09 maggio 2023

exibart prize incontra Licia Fusai

di

La mia è un’arte che nutre in tutti i sensi.

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Sono cresciuta in un ambiente ricco di stimoli, con una particolare attenzione per la poesia, la musica ma in verità per l’arte in generale, ma il vero percorso artistico prende vita, ormai molti anni fa, dalla più attenta osservazione della natura non solo come mezzo espressivo ma anche come scoperta di una dimensione più naturale attraverso la quale stabilire un contatto più intimo e introspettivo con il Se e con l’ambiente che lo circonda.

 

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

La mia è un’arte che nutre in tutti i sensi.
Gli elementi che caratterizzano i miei lavori sono proprio gli alimenti che danno sapore ai nostri cibi perché prendersi cura di noi stessi non significa soltanto nutrire il corpo fisico ma anche il corpo spirituale. Dal sapore alla sacralità in un processo creativo che dimostra come lo sposalizio tra cibo e divino abbia sempre avuto un ruolo simbolico e sociale. Anche per questo motivo gli artisti di tutte le epoche si sono sempre confrontati con questo tema
Partendo dalle scene di caccia dei grafiti preistorici fino ad arrivare alle opere più famose del Rinascimento come l’Ultima Cena di Leonardo, il cibo ha sempre occupato un posto di rilievo, destinato a comunicare all’osservatore l’essenza stessa dell’opera d’arte
Nelle mie opere ciò che comunico è il valore della Natura per provocare l’osservatore e condurlo a un più profondo momento di riflessione sull’agire dell’uomo, sulle sue responsabilità nei confronti della natura stessa e, non ultimo, sulla diseguaglianza della distribuzione globale delle risorse necessarie alla sopravvivenza.

 

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

L’arte ha sempre avuto un ruolo sociale e in quanto tale anche educativo.
E’strumento comunicativo ma dovrebbe essere anche un mezzo funzionale per poter trasformare e migliorare la società. 
Creare, per esempio, nuovi spazi che sappiano stimolare anche le nuove generazioni ad immaginare un futuro diverso è un primo passo di cui però si potranno raccogliere i frutti tra un po’ di tempo. Nel presente ci si potrebbe concentrare in ciò che emerge dalle nuove generazioni artistiche di questi anni e capirne il messaggio. Ecco oggi l’arte, rispetto al passato, torna ad essere in qualche modo forse più intima, comunque alla ricerca di un linguaggio più ristretto, riservato, sussurrato. I potenti della terra non ne usano più l’anima, e forse questo è un bene perché permette a quell’anima di muoversi davvero libera.

 

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Sono appena tornata da Londra dove ho esposto alcuni dei miei lavori in una collettiva a Kensington. Ho qualche progetto fuori dall’Italia entro la fine dell’anno. La mia sensazione è che il ‘made in Italy’ trovi maggiore riconoscimento all’estero e non solo per quanto riguarda l’arte.  La moda e la gastronomia ne sono un altro esempio. Unire l’arte della pittura con quella  della gastronomia è un binomio che da sempre rappresenta un legame molto interessante. Ma il vero progetto si ripresenta ogni giorno, ed è quello di portare a compimento l’espressione di quella voce, di quel suono, di quel colore… in una parola, di quell’emozione che diversamente resterebbe confinata nel limbo dell’inespresso. Sono convinta che siamo esseri in continuo divenire e saper cogliere il momento, trovare lo spazio e il tempo per ‘potersi accadere’ è la vera tensione di ogni artista. (in realtà dovrebbe essere l’ambizione di ogni essere umano) E se l’artista dispone di strumenti inediti per i più, allora ha anche il compito di potersi offrire al prossimo, in un percorso maieutico che sappia favorire la trasformazione, la crescita, l’accadersi. Unica esperienza alla quale ci è dato di conoscere non solo noi stessi, ma l’Universo intero. Fino al prossimo attimo.

 

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Le istituzioni potrebbero fare molto per agevolare il lavoro di artisti e curatori.
Potrebbero offrire finanziamenti per progetti artistici, mostre e residenze. E’necessario anche questo genere di aiuto per sensibilizzare il pubblico alla bellezza di questo meraviglioso linguaggio colorato. Ci sono artisti dotati che restano invisibili al mondo ed è un vero peccato.
Fornire degli spazi espositivi come musei, gallerie e spazi pubblici anche non convenzionali potrebbe dare la possibilità di rendere maggiormente fruibile il loro lavoro e anche quello dei curatori. Ovviamente sono solo delle idee ma c’è bisogno di più sostegno e coinvolgimento per catturare l’interesse dei più e portarlo alla scoperta di mondi nuovi.

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