, fa sì che la prospettiva muti, che generi la speranza.
Francisco Villar
Fotografía
www.franciscovillar.com
In passato:
In verità, nulla si può affermare con certezza circa le immagini di Francisco Villar, neanche il suo – supposto – carattere narrativo e fittizio. Sono davvero racconti fotografici quelli che contempliamo? Lo sono tutti? Non sono alcuni più descrittivi – mettiamola così – che altri che sembrano portare con loro un principio minimo di azione drammatica? Rispondono tutti a una sorta di assaggi in una storia che potrebbe essere unitaria e della quale si sono conservati solamente queste immagini a mò di precari testimoni, dispersi, tanto fugaci come sconnessi, forse persino contraddittori, immagini-relitti riscattati, allora, da un naufragio o da una perdita involontaria o, al contrario, ogni immagine è autonoma, principio e fine di un universo narrativo che non conosceremo mai?
Alberto Ruiz de Samaniego
Nel presente, Roma:
Se chi si mette all’opera vuole prima giudicare se stesso per il risultato, non comincerà mai. Se il risultato raggiunto potrà o meno riempire di gioia il mondo è qualcosa che non si può sapere in anticipo, poiché non otterrà tale consapevolezza finché l’atto non sarà consumato, e, malgrado ciò, non sarà questo a trasformarlo in eroe, ma l’essere stato in grado di iniziare.
Søren Kierkegaard
Jaime Conde-Salazar
jaime.conde@continuumlivearts.com
www.continuuumlivearts.com
Jaime Conde-Salazar è laureato in Storia dell’Arte (Università Complutense di Madrid). Ottenne il suo MA in Performance Studies (New York University) nel 2002 grazie a una borsa MEC-Fullbright. Ha collaborato come critico di danza in riviste come Por la Danza (Madrid), SuzyQ (Madrid), Ballet/Tanz (Berlino), Mouvement (Parigi), Hystrio (Roma) e Obscena (Lisbona). A sua volta, è membro del Consiglio di Redazione della Cairon Revista de Estudios de Danza. Tra il 2003 e il 2006 è stato direttore dell’Aula de Danza Estrella Casero dell’Università di Alcalà. Nel 2009 mise in moto insieme a Marta Muñoz Recarte e Celia Diez Huertas il progetto editoriale CONTINUUM (www.continuumlivearts.com). Al momento collabora come drammaturgo in vari processi creativi e, quando può e ha sufficiente tranquillità, pensa e scrive sulle arti vive.
EVENTO # 0. La caduta
San Paolo cade da cavallo. Il colpo contro il terreno lo fa rinsavire. Apnea-illuminazione. Nizhínski salta dalla finestra de Le Spectre de la Rose (1911). Ma è il povero Fred Herko colui che si schianta contro il suolo di Cornelia Street il 27 ottobre 1964. Il corpo di Santa Cecilia attende la resurrezione mentre si riversa in terra.
Il principio del passo è il colpo contro il terreno. Prima di camminare, sentire il peso. Abbandonarsi alla gravità. Abbandonarsi. Abbandonarsi. Abbandonarsi finché facciano male le ossa. Lasciarsi fare. Lasciare che Lui faccia. “Sia fatta in me la tua volontà” gli dirò quando arriverà. Preoccuparsi esclusivamente di essere pronto. Arriverà. Aspettare finché il corpo faccia male. Aspettare fino a disperare. E nel frattempo, raccontarlo a lei che è già morta. Parlarle alla sorda. Parlarle alla morta. Lei sa già che non serve a nulla resistere: alla fine L’Amato può sempre. Fa sempre sanguinare. Occore solo diventare liquido. Occorre solo essere un peso morto in attesa della resurrezione. Aspettando la visita.
Jose Cabrera Betancort
Cineasta
www.myspace.com/josecabrerabetancort
Jose Cabrera Betancort si muove tra il genere documentaristico e la fiction, con un linguaggio diretto, tipico del cinema digitale. Immagini intense come sguardi, a volte troppo vicine a ciò che si scruta, altre ricercando il distanziamento. La narrativa che accompagna queste immagini senza equilibrio sfiora il diario intimo audiovisivo, rivelandosi come una serie di riflessioni sul quotidiano.
Il suo progetto documentaristico nella RAER si orienta verso la migrazione dei rumeni in Italia dal prisma dello scomparso cinema sociale italiano. La realizzazione di un’opera che s’incastoni nel cinema neorealista italiano con la ‘nouvelle vague’ del cinema rumeno concentra il proprio lavoro nell’Accademia. E’, inoltre, immerso nella scrittura di un lungometraggio di fiction ispirato alla Città Eterna e nel montaggio di un cortometraggio girato a San Francisco (USA).
José Antonio Flores Soto
Arquitecto
José Antonio Flores investiga, nella sua tesi di dottorato dedicata all’analisi delle influenze e dei rapporti nell’architettura colonica in Spagna negli anni del dopoguerra, il delicato lavoro di alcuni giovani architetti che si videro costretti a muovere i primi passi professionali in un paese devastato in seguito alla guerra, in condizioni sociali ed economiche complicate. Un investigazione sulla ricerca di riferimenti nell’architettura popolare come fonte di soluzioni per un’architettura pressata dalla necessità. Lavorando, appena usciti dalla Scuola di Architettura, per un’istituzione del Regime (l’Istituto Nazionale di Colonizzazione) le cui premesse di partenza sono ovviamente vincolate alla propaganda. Il Regime nella veste del redentore del mondo rurale in qualità di garante dei valori squisitamente nazionali.
Successivamente all’ombra dell’idea propagandistica di formare un’immagine della Spagna popolare o un’immagine popolare della Spagna, della genuinità dello spirito nazionali, alcuni di questi giovani architetti (Alejandro de la Sota, José Luís Fernández del Amo, José Antonio Corrales, Antonio Fernández Alba...) sono in grado di adattarsi a una situazione di scarsezza di mezzi e fare di quest’ultima il proprio campo di operazioni. E’ per essi l’unica soluzione per iniziare a lavorare nel campo dell’architettura. In un inizio difficile. In seguito saranno indubbiamente frandi maestri dell’architettura spagnola del XX secolo.
L’architettura colonica permette un esercizio architettonico che, in seguito, non sì è praticamente più ripetuto. Fare una serie di città, di piccoli centri abitati, sorti dal nulla. Elementi, per quanto piccoli, con una netta struttura urbana che permette loro di essere indipendenti. Nuclei abitativi con una struttura chiara, con una concezione unitaria. Successivamente, le operazioni di attuazione nella città sono qualcosa di completamente diverso. Sono operazioni legate alla trasformazione della città esistente, ma non di creazione ex novo di un nucleo urbano dove una stessa persona (l’architetto) definisce tutti i livelli della scala, dalla struttura della trama urbana al dettaglio più piccolo dell’abitazione.
Si dà il caso che in Italia tale fenomeno ha luogo con un grande parallelismo con vent’anni di anticipo. In condizioni sociali ed economiche simili, nasce la professione dell’architetto (la professione regolarizzata) come la risoluzione di una necessità. In tal caso, la necessità di modernizzare il paese, di migliorare le deplorabili condizioni in cui versavano le aree rurali agli inizi del XX secolo. Con la Scuola di Roma, che è la prima creata in Italia a tal scopo, nasce l’architetto con la licenza per risolvere il problema della modernizzazione delle condizioni abitative dell’uomo.
Corrisponde, come avverà successivamente in Spagna, con l’avvento di un Regime totalitario: il Fascismo. Sono molto simili i punti di partenza, avendo la Spagna il chiaro riferimento della precedente esperienza italiana. E, pertanto, è interessante indagare i risultati di entrambe le esperienza per stabilire relazioni.
L' Opera Nazionale per i Combattenti sarà quella incaricata di portare a termine il progetto sociale della rigenerazione dell’agro italiano. Con un progetto che praticamente possiamo qualificare come utopico, come succede in seguito in Spagna con l’Istituto Nazionale di Colonizzazione. La rigenerazione del mondo agrario come la redenzione delle classi più sfavorite, come strumento per industrializzare l’agricoltura. E, anche, perché no, come propaganda politica del Regime
E’ inevitabile stabilire parallelismi perché sono molti i punti in comune in entrambe le esperienze.
Saranno i giovani architetti usciti dalle prime promozioni della Scuola di Roma (attorno ai trent’anni d’età, O. Frezzoti, G. Cancelloti, E. Montuori, L. Piccinato, A. Scalpelli, C. Petruci, L. Tufaroli, E. F. Paolini, R. Silenzi), raggruppati in squadre, a partecipare ai concorsi per la costruzione delle nuove città. Quelle dell’Agro Pontino, probabilmente le più conosciute e, per ciò, che saranno il motivo dello studio che si vuole realizzare a Roma. Latina, Sabaudia, Aprilia, Pontinia e Pomezia. Con una stessa problematica di partenza. Definire il tipo di nucleo urbano, le tipologie architettoniche da impiegare, il dibattito sui riferimenti formali da utilizzare. Un dibattito che tiene da conto la modernità seppur filtrata dal setaccio della forte tradizione architettonica italiana.
Nello sviluppo della tesi di dottorato, è interessante studiare il fenomeno italiano della ONC, la Bonifica Integrale, nel caso dell’Agro Pontino, per stabilire collegamenti di parallelismo. Il dibattito della scelta del tipo di insediamento, il lavoro dell’architetto di fronte alla necessità di creare una piccola città dal nulla, col compito di dotarla di una chiara struttura urbana di volta in volta che si definisca fino all’ultimo dettaglio dell’abitazione. Un analisi della struttura urbana e dei tipi architettonici impiegati. E’ interessante, soprattutto, lo studio del concetto di città ex novo. Il Centro Civico e la trama urbana. Un concetto che viene ovviamente esportato nell’esperienza spagnola, anche se in dimensioni ridotte.
Juan Fabuel
Fotógrafo
www.juanfabuel.com
juan@juanfabuel.com
Il progetto che presento parte dalla sensazione di incompiutezza ed effimericità dei nostri sforzi di fronte a determinate imprese, della convulsità di tale sensazione quando le circostanze ti impediscono di raggiungere un determinato obiettivo. In questo caso il proposito incompiuto appartiene a un’altra persona e l’idea che espongo di seguito si basa sulla mia attuazione per chiudere un’intenzione altrui.
Partendo da quest’idea voglio generare un lavoro fotografico a Roma su determinati luoghi e presentarli come un diario intimo fittizio, come una successione di immagini e annotazioni che denotino l’essenza del viaggio di fronte allo sguardo dello spettatore.
Durante questo periodo di permanenza mi sono concentrato sulla ricerca dei luoghi e nei casuali partecipanti del mio progetto. Cerco di ricreare determinate situazioni che mi permettano di generare i piccoli momenti che sono l’essenza dei ricordo, i quali saranno in seguito congelati nell’installazione di ghiaccio.
Lola Montalvo
Arquitecto
www.lolamontalvo.com
Laureata in Architettura nella Scuola Tecnica Superiore di Architettura di Madrd nel 2004 e Professoressa nella Scuola di Architettura dell’Università di Alcalá de Henares dal 2006. Dedica la propria attività professionale alla Costruzione, Restaurazione, Docenza e Investigazione.
Tra le sue opere costruite spiccano vari Collegi e Istituti nella Comunità di Madrid e un Collegio nella Comunità di Cuyumalca (Cajamarca).
Ha collaborato al Progetto di Francisco Mangado per la Torre único a Puerto Mader (Buenos Aires) e in vari progetti di Restauro Architettonico con Gabriel Ruiz Cabrero, tra le quali spiccano alcuni interventi nella Mezquita di Cordova e un Progetto nella Colegiata de Santillana del Mar.
Il progetto di ricerca che sviluppa a Roma versa sull’Architettura e l’Urbanesim delle Riduzioni Gesuitiche di Paraguay e Bolivia del XVII e XVIII secolo.
A partire dalla documentazione esistente nei vari Archivi di Roma, ha come obiettivo studiare e ridisegnare Tracciati Urbani e Architettura dell’”Impero Gesuitico-Guaranì”, progetto organizzativo e sociale ambizioso e anvaguardista nella tesa America della Colonizzazione e così influente nei modelli politico-economici successivi. Questi insediamenti propongono un modello in grado, da un lato, di mantenere le caratteristiche del tracciato e i modelli unitari generali e, dall’altro, di assumere la specificità di ogni caso e di ogni luogo.
Il progetto intende culminare nella sua Tesi Dottorale e porre le basi per facilitare l’Intervento, il Recupero e il Restauro di tali Missioni.
María Vallina
Artista
vallinamaria@gmail.com
María Vallina si è laureata in Belle Arti nel 2002 all’Università di Madrid e ora sta realizzando un Dottorato nel dipartimento di pittura della stessa università lavoranso alla sua tesi “Incontro al limite tra l’arte e lo spazio scenico”. Ha reazlizzato parte dei suoi studi all’Accademia di Brera a Milano e alla Slade School of Art di Londra.
Ha partecipato a diverse esposizioni in Spagna, Messico, Cuba, Belgio e Italia e ad alcune fiere di arte internazionale a New York, Porto Rico, Madrid.
A Roma sta lavorando sul "paesaggio dei corpi rotti" che questa città accoglie, col quale dipinge la sua storia, la sua vita, cultura, la sua frammentazione. Cerca la plasticità nei resti di qualcosa che un giorno ha voluto essere l'esaltazione della bellezza e oggi sono pezzi rotti, corpi mutilati, visi cancellati. Da qui nasce una riflessione sul limite tra l'umanità e l'animalità che si convertirà in segno pittorico attraverso la ricerca della bellezza crudele, che sia aggressiva e immediata, che sia un grido fatto forma.
Mireia Barnadas Ribas
Restauración Arquitectónica
mireia_barnadas@coac.net
Laureata in Architettura alla Scuola Tecnica Superiore di Architettura di Barcellona dell’Università Politecnica di Catalogna (2001), si è specializzata in Restauro Architettonico attraverso più di quaranta corsi, giornate e seminari monografici (1998-2009); il corso di specializzazione “Restauro architettonico: dall’analisi costruttivo-strutturale alle tecnologie di intervento” impartido dalla Fondazione Politecnica di Catalogna (2002); e i corsi introduttori al programma di dottorato “Costruzione, restauro e riabilitazione architettonica”, impartito dal Dipartimento di Costruzioni Architettoniche I della E.T.S.A.B. della U.P.C. (2003).
In ambito professionale, in seguito all’ottenimento di una borsa di formazione nel Servizio di Patrimonio Architettonico Locale della Deputazione di Barcellona (2001), e incaricata da questa stessa istituzione provinciale, ha collaborato in gruppi di lavoro multidisciplinari per il restauro di vari edifici monumentali, tra cui: il Palacio Güell di Antonio Gaudi (2004-2009), il monastero romanico di Sant Llorenç, in Guardiola de Berguedà (2006-2009) e il chiostro romanico di Santa Maria de l’Estany (2009).
Il progetto in sviluppo a Roma è centrato, fondamentalmente, nell’ampliamento degli studi specialistici con l’obiettivo di approfondire l’intervento architettonico in ambiti archeologici attraverso il “Master Internazionale di II livello: Architettura / Storia / Progetto” impartito dal Dipartimento di Progettazione e Studio dell’Architettura della Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre.
Nieves Soriano Nieto
Filósofa
http://nievessoriano.blogspot.com/
http://nievessorianoart.wordpress.com/
http://delicatemonsters.squarespace.com/
Il lavoro di Nieves Soriano Nieto è incentrato sullo sviluppo teorico della Storia delle Idee di ogni epoca. A tal fine ha lavorato sul pensiero sviluppato attraverso la Letteratura di viaggi e l’arte a essa collegata. Dottoressa in filosofia con la tesi ‘Viaggiatori Romantici verso Oriente: Delacroix, Flaubert e Nerval’ (Università di Murcia, 2007. Pubblicata in Editum, 2009).
A Roma, il suo lavoro si incentra nella visione de diedero i viaggiatori del Grand Tour italiano come fonte della cultura europea. A tal fine studierà il contrasto tra la visione che tali Illustrati manifestavano sul Classicismo e la visione che avevano dei luoghi nei quale appare il mostruoso (Bomarzo e la Villa Palgonia a Bagheria). Attraverso tale contrasto tra il classico e il mostruoso nello sguardo è possibile dedurre le idee di tale epoca. Ciò avrà come risultato la pubblicazione del suo lavoro di ricerca.
D’altra parte, il suo lavoro a Roma si apre a una sfaccettatura artistica. Attraverso la poesia, con la scrittura dei ‘Frammenti romani’, e della pittura, con la sua serie ‘Uccellino ingabbiato’, cercherà di riflettere sul vissuto di un viaggiatore del Grand Tour nel XXI secolo nel proprio contrasto tra la visione del classico e del mostruoso. Ciò condurrà, a sua volta, alla pubblicazione di un libro in stile carnet di viaggio personale.
Noemi de Haro García
Doctora en Historia del Arte
Nel proprio lavoro, Noemi de Haro García analizza la produzione di significati e discorsi attraverso il fatto artistico.
Le interessa specialmente il modo in cui si stabiliscono le relazioni tra arte e società, in che maniera di produce la ricezione l’interpretazione della cultura, come pure il modo in cui si intrecciano la teoria estetica e la pratica artistica.
Nel progetto di ricerca che sta sviluppando a Roma, studia il modello di immagine antifranchista diffusa in Italia a partire dagli anni sessanta.
A tal fine si orienta su vari esempi attraverso quelli che indagano gli usi e le fonti di tali immagini (intese non solo come qualcosa di visivo, ma anche come topoi), i loro usi e le loro fonti, tenendo da conto in special modo la trasformazione delle riflessioni teoriche attorno al “realismo” e al compromesso.
Alcuni dei risultati e dei materiali che ha ottenuto finora si presentano qui attraverso un audiovisivo. Oltre a ciò si raccolgono documenti di congressi e attività scientifiche organizzate ed elaborate da Noemi de Haro García, come pure alcuni dei lavori che ha pubblicato da quando è arrivata nell’Accademia.
Santiago Morilla
Artista visual / Artista urbano
www.santiagomorila.com
Nello sviluppo della propria opera convergono due preoccupazioni fondamentali: da un lato la sperimentazione sul fenomeno dell’ibridazione a un livello formale; dall’altra la ricerca dei limiti allargati dell’arte nell’era dell’informazione, e in concreto sulla continuità tra la pittura murale e i nuovi mezzi interattivi. Il suo particolare universo di esseri misti abita i nuovi supporti di esibizione/comunicazione pubblica e suppongono un costante interrogarsi –una sorta di ibridazione, in ogni caso- dei mezzi di creazione tradizionali.
Durante la sua permanenza a Roma sviuluppa la sua ricerca pittorica “Città Ibrida”: Ibridazione e scenario urbano, un lavoro “site specific” integrato nella Real Academia di Spagna che sarà esposto all’aria aperta (con buona pace della sua illuminazione capricciosa e delle inclemenze climatiche) e che, con la sua parallela esistenza nella pagina web, inizierà la sua nuova vita polimorfa, sempre cangiante, rifondando così la sua esperienza ibrida a seconda dell’indefinito pubblico che la contempli.
Yolanda del Amo Ozaeta
Fotógrafa
www.yolandadelamo.com yolanda.delamo@gmail.com
Il mio progetto fotografico “Arcipelago”, iniziato nel 2004, si estende lungo una successione di isole, separate tra loro da una solitudine propria di ognuna e intimamente collegate dal fatto oggettivo di appartenere allo stesso mondo.
Ogni isola risulta per un numero ridotto di persone, osservate da diversi punti di vista, che tendono a distinguerle come individui particolari. Ma ogni individualità condivide lo spazio con altre individualità, e il rapporto tra di loro finisce per definirsi col doppio paesaggio, interiore ed esteriore, dove si incontrano.
Più in là della dimensione narrativa suggerita dall’inevitabile tensione che presuppone la condivisione di una stessa inquadratura, le isole dell’”Arcipelago” ritraggono anche una serie di spazi distribuiti dalla società; saloni e giardini interni, terrazze e parchi. La costruzione sociale di amplia, riflette e moltiplica nella costruzione fotografica, attraverso un dialogo mutuo; la razza, l’età, il genere, l’ambiente sociale influiscono nello spazio ritratto, che a sua volta trova un significato e il proprio carattere nei tratti propri e differenti di coloro che abitano ogni isola dell’”Arcipelago”.
Durante il mio periodo di studio nell’Accademia di Spagna sto aggiungendo isole all’”Arcipelago” lavorando sui due seguenti concetti della cultura romana: Le organizzazioni sociali – con enfasi speciali nella famiglia – e lo spazio e il suo significato costruito dalla società durante la storia.
Le opere “in progress”, appunto, segnano l’evoluzione momentanea e non ancora finale dei progetti grazie ai quali i quindici artisti spagnoli in mostra hanno vinto la borsa di studio in Italia. E sono uno specchio fedele e sempre originale della creatività dei giovani artisti iberici.
L’esposizione occuperà l’intero perimetro dell’Accademia per una fruizione totale, a 360 gradi, delle opere d’arte che spaziano dal cinema alla fotografia, dalle arti plastiche alla musica e alla letteratura.
Gli artisti in mostra sono: Amaya Bombín (www.bombin.es), Santiago Morilla (www.santiagomorilla.com), Maria Vallina e Avelino Sala (http://avelinosala.wordpress.com/) per le arti plastiche; Juan Fabuel (www.juanfabuel.com), Francisco Villar (www.franciscovillar.com) e Yolanda del Amo Ozaeta (www.yolandadelamo.com) per la fotografia; José Antonio Flores Soto, Lola Montalvo e Mireira Barnadas Ribas per l’architettura e il restauro; Jose Cabrera Betancort per il cinema, Miguel Ángel Curiel Núñez per la letteratura, Noemí de Haro García critica e storica dell’arte, Nieves Soriano Nieto (http://nievessoriano.blogspot.com/) che si occupa di estetica e museologia, e Jaime Conde-Salazar Pérez (www.continuuumlivearts.com) esperto in arti sceniche.
Si allega la biografia, qualche nota artistica e alcune immagini delle opere dei 15 artisti.
Amaya Bombín
Artista
amayabombin.wordpress.com
www.bombin.es
Laureata in Belle Arti all’Università di Salamanca e Tecnico Superiore in Grafica Pubblicitaria.
Si specializza in illustrazione alla Hertogenbosh School, Olanda. Espone sia a livello nazionale che internazionale e lavora come creativa in studi e agenzie di pubblicità a Madrid e Lisbona.
Negli ultimi anni svolge il proprio lavoro di artista a Madrid.
Il suo progetto, “Invia_SMS_a_Roma”, è un progetto multidisciplinare che cerca di fondere modernità e tradizione in una città piena di questi contrasti.
Sotto il concetto di SMS, e il nuovo acronimo che gli attribuisce, “Shoot Message Service”, crea opere con vari messaggi anonimi per un pubblico anch’esso anonimo. L’unica cosa che si conosce è il canale, anche se si gioca a modificare il supporto.
Le immagini formano poemi visuali materializzati in un rapporto artigiano-digitale, che è una costante nella sua opera. Vengono creati, pertanto, una serie di contrasti tra elementi linguistici ed elementi iconici che fanno pensare, intuire e inventare attraverso immagini nuove, senza nessun riferimento precedente. Così, nel vedere l’opera, lo spettatore non disporrà di alcun punto di riferimento per dargli un significato che non sia la sua propria.
Avelino Sala
Artista
http://avelinosala.wordpress.com/
Avelino Sala è artista, direttore della pubblicazione Sublime arte + cultura contemporanea e co-direttore del gruppo curatoriale Commission. Il suo lavoro l’ha portato a essere uno degli artisti più importanti del panorama odierno, interrogando la realtà culturale e sociale da una prospettiva tardo romantica. La propria opera è stata presentata in varie esposizioni collettive nazionali e internazionali, tra le quali spiccano: Virgil de Voldere gallery, New York (Hostil 2009), Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia (Reencontres Internacionales, 2009), X Biennale dell’Avana, (Comunicacionismos, 2009), A Foundation, Londra (Off the Street, 2009), Insert Coin, Spanish young Art, October Contemporary, (Hong Kong 2009) o Tina B, Biennale di Praga, (Small Reevolutions 2008) o The promised Land (Chelsea Art Museum, 2008). Attualmente è borsista della Real Academia di Spagna in Roma.
La rappresentazione del potere e la sua assimilazione da parte dell’immaginario attuale serve da base teorica per lo sviluppo di tale progetto nella città di Roma, se il monumento fa parte della scena attuale come uno strano ornamento del passato, qualcosa che in un certo qual modo diventa “invisibile”, a Roma assume una strana dimensione, poiché non solo fa parte di un passato inquietante ma che, in tale momento, il fantasma del fascismo ritorna con più forza che mai. Ciò è un pericolo. Un semplice giro, un cambio, fa sì che la prospettiva muti, che generi la speranza.
Francisco Villar
Fotografía
www.franciscovillar.com
In passato:
In verità, nulla si può affermare con certezza circa le immagini di Francisco Villar, neanche il suo – supposto – carattere narrativo e fittizio. Sono davvero racconti fotografici quelli che contempliamo? Lo sono tutti? Non sono alcuni più descrittivi – mettiamola così – che altri che sembrano portare con loro un principio minimo di azione drammatica? Rispondono tutti a una sorta di assaggi in una storia che potrebbe essere unitaria e della quale si sono conservati solamente queste immagini a mò di precari testimoni, dispersi, tanto fugaci come sconnessi, forse persino contraddittori, immagini-relitti riscattati, allora, da un naufragio o da una perdita involontaria o, al contrario, ogni immagine è autonoma, principio e fine di un universo narrativo che non conosceremo mai?
Alberto Ruiz de Samaniego
Nel presente, Roma:
Se chi si mette all’opera vuole prima giudicare se stesso per il risultato, non comincerà mai. Se il risultato raggiunto potrà o meno riempire di gioia il mondo è qualcosa che non si può sapere in anticipo, poiché non otterrà tale consapevolezza finché l’atto non sarà consumato, e, malgrado ciò, non sarà questo a trasformarlo in eroe, ma l’essere stato in grado di iniziare.
Søren Kierkegaard
Jaime Conde-Salazar
jaime.conde@continuumlivearts.com
www.continuuumlivearts.com
Jaime Conde-Salazar è laureato in Storia dell’Arte (Università Complutense di Madrid). Ottenne il suo MA in Performance Studies (New York University) nel 2002 grazie a una borsa MEC-Fullbright. Ha collaborato come critico di danza in riviste come Por la Danza (Madrid), SuzyQ (Madrid), Ballet/Tanz (Berlino), Mouvement (Parigi), Hystrio (Roma) e Obscena (Lisbona). A sua volta, è membro del Consiglio di Redazione della Cairon Revista de Estudios de Danza. Tra il 2003 e il 2006 è stato direttore dell’Aula de Danza Estrella Casero dell’Università di Alcalà. Nel 2009 mise in moto insieme a Marta Muñoz Recarte e Celia Diez Huertas il progetto editoriale CONTINUUM (www.continuumlivearts.com). Al momento collabora come drammaturgo in vari processi creativi e, quando può e ha sufficiente tranquillità, pensa e scrive sulle arti vive.
EVENTO # 0. La caduta
San Paolo cade da cavallo. Il colpo contro il terreno lo fa rinsavire. Apnea-illuminazione. Nizhínski salta dalla finestra de Le Spectre de la Rose (1911). Ma è il povero Fred Herko colui che si schianta contro il suolo di Cornelia Street il 27 ottobre 1964. Il corpo di Santa Cecilia attende la resurrezione mentre si riversa in terra.
Il principio del passo è il colpo contro il terreno. Prima di camminare, sentire il peso. Abbandonarsi alla gravità. Abbandonarsi. Abbandonarsi. Abbandonarsi finché facciano male le ossa. Lasciarsi fare. Lasciare che Lui faccia. “Sia fatta in me la tua volontà” gli dirò quando arriverà. Preoccuparsi esclusivamente di essere pronto. Arriverà. Aspettare finché il corpo faccia male. Aspettare fino a disperare. E nel frattempo, raccontarlo a lei che è già morta. Parlarle alla sorda. Parlarle alla morta. Lei sa già che non serve a nulla resistere: alla fine L’Amato può sempre. Fa sempre sanguinare. Occore solo diventare liquido. Occorre solo essere un peso morto in attesa della resurrezione. Aspettando la visita.
Jose Cabrera Betancort
Cineasta
www.myspace.com/josecabrerabetancort
Jose Cabrera Betancort si muove tra il genere documentaristico e la fiction, con un linguaggio diretto, tipico del cinema digitale. Immagini intense come sguardi, a volte troppo vicine a ciò che si scruta, altre ricercando il distanziamento. La narrativa che accompagna queste immagini senza equilibrio sfiora il diario intimo audiovisivo, rivelandosi come una serie di riflessioni sul quotidiano.
Il suo progetto documentaristico nella RAER si orienta verso la migrazione dei rumeni in Italia dal prisma dello scomparso cinema sociale italiano. La realizzazione di un’opera che s’incastoni nel cinema neorealista italiano con la ‘nouvelle vague’ del cinema rumeno concentra il proprio lavoro nell’Accademia. E’, inoltre, immerso nella scrittura di un lungometraggio di fiction ispirato alla Città Eterna e nel montaggio di un cortometraggio girato a San Francisco (USA).
José Antonio Flores Soto
Arquitecto
José Antonio Flores investiga, nella sua tesi di dottorato dedicata all’analisi delle influenze e dei rapporti nell’architettura colonica in Spagna negli anni del dopoguerra, il delicato lavoro di alcuni giovani architetti che si videro costretti a muovere i primi passi professionali in un paese devastato in seguito alla guerra, in condizioni sociali ed economiche complicate. Un investigazione sulla ricerca di riferimenti nell’architettura popolare come fonte di soluzioni per un’architettura pressata dalla necessità. Lavorando, appena usciti dalla Scuola di Architettura, per un’istituzione del Regime (l’Istituto Nazionale di Colonizzazione) le cui premesse di partenza sono ovviamente vincolate alla propaganda. Il Regime nella veste del redentore del mondo rurale in qualità di garante dei valori squisitamente nazionali.
Successivamente all’ombra dell’idea propagandistica di formare un’immagine della Spagna popolare o un’immagine popolare della Spagna, della genuinità dello spirito nazionali, alcuni di questi giovani architetti (Alejandro de la Sota, José Luís Fernández del Amo, José Antonio Corrales, Antonio Fernández Alba...) sono in grado di adattarsi a una situazione di scarsezza di mezzi e fare di quest’ultima il proprio campo di operazioni. E’ per essi l’unica soluzione per iniziare a lavorare nel campo dell’architettura. In un inizio difficile. In seguito saranno indubbiamente frandi maestri dell’architettura spagnola del XX secolo.
L’architettura colonica permette un esercizio architettonico che, in seguito, non sì è praticamente più ripetuto. Fare una serie di città, di piccoli centri abitati, sorti dal nulla. Elementi, per quanto piccoli, con una netta struttura urbana che permette loro di essere indipendenti. Nuclei abitativi con una struttura chiara, con una concezione unitaria. Successivamente, le operazioni di attuazione nella città sono qualcosa di completamente diverso. Sono operazioni legate alla trasformazione della città esistente, ma non di creazione ex novo di un nucleo urbano dove una stessa persona (l’architetto) definisce tutti i livelli della scala, dalla struttura della trama urbana al dettaglio più piccolo dell’abitazione.
Si dà il caso che in Italia tale fenomeno ha luogo con un grande parallelismo con vent’anni di anticipo. In condizioni sociali ed economiche simili, nasce la professione dell’architetto (la professione regolarizzata) come la risoluzione di una necessità. In tal caso, la necessità di modernizzare il paese, di migliorare le deplorabili condizioni in cui versavano le aree rurali agli inizi del XX secolo. Con la Scuola di Roma, che è la prima creata in Italia a tal scopo, nasce l’architetto con la licenza per risolvere il problema della modernizzazione delle condizioni abitative dell’uomo.
Corrisponde, come avverà successivamente in Spagna, con l’avvento di un Regime totalitario: il Fascismo. Sono molto simili i punti di partenza, avendo la Spagna il chiaro riferimento della precedente esperienza italiana. E, pertanto, è interessante indagare i risultati di entrambe le esperienza per stabilire relazioni.
L' Opera Nazionale per i Combattenti sarà quella incaricata di portare a termine il progetto sociale della rigenerazione dell’agro italiano. Con un progetto che praticamente possiamo qualificare come utopico, come succede in seguito in Spagna con l’Istituto Nazionale di Colonizzazione. La rigenerazione del mondo agrario come la redenzione delle classi più sfavorite, come strumento per industrializzare l’agricoltura. E, anche, perché no, come propaganda politica del Regime
E’ inevitabile stabilire parallelismi perché sono molti i punti in comune in entrambe le esperienze.
Saranno i giovani architetti usciti dalle prime promozioni della Scuola di Roma (attorno ai trent’anni d’età, O. Frezzoti, G. Cancelloti, E. Montuori, L. Piccinato, A. Scalpelli, C. Petruci, L. Tufaroli, E. F. Paolini, R. Silenzi), raggruppati in squadre, a partecipare ai concorsi per la costruzione delle nuove città. Quelle dell’Agro Pontino, probabilmente le più conosciute e, per ciò, che saranno il motivo dello studio che si vuole realizzare a Roma. Latina, Sabaudia, Aprilia, Pontinia e Pomezia. Con una stessa problematica di partenza. Definire il tipo di nucleo urbano, le tipologie architettoniche da impiegare, il dibattito sui riferimenti formali da utilizzare. Un dibattito che tiene da conto la modernità seppur filtrata dal setaccio della forte tradizione architettonica italiana.
Nello sviluppo della tesi di dottorato, è interessante studiare il fenomeno italiano della ONC, la Bonifica Integrale, nel caso dell’Agro Pontino, per stabilire collegamenti di parallelismo. Il dibattito della scelta del tipo di insediamento, il lavoro dell’architetto di fronte alla necessità di creare una piccola città dal nulla, col compito di dotarla di una chiara struttura urbana di volta in volta che si definisca fino all’ultimo dettaglio dell’abitazione. Un analisi della struttura urbana e dei tipi architettonici impiegati. E’ interessante, soprattutto, lo studio del concetto di città ex novo. Il Centro Civico e la trama urbana. Un concetto che viene ovviamente esportato nell’esperienza spagnola, anche se in dimensioni ridotte.
Juan Fabuel
Fotógrafo
www.juanfabuel.com
juan@juanfabuel.com
Il progetto che presento parte dalla sensazione di incompiutezza ed effimericità dei nostri sforzi di fronte a determinate imprese, della convulsità di tale sensazione quando le circostanze ti impediscono di raggiungere un determinato obiettivo. In questo caso il proposito incompiuto appartiene a un’altra persona e l’idea che espongo di seguito si basa sulla mia attuazione per chiudere un’intenzione altrui.
Partendo da quest’idea voglio generare un lavoro fotografico a Roma su determinati luoghi e presentarli come un diario intimo fittizio, come una successione di immagini e annotazioni che denotino l’essenza del viaggio di fronte allo sguardo dello spettatore.
Durante questo periodo di permanenza mi sono concentrato sulla ricerca dei luoghi e nei casuali partecipanti del mio progetto. Cerco di ricreare determinate situazioni che mi permettano di generare i piccoli momenti che sono l’essenza dei ricordo, i quali saranno in seguito congelati nell’installazione di ghiaccio.
Lola Montalvo
Arquitecto
www.lolamontalvo.com
Laureata in Architettura nella Scuola Tecnica Superiore di Architettura di Madrd nel 2004 e Professoressa nella Scuola di Architettura dell’Università di Alcalá de Henares dal 2006. Dedica la propria attività professionale alla Costruzione, Restaurazione, Docenza e Investigazione.
Tra le sue opere costruite spiccano vari Collegi e Istituti nella Comunità di Madrid e un Collegio nella Comunità di Cuyumalca (Cajamarca).
Ha collaborato al Progetto di Francisco Mangado per la Torre único a Puerto Mader (Buenos Aires) e in vari progetti di Restauro Architettonico con Gabriel Ruiz Cabrero, tra le quali spiccano alcuni interventi nella Mezquita di Cordova e un Progetto nella Colegiata de Santillana del Mar.
Il progetto di ricerca che sviluppa a Roma versa sull’Architettura e l’Urbanesim delle Riduzioni Gesuitiche di Paraguay e Bolivia del XVII e XVIII secolo.
A partire dalla documentazione esistente nei vari Archivi di Roma, ha come obiettivo studiare e ridisegnare Tracciati Urbani e Architettura dell’”Impero Gesuitico-Guaranì”, progetto organizzativo e sociale ambizioso e anvaguardista nella tesa America della Colonizzazione e così influente nei modelli politico-economici successivi. Questi insediamenti propongono un modello in grado, da un lato, di mantenere le caratteristiche del tracciato e i modelli unitari generali e, dall’altro, di assumere la specificità di ogni caso e di ogni luogo.
Il progetto intende culminare nella sua Tesi Dottorale e porre le basi per facilitare l’Intervento, il Recupero e il Restauro di tali Missioni.
María Vallina
Artista
vallinamaria@gmail.com
María Vallina si è laureata in Belle Arti nel 2002 all’Università di Madrid e ora sta realizzando un Dottorato nel dipartimento di pittura della stessa università lavoranso alla sua tesi “Incontro al limite tra l’arte e lo spazio scenico”. Ha reazlizzato parte dei suoi studi all’Accademia di Brera a Milano e alla Slade School of Art di Londra.
Ha partecipato a diverse esposizioni in Spagna, Messico, Cuba, Belgio e Italia e ad alcune fiere di arte internazionale a New York, Porto Rico, Madrid.
A Roma sta lavorando sul "paesaggio dei corpi rotti" che questa città accoglie, col quale dipinge la sua storia, la sua vita, cultura, la sua frammentazione. Cerca la plasticità nei resti di qualcosa che un giorno ha voluto essere l'esaltazione della bellezza e oggi sono pezzi rotti, corpi mutilati, visi cancellati. Da qui nasce una riflessione sul limite tra l'umanità e l'animalità che si convertirà in segno pittorico attraverso la ricerca della bellezza crudele, che sia aggressiva e immediata, che sia un grido fatto forma.
Mireia Barnadas Ribas
Restauración Arquitectónica
mireia_barnadas@coac.net
Laureata in Architettura alla Scuola Tecnica Superiore di Architettura di Barcellona dell’Università Politecnica di Catalogna (2001), si è specializzata in Restauro Architettonico attraverso più di quaranta corsi, giornate e seminari monografici (1998-2009); il corso di specializzazione “Restauro architettonico: dall’analisi costruttivo-strutturale alle tecnologie di intervento” impartido dalla Fondazione Politecnica di Catalogna (2002); e i corsi introduttori al programma di dottorato “Costruzione, restauro e riabilitazione architettonica”, impartito dal Dipartimento di Costruzioni Architettoniche I della E.T.S.A.B. della U.P.C. (2003).
In ambito professionale, in seguito all’ottenimento di una borsa di formazione nel Servizio di Patrimonio Architettonico Locale della Deputazione di Barcellona (2001), e incaricata da questa stessa istituzione provinciale, ha collaborato in gruppi di lavoro multidisciplinari per il restauro di vari edifici monumentali, tra cui: il Palacio Güell di Antonio Gaudi (2004-2009), il monastero romanico di Sant Llorenç, in Guardiola de Berguedà (2006-2009) e il chiostro romanico di Santa Maria de l’Estany (2009).
Il progetto in sviluppo a Roma è centrato, fondamentalmente, nell’ampliamento degli studi specialistici con l’obiettivo di approfondire l’intervento architettonico in ambiti archeologici attraverso il “Master Internazionale di II livello: Architettura / Storia / Progetto” impartito dal Dipartimento di Progettazione e Studio dell’Architettura della Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre.
Nieves Soriano Nieto
Filósofa
http://nievessoriano.blogspot.com/
http://nievessorianoart.wordpress.com/
http://delicatemonsters.squarespace.com/
Il lavoro di Nieves Soriano Nieto è incentrato sullo sviluppo teorico della Storia delle Idee di ogni epoca. A tal fine ha lavorato sul pensiero sviluppato attraverso la Letteratura di viaggi e l’arte a essa collegata. Dottoressa in filosofia con la tesi ‘Viaggiatori Romantici verso Oriente: Delacroix, Flaubert e Nerval’ (Università di Murcia, 2007. Pubblicata in Editum, 2009).
A Roma, il suo lavoro si incentra nella visione de diedero i viaggiatori del Grand Tour italiano come fonte della cultura europea. A tal fine studierà il contrasto tra la visione che tali Illustrati manifestavano sul Classicismo e la visione che avevano dei luoghi nei quale appare il mostruoso (Bomarzo e la Villa Palgonia a Bagheria). Attraverso tale contrasto tra il classico e il mostruoso nello sguardo è possibile dedurre le idee di tale epoca. Ciò avrà come risultato la pubblicazione del suo lavoro di ricerca.
D’altra parte, il suo lavoro a Roma si apre a una sfaccettatura artistica. Attraverso la poesia, con la scrittura dei ‘Frammenti romani’, e della pittura, con la sua serie ‘Uccellino ingabbiato’, cercherà di riflettere sul vissuto di un viaggiatore del Grand Tour nel XXI secolo nel proprio contrasto tra la visione del classico e del mostruoso. Ciò condurrà, a sua volta, alla pubblicazione di un libro in stile carnet di viaggio personale.
Noemi de Haro García
Doctora en Historia del Arte
Nel proprio lavoro, Noemi de Haro García analizza la produzione di significati e discorsi attraverso il fatto artistico.
Le interessa specialmente il modo in cui si stabiliscono le relazioni tra arte e società, in che maniera di produce la ricezione l’interpretazione della cultura, come pure il modo in cui si intrecciano la teoria estetica e la pratica artistica.
Nel progetto di ricerca che sta sviluppando a Roma, studia il modello di immagine antifranchista diffusa in Italia a partire dagli anni sessanta.
A tal fine si orienta su vari esempi attraverso quelli che indagano gli usi e le fonti di tali immagini (intese non solo come qualcosa di visivo, ma anche come topoi), i loro usi e le loro fonti, tenendo da conto in special modo la trasformazione delle riflessioni teoriche attorno al “realismo” e al compromesso.
Alcuni dei risultati e dei materiali che ha ottenuto finora si presentano qui attraverso un audiovisivo. Oltre a ciò si raccolgono documenti di congressi e attività scientifiche organizzate ed elaborate da Noemi de Haro García, come pure alcuni dei lavori che ha pubblicato da quando è arrivata nell’Accademia.
Santiago Morilla
Artista visual / Artista urbano
www.santiagomorila.com
Nello sviluppo della propria opera convergono due preoccupazioni fondamentali: da un lato la sperimentazione sul fenomeno dell’ibridazione a un livello formale; dall’altra la ricerca dei limiti allargati dell’arte nell’era dell’informazione, e in concreto sulla continuità tra la pittura murale e i nuovi mezzi interattivi. Il suo particolare universo di esseri misti abita i nuovi supporti di esibizione/comunicazione pubblica e suppongono un costante interrogarsi –una sorta di ibridazione, in ogni caso- dei mezzi di creazione tradizionali.
Durante la sua permanenza a Roma sviuluppa la sua ricerca pittorica “Città Ibrida”: Ibridazione e scenario urbano, un lavoro “site specific” integrato nella Real Academia di Spagna che sarà esposto all’aria aperta (con buona pace della sua illuminazione capricciosa e delle inclemenze climatiche) e che, con la sua parallela esistenza nella pagina web, inizierà la sua nuova vita polimorfa, sempre cangiante, rifondando così la sua esperienza ibrida a seconda dell’indefinito pubblico che la contempli.
Yolanda del Amo Ozaeta
Fotógrafa
www.yolandadelamo.com yolanda.delamo@gmail.com
Il mio progetto fotografico “Arcipelago”, iniziato nel 2004, si estende lungo una successione di isole, separate tra loro da una solitudine propria di ognuna e intimamente collegate dal fatto oggettivo di appartenere allo stesso mondo.
Ogni isola risulta per un numero ridotto di persone, osservate da diversi punti di vista, che tendono a distinguerle come individui particolari. Ma ogni individualità condivide lo spazio con altre individualità, e il rapporto tra di loro finisce per definirsi col doppio paesaggio, interiore ed esteriore, dove si incontrano.
Più in là della dimensione narrativa suggerita dall’inevitabile tensione che presuppone la condivisione di una stessa inquadratura, le isole dell’”Arcipelago” ritraggono anche una serie di spazi distribuiti dalla società; saloni e giardini interni, terrazze e parchi. La costruzione sociale di amplia, riflette e moltiplica nella costruzione fotografica, attraverso un dialogo mutuo; la razza, l’età, il genere, l’ambiente sociale influiscono nello spazio ritratto, che a sua volta trova un significato e il proprio carattere nei tratti propri e differenti di coloro che abitano ogni isola dell’”Arcipelago”.
Durante il mio periodo di studio nell’Accademia di Spagna sto aggiungendo isole all’”Arcipelago” lavorando sui due seguenti concetti della cultura romana: Le organizzazioni sociali – con enfasi speciali nella famiglia – e lo spazio e il suo significato costruito dalla società durante la storia.
02
febbraio 2010
Work in Progress
Dal 02 al 13 febbraio 2010
arte contemporanea
Location
REAL ACADEMIA DE ESPANA – ACCADEMIA REALE DI SPAGNA
Roma, Via Di San Pietro In Montorio, 3, (Roma)
Roma, Via Di San Pietro In Montorio, 3, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica. Orario 10.00-13.00 e 16.00-19.00 Lunedì chiuso
Vernissage
2 Febbraio 2010, ore 18.30
Autore