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exibart prize incontra Mattefix

di - 20 Giugno 2023

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Prima di aver compiuto 24 anni, non ho mai avuto alcuna formazione artistica. Ho sempre desiderato questo percorso, ma -per diversi motivi- ho sempre procrastinato la scelta. Dopo essermi diplomato come perito tecnico commerciale, mi sono iscritto al corso di Laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università degli Studi di Basilicata e, dopo essermi diplomato, ho maturato finalmente la scelta di trasferirmi fuori dalla mia regione per iscrivermi ai corsi di Laurea di I e II livello in Pittura presso l’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino.
Nonostante sia stato un inizio lento e faticoso e nonostante su alcuni aspetti pratici ero svantaggiato rispetto ai miei compagni di corso (che provenivano principalmente già da percorsi artistici), ho sempre pensato che il curriculum con il quale accedevo mi avesse fatto affrontare questi nuovi studi con una maturità diversa. Pertanto, sin da subito ho inteso una mia personale ricerca.

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

Il tempo è sicuramente un elemento fondamentale e assume nella mia ricerca una connotazione importante e specifica. È una dimensione temporale che ha una linearità diversa e -all’infuori di pochi momenti di sincronicità- l’esperienza non coincide quasi mai con il tempo della rappresentazione. È questa una condizione che informa molti aspetti della mia ricerca.
Il senso di molti lavori, infatti, come del resto il senso delle eventualità della vita stessa, disvelano solamente a posteriori i loro reali significati. E solo a distanza di tempo e con un certo distacco è possibile leggerli e comprenderli in maniera più completa.
Rivedendo alcuni dei miei disegni, per esempio, potrei dire che un tema ricorrente nella mia ricerca è sicuramente l’immagine di una “Montagna Sacra”, in quanto questa -con differenti variazioni sul tema- si è espressa in molte opere come topos letterario di un viaggio iniziatico.

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

In una rilettura trasversale degli oggetti artistici e dei processi creativi delle pratiche improntate alla ricerca, potremmo forse accorgerci in maniera più evidente che la materia è qualcosa di mutevole: questa non può essere colta con un’unicità di sguardo, poiché gli oggetti del mondo sensibile si estendono nello spazio e nel tempo in modo molto più ampio di quanto l’essere umano sia abituato a comprendere. Chi si occupa di ricerca sa per certo che le possibilità di forma e significato della materia sono infinite e che, per provare a comprendere la vera essenza di molte sue manifestazioni, è indispensabile vivere una specifica condizione di ricerca dalla quale ridefinire costantemente il ruolo e la posizione dell’osservatore.
L’arte potrebbe suggerire alla società proprio questo comportamento, ossia guardare alla realtà in maniera differente e intenderla non più con forme fisse e modelli univoci di rappresentazione, ma con questa molteplicità di sguardo. Solo così, forse, suggerendo una visione ecologica più ampia dell’uomo e delle sue possibilità, l’arte potrà interagire con la società e delineare un’importante spinta al cambiamento.

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Mi piacerebbe partecipare ad un programma di residenza all’estero.
Ho presentato domanda di ammissione presso due importanti Istituzioni e sto aspettando gli esiti dei processi di selezione. Nel frattempo, continuerò a lavorare a un progetto su cui sono impegnato da diverso tempo. È un gruppo scultoreo di opere che nel corso dell’anno vorrei presentare in un progetto di mostra. Pertanto, lavorerò molto in questa direzione.

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Gli artisti e i curatori, così come molte altre figure nell’ambito della cultura e della creazione contemporanea, non sono riconosciuti -sotto molti aspetti- come lavoratori a tutti gli effetti.
In molti contesti della società, purtroppo, predomina ancora un’immagine troppo stereotipata della figura dell’artista e immaginarsi un percorso professionale in questo ambito, così come provarne a parlare certe volte, risulta ancora molto complicato. L’arte non ha il giusto valore e questo emerge non solo da una percezione collettiva, ma talvolta anche dall’atteggiamento delle Istituzioni, le quali molto spesso sono le prime a non riconoscere in queste attività una contiguità di azione con gli aspetti pratici della vita.
Bene, le Istituzioni dovrebbero essere le prime -con le loro scelte politiche, il loro atteggiamento e i loro interventi in questo settore- a incoraggiarne la professionalizzazione, il riconoscimento e la valorizzazione di queste carriere.

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