Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Youssef Nabil – I won’t let you die
Per la sua prima mostra in Italia, Youssef Nabil (nato al Cairo nel 1972 e attualmente residente tra Parigi e New York) propone una serie di cinquanta opere circa (stampe fotografiche alla gelatina d’argento ritoccate ad acquarello) realizzate tra il 1992 e il 2007
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Da mercoledì 1˚ aprile a domenica 24 maggio 2009, l’Accademia di Francia a Roma, diretta da Frédéric Mitterrand, dedica una mostra all’artista egiziano Youssef Nabil, a cura di Francesca Fabiani su progetto di Guido Schlinkert, allestita presso l’Atelier del Bosco di Villa Medici.
Per la sua prima mostra in Italia, Youssef Nabil (nato al Cairo nel 1972 e attualmente residente tra Parigi e New York) propone una serie di cinquanta opere circa (stampe fotografiche alla gelatina d’argento ritoccate ad acquarello) realizzate tra il 1992 e il 2007.
“…quello di Nabil è il racconto dell’insaziabilità, del differimento della soddisfazione, dell’oggetto del desiderio sempre elusivo…” (Octavio Zaya)
Ritratti, abiti, oggetti e soprattutto autoritratti compongono, come tessere di un mosaico, una sorta di diario del giovane artista. Youssef Nabil sembra intento ad appropriarsi della vita e del suo ‘lapsus’, la morte, attraverso lo scatto fotografico, colorando in seguito a mano le sue immagini in bianco e nero.
La sua ispirazione sono le fotografie di scena dei film egiziani della sua infanzia.
Quest’approccio artigianale, questo passo tecnico all’indietro rispetto alle consuetudini postmoderne delle perfette manipolazioni digitali, può risultare nostalgico, ma dà invece l’idea di essere calcolato per farci entrare consapevolmente nel suo regno del gioco, nell’anarchia del sogno a occhi aperti: nonostante il titolo della mostra I won’t let you die, il lavoro di Nabil ci indica come le favole di immortalità siano ‘cucite con il filo bianco’.
“L'arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità”, sostiene Adorno.
Le prime opere con le quali prende avvio la sua carriera artistica sono fotografie realizzate in studio in cui tanto l’ambientazione quanto l’atteggiamento di ispirazione teatrale dei soggetti rimandano esplicitamente ai tempi d’oro del cinema, di cui Nabil da giovanissimo subisce il fascino (Ehsan and Light, Cairo, 1993; Simone in Downtown Bar, Cairo, 1997; Cleopatra, Hanan Turk, Cairo, 1999; Lonely Pasha, Cairo, 2002).
Nella serie dei ritratti ritroviamo volti noti non solo del cinema, ma anche del mondo dell’arte, della musica, dell’architettura, della letteratura: Naghib Mahfuz, Nabila Ebeid, Natacha Atlas, Ghada Amer, Shirin Neshat, Julie Mehretu, Marina Abramovic, Zaha Hadid, Gilbert & George, David Lynch, Tracey Emin…
Miti, colleghi e amici di Nabil, stelle del suo personalissimo firmamento; personaggi noti a livello internazionale che però, grazie all’approccio delicatamente intimo dell’artista, ci appaiono fragili, colti in uno stato spesso ai margini della coscienza, in ogni caso molto lontani dalla loro consueta immagine pubblica.
Con gli Autoritratti, la mostra presenta un altro tema centrale nell’opera di Nabil che, proprio nell’introduzione del catalogo, così si racconta: “Sono cresciuto al Cairo come musulmano e la religione islamica parla molto del destino, del fatto che per ognuno di noi ci sia un tempo scritto per venire in questo mondo e un altro per lasciarlo… Ho iniziato a osservare la mia vita come se fossi al cinema… spettatore e testimone del mio film privato”. L’autoritratto, dunque, come possibilità di guardare se stessi agire nel mondo, ma non solo. Nella varietà dei paesaggi che fanno da sfondo (Beverly Hills, Hollywood, Parigi, Los Angeles, Firenze, Madrid, la Sardegna…) si percepisce la riflessione sul senso di una vita dislocata, che crea una condizione di smarrimento ed estraneità, ma che è allo stesso tempo necessaria per l’artista.
Le immagini di Nabil, per certi versi così fragili e delicate, sono potenti e di grande impatto. Rappresentano un mondo in bilico tra la veglia e il sonno, tra la vita e la morte, tra la certezza e il dubbio.
Il lavoro di Youssef Nabil è stato presentato in diverse mostre personali e collettive:
Kunstmuseum, Bonn (2007); North Carolina Museum of Art, North Carolina (2008); BALTIC Centre for Contemporary Art, Newcastle (2008); Centro Andaluz de Arte Contemporáneo, Siviglia / Aperture Foundation, New York (2006); GL Strand Museum, Copenhagen (2006); British Museum, Londra (2006); FotoFest Houston, Texas (2005); Institut du Monde Arabe, Parigi (2005); Museu d’Art Contemporani, Barcellona (2004); Rencontres Internationales de la Photographie, Arles (2003); Centro de la Imagen, Città del Messico (2001).
L’artista ha vinto nel 2003 il premio Seydou Keїta alla Biennale della Fotografia Africana di Bamako, Mali.
La mostra di Youssef Nabil I won't let you die è accompagnata dall’omonimo volume edito da Hatje Cantz.
Per la sua prima mostra in Italia, Youssef Nabil (nato al Cairo nel 1972 e attualmente residente tra Parigi e New York) propone una serie di cinquanta opere circa (stampe fotografiche alla gelatina d’argento ritoccate ad acquarello) realizzate tra il 1992 e il 2007.
“…quello di Nabil è il racconto dell’insaziabilità, del differimento della soddisfazione, dell’oggetto del desiderio sempre elusivo…” (Octavio Zaya)
Ritratti, abiti, oggetti e soprattutto autoritratti compongono, come tessere di un mosaico, una sorta di diario del giovane artista. Youssef Nabil sembra intento ad appropriarsi della vita e del suo ‘lapsus’, la morte, attraverso lo scatto fotografico, colorando in seguito a mano le sue immagini in bianco e nero.
La sua ispirazione sono le fotografie di scena dei film egiziani della sua infanzia.
Quest’approccio artigianale, questo passo tecnico all’indietro rispetto alle consuetudini postmoderne delle perfette manipolazioni digitali, può risultare nostalgico, ma dà invece l’idea di essere calcolato per farci entrare consapevolmente nel suo regno del gioco, nell’anarchia del sogno a occhi aperti: nonostante il titolo della mostra I won’t let you die, il lavoro di Nabil ci indica come le favole di immortalità siano ‘cucite con il filo bianco’.
“L'arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità”, sostiene Adorno.
Le prime opere con le quali prende avvio la sua carriera artistica sono fotografie realizzate in studio in cui tanto l’ambientazione quanto l’atteggiamento di ispirazione teatrale dei soggetti rimandano esplicitamente ai tempi d’oro del cinema, di cui Nabil da giovanissimo subisce il fascino (Ehsan and Light, Cairo, 1993; Simone in Downtown Bar, Cairo, 1997; Cleopatra, Hanan Turk, Cairo, 1999; Lonely Pasha, Cairo, 2002).
Nella serie dei ritratti ritroviamo volti noti non solo del cinema, ma anche del mondo dell’arte, della musica, dell’architettura, della letteratura: Naghib Mahfuz, Nabila Ebeid, Natacha Atlas, Ghada Amer, Shirin Neshat, Julie Mehretu, Marina Abramovic, Zaha Hadid, Gilbert & George, David Lynch, Tracey Emin…
Miti, colleghi e amici di Nabil, stelle del suo personalissimo firmamento; personaggi noti a livello internazionale che però, grazie all’approccio delicatamente intimo dell’artista, ci appaiono fragili, colti in uno stato spesso ai margini della coscienza, in ogni caso molto lontani dalla loro consueta immagine pubblica.
Con gli Autoritratti, la mostra presenta un altro tema centrale nell’opera di Nabil che, proprio nell’introduzione del catalogo, così si racconta: “Sono cresciuto al Cairo come musulmano e la religione islamica parla molto del destino, del fatto che per ognuno di noi ci sia un tempo scritto per venire in questo mondo e un altro per lasciarlo… Ho iniziato a osservare la mia vita come se fossi al cinema… spettatore e testimone del mio film privato”. L’autoritratto, dunque, come possibilità di guardare se stessi agire nel mondo, ma non solo. Nella varietà dei paesaggi che fanno da sfondo (Beverly Hills, Hollywood, Parigi, Los Angeles, Firenze, Madrid, la Sardegna…) si percepisce la riflessione sul senso di una vita dislocata, che crea una condizione di smarrimento ed estraneità, ma che è allo stesso tempo necessaria per l’artista.
Le immagini di Nabil, per certi versi così fragili e delicate, sono potenti e di grande impatto. Rappresentano un mondo in bilico tra la veglia e il sonno, tra la vita e la morte, tra la certezza e il dubbio.
Il lavoro di Youssef Nabil è stato presentato in diverse mostre personali e collettive:
Kunstmuseum, Bonn (2007); North Carolina Museum of Art, North Carolina (2008); BALTIC Centre for Contemporary Art, Newcastle (2008); Centro Andaluz de Arte Contemporáneo, Siviglia / Aperture Foundation, New York (2006); GL Strand Museum, Copenhagen (2006); British Museum, Londra (2006); FotoFest Houston, Texas (2005); Institut du Monde Arabe, Parigi (2005); Museu d’Art Contemporani, Barcellona (2004); Rencontres Internationales de la Photographie, Arles (2003); Centro de la Imagen, Città del Messico (2001).
L’artista ha vinto nel 2003 il premio Seydou Keїta alla Biennale della Fotografia Africana di Bamako, Mali.
La mostra di Youssef Nabil I won't let you die è accompagnata dall’omonimo volume edito da Hatje Cantz.
31
marzo 2009
Youssef Nabil – I won’t let you die
Dal 31 marzo al 24 maggio 2009
arte contemporanea
Location
VILLA MEDICI – ACCADEMIA DI FRANCIA
Roma, Viale Della Trinità Dei Monti, 1, (Roma)
Roma, Viale Della Trinità Dei Monti, 1, (Roma)
Biglietti
10 euro (intero) – 8 euro (ridotto)
Ingresso cumulativo con il biglietto della mostra Granet. Roma e Parigi, la natura romantica
Orario di apertura
11.00 – 19.00 (orario continuato). Chiuso lunedì
Vernissage
31 Marzo 2009, ore 18.30
Autore
Curatore