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Zona Errore
Gli studenti del primo anno dell’ ISIA di Faenza (design&comunicazione), nell’ambito del corso di Semiotica tenuto dal prof. Stefano Caggiano, inaugurano una mostra dal titolo “Zona Errore” con 30 prototipi di sedie, lampade e tavoli.
Comunicato stampa
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Gli studenti del primo anno dell' ISIA di Faenza (design&comunicazione), nell'ambito del corso di Semiotica tenuto dal prof. Stefano Caggiano, inaugurano una mostra dal titolo "Zona Errore" con 30 prototipi di sedie, lampade e tavoli.
Fremere e bruciare
Facciamo design per lo stesso motivo per cui gli artisti fanno arte. Non per rendere “belle” le cose, ma perché in una società post-industriale e post-ideologica, priva di meta-narrazioni e ricca di performatività tecnologiche, il senso delle cose non vive nell'attuale ma nel potenziale; non conta ciò che gli oggetti sono (e infatti li si trasforma di continuo), ma ciò che potrebbero essere. Il loro senso non risiede nella stabilizzazione di un′identità formale/funzionale ma nella liberazione di possibili forme, identità, destinazioni alternative.
Per questo oggi c'è tanta gente che fa design, studia design, scrive di design, modifica il design (degli altri). Siamo diventati intolleranti nei confronti di qualsiasi forma di non-diversità. E per lo stesso motivo “i giovani” si cinghiano e fumano con grande naturalezza e puerilità: perché anche questo è un modo per alterare l'identità della realtà, che non è brutta ma solo troppo uguale a se stessa.
E allora bisogna rivoltarla come un guanto, sempre e comunque, anche quando gli oggetti che ne facciamo non vengono proprio bene, non importa, non siamo alla ricerca dell'oggetto perfetto ma dello scarto ulteriore, dell'evoluzione successiva, della possibilità che si cela dietro la prossima, tremolante barriera costituita dalla nebulosa fisicità delle cose.
Perché nel mondo in cui viviamo che una sedia sia proprio una sedia, che i capelli abbiamo proprio quel taglio, che un amore sia proprio per quella persona, sono vissuti come altrettanti fatti contingenti che come tali possono essere anche in un altro modo. Non esiste più l'ontologia, ma solo la poesia terribile del fremere e del bruciare (altri dice: “progettare”) un combustibile inesauribile. È la creatività diffusa, bellezza, e tu non puoi farci niente. Nessuno resterà in lutto per noi.
Stefano Caggiano
Fremere e bruciare
Facciamo design per lo stesso motivo per cui gli artisti fanno arte. Non per rendere “belle” le cose, ma perché in una società post-industriale e post-ideologica, priva di meta-narrazioni e ricca di performatività tecnologiche, il senso delle cose non vive nell'attuale ma nel potenziale; non conta ciò che gli oggetti sono (e infatti li si trasforma di continuo), ma ciò che potrebbero essere. Il loro senso non risiede nella stabilizzazione di un′identità formale/funzionale ma nella liberazione di possibili forme, identità, destinazioni alternative.
Per questo oggi c'è tanta gente che fa design, studia design, scrive di design, modifica il design (degli altri). Siamo diventati intolleranti nei confronti di qualsiasi forma di non-diversità. E per lo stesso motivo “i giovani” si cinghiano e fumano con grande naturalezza e puerilità: perché anche questo è un modo per alterare l'identità della realtà, che non è brutta ma solo troppo uguale a se stessa.
E allora bisogna rivoltarla come un guanto, sempre e comunque, anche quando gli oggetti che ne facciamo non vengono proprio bene, non importa, non siamo alla ricerca dell'oggetto perfetto ma dello scarto ulteriore, dell'evoluzione successiva, della possibilità che si cela dietro la prossima, tremolante barriera costituita dalla nebulosa fisicità delle cose.
Perché nel mondo in cui viviamo che una sedia sia proprio una sedia, che i capelli abbiamo proprio quel taglio, che un amore sia proprio per quella persona, sono vissuti come altrettanti fatti contingenti che come tali possono essere anche in un altro modo. Non esiste più l'ontologia, ma solo la poesia terribile del fremere e del bruciare (altri dice: “progettare”) un combustibile inesauribile. È la creatività diffusa, bellezza, e tu non puoi farci niente. Nessuno resterà in lutto per noi.
Stefano Caggiano
13
maggio 2009
Zona Errore
Dal 13 maggio al 30 giugno 2009
design
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
DO – NUCLEO CULTURALE
Faenza, Mura B. Mittarelli, 34, (Ravenna)
Faenza, Mura B. Mittarelli, 34, (Ravenna)
Vernissage
13 Maggio 2009, ore 18
Curatore