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exibart prize incontra Gigi Rigamonti

di - 2 Ottobre 2024

Come hai scoperto la tua passione per l’arte? Ci sono stati momenti o persone particolari che hanno influenzato il tuo percorso?

L’arte mi si è avvicinata quando ero un teenager. Un vicino di casa dei miei mi ha trasmesso la passione per la pittura e la fotografia che all’inizio mi ha affascinato tanto da fare un corso al Royal College of Art a Londra. Ho quindi fatto il fotografo professionista ma l’idea della pittura mi affascinava.
La mia vicinanza all’arte era poi rafforzata dal fatto che mia madre avesse una fabbrica di manichini per vetrina con un importante reparto di scultura. Piano piano visitando qualche volta mia madre, pur essendo il luogo molto affascinante per la fotografia, la scultura mi ha preso talmente tanto da farmi lasciare la fotografia e ad incominciare a modellare corpi umani. Gianni Versace ha visto una mio opera e abbiamo cominciato a collaborare. È stato l’inizio dei miei rapporti con tutti i più importanti stilisti: Ferre’ Armani Valentino Dior Balenciaga McQueen Saint Laurent Louis Vuitton etc. Ho creato le sculture che sono poi servite per tutte le loro mostre nei più importanti musei al mondo Metropolitan Museum Guggenheim Maxi Palazzo Reale Milano Somerset House e tanti altri. Non ho mai comunque tralasciato la pittura facendo mostre a New York Tokyo Miami Pechino Shanghai Milano.
Una persona mi ha sostenuto molto ed è stato Arturo Schwarz che ho avuto l’onore di conoscere e che mi ha spinto a insistere con la pittura.

Ci sono temi o concetti ricorrenti che esplori attraverso la tua arte? Cosa ti ispira maggiormente?

È il mondo che mi circonda, i fatti che succedono che ispirano la mia arte.
Ora è la fragilità del mondo e degli esseri umani che mi attraggono e mi esprimo sia con la scultura che con la pittura.

Come pensi che il contesto culturale e sociale in cui vivi influenzi il tuo lavoro artistico?

È soprattutto il contesto sociale che vedo svilupparsi nel mondo che riesce ad influenzare il mio lavoro anche se non mancano i temi politici.

Puoi raccontarci di un progetto o di un’opera a cui tieni particolarmente e spiegarci il motivo?

Il progetto è legato al mio cognome Rigamonti perché in moltissime mie opere ho una parte verticale ed una parte orizzontale che esprimo con una o più righe. Un progetto che Arturo Schwarz ha chiamato “ Quando la semantica diventa Arte” curando una mia mostra a Milano anni fa. Ancora oggi utilizzo come riferimento iconico la riga anche se oggi è diventata più sinuosa e verticale.
Per quanto riguarda la scultura oggi lavoro sulle fragilità utilizzando pezzi di tronchi d’albero malati e un particolare granito sardo come alcune delle opere per il concorso.

In che modo l’interazione con il pubblico influisce sulla tua pratica artistica? Ti capita di modificare il tuo lavoro in risposta ai feedback che ricevi?

Normalmente pur interagendo con il pubblico non cambio il mio lavoro a meno che non siano delle commissioni dove allora ne discuto con il committente.

Cosa pensi della commercializzazione dell’arte contemporanea? Pensi che possa compromettere l’integrità dell’opera o la sua funzione critica?

Io ritengo che il modo attuale di commercializzare l’arte come un prodotto di lusso non solo compromette l’opera ma crea una frattura nel mondo dell’arte.

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