13 aprile 2023

exibart prize incontra Federico Vecchi

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Il mio corpo di lavoro si compone di diverse serie come ad esempio pittura, scultura, disegno e grafica con un particolare interesse al rapporto reciproco tra pittura e scultura.

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Ho iniziato a fare arte come autodidatta durante l’adolescenza e negli anni 90, mi sono avvicinato con entusiasmo al fenomeno dei graffiti che in quegli anni si diffondeva in Italia. Mi sono poi iscritto nel 1998 all’Archivio Giovani Artisti di Reggio Emilia ed ho iniziato a fare le prime mostre.
Nel 2007, dopo aver conseguito il diploma di tedesco a Berlino ho deciso di iniziare a studiare e mi sono iscritto al corso di Pittura del Prof. Massimo Pulini all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Mentre ancora studiavo ho conosciuto Hermann Nitsch a Napoli e nel 2011 dopo aver conseguito con lode la laurea del triennio sono stato assunto da lui come assistente e mi sono trasferito a Vienna dove vivo tuttora. Ho esposto in Austria, Germania e Repubblica Ceca e alla prima edizione della Biennale del Disegno di Rimini.

 

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

Il mio corpo di lavoro si compone di diverse serie come ad esempio pittura, scultura, disegno e grafica con un particolare interesse al rapporto reciproco tra pittura e scultura. L’impronta è un tema che caratterizza tutta la mia ricerca degli ultimi anni. Lo si ritrova nelle sculture create con l’ausilio di casseforme costruite con materiale plastico di riciclo che lascia la propria impronta sul gesso generando una sorta di metabolizzazione estetica del quotidiano. Nella pittura invece attraverso ripetute fasi di lavaggio e mascheratura la tecnica rinnega il gesto per contraffare la traccia pittorica che di se stessa lascia solo un impronta creando effetti che rimandano alla pittura digitale e ai graffiti.

 

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

Credo che per interagire davvero con la società ci sia innanzitutto bisogno di una mediazione artistico/culturale forte e preparata. In Germania ad esempio il mediatore artistico/culturale è una professione riconosciuta ed è grazie a figure di questo tipo che l’arte può dialogare più efficacemente con la società.

 

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Da 12 anni vivo a Vienna e ora mi trovo in residenza a Viafarini a Milano fino a fine Aprile. Per me questa è un occasione importante per riavvicinarmi all’Italia e in particolare alla scena artistica italiana. Spero in futuro di poter esporre di più qui in Italia! In estate parteciperò a una mostra collettiva presso l´Hydra School Project sull’isola di Idra in Grecia. Ne approfitto per ricordare che dall’11 al 15 Aprile 2023 ci sarà l’Open Studio di Viafarini in Via Carlo Farini 35 a Milano tutti i giorni dalle 11:00 fino a tardi!

 

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Bisogna semplicemente investire più soldi in cultura, dovremmo prendere esempio da paesi come Germania e Austria. La differenza è palese e durante la pandemia lo si è visto ancora di più, in Austria abbiamo ricevuto un sussidio mensile per 2 anni che mi ha permesso di sopravvivere professionalmente.

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