Il pensiero dell’epistemologo G. Bateson e di altri filosofi segna decisivamente la sua ricerca.
Nel 2020 inaugura il progetto PLURIMO, un progetto di ricerca che coinvolge artisti eterogenei, nato con l’assegnazione da parte del Comune di Sasso Marconi (BO) di uno spazio d’arte, Spazio relativo (https://www.instagram.com/spazio_relativo/), all’interno di un progetto di riqualificazione del settecentesco Borgo di Colle Ameno.
La mia ricerca parte dall’osservazione e dall’ascolto del paesaggio. Uno dei miei obiettivi è approfondire il rapporto tra uomo e natura creando uno squilibrio percettivo, alterando il punto di vista. Il processo è quello di distanziarsi progressivamente dall’oggetto, rimuovendo gran parte delle coordinate spaziali e mantenendo soltanto le tracce necessarie per cogliere l’aura dell’elemento originario.
Ricerco nell’infinito mondo delle arti una possibilità di salvezza e di incontro tra la dimensione visibile della realtà e quella visionaria ed intangibile del mondo sottile. Sono interessata ad eventi e piccoli accadimenti del quotidiano apparentemente insignificanti, dentro i quali intravedo possibilità di dialogo profondo con l’altro da sé.
Francesca Matarazzo inizia lavorando con architetti che vendono i suoi lavori nelle case di Parigi, Londra, Spagna e Portogallo. Nel 2001 entra nella Galleria Nai Art di Napoli e nel 2002 inizia la sua collaborazione con la Galleria Monteoliveto con sede in Nizza. Esibisce i suoi lavori nelle fiere di Montecarlo, Parigi, Nizza, Stoccolma, Amsterdam, Strasburgo , Berlino e Londra e partecipa nello stesso anno anno alla Fashion Art di Parigi.
Nelle sue installazioni, tra cui le serie Block# e Untitled, diversi materiali edili vengono perciò composti e manipolati così da ricordare delle strutture abitative viventi, delle architetture umane che portano i segni di conflitti interiori e esteriori. In questi progetti, è al cemento, materiale prediletto, spesso sporcato e/o illuminato da acrilici e pittura, che è affidato il ruolo di metafora ultima delle vicende umane.
La sua ricerca è uno sguardo sulla realtà . Attraverso un approccio multimediale percorre concetti come spazio, tempo, luogo, identità , limite ed errore. Le installazioni sono realizzate con materiali di recupero, presi in prestito per la durata dell’opera. Lo smartphone è uno strumento di archiviazione e di analisi. La fotografia esplora lo spazio urbano. Il registratore e i progetti musicali indagano il paesaggio sonoro. Questi diversi linguaggi e strumenti costituiscono una mappatura dei limiti e delle opportunità dell’essere umano, della tecnica che lo guida e dei contesti in cui si trova a vivere.
Avvalendosi di un approccio interdisciplinare, Treni nel suo processo creativo combina tecnologia e artigianalità . In fasi ben distinte alterna la libertà del disegno a mano libera con la precisione richiesta dall’impiego di macchinari computerizzati come i laser, ma spinti ai loro limiti, utilizzati cioè in modo atipico e svincolato dalla produzione seriale.
Nel disegnare attinge alla tecnica di meditazione attiva su cui si fonda l’arte orientale del Suminagashi, che Treni traspone in ambiente virtuale.
Il suo lavoro oscilla tra la leggiadria ed il pericolo. L’asprezza delle cose e la loro difficoltà ad esistere, nel contesto loro creato, si mescola alla ricerca della loro valenza estetica, lirica, poetica. Una ricerca che ha le sue fondamenta nelle contraddizioni; L’artista tenta di farle vivere insieme materialmente, nello stesso modo in cui vivono insieme (immaterialmente) dentro ognuno di noi e nella società in cui viviamo.
Mi incuriosiscono i comportamenti, specie quelli automatici, involontari, incontrollati. Indago le corrispondenze tra le condizioni fisiche e psichiche, tra i movimenti e l’emotività . Agisco nei luoghi scomodi e non protetti, dentro di me, fuori di me. Indago le modalità di fruizione della realtà circostante concentrandomi sulle capacità d’osservazione nei contesti quotidiani, di routine; anche per questo mio gesto è spesso mimetico. Trovo nella ripetizione il tempo della comprensione e nello sguardo dell’altro il senso del fare arte. indagine continua su ciò che riguarda l’empatia, il sé, l’acustica, i gesti, il corpo, lo spazio del pensiero, lo sguardo, la violenza.
In breve sintesi, i miei lavori di pittoscultura richiamano l’arte barocca e rinascimentale come esempi storici di “devozione per l’arte”. Se il Rinascimento è un proclamo alla ricerca delle lezioni del passato, il Barocco è un inno allo stupore e alla bellezza. La sintesi che ne deriva è un “NUOVO-RINASCIMENTO-BAROCCO”: trarre insegnamenti dal passato per estrarne luce nuova nel presente.
Ridefinisco mondi.
Surreali, astrattamente plausibili, curiosi.
Cerco di esprimere una cinica gioia.
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