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Zeb – Diabolikamente. Ambiguità e contraddizione
Mostra personale di pittura
Comunicato stampa
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LARI. Dopo il notevole successo sia di pubblico che di critica della rassegna d’arte contemporanea “Scenari immaginari”, che ha portato, nel 2008, negli splendidi saloni superiori del Castello dei Vicari di Lari circa 7.000 visitatori, si è aperta la nuova rassegna 2009/2010 dal titolo “Prospettive diverse”. Grazie all’impegno del Comitato LariArte, che da quest’anno si avvale della collaborazione di Filippo Lotti come direttore artistico è stato possibile realizzare una rassegna che è iniziata lo scorso maggio con la personale di Bruno Del Soldato e poi proseguita con la mostra di Leopoldo Terreni e Mario Madiai e che vedrà la partecipazione di artisti di livello nazionale ed internazionale. La rassegna promossa da LariArte nasce dalla sinergia che si è creata fra le istituzioni e il privato cioè quanto di più auspicabile per il futuro dell’arte. Questo è uno dei tanti segnali che giungono dalla “giovane” esperienza di LariArte che, pur partendo da una piccola località, può essere d’esempio anche per una realtà più impegnativa dal punto di vista delle dimensioni. In questo scenario si inaugura sabato 19 settembre a Lari (Pisa), alle ore 18.00, negli spazi di LariArte al Castello dei Vicari, la mostra personale di pittura di David Fedi, in arte Zeb, dal titolo “Diabolikamente. Ambiguità e contraddizione”. Questa esposizione, patrocinata dal Comune di Lari e fatta in collaborazione con l’associazione turistica “ViviLari”, l’associazione culturale “Il Castello”, FuoriLuogo – Arte Contemporanea e con l’associazione culturale “La Ruga”, riunisce una trentina di opere che ripercorrono principalmente gli anni tra il 1997 e il 2002, ma non mancheranno richiami di opere più recenti come gli ultimi due dipinti fatti da Zeb.
La mostra è corredata da un catalogo con oltre quaranta opere riprodotte con una introduzione critica di Nicola Micieli.
“Abbiamo voluto tributargli una mostra perché se lo merita, è la sua medaglia, perché è quello che sempre ha desiderato; era il suo cruccio non poter esporre le sue opere e, soprattutto, era per lui un dispiacere grande quando le sue esposizioni erano snobbate dalla gente. Voleva il contatto con il pubblico, anche con i detrattori, voleva semplicemente che i suoi quadri fossero esposti e visti. La notizia del maggio 2008 che l’amministrazione comunale livornese volesse dedicargli un’ampia mostra personale era per lui momento di vanto. Però di lì a poco ha deciso di dare un taglio netto alla sua vita e si è reso irreperibile. Da allora ad oggi la storia del fantomatico Zeb è diventata cronaca.
Il titolo della mostra lo avevo in mente da tempo, dal momento in cui ho capito Zeb ed ho capito David e da quando ho visto i suoi quadri. “Diabolikamente. Ambiguità e contraddizione”. In questi tre termini possiamo riassumere la vita e l’arte di Fedi. Perché lui è così, perché così si definiva: diabolico. La sua mente diabolica come il personaggio che dipinge, ambiguo e contraddittorio. Come Diabolik, anche lui si sentiva un’antieroe. Ambiguo e contraddittorio come la vita.
Ho conosciuto David nel novembre 2007 presentatomi dall’editore Michele Quirici di Pontedera. Tra me e David, magicamente, fu subito simpatia ed anche empatia, come quando uno spettatore si trova di fronte ad un’opera d’arte. Io lo spettatore, lui l’opera d’arte.
Ambiguo ma non equivoco, persona ma anche personaggio. Dietrologo nato, riservato e schivo. Quando parlava – quando dissertava intendo – era poco chiaro, a tratti logorroico, devo ammetterlo, indefinito, ma lo faceva con una lingua schietta, in modo diretto. Non era facile capire il suo pensiero. Saltava da un discorso ad un altro senza apparenti legami tra loro. Sembrava. Ma quando lo ascoltavi attentamente, poco a poco, tutto si faceva più chiaro. Ma era questa la sua forza.
Riusciva a portarti nel suo labirinto di pensieri e ti rendeva protagonista, voleva fortemente la tua opinione che, immancabilmente, però, riusciva a smontare pezzo per pezzo con la sua logica-illogica da binario morto.
Dissacrante e originale sulle celeberrime scritte fatte per anni sui muri della sua Livorno, profondo e originale nei dipinti. Niente al caso, tutto seguito minuziosamente, passo dopo passo, dall’idea alla sua realizzazione. Nell’idea la sua arte, il resto, per lui, semplice realizzazione, artigiana, manuale – chiamatela come volete – di un pensiero, di un messaggio.
Possessore di ottime - sublimi direi - capacità tecniche, ma anche e soprattutto creativo. Lui è toccato dalla mano divina del pensare e del sentire. Il sentire, quel pathos legato a tanathos che esporta e rappresenta in molte sue opere anche in quelle – apparentemente – più semplici nel linguaggio.
Mi mostrava orgogliosamente, una ad una , le sue opere consegnate al tempo. Ne percorreva, scansionandole con gli occhi e con lo sguardo, furbo ed attento, la genesi e lo sviluppo, una ad una, con amore, indicandone pregi e difetti. In una atmosfera intrigante ed accattivante ripercorreva interiormente anche le sofferenze di quel periodo, i sacrifici, i sentimenti ora ritratti, impressionati, irrimediabilmente inglobati nel dipinto. Riflessioni sul mondo, sull’essere e sull’esistere. La sua forte – la più grande - amarezza è quella di essere un genio incompreso. Non è vanità, non è una qualche forma di superiorità, è una sua certezza”. (F.L.)
L’inaugurazione sarà ripresa da Toscana Tv per la trasmissione “Incontri con l’Arte”, il programma ideato e condotto da Fabrizio Borghini.
La mostra è corredata da un catalogo con oltre quaranta opere riprodotte con una introduzione critica di Nicola Micieli.
“Abbiamo voluto tributargli una mostra perché se lo merita, è la sua medaglia, perché è quello che sempre ha desiderato; era il suo cruccio non poter esporre le sue opere e, soprattutto, era per lui un dispiacere grande quando le sue esposizioni erano snobbate dalla gente. Voleva il contatto con il pubblico, anche con i detrattori, voleva semplicemente che i suoi quadri fossero esposti e visti. La notizia del maggio 2008 che l’amministrazione comunale livornese volesse dedicargli un’ampia mostra personale era per lui momento di vanto. Però di lì a poco ha deciso di dare un taglio netto alla sua vita e si è reso irreperibile. Da allora ad oggi la storia del fantomatico Zeb è diventata cronaca.
Il titolo della mostra lo avevo in mente da tempo, dal momento in cui ho capito Zeb ed ho capito David e da quando ho visto i suoi quadri. “Diabolikamente. Ambiguità e contraddizione”. In questi tre termini possiamo riassumere la vita e l’arte di Fedi. Perché lui è così, perché così si definiva: diabolico. La sua mente diabolica come il personaggio che dipinge, ambiguo e contraddittorio. Come Diabolik, anche lui si sentiva un’antieroe. Ambiguo e contraddittorio come la vita.
Ho conosciuto David nel novembre 2007 presentatomi dall’editore Michele Quirici di Pontedera. Tra me e David, magicamente, fu subito simpatia ed anche empatia, come quando uno spettatore si trova di fronte ad un’opera d’arte. Io lo spettatore, lui l’opera d’arte.
Ambiguo ma non equivoco, persona ma anche personaggio. Dietrologo nato, riservato e schivo. Quando parlava – quando dissertava intendo – era poco chiaro, a tratti logorroico, devo ammetterlo, indefinito, ma lo faceva con una lingua schietta, in modo diretto. Non era facile capire il suo pensiero. Saltava da un discorso ad un altro senza apparenti legami tra loro. Sembrava. Ma quando lo ascoltavi attentamente, poco a poco, tutto si faceva più chiaro. Ma era questa la sua forza.
Riusciva a portarti nel suo labirinto di pensieri e ti rendeva protagonista, voleva fortemente la tua opinione che, immancabilmente, però, riusciva a smontare pezzo per pezzo con la sua logica-illogica da binario morto.
Dissacrante e originale sulle celeberrime scritte fatte per anni sui muri della sua Livorno, profondo e originale nei dipinti. Niente al caso, tutto seguito minuziosamente, passo dopo passo, dall’idea alla sua realizzazione. Nell’idea la sua arte, il resto, per lui, semplice realizzazione, artigiana, manuale – chiamatela come volete – di un pensiero, di un messaggio.
Possessore di ottime - sublimi direi - capacità tecniche, ma anche e soprattutto creativo. Lui è toccato dalla mano divina del pensare e del sentire. Il sentire, quel pathos legato a tanathos che esporta e rappresenta in molte sue opere anche in quelle – apparentemente – più semplici nel linguaggio.
Mi mostrava orgogliosamente, una ad una , le sue opere consegnate al tempo. Ne percorreva, scansionandole con gli occhi e con lo sguardo, furbo ed attento, la genesi e lo sviluppo, una ad una, con amore, indicandone pregi e difetti. In una atmosfera intrigante ed accattivante ripercorreva interiormente anche le sofferenze di quel periodo, i sacrifici, i sentimenti ora ritratti, impressionati, irrimediabilmente inglobati nel dipinto. Riflessioni sul mondo, sull’essere e sull’esistere. La sua forte – la più grande - amarezza è quella di essere un genio incompreso. Non è vanità, non è una qualche forma di superiorità, è una sua certezza”. (F.L.)
L’inaugurazione sarà ripresa da Toscana Tv per la trasmissione “Incontri con l’Arte”, il programma ideato e condotto da Fabrizio Borghini.
19
settembre 2009
Zeb – Diabolikamente. Ambiguità e contraddizione
Dal 19 settembre al 25 ottobre 2009
arte contemporanea
Location
CASTELLO DEI VICARI
Lari, Piazza Giacomo Matteotti, 9, (Pisa)
Lari, Piazza Giacomo Matteotti, 9, (Pisa)
Orario di apertura
dal Martedì al Venerdì ore 16.00 - 19.00; Sabato e Domenica ore 10.30 - 12.30 e 16.00 - 19.30 - Chiuso il Lunedì - L'ingresso è consentito fino a 30 minuti prima della chiusura
Vernissage
19 Settembre 2009, ore 18
Sito web
www.lariarte.it
Autore
Curatore