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exibart prize incontra Marilena Ramadori

di - 15 Settembre 2022

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Conclusi gli studi scientifici mi sono laureata in Architettura presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e successivamente ho frequentato il corso di perfezionamento in “Storia della Progettazione Architettonica”. Nel 2003 ho conseguito il master europeo in “Storia dell’Architettura” presso l’Università degli Studi “Roma Tre” completando l’iter con uno stage presso la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Roma. Nel 2014 mi sono avvicinata alla pittura e contemporaneamente ho sperimentato anche la scultura. Nel 2017 e nel 2018 ho frequentato i corsi di pittura tenuti dal Prof. Fabrizio dell’Arno presso la RUFA (Rome University of Fine Art) determinanti per continuare, con maggior consapevolezza e competenza, il mio percorso artistico. Nel 2015 ho iniziato a partecipare a mostre collettive e personali di pittura e scultura ottenendo vari premi e riconoscimenti. Nel 2020 sono tra i finalisti del 14^ Arte Laguna Prize e nel 2021 in diversi premi d’arte contemporanea: Premio Yicca, Premio Marchionni e Premio Mestre di Pittura. Vengo inoltre selezionata più volte da Florence Contemporary Gallery. Nel 2022 sono vincitrice del 2° premio nella seconda edizione di Premio Arte Borgo.

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

Al centro della mia ricerca c’è l’architettura. Gli edifici accompagnano da sempre l’umanità e indagare sul loro linguaggio espressivo diventa per me un’esigenza alla quale non voglio rinunciare.
Contaminata dal mio percorso formativo, nei miei dipinti cerco di narrare storie di architetture, immaginando un viaggio con quelli che sono stati e sono i grandi maestri, da Wright a Le Corbusier, da Gehry a Hadid, ma anche scoprendo architetture meno referenziali a volte anche dimenticate. Elemento principale del mio lavoro è la ricerca, necessaria per comprendere il soggetto architettonico sul quale intendo lavorare. La maggior parte delle volte a colpirmi e condizionare la scelta è quello che l’architettura cela in sé.
Vivere a Roma è sicuramente una fortuna da questo punto di vista in quanto la città, una sorta di archivio a cielo aperto, sollecita i miei interessi. Le immagini architettoniche che affiorano sulle mie tele sono il simbolo di un’architettura essenziale dove non c’è spazio per quelli che io chiamo elementi di distrazione.

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

Penso che l’arte abbia da sempre interagito con la società e abbia offerto strumenti di riflessione e di cambiamento, ma bisogna essere attenti osservatori per poterne cogliere le occasioni. In una società sempre più individualista, consumista e frenetica sicuramente si sono persi valori ed emozioni. Sarebbe allora auspicabile che l’arte potesse diventare più fruibile, meno istituzionale, in grado di coinvolgere sempre più spettatori/osservatori: qualcosa di più accessibile sotto ogni punto di vista. Vedo, nell’arte, non solo uno strumento per crescere e un’opportunità per riflettere su molti temi, ma anche un linguaggio universale, un luogo di incontro, qualcosa di fondamentale per ogni società. Bisogna fare arrivare questo messaggio, sensibilizzare le generazioni e far capire che l’arte è libertà di pensiero e di azione, capace di essere elemento attivo e determinante per il cambiamento di ogni società.

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Sto lavorando per realizzare una personale dedicata alla città di Roma, la città che ho scelto per vivere e che riesce a fornirmi sempre materiale utile alla mia ricerca di architettura. Spero di avere anche opportunità per mostre collettive e potermi confrontare con altri artisti per un dialogo aperto e pronto a nuove contaminazioni.

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Le istituzioni dovrebbero non solo valorizzare e sostenere le iniziative culturali e artistiche, ma anche promuoverle e divulgarle. C’è bisogno sia di una maggiore consapevolezza del ruolo che l’artista svolge nella società sia di un riconoscimento della sua professione.
C’è bisogno di una “rinascita”, in un paese come il nostro, dove l’arte non solo si può vedere ma anche respirare.

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