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ZIA
Zia, è una personale di Sara Ciuffetta in tre tappe. La prima mostra verrà inaugurata domenica 17 settembre in casa. La casa che la zia di sara ha lasciato a lei ed i suoi fratelli. La mostra a cura di Claudio Libero Pisano approderà poi a Roma ad Angolo Cottura e poi a Blocco 13
Comunicato stampa
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ZIA
Restanza significa sentirsi ancorati e insieme spaesati
in un luogo da proteggere e nel contempo
da rigenerare radicalmente
Vito Teti
I ricordi sono un fardello complicato e la memoria trascinandosi ci forma poco a poco. Poi arriva il
momento che bisogna gestirla, farsene carico. Siamo un accumulo di esperienze, diventiamo
quello che capitalizziamo in ogni singolo frangente delle nostre esistenze. Diventare adulti significa
avere il coraggio di fare i conti con i ricordi.
Sara Ciuffetta con il progetto ZIA mette mano al suo bagaglio, apre il cassetto e prova a ricomporre
un puzzle fatto di tessere grigie e cerca di fermare l’oblio inevitabile. Lo sforzo è quello di
ricordare, non lasciar andare la nitidezza di uno sguardo, di un oggetto. La casa scelta non è quella
genitoriale, dove ha trascorso l’infanzia, ma quella di una zia, a conferma del fatto che le famiglie
si possono anche scegliere, aggiungendo figure di riferimento e i ruoli si ridistribuiscono in
relazione all’impronta che lasciano. Una casa in un piccolo centro dove l’artista ha scelto di tornare
a vivere, rimasta quasi intatta nel corso degli anni, dove arredi e oggetti sono quasi gli stessi,
orgogliosamente disinteressati allo scorrere del tempo. Foster Wallace scriveva che una casa è un
ricettacolo di memorie di capacità perdute. Ha la forza incredibile di preservare l’essenza di chi ci
ha vissuto e la restituisce continuamente, in una carta da parati, un quadro, un odore che riporta
inevitabilmente indietro, a quell’età in cui siamo spugne che assorbono il mondo. In quelle stanze
convive la tenerezza di ciò che si è stati con l’urgenza di fermare l’inevitabile dimenticare. Per
l’artista protezione e rigenerazione sono parole affrontate con un’azione fisica, mettendo a vista le
tessere di un puzzle e mostrandole come una fitta nebbia che galleggia nel presente che pur di
esistere nasconde e si mangia il passato. Il tempo è un regalo senza contropartita, per questo
prezioso, e conta come viene impegnato e come ci si relaziona per richiudere il bandolo della
matassa, per fare i conti con la propria vita. Il progetto di Ciuffetta ha la prerogativa di veleggiare
nel tempo rispettandolo, senza ossessioni performative le zone grigie si dipanano nella casa
cercando un nuovo equilibrio per ridefinire uno spazio e convivere con la sua memoria, senza
fretta. È un processo in divenire, un progetto artistico che non si ferma nella casa di Campoli
Appennino ma arriva a Roma, ospitato da Angolo Cottura dove qualcosa della casa si sposta e
trova una nuova sede per una sera, perché i ricordi si muovono e si rigenerano, anche
materialmente. Poi a Blocco 13, in un ambiente neutro la casa si prende gli spazi e il perimetro
della galleria muta architettonicamente ipotizzando nuove mappe e piante abitative.
Ricordare a volte è faticoso ma inevitabile e gli inciampi della memoria creano sconforto, ma Zia
restituisce un senso commovente di restanza e le sue mura, anche se manomesse da zone
perdute, ci dicono felicemente che la relazione con l’altro che noi scegliamo è l’unico antidoto
all’avanzare di inarrestabile e algido grigio.
Claudio Libero Pisano
Restanza significa sentirsi ancorati e insieme spaesati
in un luogo da proteggere e nel contempo
da rigenerare radicalmente
Vito Teti
I ricordi sono un fardello complicato e la memoria trascinandosi ci forma poco a poco. Poi arriva il
momento che bisogna gestirla, farsene carico. Siamo un accumulo di esperienze, diventiamo
quello che capitalizziamo in ogni singolo frangente delle nostre esistenze. Diventare adulti significa
avere il coraggio di fare i conti con i ricordi.
Sara Ciuffetta con il progetto ZIA mette mano al suo bagaglio, apre il cassetto e prova a ricomporre
un puzzle fatto di tessere grigie e cerca di fermare l’oblio inevitabile. Lo sforzo è quello di
ricordare, non lasciar andare la nitidezza di uno sguardo, di un oggetto. La casa scelta non è quella
genitoriale, dove ha trascorso l’infanzia, ma quella di una zia, a conferma del fatto che le famiglie
si possono anche scegliere, aggiungendo figure di riferimento e i ruoli si ridistribuiscono in
relazione all’impronta che lasciano. Una casa in un piccolo centro dove l’artista ha scelto di tornare
a vivere, rimasta quasi intatta nel corso degli anni, dove arredi e oggetti sono quasi gli stessi,
orgogliosamente disinteressati allo scorrere del tempo. Foster Wallace scriveva che una casa è un
ricettacolo di memorie di capacità perdute. Ha la forza incredibile di preservare l’essenza di chi ci
ha vissuto e la restituisce continuamente, in una carta da parati, un quadro, un odore che riporta
inevitabilmente indietro, a quell’età in cui siamo spugne che assorbono il mondo. In quelle stanze
convive la tenerezza di ciò che si è stati con l’urgenza di fermare l’inevitabile dimenticare. Per
l’artista protezione e rigenerazione sono parole affrontate con un’azione fisica, mettendo a vista le
tessere di un puzzle e mostrandole come una fitta nebbia che galleggia nel presente che pur di
esistere nasconde e si mangia il passato. Il tempo è un regalo senza contropartita, per questo
prezioso, e conta come viene impegnato e come ci si relaziona per richiudere il bandolo della
matassa, per fare i conti con la propria vita. Il progetto di Ciuffetta ha la prerogativa di veleggiare
nel tempo rispettandolo, senza ossessioni performative le zone grigie si dipanano nella casa
cercando un nuovo equilibrio per ridefinire uno spazio e convivere con la sua memoria, senza
fretta. È un processo in divenire, un progetto artistico che non si ferma nella casa di Campoli
Appennino ma arriva a Roma, ospitato da Angolo Cottura dove qualcosa della casa si sposta e
trova una nuova sede per una sera, perché i ricordi si muovono e si rigenerano, anche
materialmente. Poi a Blocco 13, in un ambiente neutro la casa si prende gli spazi e il perimetro
della galleria muta architettonicamente ipotizzando nuove mappe e piante abitative.
Ricordare a volte è faticoso ma inevitabile e gli inciampi della memoria creano sconforto, ma Zia
restituisce un senso commovente di restanza e le sue mura, anche se manomesse da zone
perdute, ci dicono felicemente che la relazione con l’altro che noi scegliamo è l’unico antidoto
all’avanzare di inarrestabile e algido grigio.
Claudio Libero Pisano
17
settembre 2023
ZIA
Dal 17 settembre al 17 ottobre 2023
arte contemporanea
Location
Spazio Pane
Campoli Appennino, Via G. Marconi, 71, (FR)
Campoli Appennino, Via G. Marconi, 71, (FR)
Orario di apertura
da martedi a domenica su appuntamento
Vernissage
17 Settembre 2023, dalle 11:00
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