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exibart prize incontra Yasmine Lahjij

di - 9 Giugno 2023

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Sono francese-marocchina, nata ad Arles nel 1986. Ho studiato Belle Arti a Parigi presso la Sorbonne per conseguire una laurea triennale, e poi una laurea specialistica, in Belle arti e studi cinematografici. Dopo una residenza artistica di tre mesi a Berlino nel 2013, ho collaborato con artisti berlinesi e istituzioni tedesche per un anno e mezzo. Ho condotto un progetto di ricerca correlato all’arte e all’attivismo a Los Angeles e San Francisco nel 2016 e ho conseguito nuovamente una laurea specialistica, questa volta in Arts & Langages, ​​presso la Scuola di Alti Studi a Parigi. Mi sono trasferita a Gorizia nel 2020, dove ho ricercato immaginari e fenomeni culturali alternativi. Finalista al premio di disegno Pierre David-Weill 2022 dell’Academie des Beaux-Arts, Paris – Institut de France, ho partecipato recentemente al programma di mentoring “Room to Bloom“ a Palermo (Fondazione Studio Rizoma). Dal 2023, sviluppo il mio lavoro in Francia (Saint-Rémy-de-Provence) e in Marocco (Tangeri).

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

Navigare nella mia propria storia personale mi consente di costruire una narrazione particolare sulla connessione esistente tra storia individuale e collettiva, l’interrelazione del dominio e la definizione dell’identità. La rappresentazione femminile rimane una delle mie preoccupazioni ricorrenti. Il disegno, essenza della mia arte, è ispirato in larga misura da manufatti religiosi, racconti e tradizioni popolari. Fisso il mio sguardo sulle comunità marginali o tradizioni ancestrali, e sviluppo la possibilità di prendere parte a un mondo fatto di pratiche meno comuni, di persone con identità e orientamenti più liberi.

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

Percepisco l’arte contemporanea come un modo per esplorare il sottile intreccio di certi modus operandi locali in contesti e ritmi moderni. Per me, le pratiche artistiche trovano anche fondamento e significato solo quando vengono presentate e condivise. In questo senso, cerco ambiti di scambi di conoscenze, e condizioni che fondamentalmente servono a riunire le persone. Credo che sia ascoltandoci l’un l’altro e prestando attenzione al contesto stesso della nostra arte che possiamo far emergere pratiche significative.

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

A Novembre, è prevista una residenza a Lisbona durante la quale svilupperò una serie di piastrelle di ceramica ispirate agli azulejos portoghesi che sfideranno la logica imposta dal linguaggio ma anche i codici figurativi e simbolici che governano la rappresentazione del corpo. Questo progetto intende trasformare elementi tradizionali di facciata e frammenti decorativi in ​​elementi dirompenti e affettivi che ci connettono con il nostro ambiente e ci permettono di approfondirlo. Le opere create saranno anche informate da discussioni con gli abitanti della città. L’approccio qui tende alla valorizzazione e all’appropriazione da parte dei locali del loro patrimonio materiale e immateriale e alla promozione della loro espressione culturale.

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Dobbiamo rendere le istituzioni artistiche pubbliche più democratiche. Dobbiamo creare un ecosistema artistico in cui gli artisti si rivolgano al loro pubblico e viceversa, e in cui il mercato impari a rispettare le voci di molti. Nel panorama culturale delle istituzioni e delle persone che aprono la strada, presto attenzione a quelle che hanno progressivamente costruito un forte legame con i loro quartiere e la comunità artistica locale. Penso che le istituzioni possano svolgere un ruolo importante come nucleo per lo sviluppo e lo scambio di risposte collettive alle pressanti domande del nostro tempo.

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