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Yasumasa Morimura – M’s self-portraits
Parlare del lavoro di Yasumasa Morimura, camaleontico artista di Osaka, classe 1951, non può prescindere dal fare una piccola digressione sulla tradizione e la cultura del paese in cui vive e lavora, il Giappone e parlare di un tema antico e profondamente simbolico come il travestimento e la “maschera”
Comunicato stampa
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Parlare del lavoro di Yasumasa Morimura, camaleontico artista di Osaka, classe 1951, non può prescindere dal fare una piccola digressione sulla tradizione e la cultura del paese in cui vive e lavora, il Giappone e parlare di un tema antico e profondamente simbolico come il travestimento e la “maschera”.
Il tema del travestimento nelle sue molteplici forme ed estrinsecazioni ha radici antichissime, che si possono individuare già a partire dalla mitologia e dalla tradizione letteraria greca e latina. L'applicazione di una faccia posticcia è un segno molto forte: lo si associa comunemente al modo forse più diretto per attuare un cambio di identità.Nel teatro, in particolare nella tragedia greca, le maschere servivano ad identificare i personaggi, a distinguere ruoli maschili (volti di colore più scuro, bruno) da quelli femminili (biacca bianca), coadiuvati certo dalle vesti e dalla foggia dei capelli. Si ipotizza che gli attori indossassero diverse maschere nel corso della rappresentazione, a seguire i diversi stati d'animo e l'evoluzione delle vicende del dramma. Non meno importante il ruolo della maschera in Oriente, in Giappone, nel teatro “No”, nato nel XIV sec, e poi nel teatro Kabuki, nato nel XVII sec. inizialmente come teatro di danza prettamente di donne. Nel 1629 il governo Tokugawa mise al bando la danza kabuki femminile, considerata offensiva nei confronti della morale pubblica. I protagonisti degli spettacoli divennero dunque giovani attori, ben presto banditi anch'essi dalle scene per le stesse ragioni: si arrivò così al kabuki maschile, interpretato da uomini adulti. L'esclusione delle donne dal teatro diede origine alla figura dell'onnagata, ovvero all'attore specializzato in ruoli femminili (come Morimura fa interpretando la serie delle attrici) il cui fascino sta in grazia e leggiadria straordinarie, unite alle tecniche interpretative.Nel teatro orientale, il principio dell'armonia e della perfetta consonanza, inoltre, suggeriva di fare una sola persona delle due figure dell'autore e dell'attore ed è responsabile dell'unicità dell'azione teatrale (soo),così come Morimura fa travestendosi (attore) e nell’utilizzo dell’autoscatto (autore).
A questa tradizione, si lega in qualche modo Yasumasa Morimura famoso per i suoi autoritratti che fondono autore e soggetto. Egli, grazie al suo talento e alla tecnologia, abbatte in modo radicale i confini tra le categorie maschile e femminile e pure tra Occidente e Oriente. Con le sue performances, mostra l'impatto che i miti occidentali hanno avuto sulla cultura giapponese. Morimura è capace di trasformarsi nelle icone della femminilità occidentale.La fotografia,mezzo di cui si serve Morimura , mette in luce il fondamento illusorio del nostro senso di realtà. Morimura dichiara di voler iniziare una vera "rivoluzione estetica". Egli oltrepassa la semplice produzione di copie o la parodia per calarsi egli stesso nei panni di soggetti pittorici o cinematografici del passato, facendoli rivivere attraverso il suo corpo giapponese per poterli commentare dall'interno, anche con un pizzico di narcisismo ed ironia. E senza fare caso al sesso del soggetto originale. Maschile e femminile si fondono e confondono così in un’ideale di bellezza ed estetica universale. Egli crea un'immagine che è fedele all'originale e, nello stesso tempo, ne decostruisce e stravolge il senso in modo creativo. Autenticità e artificiosità insieme.La cura che Morimura mette nelle sue re-interpretazioni offre in un primo momento conforto allo spettatore, che riconosce l'opera l'originale. Tuttavia, non si può rimanere indifferenti alle alterazioni introdotte dall'autore, che rispecchia le pressioni della società che spinge l'individuo a conformarsi alla cultura dominante, che fa affidamento sui propri miti per formare un'identità collettiva, la cui forza sta nel desiderio degli individui di incanalare i propri desideri in un sogno comune che porta ad un voler “essere come…” un. “assomigliare a..:” deleterio sintomo di una pericolosa perdita di identità. La prima personale risale al 1983, mentre il successo internazionale arriva alla fine degli anni '80, a partire dalla 44° Biennale di Venezia (1988). Morimura presenta in quell'occasione la sua prima serie "Self-Portrait as Art History" (1985), che riproduce i quadri fondamentali della storia dell'arte occidentale: Leonardo, Rembrandt, Manet, Van Gogh, etc. Scioccante la sua interpretazione dello scandaloso dipinto di Manet Olympia. Morimura avvia una dialogo critico con l'opera e ciò che rappresenta, facendo piazza pulita di ogni mitizzazione. Collabora nel 1996 con Issey Miyake (1938-) per la serie "Guest Artist", che comprende anche cinque abiti su cui sono state stampate opere dell'artista raffiguranti quadri di Ingres, pittore francese del XVIII secolo.Verso la metà degli anni '90, il suo interesse si sposta sulle icone della modernità: Madonna, Michael Jackson, le star del cinema. Nascono così "Psychoborg" e "Self-Portrait as Actress –M’s self-portrait" (1995). Nelle foto di Actresses Morimura fa il verso a una certa visione della femminilità, tipica dell'Occidente. Vi sono raffigurate Audrey Hepburn, Vivien Leigh, Elizabeth Taylor, Catherine Deneuve, Brigitte Bardot e Marilyn Monroe. Con "Actress –M’s self portrait", Morimura analizza i somboli della sessualità occidentale, criticando il modo in cui i media creano un feticcio del corpo umano.Uno degli ultimi grandi cicli è dedicato a Frida Kahlo, l'indimenticabile artista messicana morta nel 1954 e la cui vita è stata segnata da grandi passioni e sofferenze (mentali e fisiche), e rappresenta l'apice dell'artista. Intitolato "An Inner Dialogue with Frida Kahlo", esso è stato presentato presso l' Hara Museum of Contemporary Art (Tokyo), allla galleria Luhring Augustine (New York) e da Thaddaeus Ropac (Parigi). Morimura posa come la Kahlo in 13 fotografie che richiamano i suoi quadri più famosi, dipinti-simbolo di un dialogo con se stessa, la sua propria sessualità e il sesso femminile, i suoi sogni e desideri. Per realizzare le sue foto, Morimura mischia le antiche tecniche di incisione su legno, la pittura e la tecnologia digitale di Jon Cone e dei suoi Studios. Lo si può considerare un artista multimediale; fotografo sarebbe un dispetto. Yasumasa Morimura dichiara di voler iniziare una vera "rivoluzione estetica" alla quale assistiamo come spettatori di uno spettacolo che interpreta sotto i nostri occhi, stupefatti come davanti ad una contemporanea rappresentazione di teatro giapponese. E non solo…..
18
maggio 2006
Yasumasa Morimura – M’s self-portraits
Dal 18 maggio al 17 giugno 2006
fotografia
Location
GALLERIA CA’ DI FRA’
Milano, Via Carlo Farini, 2, (Milano)
Milano, Via Carlo Farini, 2, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a sabato 10-13 e 15-19
Vernissage
18 Maggio 2006, ore 18-21
Autore