Siamo lieti di invitarvi alla prima mostra personale in Austria, intitolata “Fuoco Rosa“, della pittrice Savina Capecci, diplomata a pieni voti all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2017 e che vanta gia’ numerosi riconoscimenti, mostre sia in Italia che all’estero e acquisizioni in collezioni private.
L’evento si terrà presso la galleria GALERIE ZUGänglicheKUNST, a Pörtschach am Worthersee (Bahnhofplatz 1), uno spazio espositivo di 140 m² su due livelli dove le opere saranno esposte nelle antiche stanze della stazione ferroviaria di Pörtschach, tutelata dal patrimonio culturale.
“Ora tutti i personaggi che animano le tele di Savina Capecci, che percepiamo nati nello studio dell’artista, ma che sono figli di tensioni e problematiche che tutti conosciamo, approdano negli affollati ambienti di una stazione ferroviaria, luogo di transito per eccellenza.
E qui trovano lo spazio ideale per mescolare le loro inquietudini con le nostre.”
estratto dal testo di presentazione del critico Fulvio Dell’Agnese
L ‘inaugurazione ufficiale avrà luogo giovedì 8 agosto alle ore 19.
La mostra sarà visitabile dal 9 agosto fino al 29 settembre con i seguenti orari:
da giovedi a domenica dalle 10.00-18.00.
Entrata libera.
Contatti: 0664 154 93 88 // office@zugaenglichekunst.at
Le creature dipinte da Savina Capecci stanno sempre qualche passo a lato rispetto alla presunta normalità.
Anni fa, erano figure che l’artista definiva “transgeniche”: attori e attrici di un mondo coloratissimo, che dividevano la scena con frutti e ortaggi sovradimensionati e sovraesposti, costruendo uno scenario di vitalità prorompente, ma venata di fluorescente artificio.
Poi sono divenute le abitatrici di luoghi metafisici (come l’isola sospesa di What if we were the ocean and not the waves?, 2020) o, sempre più spesso, di spazi domestici che continuano tuttavia a ospitare scene quotidiane e al contempo sottilmente fuori registro: Buon vento (2023) ci coinvolge nel solleticante disagio di osservare una situazione “ballabile” alla Scott Fitzgerald da un punto di vista contemporaneo; la ragazza ad occhi sbarrati di Adagio (2024) sembra rischiare la metamorfosi di certe creature del mito nonostante si trovi nei pressi di un’inoffensiva pianta in vaso; e anche La quinta tazzina (2024) pare quasi la versione contemporanea di Los Chinchillas di Goya: il personaggio non è più vittima di costrizione fisica, i lucchetti alle tempie immaginati dall’artista spagnolo sono probabilmente divenuti microchip, e il caffè che imbeve la figura certifica la sua cittadinanza in un oggi che necessita di continue iniezioni d’energia per stare al passo con le richieste della società.
Ora tutti questi personaggi, che percepiamo nati nello studio dell’artista, ma che sono figli di tensioni e problematiche che tutti conosciamo, approdano negli affollati ambienti di una stazione ferroviaria, luogo di transito per eccellenza. E qui trovano lo spazio ideale per mescolare le loro inquietudini con le nostre.
Lo fanno anche i protagonisti dell’opera che fa da emblema a questa esposizione, The Magician (2021). I due ragazzi, che si fronteggiano in disputa amorosa sotto la serpentina di un laccio rosa, sanno di essere osservati e si prestano al nostro sguardo, nel cui interesse oggetti di scena sono disseminati qua e là con arguzia (lampade fluorescenti, cuffiette da bagno, armi giocattolo, animali fuori contesto), senza congelare del tutto l’immagine in un rebus ma giocando con la sensazione di straniamento che anche i colori e le luci trasmettono, condotti come sono al limite del plausibile, del non concreto.
In questo consiste, nella sostanza, il Fuoco rosa. Rosa non per una questione di genere; non perché abbia una intensità ridotta; rosa perché avvampa a freddo, e nella sua incongruenza cromatica esprime le distonie fra cui siamo abituati a condurre le nostre esistenze.
Prof. Fulvio Dell’Agnese
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