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exibart prize incontra Jagod

di - 3 Ottobre 2022

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Il primo approccio con l’arte è avvenuto durante l’adolescenza quando è nata la mia passione per i graffiti e per la street-art. Ambienti urbani, sovrapposizioni e vernice spray mi hanno profondamente influenzato soprattutto per quanto riguarda le tecniche e gli strumenti, e sono tutt’ora presenti nella mia produzione artistica. In seguito frequentando un Istituto superiore di grafica e pubblicità ho acquisito nozioni tecniche e storiche legate al mondo della comunicazione, ma per quanto riguarda la mia produzione artistica mi definisco autodidatta. Infatti solo più tardi, durante il periodo universitario, ho cominciato davvero a sperimentare l’arte, per poi raffinare i miei linguaggi negli anni successivi, raggiungendo discreti obiettivi personali e qualche soddisfazione (ad esempio il Nice and Fair Contemporay Vision Prize 2021 di Paratissima).

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

Il mio lavoro si sviluppa intorno a due elementi principali: la strada e i frammenti. La strada è sia l’ambiente primordiale, che come raccontavo prima, mi ha avvicinato all’universo dell’arte. Ma, più concretamente, la strada è anche la materia prima della mia produzione artistica. Soprattutto per quanto riguarda l’aspetto scultoreo del mio lavoro, impiego volentieri materiali comuni come cemento, mattoni e tondini in ferro…e tutti quegli elementi che, silenziosi, costituiscono e sorreggono le nostre città e le nostre case. L’intento è quello di nobilitare la semplicità del quotidiano che ci circonda usandola come base per costruire un qualcosa di molto più complesso.
Il concetto di frammento invece è il mio “elemento base”. Sono i frammenti che unendosi e intersecandosi, creano trama e ordito delle mie opere. Come a ricordare che, nella scarsa linearità degli eventi, è solo la sovrapposizione di attimi ed emozioni a restituirci davvero il reale.

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

Penso sia molto importante sfruttare gli ambienti di vita comuni: nelle città le strade, gli edifici, l’arredo urbano, possono accogliere l’arte e renderla così fruibile a chiunque, vicina alle persone, comprese quelle che normalmente si sentono estranee a qualunque discorso artistico (la street-art in questo è di grande ispirazione perché è riuscita a raggiungere il quotidiano di tutti).
Inoltre credo che occorra tenere in grande considerazione il modo con cui si comunica l’arte. Attraverso i social abbiamo possibilità immense: l’arte può entrare negli smartphone di tutti noi, stupirci, emozionarci, farci pensare, farci vedere mondi altrimenti lontanissimi, possiamo interagire, contribuire /costruire. I social possono persino farci venire voglia di andare a vedere di persona, con i nostri occhi, questo o quel capolavoro. Certo è molto importante che questo avvenga con un linguaggio adatto, chiaro, non troppo serio né eccessivamente istituzionale (in questa direzione sono un esempio ben riuscito alcune pagine satiriche, profili di Musei o fondazioni, che con ironia e linguaggi poco convenzionali, raggiungono il grande pubblico riscuotendo interesse e un successo crescente).

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Sono intenzionato a continuare la mia ricerca artistica, lavorando verso un linguaggio sempre più chiaro e immediato. Sapere che il mio lavoro può colpire e far ragionare qualcuno intorno ad un concetto è ciò che maggiormente mi gratifica, per questo mi auguro di raggiungere sempre più persone con le mie opere. Inoltre mi piacerebbe portare quello che faccio anche in altri Paesi oltre l’Italia, per questo vorrei avvicinarmi ad una galleria che mi possa aiutare in questo percorso.

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Le istituzioni agevolerebbero il lavoro di artisti e curatori garantendo prima di tutto una buona istruzione artistica che, oltre alla Storia, dovrebbe approfondire anche aspetti più tecnici, pratici e gestionali. Sono convinto che solo attraverso una solida conoscenza dell’arte nella sua interezza, acquisita durante tutto il ciclo scolastico, si possano apprezzare il lavoro degli artisti, dei curatori, degli enti che custodiscono questo patrimonio, e tutte le numerose figure professionali che costituiscono il complesso sistema del mondo dell’arte. Ovviamente anche l’arte nelle scuole avrebbe bisogno di scrollarsi di dosso una certa impostazione troppo classica e teorica per adeguarsi alla contemporaneità. Però penso che solo lo studio dell’arte (considerata alla stregua delle materie base) fornisca a tutti gli studenti gli strumenti fondamentali per capire, approfondire e apprezzare al meglio la bellezza del nostro immenso patrimonio artistico.

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