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Zoran Music
Con l’esposizione, ordinata cronologicamente, dell’opera di Music si intende ripercorrere, attraverso circa 120 opere provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, l’intero iter creativo dell’artista, soffermandosi in particolare sulle tappe più significative di una vita che dovrà essere letta nel segno del viaggio.
Comunicato stampa
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Con l’esposizione, ordinata cronologicamente, dell’opera di Music si intende ripercorrere, attraverso circa 120 opere provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, l’intero iter creativo dell’artista, soffermandosi in particolare sulle tappe più significative di una vita che dovrà essere letta nel segno del viaggio. Infatti, l’esperienza, artistica e di vita, di Music è contraddistinta, fin dalla primissima infanzia, da un peregrinare costante che lo ha portato a concentrare lo sguardo in particolare su alcune realtà alle quali ancorare la memoria fino alle sue ultime opere.
Questo particolare aspetto è confermato dalla ricerca di Music intorno a uno stesso tema, l’essenza primitiva del reale, portata avanti, con insistenza e in tempi diversi, su quello che egli stesso definisce “il mio tema familiare, fatale e quasi ossessivo”. Ne sono derivati dei cicli autonomi che, per la loro intima coerenza, hanno segnato non solo la sua opera, ma più in generale l’arte del Novecento.
La scelta dunque delle opere presentate a Palazzo Attems permette, come forse solo la grande mostra del Grand Palais di Parigi ha reso possibile nel 1995, di comprendere questa evoluzione del linguaggio di Music, in un continuo rimando tra stagioni creative diverse. Dai primi Cavallini dell’immediato dopoguerra, poi declinati con lo stesso lirismo nei Motivi dalmati degli anni cinquanta, ai Paesaggi umbri del 1949 le cui dolci colline trovano una continuità nei Paesaggi senesi di qualche anno più tardi e una diversa struttura nei Paesaggi rocciosi concepiti sul finire degli anni settanta e agli inizi del decennio successivo.
Il riemergere del ricordo della prigionia a Dachau, improvviso e straziato, diventa necessità creativa a partire dal 1970, in uno sguardo appassionato che non è mai cronaca descrittiva, ma solo altissima testimonianza umana alla verità: Non siamo gli ultimi. Da questa insistita analisi sui corpi esanimi, vivi solo di un ultimo, atroce spasmo, nasce una nuova sintesi formale a cui appartiene un altro tema, solo apparentemente diverso, dipinto nel 1972, i Motivi vegetali.
Ciononostante, è a Venezia che l’artista dedica, per tutta la sua vita, un’attenzione continua. “Là trovavo l’oriente e l’occidente così intimamente fusi dalla vecchia civiltà veneziana, che compresi come là si trovassero la mia tradizione e la mia verità”. Negli anni Ottanta in particolare, con una serie di quadri dalla cromia rarefatta e di poetica purezza, l’artista scopre una Venezia inattesa e segreta: dalle Zattere ai cantieri moderni di Porto Marghera, fino all’isola popolare della Giudecca e alla musicalità misteriosa degli Interni di cattedrali.
Non mancano infine, nella mostra che la città natale dedica all’artista, le testimonianze di quando Music impara a guardare a se stesso con i primi Autoritratti realizzati, nel 1947, poco dopo l’arrivo a Venezia. Qui incontra e iconizza la futura moglie con alcune immagini che, almeno inizialmente, vivono delle suggestioni che i mosaici paleocristiani esercitano sulla sua pittura in generale. A una nuova umanità pervengono infine i ritratti della moglie che egli realizza a partire dai primi anni ottanta, in una meditazione che si fa sofferta ma orgogliosa solitudine nella serie degli Atelier, dove l’artista si confronta, minuta ma vigorosa figura, con la spoglia vastità del suo spazio creativo.
A dare infine carattere di completezza ed eccezionalità alla mostra, sono gli ultimi, pochi ed inediti disegni realizzati da Music nei mesi di febbraio e marzo del 2001, mai esposti prima d’ora.
Questo particolare aspetto è confermato dalla ricerca di Music intorno a uno stesso tema, l’essenza primitiva del reale, portata avanti, con insistenza e in tempi diversi, su quello che egli stesso definisce “il mio tema familiare, fatale e quasi ossessivo”. Ne sono derivati dei cicli autonomi che, per la loro intima coerenza, hanno segnato non solo la sua opera, ma più in generale l’arte del Novecento.
La scelta dunque delle opere presentate a Palazzo Attems permette, come forse solo la grande mostra del Grand Palais di Parigi ha reso possibile nel 1995, di comprendere questa evoluzione del linguaggio di Music, in un continuo rimando tra stagioni creative diverse. Dai primi Cavallini dell’immediato dopoguerra, poi declinati con lo stesso lirismo nei Motivi dalmati degli anni cinquanta, ai Paesaggi umbri del 1949 le cui dolci colline trovano una continuità nei Paesaggi senesi di qualche anno più tardi e una diversa struttura nei Paesaggi rocciosi concepiti sul finire degli anni settanta e agli inizi del decennio successivo.
Il riemergere del ricordo della prigionia a Dachau, improvviso e straziato, diventa necessità creativa a partire dal 1970, in uno sguardo appassionato che non è mai cronaca descrittiva, ma solo altissima testimonianza umana alla verità: Non siamo gli ultimi. Da questa insistita analisi sui corpi esanimi, vivi solo di un ultimo, atroce spasmo, nasce una nuova sintesi formale a cui appartiene un altro tema, solo apparentemente diverso, dipinto nel 1972, i Motivi vegetali.
Ciononostante, è a Venezia che l’artista dedica, per tutta la sua vita, un’attenzione continua. “Là trovavo l’oriente e l’occidente così intimamente fusi dalla vecchia civiltà veneziana, che compresi come là si trovassero la mia tradizione e la mia verità”. Negli anni Ottanta in particolare, con una serie di quadri dalla cromia rarefatta e di poetica purezza, l’artista scopre una Venezia inattesa e segreta: dalle Zattere ai cantieri moderni di Porto Marghera, fino all’isola popolare della Giudecca e alla musicalità misteriosa degli Interni di cattedrali.
Non mancano infine, nella mostra che la città natale dedica all’artista, le testimonianze di quando Music impara a guardare a se stesso con i primi Autoritratti realizzati, nel 1947, poco dopo l’arrivo a Venezia. Qui incontra e iconizza la futura moglie con alcune immagini che, almeno inizialmente, vivono delle suggestioni che i mosaici paleocristiani esercitano sulla sua pittura in generale. A una nuova umanità pervengono infine i ritratti della moglie che egli realizza a partire dai primi anni ottanta, in una meditazione che si fa sofferta ma orgogliosa solitudine nella serie degli Atelier, dove l’artista si confronta, minuta ma vigorosa figura, con la spoglia vastità del suo spazio creativo.
A dare infine carattere di completezza ed eccezionalità alla mostra, sono gli ultimi, pochi ed inediti disegni realizzati da Music nei mesi di febbraio e marzo del 2001, mai esposti prima d’ora.
11
ottobre 2003
Zoran Music
Dall'undici ottobre 2003 al 30 maggio 2004
arte contemporanea
Location
PALAZZO ATTEMS-PETZENSTEIN
Gorizia, Piazza Edmondo De Amicis, 2, (Gorizia)
Gorizia, Piazza Edmondo De Amicis, 2, (Gorizia)
Biglietti
intero euro 6, ridotto euro 4
Orario di apertura
dal martedì alla domenica 9-19, lunedì ch
Vernissage
11 Ottobre 2003, ore 18,30
Editore
LINEA D'OMBRA LIBRI
Autore