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Qual è stato il tuo percorso artistico?
Sono di Istanbul. Una delle mie più grandi passioni è cercare di trovare un ordine nel caos. Attualmente vivo a Bologna. Mi sono laureata al DAMS. Sto finendo il Biennio di Didattica dell’arte e mediazione del patrimonio culturale in Accademia delle Belle Arti di Bologna.
Ho vinto un concorso europeo “Solidarity Corps” e ho lavorato come fotografa e videomaker. Ho fatto un corso con Ferzan Ozpetek e ho praticato teatro contemporaneo per 4 anni. Nel Giugno del 2021 ho partecipato ad una residenza artistica che è culminata in un lavoro finale consistente in uno spettacolo e mostra fotografica con Sofia Bergonzoni al Maison Ventidue. Nel 2019 ho vinto un concorso fotografico insieme ad altri artisti ed abbiamo pubblicato un libro che si chiama ‘’Immagini e Parole’’. Sempre nel 2019 ho fatto un corso di fotografia teatrale e reportage con Karol Jarek, un fotografo del Grotowski Institute.
Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?
Gli elementi principali del mio lavoro sono la comunicazione inter-oggettuale, il dialogo biunivoco tra le persone e i luoghi in cui vivono e le espressioni facciali, sottendenti l’estrema complessità socio-politico-emozionale, che le persone fanno durante le manifestazioni.
In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?
L’arte mette sempre in discussione i propri metodi, i propri linguaggi in modo organico. L’arte è un elemento vivo e palpitante che ha un immenso potenziale di interagire ed effettivamente interagisce con il contesto sociale. Si tratta in ultima istanza di un elemento costitutivo dell’umanità in quanto tale. L’arte è un’immagine potente che sostiene i processi di cambiamento sociale, di progresso e di integrazione di conoscenze differenti che si intersecano si amalgamano nell’atto artistico. Il vero atto artistico è già di per se stesso un potente strumento di riflessione e di cambiamento.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Vorrei curare tantissime mostre fotografiche e mi piacerebbe inoltre lavorare come curatrice per mostre di arte contemporanea perché è una delle mie grandi passioni. In particolare, vorrei curare una mostra fotografica che abbia come tematica chiave il transumanesimo, che inevitabilmente porta con sé un deficit introspettivo e percettivo cui consegue una superficializzazione di pensiero ed una incipiente povertà comunicativa. Vorrei infine spingere le persone a riflettere che con la volontà e l’impegno assiduo anche la cosa più difficile che esista nel mondo si può ottenere.
In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?
Questa domanda è molto interessante. Secondo me in generale le istituzioni dovrebbero impegnarsi a 360 gradi per far conoscere gli artisti ed i curatori in modo parallelo e complementare, così da fare in modo che la barriera tra l’artista ed il curatore si rompa e si possa incentivare in questo modo, un maggior dialogo tra artisti e curatori, con il pubblico come trait d’union di una rinnovata alleanza. Le istituzioni devono impegnarsi soprattutto sull’incentivare i rapporti inter-umani, al di là di meri calcoli di convenienza economica sul numero di visitatori e sulle conseguenti ricadute positive sulle casse comunali/statali/erariali. Esistono poche istituzioni che cercano di mettere in pratica questi principi ma di solito e purtroppo falliscono.