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Zoè Gruni – Metato
Zoè Gruni reagisce all’omologazione dilagante del mondo attuale con una riflessione intima sull’identità e la memoria dell’uomo. La multimedialità nasce dall’esigenza di raccontare da vari punti di vista la presenza del corpo nel suo lavoro.
Comunicato stampa
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Entropyart|in|progress esporrà a partire dal 9 aprile 2009- le opere fotografiche e video dell'artista
Zoè Gruni
un'artista che afferma: "il compito del pensiero umano non sia tanto quello di affrontare l'analisi e la definizione dei contenuti del pensiero, quanto piuttosto di partecipare alla vita delle cose e degli eventi". Attraverso l'ascolto delle cose l'uomo si espone ad esse più che imporsi e ciò nasce appunto dalla ricerca di un nuovo desiderio di identità e di appartenenza ad un contesto territoriale e culturale. La vitalità dell'artista consiste nel resistere ad un mondo che lo vuole escludere come presenza e ricchezza umana; il suo pensiero è quello di creare un sito ricco di una varietà di tracce e di casi umani che coesistono "condividendosi". Zoè Gruni reagisce all'omologazione dilagante del mondo attuale con una riflessione intima sull'identità e la memoria dell'uomo. La multimedialità nasce dall'esigenza di raccontare da vari punti di vista la presenza del corpo nel suo lavoro. I diversi mezzi di espressione servono, in fasi diverse, a dire la stessa cosa: il disegno come idea, la scultura come matrice, la performance come azione e di conseguenza il video come strumento di documentazione e la fotografia come immagine finita. L'artista, mediante la scelta di una materia povera e funzionale come la canapa e la iuta che sono ambedue materiali dalle infinite risorse, può così affrontare non solo la bidimensionalità ma sopratutto la tridimensionalità. Tale materiale assume infatti la valenza di contenitore di un corpo in grado di diventare una vera e propria personalità talvolta anche riconoscibile: guerriero, sposa, giudice, vescovo. Non a caso seguendo la propria naturale evoluzione, le opere sono diventate motivo di spettacolo, perché era necessaria la condivisione e la compartecipazione. L'immagine parte sempre da un coinvolgimento emotivo, per esempio da una forma, un'atmosfera, una vicenda intima, un'esperienza, un viaggio, una notizia. Il desiderio di comunicare con gli altri spinge l'artista a fondere le immagini soggettive della sua memoria con le forme comuni della memoria collettiva; può così sperimentare con il corpo e liberare l'immagine successivamente nello spazio. La Gruni coltiva così l'illusione di riuscire a dare un po’ di sintesi al suo caos ricostruendo l’atmosfera del “metato” (l’antico essiccatoio per le castagne in Toscana, che diventava durante le veglie un riparo e un luogo di convivialità). La performance che l'artista generalmente esegue all'apertura delle sue mostre si presenta come un atto carico di teatralità, dove l'artista si avvolge completamente in un sacco di iuta lasciando libere le proprie estremità. Il suo corpo nascosto dall'involucro può così mettere in evidenza i gesti delle gambe, che diventano la parte saliente della performance. I movimenti di questi arti liberi nell'aria che si muovono veloci dando vita ad una danza puntualizzano la necessità di trasformare il proprio corpo nell'elemento fondamentale del proprio lavoro.
Zoè Gruni
un'artista che afferma: "il compito del pensiero umano non sia tanto quello di affrontare l'analisi e la definizione dei contenuti del pensiero, quanto piuttosto di partecipare alla vita delle cose e degli eventi". Attraverso l'ascolto delle cose l'uomo si espone ad esse più che imporsi e ciò nasce appunto dalla ricerca di un nuovo desiderio di identità e di appartenenza ad un contesto territoriale e culturale. La vitalità dell'artista consiste nel resistere ad un mondo che lo vuole escludere come presenza e ricchezza umana; il suo pensiero è quello di creare un sito ricco di una varietà di tracce e di casi umani che coesistono "condividendosi". Zoè Gruni reagisce all'omologazione dilagante del mondo attuale con una riflessione intima sull'identità e la memoria dell'uomo. La multimedialità nasce dall'esigenza di raccontare da vari punti di vista la presenza del corpo nel suo lavoro. I diversi mezzi di espressione servono, in fasi diverse, a dire la stessa cosa: il disegno come idea, la scultura come matrice, la performance come azione e di conseguenza il video come strumento di documentazione e la fotografia come immagine finita. L'artista, mediante la scelta di una materia povera e funzionale come la canapa e la iuta che sono ambedue materiali dalle infinite risorse, può così affrontare non solo la bidimensionalità ma sopratutto la tridimensionalità. Tale materiale assume infatti la valenza di contenitore di un corpo in grado di diventare una vera e propria personalità talvolta anche riconoscibile: guerriero, sposa, giudice, vescovo. Non a caso seguendo la propria naturale evoluzione, le opere sono diventate motivo di spettacolo, perché era necessaria la condivisione e la compartecipazione. L'immagine parte sempre da un coinvolgimento emotivo, per esempio da una forma, un'atmosfera, una vicenda intima, un'esperienza, un viaggio, una notizia. Il desiderio di comunicare con gli altri spinge l'artista a fondere le immagini soggettive della sua memoria con le forme comuni della memoria collettiva; può così sperimentare con il corpo e liberare l'immagine successivamente nello spazio. La Gruni coltiva così l'illusione di riuscire a dare un po’ di sintesi al suo caos ricostruendo l’atmosfera del “metato” (l’antico essiccatoio per le castagne in Toscana, che diventava durante le veglie un riparo e un luogo di convivialità). La performance che l'artista generalmente esegue all'apertura delle sue mostre si presenta come un atto carico di teatralità, dove l'artista si avvolge completamente in un sacco di iuta lasciando libere le proprie estremità. Il suo corpo nascosto dall'involucro può così mettere in evidenza i gesti delle gambe, che diventano la parte saliente della performance. I movimenti di questi arti liberi nell'aria che si muovono veloci dando vita ad una danza puntualizzano la necessità di trasformare il proprio corpo nell'elemento fondamentale del proprio lavoro.
09
aprile 2009
Zoè Gruni – Metato
Dal 09 al 30 aprile 2009
fotografia
arte contemporanea
performance - happening
arte contemporanea
performance - happening
Location
ENTROPY ART IN PROGRESS
Napoli, Via Bisignano, 68, (Napoli)
Napoli, Via Bisignano, 68, (Napoli)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 16 – 20; (la mattina solo su appuntamento);
sabato e domenica chiuso.
Vernissage
9 Aprile 2009, ore 18.30
Autore
Curatore