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Qual è stato il tuo percorso artistico?
Mi sono avvicinata alla fotografia da bambina, affascinata dalla possibilità di fissare l’immagine del tempo, per sua natura in continuo divenire.
Sperimentavo con la macchina fotografica a rullino, sviluppando contestualmente un crescente interesse per la storia dell’arte.
Trasformai il mio interesse in campo di ricerca, laureandomi in Scienze dei Beni Culturali all’Università di Torino con una tesi sulle mostre di Arte Contemporanea ad Alessandria negli anni ’20.
Parallelamente frequentai l’Accademia di Fotografia Artevision di Torino e in quel frangente comprai la prima macchina fotografica reflex, scoprendo giorno dopo giorno che la fotografia era il mio mondo.
Durante i miei studi in Economia e Gestione delle Arti all’Università Cà Foscari di Venezia, infatti, scelsi come campo di ricerca proprio la fotografia. Per la tesi di laurea ho svolto una ricerca sperimentale sull’influenza reciproca tra fotografia e didascalia insieme al mio professore, il fotografo Riccardo Zipoli. A questo scopo abbiamo progettato una mostra in cui la medesima fotografia venisse riproposta più volte ma con didascalie diverse, frutto dell’interpretazione data da persone diverse. La stessa immagine si trasformava così in tante opere diverse quanti erano gli occhi che la osservavano.
In seguito a questo primo interesse per l’influenza reciproca tra parola e fotografia, mi formai nella fotografia terapeutica con l’associazione NetFo.
Grazie al conseguimento della borsa di ricerca “Master dei talenti” della Fondazione Goria ho potuto svolgere una ricerca sperimentale sui benefici della fotografia e della scrittura nel contesto delle relazioni di aiuto, in particolare all’interno dei gruppi di Auto Mutuo Aiuto presso l’associazione Infine Onlus di Torino e nei laboratori di lettura e fotografia presso le biblioteche civiche di Torino.
Continuo a formarmi ed aggiornarmi con workshop e corsi, tra cui i corsi di fotografia e di postproduzione (“Venice” e “Plutone”) tenuti dalla fotografa Irene Ferri, e percorsi di fotografia autoriale presso Musa Fotografia con la fotografa Sara Munari e la curatrice Alessia Locatelli.
Negli ultimi due anni sto partecipando a diverse mostre artistiche, a Roma, Mortara, Lodi e nel territorio torinese, in particolare presso la Galleria Ossimoro di Torino e la Galleria Belle Epoque di Rivoli.
Ad aprile esporrò alla galleria FotoNostrum di Barcellona in occasione della mostra sugli scatti selezionati al concorso internazionale di fotografia “Julia Margaret Cameron Awards”, un riconoscimento che mi rende felice di tutto l’impegno e la passione che sto mettendo nel mio percorso artistico.
Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?
Mi definisco una Fotoscrittrice, in quanto combino fotografia e scrittura in un tutt’uno omogeneo, un’alchimia creativa che chiamo “Fotoscrittura”.
Ho fondato la mia attività Narravolando allo scopo di sviluppare la “Fotoscrittura” come metodo creativo, sia come mezzo di espressione artistica e personale sia come mezzo comunicativo per brand e attività.
Credo che la contaminazione dei due mezzi sia uno stimolo alla creatività e all’espansione delle potenzialità, tanto della fotografia quanto della scrittura.
Il fulcro del mio lavoro sono i servizi di “Fotoscrittura” in cui ciascun progetto viene strutturato su misura per il cliente e si compone di servizio fotografico, mirante a mettere in luce le specificità del soggetto protagonista, e di redazione di testi che vengono elaborati proprio a partire dalle foto, al fine di restituire un insieme omogeno di visual storytelling in cui immagini e parole si nutrono e fortificano a vicenda.
Ho strutturato quattro tipologie di progetti: “Fotobiografie” (per personal brand, professionisti, artisti, freelance), “Romanzi di bottega” (per negozi, botteghe, locali), “Fotoracconti da tavolo” (incentrato sui prodotti e gli oggetti di artigiani, artisti, produttori locali) e “Flussi di sguardo” (per chiunque desideri esplorare i propri mondi emotivi attraverso la fotografia e la scrittura).
Parallelamente porto avanti i miei progetti fotografici personali in cui l’elaborazione artistica vede un sempre maggior coinvolgimento di mio marito Francesco, con il quale la connessione emotiva diventa empatia progettuale e creativa.
Sul mio sito narravolando.com gestisco le due sezioni del mio blog: la rubrica “#narramerica” in cui racconto il mio viaggio in America con fotografie e brevi narrazioni scaturite dai ricordi veicolati dalle immagini, e la rivista “Fotopagine” in cui scrivo articoli inerenti la “Fotoscrittura” e i temi ad essa collegati.
In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?
Sono profondamente legata alla concezione di creatività intesa come risorsa energetica caratterizzante l’essere umano.
Credo pertanto che sia essenziale che la creatività venga stimolata ed allenata sia a livello individuale sia a livello collettivo, in modo che assuma un ruolo centrale nella società.
L’espressione artistica, in ogni sua forma, favorisce sia il benessere emotivo sia l’attivazione e la stimolazione della creatività, essenziale nella progettualità in senso lato.
Ritengo dunque sia importante che venga superata la concezione di arte come mondo elitario ma che essa diventi parte della vita di ogni giorno, sia nel mondo scolastico sia in quello lavorativo sia nel tempo libero.
Il terreno di contatto per avvicinare questi mondi potrebbe essere quello del gioco, per sua natura afferente al pensiero creativo.
Immagino laboratori creativi in cui l’arte diventa gioco e il gioco diventa arte, e spero di poter essere partecipe di questo cambiamento.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Il mio progetto principale è di far crescere la “Fotoscrittura” come metodo creativo e di comunicazione visivo-testuale, ho in programma di elaborare un corso apposito e di sperimentarla in nuovi ambiti.
Quest’anno ho anche iniziato alcune interessanti collaborazioni che desidero sviluppare e portare avanti, in particolare con la Dottoressa Giusi Venuti per un progetto nel campo della bioetica, e con un gruppo di artisti con cui stiamo sviluppando un progetto artistico da portare in laboratori, scuole e istituzioni.
In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?
Sulla base di quanto affermato in merito alla creatività, ritengo che un primo passo in questa direzione potrebbe essere l’introduzione a livello istituzionale di laboratori e corsi incentrati sull’elaborazione artistica, non tanto a livello teorico quanto vere e proprie esperienze pratiche in cui ciascun partecipante abbia la possibilità di sperimentare media diversi e trovare una propria via di produzione artistica.
In questo senso sarebbe importante che i curatori venissero messi in contatto con queste fucine creative, al fine di valorizzare questo tipo di produzione e orientarla verso la progettualità.
Potremmo vedere mostre nelle aziende, nelle scuole, in qualunque luogo di aggregazione sociale: il riconoscimento dell’espressione creativa ispirerebbe gli osservatori e motiverebbe i partecipanti stessi a continuare.
La creatività verrebbe esponenzialmente nutrita.