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Yoko Miura
A distanza di un anno e mezzo dalla presentazione al pubblico del suo ultimo progetto, dopo una serie di viaggi in Giappone e soprattutto dopo essere diventata mamma, Yoko Miura mostra finalmente i progressi del suo lavoro
Comunicato stampa
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Dopo aver dato spazio per due settimane prima al laboratorio e poi alla sezione didattica, NOTgallery riprende la stagione espositiva con una mostra personale di Yoko Miura.
A distanza di un anno e mezzo dalla presentazione al pubblico del suo ultimo progetto, dopo una serie di viaggi in Giappone e soprattutto dopo essere diventata mamma, Yoko Miura mostra finalmente i progressi del suo lavoro. L’acquisizione di nuovi segreti per la lavorazione della ceramica e di molti dei materiali di cui fa uso nelle sue sculture le ha permesso di portare a piena maturità le modalità espressive con le quali si era già fatta conoscere a Napoli (nelle gallerie Alfonso Artiaco e Mimmo Scognamiglio), e nello stesso tempo di sviluppare, attraverso il linguaggio iperrealista, un tipo di ricerca che aveva intrapreso fin dai suoi primi contatti con l’Italia ma che aveva fatto nelle sue mostre soltanto sporadiche apparizioni.
Azione e reazione
In Y.M. convivono due forme della scultura, una appena abbozzata e quasi informe, l’altra maniacalmente rifinita e mimetica. Ciascuna delle due modalità espressive tende a coinvolgere lo spettatore non solo in una fruizione passiva delle opere, ma anche a tentarlo nel compimento di una serie di gesti di cui egli stesso si sorprende. L’indubbia capacità tecnica dell’artista è sfruttata al fine di provocare il “fruitore” a comprendere ed a riflettere sui propri gesti.
Immedesimazione e riconoscimento
La forma abbozzata della scultura è usata da Y.M. per costruire installazioni composte di piccole parti nelle quali la materia non perde le proprie caratteristiche, ma tuttavia assume connotazioni antropomorfe. Le varie porzioni di cui si compone il tutto sono messe in relazione l’una con l’altra: sono sottoposte dall’artista ad una condizione alla quale la materia risponde con un atteggiamento assolutamente umano.
Il riconoscimento di figure umane nelle piccole parti di materia però, nonostante sia immediato, non è così scontato e diretto come appare. Ogni singola figura, infatti, presa singolarmente, non ha necessariamente una riconoscibilità antropomorfa. L’osservatore è forzato, suo malgrado, a considerare tutte le parti contemporaneamente, ad immedesimarsi nell’azione sociale che tutte le figure svolgono nei confronti l’una dell’altra, e solo allora può riuscire a decifrare il senso dell’azione che ogni singola figura svolge.
Stupore e partecipazione
Lo stile iperrealista è usato da Y.M. per dare vita a situazioni che appaiono come possibili nella realtà, anche se appare totalmente assurdo il contesto in cui viene a trovarsi l’osservatore. Nel caso specifico della mostra alla NOTgallery l’artista, come in altre occasioni precedenti, ha previsto che il visitatore entri in una sala ed abbia di fronte soltanto alcuni pesci morti. Il fatto di trovarsi in una galleria a chiedersi se dei pesci siano veri o siano finti, se sia possibile imbalsamarli, se sia possibile realizzarli così verosimili, genera una tale stupore che l’osservatore non può fare a meno di toccarli per tentare di capire la verità. Infine, non contento di toccarli, cercherà consensi alle proprie percezioni negli altri osservatori o in altre persone che possono sapere la verità: “ma sarà vera o immaginaria la puzza di pesce che sembra si avverta?”.
A distanza di un anno e mezzo dalla presentazione al pubblico del suo ultimo progetto, dopo una serie di viaggi in Giappone e soprattutto dopo essere diventata mamma, Yoko Miura mostra finalmente i progressi del suo lavoro. L’acquisizione di nuovi segreti per la lavorazione della ceramica e di molti dei materiali di cui fa uso nelle sue sculture le ha permesso di portare a piena maturità le modalità espressive con le quali si era già fatta conoscere a Napoli (nelle gallerie Alfonso Artiaco e Mimmo Scognamiglio), e nello stesso tempo di sviluppare, attraverso il linguaggio iperrealista, un tipo di ricerca che aveva intrapreso fin dai suoi primi contatti con l’Italia ma che aveva fatto nelle sue mostre soltanto sporadiche apparizioni.
Azione e reazione
In Y.M. convivono due forme della scultura, una appena abbozzata e quasi informe, l’altra maniacalmente rifinita e mimetica. Ciascuna delle due modalità espressive tende a coinvolgere lo spettatore non solo in una fruizione passiva delle opere, ma anche a tentarlo nel compimento di una serie di gesti di cui egli stesso si sorprende. L’indubbia capacità tecnica dell’artista è sfruttata al fine di provocare il “fruitore” a comprendere ed a riflettere sui propri gesti.
Immedesimazione e riconoscimento
La forma abbozzata della scultura è usata da Y.M. per costruire installazioni composte di piccole parti nelle quali la materia non perde le proprie caratteristiche, ma tuttavia assume connotazioni antropomorfe. Le varie porzioni di cui si compone il tutto sono messe in relazione l’una con l’altra: sono sottoposte dall’artista ad una condizione alla quale la materia risponde con un atteggiamento assolutamente umano.
Il riconoscimento di figure umane nelle piccole parti di materia però, nonostante sia immediato, non è così scontato e diretto come appare. Ogni singola figura, infatti, presa singolarmente, non ha necessariamente una riconoscibilità antropomorfa. L’osservatore è forzato, suo malgrado, a considerare tutte le parti contemporaneamente, ad immedesimarsi nell’azione sociale che tutte le figure svolgono nei confronti l’una dell’altra, e solo allora può riuscire a decifrare il senso dell’azione che ogni singola figura svolge.
Stupore e partecipazione
Lo stile iperrealista è usato da Y.M. per dare vita a situazioni che appaiono come possibili nella realtà, anche se appare totalmente assurdo il contesto in cui viene a trovarsi l’osservatore. Nel caso specifico della mostra alla NOTgallery l’artista, come in altre occasioni precedenti, ha previsto che il visitatore entri in una sala ed abbia di fronte soltanto alcuni pesci morti. Il fatto di trovarsi in una galleria a chiedersi se dei pesci siano veri o siano finti, se sia possibile imbalsamarli, se sia possibile realizzarli così verosimili, genera una tale stupore che l’osservatore non può fare a meno di toccarli per tentare di capire la verità. Infine, non contento di toccarli, cercherà consensi alle proprie percezioni negli altri osservatori o in altre persone che possono sapere la verità: “ma sarà vera o immaginaria la puzza di pesce che sembra si avverta?”.
23
maggio 2006
Yoko Miura
Dal 23 maggio al 15 luglio 2006
arte contemporanea
Location
LITHIUM
Napoli, Piazza Trieste E Trento, 48, (Napoli)
Napoli, Piazza Trieste E Trento, 48, (Napoli)
Orario di apertura
fino al 1 luglio dal lunedì al venerdì dalle 13,30 alle 19,30
sabato e domenica su appuntamento
Dal 1 luglio la mostra sarà visitabile su appuntamento
Vernissage
23 Maggio 2006, ore 19,30
Autore