Qual è stato il tuo percorso artistico?
Una vita come creativo pubblicitario, usando l’abilità a disegnare. Lavoro in Italia e all’estero nelle maggiori agenzie di comunicazione accanto ad artisti, gente dello spettacolo, musicisti, fotografi, registi, ecc. Cresce così il desiderio che ho da sempre di fare arte: oggi il mio mestiere, dopo aver costruito le mie agenzie pubblicitarie. È un viaggio alla costante ricerca di un segnale chiave capace di gridare forte e portare l’attenzione sul clima, sull’acqua, sul pianeta così maltrattato dagli uomini, gente in parte ottusa e ingrata. E le giraffe sono la rappresentazione della bellezza in crisi, con il loro rischio di estinzione.
Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?
Le emozioni e le bellezze tragicomiche di ogni momento della nostra esistenza, quello che io chiamo Daily Art, l’arte dell’attimo: l’idea siamo noi e il nostro spettacolo quotidiano. E lo spettacolo ha bisogno di sorprese, per questo completo ogni opera con un breve script, dove il flusso vitale è il linguaggio dell’ironia. La parte figurativa e il commento che aggiungo danno spettacolo uno all’altra; una costruzione iconoclasta, che scuote chi guarda e lo sradica dalla consuetudine quotidiana. Il risultato è ricco di curiosità e capace, talvolta, di poesia.
In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?
Provocando emozioni aperte e prendendo per le spalle la curiosità di ciascuno, per invitarlo a riflettere, a sognare, a ripensarci. Occorre però un sano furore creativo: 3/4 di sapienza e 1/4 di demenza. Comunicare non basta, bisogna convincere, e la parabola per farlo deve essere curiosa, mai usata e memorabile. Da qui l’allegoria antropomorfa dell’uomo-giraffa, con la nostra tendenza a “salire” ad ogni costo nella scalata sociale e il panico, un attimo dopo, di perdere la conquista. Oggi le giraffe-uomo in balìa degli eventi, con lo spettacolo delle macchie che volano via, stanno girando tutta l’Italia, con lo sguardo che si allunga anche oltre confine.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Gioire, soffrire e sorridere con gli umani tutti. D’altra parte creare nuova arte produce felicità a chi la fa e a chi la riceve. È la storia palindroma della crescita e del successo.
In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?
Dato per scontato che non si nega a nessuno la libertà di creare, si potrebbero istituire gruppi di tecnici, pensatori e gestori del danaro pubblico, una sorta di probiviri di alto livello, che fisicamente facilitino il lavoro creativo con mostre, aperture, eventi e regole che costruiscano i fondamentali “intelligenti” di questo che è un lavoro vero, non un’intenzione qualunque. E una legge parastatale che aiuti a sopravvivere gli artisti che non hanno risorse.
Alle Gallerie d'Italia di Vicenza, in mostra la scultura del Settecento di Francesco Bertos in dialogo con il capolavoro "Caduta…
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…