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Yianidy Martinez
Yianidy Martinez ci accompagna nel suo io, le sue opere sembrano rappresentazioni oniriche, ma non hanno niente in comune col sogno. Quella dell’artista è un’indagine lucida, una lettura attenta e ragionata della realtà attraverso il sé.
Comunicato stampa
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E’ possibile ancora un’arte spirituale? Per secoli l’arte è stata rivolta alla raffigurazione religiosa: la spiritualità viene delegata ad una realtà ultraterrena, esteriore e, per rappresentare l’irrappresentabile, si ricorre ad allegorie e simboli. Nel mondo contemporaneo la spiritualità viene sempre più ricercata non rivolgendosi verso l’esterno, ma verso l’interno, l’io dell’artista. Lo sviluppo della psicologia ha avuto grande rilevanza nell’aprire gli occhi su un mondo inesplorato, immenso e misterioso, che fino a metà dell’ottocento, seppur presentito, rimaneva quasi totalmente sconosciuto. Se pensiamo che la psicologia nasce come “studio dell’anima”, risulta ancora più chiaro questo spostamento di spiritualità.
Yianidy Martinez ci accompagna nel suo io, le sue opere sembrano rappresentazioni oniriche, ma non hanno niente in comune col sogno. Quella dell’artista è un’indagine lucida, una lettura attenta e ragionata della realtà attraverso il sé. Un processo lento, in cui il disegno è dato dalle ampie superfici stese attraverso il tratto a tinta cinese. Delle immagini quasi ricamate, in cui la ripetizione porta all’amplificazione della coscienza, come la recita di un mantra, di una preghiera. Il tempo si dilata, non è più quello spazializzato, ma quello della coscienza, di bergsoniana memoria. Una coscienza spirituale, ben distinta e ben riconoscibile nel modo di filtrare la realtà: in tutte le opere riconosciamo un’impronta comune, degli elementi caratterizzanti. Sopra a tutti vi sono le sfere, simbolo da sempre di perfezione, infinità, illimitatezza temporale (senza inizio né fine) e quindi del cielo, di Dio, infine della spiritualità. E non a caso il sole, visto da molti popoli con connotati divini, è visibile in quasi tutti i lavori. La presenza dell’artista, la coscienza, lo spirituale, invade così le opere e avvolge i personaggi da lei raccontati.
Per riuscire a cogliere a pieno le opere di Yianidy, però, dobbiamo aggiungere un dettaglio, un elemento che sottilmente l’artista inserisce nei suoi lavori: l’ironia. L’ironia, studiata da Freud in quanto processo di “dissimulazione”, ci riporta all’analisi dei meccanismi della coscienza. Il witz, indagato ampiamente anche in campo filosofico, permette all’intelligenza di saltare i passaggi, amplifica la conoscenza, oltrepassando il piano analitico. Porta così all’insolito e ci conduce alla sorpresa, alla meraviglia, completando il nostro viaggio nell’interiorità spirituale dell’artista.
Testo critico: Valentina Ruberto
Yianidy Martinez ci accompagna nel suo io, le sue opere sembrano rappresentazioni oniriche, ma non hanno niente in comune col sogno. Quella dell’artista è un’indagine lucida, una lettura attenta e ragionata della realtà attraverso il sé. Un processo lento, in cui il disegno è dato dalle ampie superfici stese attraverso il tratto a tinta cinese. Delle immagini quasi ricamate, in cui la ripetizione porta all’amplificazione della coscienza, come la recita di un mantra, di una preghiera. Il tempo si dilata, non è più quello spazializzato, ma quello della coscienza, di bergsoniana memoria. Una coscienza spirituale, ben distinta e ben riconoscibile nel modo di filtrare la realtà: in tutte le opere riconosciamo un’impronta comune, degli elementi caratterizzanti. Sopra a tutti vi sono le sfere, simbolo da sempre di perfezione, infinità, illimitatezza temporale (senza inizio né fine) e quindi del cielo, di Dio, infine della spiritualità. E non a caso il sole, visto da molti popoli con connotati divini, è visibile in quasi tutti i lavori. La presenza dell’artista, la coscienza, lo spirituale, invade così le opere e avvolge i personaggi da lei raccontati.
Per riuscire a cogliere a pieno le opere di Yianidy, però, dobbiamo aggiungere un dettaglio, un elemento che sottilmente l’artista inserisce nei suoi lavori: l’ironia. L’ironia, studiata da Freud in quanto processo di “dissimulazione”, ci riporta all’analisi dei meccanismi della coscienza. Il witz, indagato ampiamente anche in campo filosofico, permette all’intelligenza di saltare i passaggi, amplifica la conoscenza, oltrepassando il piano analitico. Porta così all’insolito e ci conduce alla sorpresa, alla meraviglia, completando il nostro viaggio nell’interiorità spirituale dell’artista.
Testo critico: Valentina Ruberto
19
giugno 2014
Yianidy Martinez
Dal 19 giugno al 19 luglio 2014
arte contemporanea
Location
OPEN ART
Milano, Corso Buenos Aires, (Milano)
Milano, Corso Buenos Aires, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a domenica 10-13 e 14-18
Vernissage
19 Giugno 2014, 18.30
Autore
Curatore