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Qual è stato il tuo percorso artistico?
Sono fondamentalmente autodidatta, nonostante avessi manifestato interesse per l’arte fin da piccolo i miei genitori erano contrari a farmi fare scuole artistiche perché pensavano non mi potessero dare un lavoro stabile, alle superiori mi sono avvicinato per la prima volta ai programmi di grafica e successivamente a 20 anni ho avuto l’occasione di lavorare per lo studio di architettura & design Iosa Ghini di Bologna come grafico pubblicitario e web designer, in seguito dopo essere stato selezionato tramite concorsi ho partecipato a varie mostre di grafica in Italia continuando a lavorare come grafico freelance per studi di Bologna e Milano, nel corso del tempo ho mostrato i lavori che facevo a vari critici che poi mi hanno supportato tra cui Carlo Franza, Giorgio Di Genova e Giorgio Verzotti.
Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?
In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?
L’arte è comunicazione, da sempre è stata usata per influenzare interi popoli, l’esempio più potente lo ritroviamo nell’arte sacra, il volto santo per esempio sappiamo che non è il volto di Cristo ma il risultato di studi su come utilizzare un’immagine per influenzare il mondo. Non credo che attualmente l’arte in quanto parcellizzata in ogni stile e il suo contrario (ma spesso riproducendo concetti e stili del passato in maniera spuntata e adatta a un consumo veloce) oltre che totalmente connessa al mercato che è ormai diventato l’unico parametro di valore (anche quando vorrebbe essere contro lo stesso mercato nel caso di Banksy che è un vero fenomeno mediatico spinto dallo stesso sistema che in teoria si prefigge di combattere) possa veramente interagire con la società se non in certi casi selettivi come arte di denuncia ad esempio per gli effetti deleteri che avrebbe una guerra nucleare, il conseguente inquinamento estremo e i cambiamenti climatici relativi ad esso, mostrando il negativo che questo può comportare forse potrebbe diventare strumento di riflessione e spinta al cambiamento.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Continuare a produrre arte magari con più continuità e fare altre mostre.
In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?
Magari con l’apertura di spazi espositivi pubblici non preclusi ai soli artisti usciti da accademie.