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Zonafranca 2006
progetto di arte contemporanea ideato e curato da askòsarte
Comunicato stampa
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“……simile e dissimile sono uguali, gli opposti sono identici per natura e differiscono solo di grado. Così gli estremi si toccano; tutte le verità non sono che mezze verità e ogni paradosso può essere conciliato”
(Il Kybalion)
Possono due torri del '500 costruite come baluardi di difesa contro le incursioni barbariche, che rimandano, quindi all’odio e al lutto, diventare luogo privilegiato per la creatività e l’accoglienza?
Può la volontà di alcuni artisti invertire la polarità odio/amore attraverso l’uso della creatività, utilizzata come strumento terapeutico per guarire?
Può il “desiderio” trasmutare alchemicamente i campi vibrazionali di un passato di dolore attraverso penetrazioni di idee, di poesia, di musica e colori e diventare luogo di’incontro e scambio per chi ha visioni e voglia di raccontarle?
E può la dolcezza ricamare i luoghi e le persone, trasformando anche le delusioni in vitalità da convogliare verso la consapevolezza che realmente possiamo operare un mutamento, toccare le cose e le persone e trasfigurarle in centri luminosi carichi di energia?
Le torri spagnole sono diventate, nel gioco artistico, metafore delle pulsioni energetiche fisiche e spirituali che abitano l’uomo.
Rappresentano un simbolo di potente dualismo che evoca opposizione e se-parazione, equivalente alla contrapposizione anima/corpo e quindi divino/istinto che ci conduce alla soluzione scontata di definire “negativo” il corpo con il suo impulso alla vita, alle emozioni e alla sessualità e “positiva” l’altra parte.
Per migliaia d’anni abbiamo lottato con questo modo arcaico di pensare, diventando “giudicanti” e del corpo ne abbiamo parlato con il linguaggio impersonale e oggettivato delle scienze – scindendolo inesorabilmente – raccontando della lacerazione dell’uomo e dando come esito l’impossibilità di una comprensione autentica del senso stesso dell’esistere.
Semplici definizioni concettuali derivanti dall’organizzazione delle scienze, che nulla dicono dell’originaria apertura al mondo del corpo.
Rinnegare la nostra fisicità istintuale, però, non può non dare ripercussioni, in quanto le energie terrene e spirituali hanno la stessa fonte.
La mia violenza, la mia intolleranza, il mio orgoglio, il mio amore, la mia compassione, la mia rabbia, la mia tenerezza, la mia creatività, la mia oscurità e la mia luce, il mio corpo e la mia anima, sono DIO.
La ri-conciliazione può arrivare solo da uomini che hanno re-imparato a vivere la loro vita semplicemente, sostenendo la tensione tra queste due realtà, che hanno imparato a riconoscere che tutto è Uno, che non vi è nulla di se-parato.
Le torri, trasfigurate dall’intenzione degli artisti, assurgono a simbolo consacrato di spazio libero da condizionamenti e preconcetti, una ZONAFRANCA dove attuare la ri-composizione tra questi opposti, dove ri-condurli all’Uno e dove praticare l’arte, a qualsiasi livello, significa impegnarsi in un cambiamento radicale che coinvolge il profondo di noi stessi. Un luogo dove riformulare le domande intorno al senso dell’esistenza.
Questa è la traccia del progetto, che in ogni modo non imbriglia in un tema circoscritto, in quanto tutti facciamo esperienza della fisicità e della sacralità del nostro esistere.
Nell’arte ci si può perfino permettere di stravolgere i ruoli e di esprimere la sensualità dell’anima e la spiritualità del corpo, pregare attraverso performance di danza e di musica o cercare la bellezza mistica in un volto.
Ogni espressione convoglia inevitabilmente verso “il tema” del nostro esistere: vivere la vita.
chiara schirru
(Il Kybalion)
Possono due torri del '500 costruite come baluardi di difesa contro le incursioni barbariche, che rimandano, quindi all’odio e al lutto, diventare luogo privilegiato per la creatività e l’accoglienza?
Può la volontà di alcuni artisti invertire la polarità odio/amore attraverso l’uso della creatività, utilizzata come strumento terapeutico per guarire?
Può il “desiderio” trasmutare alchemicamente i campi vibrazionali di un passato di dolore attraverso penetrazioni di idee, di poesia, di musica e colori e diventare luogo di’incontro e scambio per chi ha visioni e voglia di raccontarle?
E può la dolcezza ricamare i luoghi e le persone, trasformando anche le delusioni in vitalità da convogliare verso la consapevolezza che realmente possiamo operare un mutamento, toccare le cose e le persone e trasfigurarle in centri luminosi carichi di energia?
Le torri spagnole sono diventate, nel gioco artistico, metafore delle pulsioni energetiche fisiche e spirituali che abitano l’uomo.
Rappresentano un simbolo di potente dualismo che evoca opposizione e se-parazione, equivalente alla contrapposizione anima/corpo e quindi divino/istinto che ci conduce alla soluzione scontata di definire “negativo” il corpo con il suo impulso alla vita, alle emozioni e alla sessualità e “positiva” l’altra parte.
Per migliaia d’anni abbiamo lottato con questo modo arcaico di pensare, diventando “giudicanti” e del corpo ne abbiamo parlato con il linguaggio impersonale e oggettivato delle scienze – scindendolo inesorabilmente – raccontando della lacerazione dell’uomo e dando come esito l’impossibilità di una comprensione autentica del senso stesso dell’esistere.
Semplici definizioni concettuali derivanti dall’organizzazione delle scienze, che nulla dicono dell’originaria apertura al mondo del corpo.
Rinnegare la nostra fisicità istintuale, però, non può non dare ripercussioni, in quanto le energie terrene e spirituali hanno la stessa fonte.
La mia violenza, la mia intolleranza, il mio orgoglio, il mio amore, la mia compassione, la mia rabbia, la mia tenerezza, la mia creatività, la mia oscurità e la mia luce, il mio corpo e la mia anima, sono DIO.
La ri-conciliazione può arrivare solo da uomini che hanno re-imparato a vivere la loro vita semplicemente, sostenendo la tensione tra queste due realtà, che hanno imparato a riconoscere che tutto è Uno, che non vi è nulla di se-parato.
Le torri, trasfigurate dall’intenzione degli artisti, assurgono a simbolo consacrato di spazio libero da condizionamenti e preconcetti, una ZONAFRANCA dove attuare la ri-composizione tra questi opposti, dove ri-condurli all’Uno e dove praticare l’arte, a qualsiasi livello, significa impegnarsi in un cambiamento radicale che coinvolge il profondo di noi stessi. Un luogo dove riformulare le domande intorno al senso dell’esistenza.
Questa è la traccia del progetto, che in ogni modo non imbriglia in un tema circoscritto, in quanto tutti facciamo esperienza della fisicità e della sacralità del nostro esistere.
Nell’arte ci si può perfino permettere di stravolgere i ruoli e di esprimere la sensualità dell’anima e la spiritualità del corpo, pregare attraverso performance di danza e di musica o cercare la bellezza mistica in un volto.
Ogni espressione convoglia inevitabilmente verso “il tema” del nostro esistere: vivere la vita.
chiara schirru
02
agosto 2006
Zonafranca 2006
Dal 02 al 31 agosto 2006
arte contemporanea
Location
TORRE SPAGNOLA
Cabras, loc. San Giovanni Di Sinis, (Oristano)
Cabras, loc. San Giovanni Di Sinis, (Oristano)
Orario di apertura
la mattina e il pomeriggio fino alle 19.30
Vernissage
2 Agosto 2006, ore 18
Sito web
www.askosarte.it
Autore