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Zoote
Zoote è un progetto di Umberto Benappi curato da Luca Beatrice. Vengono esposti artisti contemporanei che si sono dedicati alla raffigurazione del mondo animale in svariati modi: dalla tassidermia, all’utilizzo di materiali sia poveri che preziosi, in un’atmosfera suggestiva e particolare.
Comunicato stampa
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Progetto di Umberto Benappi
a cura di Luca Beatrice
saggi di Leonardo Caffo e Vincenzo Santarcangelo
Agostino Arrivabene, Bertozzi & Casoni, Nicola Bolla, Rembrandt Bugatti, Wim Delvoye, Quentin Garel, Paolo Grassino, Aldo Mondino, Polly Morgan
Galleria Benappi, Via Andrea Doria 10 - 10123 Torino
14 gennaio - 27 febbraio 2016
Zoote era il termine con il quale nell’antica Grecia era conosciuto lo stile animalier, intendendo soprattutto le decorazioni maculate e pitonate che ritornano nella storia dell’arte e della moda in diverse epoche.
Durante il Rinascimento l’animalier è associato all’esoterico ed al satanico, mentre nell’Iconologia di Cesare Ripa del 1593 la Libidine viene raffigurata con indosso una pelle di leopardo. Tra 1880 e 1900 il britannico Aestethic Movements indirizza le proprie invenzioni a una donna libera ed emancipata proprio come una fiera.
Da Josephine Baker ad Audrey Hepburn il motivo leopardato torna nel cinema e nello spettacolo, mentre la prima comparsa sulle passerelle di moda è datata 1947 con le collezioni di Christian Dior.
Anche nell’arte l’animale è presente fin dall’antichità con differenti livelli simbolici: a ogni bestia corrisponde un diverso senso e significato che si rifà ai caratteri degli umani, siano positivi o negativi. Persino nel Novecento, periodo contrassegnato dall’arrivo delle avanguardie e dunque dal progressivo allontanamento dall’immagine realistica, il rimando all’animale persiste in differenti modulazioni, dalla scultura alla pittura, dall’installazione al disegno.
La Galleria Benappi presenta una selezione di artisti contemporanei che hanno dedicato all’animale uno spazio importante nel proprio lavoro.
L’idea parte da una scultura bronzea di Rembrandt Bugatti. Nato a Milano nel 1884 e morto suicida a Parigi nel 1916, sviluppa l’amore per la natura e gli animali, cosa che lo spinge a passare molto tempo nella riserva parigina nei pressi del Jardin des Plantes. Nel 1907 si stabilisce vicino allo Zoo di Anversa per studiare gli animali feroci. Il suo Elefante danzante negli anni ’20 verrà utilizzato dal fratello Ettore come simbolo della Bugatti Royale.
Un altro omaggio di Zoote è ad Aldo Mondino, grande artista torinese scomparso dieci anni fa, e alla sua Scultura un corno realizzata alla fine degli anni ’80. Si tratta di una piramide in bronzo composta da cinque elefanti uno sull’altro che Mondino in alcune occasioni aveva ricoperto con una colata di cioccolato Peyrano.
Per quanto riguarda invece gli artisti viventi, grazie alla loro complicità, sono stati scelti lavori a tema se non addirittura realizzati ad hoc per la mostra: le ceramiche di Bertozzi & Casoni, i più celebri e non solo in Italia nella riattualizzazione di questo materiale così legato alla storia delle arti decorative. Nel loro studio-fabbrica di Imola prendono vita sculture in cui l’animale gioca spesso un ruolo fortemente simbolico e allegorico.
Il piemontese Nicola Bolla lavora prevalentemente su due serie subito riconoscibili: gli Swarovsky con cui incastona reti metalliche di decine di migliaia di cristalli e le carte da gioco. Il bestiario fantastico è al centro del suo mondo che sembra davvero ispirato al saggio Manuale di zoologia fantastica, per quanto sui generis, scritto da Jorge Luis Borges nel 1957.
Paolo Grassino, nato ed attivo a Torino, sceglie invece un materiale povero, la spugna, legato all’uso nella realtà quotidiana, con il quale realizza forme anche monumentali sia in tridimensione sia in grandi pannelli simili a quadri-oggetto.
La pittura di Agostino Arrivabene guarda ad altri mondi: il fumetto di Moebius, il teatro de La Fura del Baus, la Body Art più estrema, il fetish, il metallo più profondo intriso di sonorità oscure e pesanti. Espressione rara di un eroismo tardo romantico, mutazione genetica del quadro classico immerso in un universo di segni di riferimento “bassi” e al contempo esaltati da una straordinaria perizia artigianale, manuale e calligrafica.
Significativa, peraltro, la presenza straniera in mostra. Polly Morgan, nata nel 1980, è una giovane artista inglese specializzata nella tassidermia e considerata un astro nascente della scena britannica.
Frequenta i più maturi colleghi della yBa e soprattutto Banksy, che nel 2005 le propone di esporre nella sua galleria temporanea Santa’s Ghetto.
Quentin Garel, nato nel 1975 a Parigi, si è formato nella capitale francese e all’Art Institute di Chicago, ha realizzato diverse opere pubbliche di dimensioni monumentali a Parigi e a Lille.
Protagonisti della sua ricerca sono gli animali domestici, che chiama “animali di consumo”, quindi le teste bovine (Trophées), lunghi ed esili crani di uccello. Usa legno, ferro e bronzo.
Quanto a Wim Delvoye (1965) è noto per le sue immagini dissacranti e surreali. Ha tatuato grandi maiali che hanno portato fino alla morte, avvenuta naturalmente, le sue geniali decorazioni. Uno spirito sarcastico e provocatorio, tipico della tradizione fiamminga da cui proviene.
Durante la mostra verrà pubblicato un libro edito da Allemandi, curato da Luca Beatrice, con saggi di Leonardo Caffo e Vincenzo Santarcangelo.
a cura di Luca Beatrice
saggi di Leonardo Caffo e Vincenzo Santarcangelo
Agostino Arrivabene, Bertozzi & Casoni, Nicola Bolla, Rembrandt Bugatti, Wim Delvoye, Quentin Garel, Paolo Grassino, Aldo Mondino, Polly Morgan
Galleria Benappi, Via Andrea Doria 10 - 10123 Torino
14 gennaio - 27 febbraio 2016
Zoote era il termine con il quale nell’antica Grecia era conosciuto lo stile animalier, intendendo soprattutto le decorazioni maculate e pitonate che ritornano nella storia dell’arte e della moda in diverse epoche.
Durante il Rinascimento l’animalier è associato all’esoterico ed al satanico, mentre nell’Iconologia di Cesare Ripa del 1593 la Libidine viene raffigurata con indosso una pelle di leopardo. Tra 1880 e 1900 il britannico Aestethic Movements indirizza le proprie invenzioni a una donna libera ed emancipata proprio come una fiera.
Da Josephine Baker ad Audrey Hepburn il motivo leopardato torna nel cinema e nello spettacolo, mentre la prima comparsa sulle passerelle di moda è datata 1947 con le collezioni di Christian Dior.
Anche nell’arte l’animale è presente fin dall’antichità con differenti livelli simbolici: a ogni bestia corrisponde un diverso senso e significato che si rifà ai caratteri degli umani, siano positivi o negativi. Persino nel Novecento, periodo contrassegnato dall’arrivo delle avanguardie e dunque dal progressivo allontanamento dall’immagine realistica, il rimando all’animale persiste in differenti modulazioni, dalla scultura alla pittura, dall’installazione al disegno.
La Galleria Benappi presenta una selezione di artisti contemporanei che hanno dedicato all’animale uno spazio importante nel proprio lavoro.
L’idea parte da una scultura bronzea di Rembrandt Bugatti. Nato a Milano nel 1884 e morto suicida a Parigi nel 1916, sviluppa l’amore per la natura e gli animali, cosa che lo spinge a passare molto tempo nella riserva parigina nei pressi del Jardin des Plantes. Nel 1907 si stabilisce vicino allo Zoo di Anversa per studiare gli animali feroci. Il suo Elefante danzante negli anni ’20 verrà utilizzato dal fratello Ettore come simbolo della Bugatti Royale.
Un altro omaggio di Zoote è ad Aldo Mondino, grande artista torinese scomparso dieci anni fa, e alla sua Scultura un corno realizzata alla fine degli anni ’80. Si tratta di una piramide in bronzo composta da cinque elefanti uno sull’altro che Mondino in alcune occasioni aveva ricoperto con una colata di cioccolato Peyrano.
Per quanto riguarda invece gli artisti viventi, grazie alla loro complicità, sono stati scelti lavori a tema se non addirittura realizzati ad hoc per la mostra: le ceramiche di Bertozzi & Casoni, i più celebri e non solo in Italia nella riattualizzazione di questo materiale così legato alla storia delle arti decorative. Nel loro studio-fabbrica di Imola prendono vita sculture in cui l’animale gioca spesso un ruolo fortemente simbolico e allegorico.
Il piemontese Nicola Bolla lavora prevalentemente su due serie subito riconoscibili: gli Swarovsky con cui incastona reti metalliche di decine di migliaia di cristalli e le carte da gioco. Il bestiario fantastico è al centro del suo mondo che sembra davvero ispirato al saggio Manuale di zoologia fantastica, per quanto sui generis, scritto da Jorge Luis Borges nel 1957.
Paolo Grassino, nato ed attivo a Torino, sceglie invece un materiale povero, la spugna, legato all’uso nella realtà quotidiana, con il quale realizza forme anche monumentali sia in tridimensione sia in grandi pannelli simili a quadri-oggetto.
La pittura di Agostino Arrivabene guarda ad altri mondi: il fumetto di Moebius, il teatro de La Fura del Baus, la Body Art più estrema, il fetish, il metallo più profondo intriso di sonorità oscure e pesanti. Espressione rara di un eroismo tardo romantico, mutazione genetica del quadro classico immerso in un universo di segni di riferimento “bassi” e al contempo esaltati da una straordinaria perizia artigianale, manuale e calligrafica.
Significativa, peraltro, la presenza straniera in mostra. Polly Morgan, nata nel 1980, è una giovane artista inglese specializzata nella tassidermia e considerata un astro nascente della scena britannica.
Frequenta i più maturi colleghi della yBa e soprattutto Banksy, che nel 2005 le propone di esporre nella sua galleria temporanea Santa’s Ghetto.
Quentin Garel, nato nel 1975 a Parigi, si è formato nella capitale francese e all’Art Institute di Chicago, ha realizzato diverse opere pubbliche di dimensioni monumentali a Parigi e a Lille.
Protagonisti della sua ricerca sono gli animali domestici, che chiama “animali di consumo”, quindi le teste bovine (Trophées), lunghi ed esili crani di uccello. Usa legno, ferro e bronzo.
Quanto a Wim Delvoye (1965) è noto per le sue immagini dissacranti e surreali. Ha tatuato grandi maiali che hanno portato fino alla morte, avvenuta naturalmente, le sue geniali decorazioni. Uno spirito sarcastico e provocatorio, tipico della tradizione fiamminga da cui proviene.
Durante la mostra verrà pubblicato un libro edito da Allemandi, curato da Luca Beatrice, con saggi di Leonardo Caffo e Vincenzo Santarcangelo.
13
gennaio 2016
Zoote
Dal 13 gennaio al 27 febbraio 2016
arte contemporanea
serata - evento
serata - evento
Location
GALLERIA BENAPPI
Torino, Via Andrea Doria, 10, (Torino)
Torino, Via Andrea Doria, 10, (Torino)
Orario di apertura
martedi / sabato 10 - 13 / 16 - 19
chiuso lunedì e festivi
Vernissage
13 Gennaio 2016, ore 18
Autore