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World Breakers Drodesera XXXVI – festival di arti performative
Non esiste un luogo immutato e immutabile perché inevitabilmente, prima o poi, qualcosa accade: la realtà rompe i confini del microcosmo che hai recintato e tutto assume un’altra forma.Dal 22 al 30 luglio, torna l’atteso appuntamento a Centrale FIES a Dro con performance, danza, teatro e arti visive
Comunicato stampa
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Non esiste un luogo immutato e immutabile perché inevitabilmente, prima o poi, qualcosa accade: la realtà rompe i confini del microcosmo che hai recintato e tutto assume un’altra forma. Nella 36esima edizione del festival di arti performative DRODESERA, emerge un fil rouge tanto potente quanto complesso e sfaccettato: mondi “ideali” o semplicemente affini o necessari a chi li ha creati e l’inevitabile mutazione dello stadio originario che può avvenire anche per il più delicato battito d’ali. Dal 22 al 30 luglio, torna l'atteso appuntamento a Centrale FIES a Dro con performance, danza, teatro e arti visive internazionali, per costruire assieme il tema di quest'anno: WORLD BREAKERS.
La creazione di mondi/microcosmi, ecosistemi fallibili fatti su misura, spesso può subire mutazioni proprio per via della loro documentazione, come nel lavoro di Berlin (“Zvizdal”/prima nazionale) in cui una coppia di amanti non lascia che l’incidente nucleare dell’86 avvenuto nella loro città, il disastro di Chernobyl, cambi la loro vita, per poi ritrovarsi a distanza di 20 anni protagonisti di un documentario che, inevitabilmente, lascia riaffiorare le conseguenze di un passato finora eliso. Poiché qualsiasi cosa fisica è modificabile nel tempo, a determinarne la variazione può essere la misurazione stessa, come indagato nella lecture di Giacomo Raffaelli (“Under Specified Conditions”/prima nazionale) che esplora il concetto di calibrazione in quei prototipi di misurazione che stanno diventando obsoleti.
E se oggi il messaggio fosse in una snowball sotto i nostri occhi, piuttosto che in una bottiglia lasciata in mare aperto? Se fosse nelle pieghe dei mondi che costruiamo, più che comunicato attraverso una scritta sui muri? In questo caso il messaggio non sarebbe più il mezzo, ma il luogo con le sue regole, la storia, le narrazioni e gli equilibri.
Le opere in scena a WORLD BREAKERS mostrano il momento in cui qualcosa si infrange: una signora in bicicletta irrompe nel paradiso artificiale e casuale di una band metal (Philippe Quesne* “La Mèlancolie des Dragons”/prima nazionale); l’orrore e la violenza più efferata entrano in classe durante l’esame di maturità (Anagoor “Socrate il sopravvissuto”); la bolla familiare fatta di casa, luoghi conosciuti, lingua madre e cultura, scoppia per una malattia che costringe il confronto con un altro mondo, regolato dal linguaggio medico (Mohamed El Khatib* “A beautiful ending”/prima nazionale).
E ancora: l’universo della musica alpina stravolto da un gruppo di danzatori (Simon Mayer/Kopf Hoch “Sons of Sissy”/prima nazionale) o il biotopo delle Marocche percorso da un pubblico guidato da un artista che ne cambia i punti di riferimento, la mappatura e l’attraversamento (Andreco “The Rock Slide and the Woods”/prima nazionale).
Ecco che WORLD BREAKERS non è sempre un sostantivo, spesso è un’azione, non sempre violenta né sempre voluta. “World” cambia accezione positiva o negativa mutando semplicemente punto di vista, piano, o paradigma: se Sotterraneo porta in scena una riflessione cinica e intelligente sul post-umano (“Postcards from the future”/prima nazionale) e Vanja Smiljanić presenta il secondo studio sulla setta religiosa dei Cosmic People e le Cybernetic War (“Waves of Worship (wow)”/prima nazionale), Francesca Pennini/CollettivO CineticO mostra al pubblico un piccolo e delicatissimo manuale di movimenti mutuati da un quadernetto di lei bambina, sovrapponendo poeticamente spazi temporali e senso (“10 Miniballetti”), per poi fare riscoprire il corpo umano come tessuto di terminazioni nervose, collettore di dimensioni cosmiche antiche e, allo stesso tempo, appena inventate (“La Casa di Pietra del Fratello Maggiore”/prima nazionale).
Questo continuo creare, ricreare e proteggere mondi autonomi di riferimento, veri e propri fenomeni di significazione, è la chiave di lettura di una programmazione sempre più eterogenea: Il Goalball, gioco di squadra praticato da atleti affetti da disabilità visive, è un mondo con regole adattate alle particolarità dei suoi giocatori. Ma cosa accade quando viene svelato nella sua ritualità a una platea non sportiva, in un contesto/luogo diverso dal suo habitat naturale? (Alessandro Sciarroni “Aurora”); com’è possibile costruire la propria biografia quando i ricordi sono come immagini fisse, senza rimandi al passato? (Rabih Mroué “Riding on a cloud”/prima nazionale); cosa prova lo spettatore che entra in un universo parallelo e distopico, atto a potenziare i meccanismi del desiderio attraverso un lavoro sul trademark del relax, quando si rende conto di aver rotto la bolla artificiale di perfezione unicamente con la propria, imperfetta, presenza? (Mara Cassiani “ED3N TEMPLE”/prima nazionale).
È in questo contesto che il festival decide di creare ed esplorare mondi diversi dalla programmazione più classica: da lunedì 25 a mercoledì 27 luglio, la quarta edizione di LIVE WORKS Performance Act Award, la piattaforma dedicata unicamente alla performance art – costituita da The Free School of Performance, residenze e premio finale – che fin dal principio ha riflettuto sul concetto di “World Breakers”. Live Works descrive la pratica della performance art come “un’azione reale che modifica il reale”. Il format insiste nel suo ruolo istituzionale che vede uno dei festival di arti performative più longevi di Italia dedicarsi alla produzione e promozione di progetti che non hanno un circuito professionale predefinito. Nove artisti accederanno al contest dopo una free school estiva, mostrando al pubblico lavori inediti accompagnati dalle opere di guest performer del calibro di Nástio Mosquito, Pauline Curnier Jardin* e Guido Van Der Werve.
Dal 28 al 30 luglio arrivano a Drodesera HELICOTREMA Recorded Audio Festival e il Lab ART, DATA AND ACTIVISM: il festival dell'audio registrato – curato da Blauer Hase e Giulia Morucchio – presenta alcuni ascolti dedicati a ciò che resta a livello sonoro dell’atto performativo, mentre il laboratorio – il 3° appuntamento del progetto europeo Urban Heat – mette a confronto 15 artisti internazionali per provare a rispondere alla domanda: “Come pensare alla relazione tra montagne, fiumi e biodiversità da un punto di vista non antropocentrico?”. Tre giorni di ricerca partecipata e collaborativa, sviluppata attraverso esperienze e pratiche che si collocano tra arte, geografia culturale e attivismo, con l'aiuto di diversi ospiti internazionali specificatamente invitati, tra cui Ursula Biemann. L'approccio a questo tipo di relazione tra umano e ambiente si articola costantemente nei progetti e nelle pratiche che coinvolgono diversi ambiti di ricerca tra studi umanistici e sociologici, cultura, arte, teorie del conflitto e diverse discipline scientifiche.
L’immagine creata da Centrale Fies con DEAD MEAT – il collettivo modenese di fashion design, che basa le sue creazioni su filosofia, semiotica, web e contemporaneità – crea un manifesto corale e splittato in tre immagini in cui vengono disegnati mondi in attesa di qualcosa o qualcuno che ne cambierà gli equilibri. Il sodalizio con DEAD MEAT, iniziato nel 2010, continua trasformando le creazioni ideate per il festival in un immaginario capace di attraversare le discipline e gli ambiti, come il manifesto del 2013 convertito in una collezione di stoffe, abiti e immagini virali per il web.
“World Breakers” non sono “Eldrazi” (Demolitore del Mondo) di Magic-The-Gathering, le prime carte collezionabili per gli appassionati dei giochi di ruolo. Sono il multiverso chiamato “Dominia” composto da infiniti piani di esistenza sovrapposti, che costituiscono ognuno un universo a se stante dentro il quale si svolge il gioco. Il multiverso sembra disegnare la medesima semiotica dei micromondi quasi privi di punti di comunicazione fra loro, da far credere agli abitanti di ogni universo che il proprio sia l'unico mondo fino a quando non ne viene turbato l’equilibrio. Insomma, WORLD BREAKERS racconta la propensione al rischio, la selezione naturale o tecnologica delle specie, il training alla resilienza.
Ad aprire questo nuovo mondo, il 22 luglio, l’artista Luigi Presicce, con “Ascesa alla vetta della Santa e del mago dell’alba dorata”, performance che prosegue il ciclo de Le storie della Vera Croce iniziato nel 2012, ispirato alle vicende del Sacro Legno tratte da La Legenda Aurea e dalla Bibbia. In questo episodio l’attenzione cade su Sant’Elena. Attraverso una costruzione metafisica la performance mira a creare una doppia allegoria: quella dell’ascesa spirituale della santa sul Golgota e quella terrena di Alester Crowley sul K2 (1902).
* Le opere di Philippe Quesne, Mohamed El Khatib e Pauline Curnier Jardin sono presentate a Drodesera XXXVI nell'ambito di La Francia in scena, la stagione artistica dell'Institut français Italia e dell'Ambasciata di Francia in Italia.
La creazione di mondi/microcosmi, ecosistemi fallibili fatti su misura, spesso può subire mutazioni proprio per via della loro documentazione, come nel lavoro di Berlin (“Zvizdal”/prima nazionale) in cui una coppia di amanti non lascia che l’incidente nucleare dell’86 avvenuto nella loro città, il disastro di Chernobyl, cambi la loro vita, per poi ritrovarsi a distanza di 20 anni protagonisti di un documentario che, inevitabilmente, lascia riaffiorare le conseguenze di un passato finora eliso. Poiché qualsiasi cosa fisica è modificabile nel tempo, a determinarne la variazione può essere la misurazione stessa, come indagato nella lecture di Giacomo Raffaelli (“Under Specified Conditions”/prima nazionale) che esplora il concetto di calibrazione in quei prototipi di misurazione che stanno diventando obsoleti.
E se oggi il messaggio fosse in una snowball sotto i nostri occhi, piuttosto che in una bottiglia lasciata in mare aperto? Se fosse nelle pieghe dei mondi che costruiamo, più che comunicato attraverso una scritta sui muri? In questo caso il messaggio non sarebbe più il mezzo, ma il luogo con le sue regole, la storia, le narrazioni e gli equilibri.
Le opere in scena a WORLD BREAKERS mostrano il momento in cui qualcosa si infrange: una signora in bicicletta irrompe nel paradiso artificiale e casuale di una band metal (Philippe Quesne* “La Mèlancolie des Dragons”/prima nazionale); l’orrore e la violenza più efferata entrano in classe durante l’esame di maturità (Anagoor “Socrate il sopravvissuto”); la bolla familiare fatta di casa, luoghi conosciuti, lingua madre e cultura, scoppia per una malattia che costringe il confronto con un altro mondo, regolato dal linguaggio medico (Mohamed El Khatib* “A beautiful ending”/prima nazionale).
E ancora: l’universo della musica alpina stravolto da un gruppo di danzatori (Simon Mayer/Kopf Hoch “Sons of Sissy”/prima nazionale) o il biotopo delle Marocche percorso da un pubblico guidato da un artista che ne cambia i punti di riferimento, la mappatura e l’attraversamento (Andreco “The Rock Slide and the Woods”/prima nazionale).
Ecco che WORLD BREAKERS non è sempre un sostantivo, spesso è un’azione, non sempre violenta né sempre voluta. “World” cambia accezione positiva o negativa mutando semplicemente punto di vista, piano, o paradigma: se Sotterraneo porta in scena una riflessione cinica e intelligente sul post-umano (“Postcards from the future”/prima nazionale) e Vanja Smiljanić presenta il secondo studio sulla setta religiosa dei Cosmic People e le Cybernetic War (“Waves of Worship (wow)”/prima nazionale), Francesca Pennini/CollettivO CineticO mostra al pubblico un piccolo e delicatissimo manuale di movimenti mutuati da un quadernetto di lei bambina, sovrapponendo poeticamente spazi temporali e senso (“10 Miniballetti”), per poi fare riscoprire il corpo umano come tessuto di terminazioni nervose, collettore di dimensioni cosmiche antiche e, allo stesso tempo, appena inventate (“La Casa di Pietra del Fratello Maggiore”/prima nazionale).
Questo continuo creare, ricreare e proteggere mondi autonomi di riferimento, veri e propri fenomeni di significazione, è la chiave di lettura di una programmazione sempre più eterogenea: Il Goalball, gioco di squadra praticato da atleti affetti da disabilità visive, è un mondo con regole adattate alle particolarità dei suoi giocatori. Ma cosa accade quando viene svelato nella sua ritualità a una platea non sportiva, in un contesto/luogo diverso dal suo habitat naturale? (Alessandro Sciarroni “Aurora”); com’è possibile costruire la propria biografia quando i ricordi sono come immagini fisse, senza rimandi al passato? (Rabih Mroué “Riding on a cloud”/prima nazionale); cosa prova lo spettatore che entra in un universo parallelo e distopico, atto a potenziare i meccanismi del desiderio attraverso un lavoro sul trademark del relax, quando si rende conto di aver rotto la bolla artificiale di perfezione unicamente con la propria, imperfetta, presenza? (Mara Cassiani “ED3N TEMPLE”/prima nazionale).
È in questo contesto che il festival decide di creare ed esplorare mondi diversi dalla programmazione più classica: da lunedì 25 a mercoledì 27 luglio, la quarta edizione di LIVE WORKS Performance Act Award, la piattaforma dedicata unicamente alla performance art – costituita da The Free School of Performance, residenze e premio finale – che fin dal principio ha riflettuto sul concetto di “World Breakers”. Live Works descrive la pratica della performance art come “un’azione reale che modifica il reale”. Il format insiste nel suo ruolo istituzionale che vede uno dei festival di arti performative più longevi di Italia dedicarsi alla produzione e promozione di progetti che non hanno un circuito professionale predefinito. Nove artisti accederanno al contest dopo una free school estiva, mostrando al pubblico lavori inediti accompagnati dalle opere di guest performer del calibro di Nástio Mosquito, Pauline Curnier Jardin* e Guido Van Der Werve.
Dal 28 al 30 luglio arrivano a Drodesera HELICOTREMA Recorded Audio Festival e il Lab ART, DATA AND ACTIVISM: il festival dell'audio registrato – curato da Blauer Hase e Giulia Morucchio – presenta alcuni ascolti dedicati a ciò che resta a livello sonoro dell’atto performativo, mentre il laboratorio – il 3° appuntamento del progetto europeo Urban Heat – mette a confronto 15 artisti internazionali per provare a rispondere alla domanda: “Come pensare alla relazione tra montagne, fiumi e biodiversità da un punto di vista non antropocentrico?”. Tre giorni di ricerca partecipata e collaborativa, sviluppata attraverso esperienze e pratiche che si collocano tra arte, geografia culturale e attivismo, con l'aiuto di diversi ospiti internazionali specificatamente invitati, tra cui Ursula Biemann. L'approccio a questo tipo di relazione tra umano e ambiente si articola costantemente nei progetti e nelle pratiche che coinvolgono diversi ambiti di ricerca tra studi umanistici e sociologici, cultura, arte, teorie del conflitto e diverse discipline scientifiche.
L’immagine creata da Centrale Fies con DEAD MEAT – il collettivo modenese di fashion design, che basa le sue creazioni su filosofia, semiotica, web e contemporaneità – crea un manifesto corale e splittato in tre immagini in cui vengono disegnati mondi in attesa di qualcosa o qualcuno che ne cambierà gli equilibri. Il sodalizio con DEAD MEAT, iniziato nel 2010, continua trasformando le creazioni ideate per il festival in un immaginario capace di attraversare le discipline e gli ambiti, come il manifesto del 2013 convertito in una collezione di stoffe, abiti e immagini virali per il web.
“World Breakers” non sono “Eldrazi” (Demolitore del Mondo) di Magic-The-Gathering, le prime carte collezionabili per gli appassionati dei giochi di ruolo. Sono il multiverso chiamato “Dominia” composto da infiniti piani di esistenza sovrapposti, che costituiscono ognuno un universo a se stante dentro il quale si svolge il gioco. Il multiverso sembra disegnare la medesima semiotica dei micromondi quasi privi di punti di comunicazione fra loro, da far credere agli abitanti di ogni universo che il proprio sia l'unico mondo fino a quando non ne viene turbato l’equilibrio. Insomma, WORLD BREAKERS racconta la propensione al rischio, la selezione naturale o tecnologica delle specie, il training alla resilienza.
Ad aprire questo nuovo mondo, il 22 luglio, l’artista Luigi Presicce, con “Ascesa alla vetta della Santa e del mago dell’alba dorata”, performance che prosegue il ciclo de Le storie della Vera Croce iniziato nel 2012, ispirato alle vicende del Sacro Legno tratte da La Legenda Aurea e dalla Bibbia. In questo episodio l’attenzione cade su Sant’Elena. Attraverso una costruzione metafisica la performance mira a creare una doppia allegoria: quella dell’ascesa spirituale della santa sul Golgota e quella terrena di Alester Crowley sul K2 (1902).
* Le opere di Philippe Quesne, Mohamed El Khatib e Pauline Curnier Jardin sono presentate a Drodesera XXXVI nell'ambito di La Francia in scena, la stagione artistica dell'Institut français Italia e dell'Ambasciata di Francia in Italia.
22
luglio 2016
World Breakers Drodesera XXXVI – festival di arti performative
Dal 22 al 30 luglio 2016
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
CENTRALE FIES
Dro, (Trento)
Dro, (Trento)
Biglietti
intero € 12,00
biglietto unico live works € 15,00
Orario di apertura
dal 22 al 30 luglio dalle 18:00 alle 24:00
Vernissage
22 Luglio 2016, 19:30
Autore
Curatore