Ha realizzato che la sua vera ispirazione proveniva dalla Sicilia, la sua terra di origini. Compie così una sorta di viaggio a ritroso, inverso rispetto a tanti altri suoi coetanei, e passa dal Nord al Sud dell’Europa perché avverte il bisogno di non smarrire la cultura d’origine, dove riconosce nuovi stimoli e nuova forza espressiva per il suo lavoro d’artista. Questo dualismo nazionale ed esistenziale, questa doppia cittadinanza, con la contraddizione che ne consegue, si pongono alla base dell’”equilibrato conflitto tra forze” che la sua opera intende esprimere.
Lavoro principalmente con l’olio e mi dedico al figurativo anche se con alcune incursioni nell’astratto come, ad esempio, la serie di studi sui colori della Divina Commedia di Dante. Nel figurativo mi attraggono il ritratto e la figura umana; la natura morta, spesso bottiglie e vetri di memoria morandiana; gli interni, in particolare il succedersi dei flussi luminosi in stanze e corridoi; i paesaggi urbani, specie le imprevedibili e fulminanti geometrie ateniesi.
Dopo il Liceo Artistico frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera dove, seguita dal filosofo e docente Maurizio Guerri, si laurea in Pittura con una tesi di filosofia contemporanea. È proprio per il progetto di tesi che dopo anni di assenza dalla matita realizza il primo volto a pastelli: Dorotea. Grazie alla nascita di Dorotea e all’incontro con l’artista Gianluigi Rocca, riprende la sua ricerca incentrata sull’uomo e il suo esistere decidendo di usare solo ed esclusivamente la matita. In questo modo Cristina Cavagnoli troverà la strada che le consentirà di creare profondità nelle sue immagini aprendo lo sfondo a possibili realtà, una pratica che eseguirà con costanza e quotidiana immersione. Sarà con il monocromo che nel 2013 realizzerà il suo primo autoritratto, Autoritratto con matita, acquistato in seguito dalla Fondazione VAF.
Interessato al mondo del tessile, con particolare attenzione al filo, strumento sia d’analisi che di realizzazione. Inizialmente manipolato attraverso il rituale della cucitura, il filo trova ora spazio in una dimensione più scultorea, evocando forme calcaree, la cui forma è data dal sedimento, dalla goccia del ricordo che si deposita l’una sull’altra.
Goccia che come filo non si dissipa nel vuoto.
Nelle sue opere ricorre all’installazione e alla fotografia, utilizza prevalentemente le tecniche pittoriche, specie l’acquerello, realizzando opere in ampi cicli tematici con una ricerca su fattori ambientali, botanici, etologici e metamorfici. I suoi soggetti, resi attraverso una concezione del corpo ironica e perturbante, assumono talvolta grandi formati producendo, tra ossessione e vanità, operazioni installative. Le più recenti sperimentazioni sono un’indagine antropologica sui riti esoterici praticati nel Mezzogiorno, evidenziando il carattere universale della superstizione e della magia.
parto dalla pittura per attraversare la poesia e l’installazione per tornare alla pittura e alla poesia e confondermi nelle mie installazioni
ma voglio arrivare e ci sono ….a dipingere con poesia le mie installazioni ….l’importante e’ astrarsi
Dopo un lungo periodo di studio dell’anatomia, delle tecniche pittoriche e del disegno, che diventerà il suo mezzo espressivo, ha inizio la sua personale esperienza artistica. Qui il segno segue un percorso che la materia del supporto condiziona e con esso collabora. La preparazione della carta, del legno, del cartone risulta, quindi, l’origine, il riferimento e la guida. Da qui i lavori traslano dal disegno verso la pittura e la traccia su cui insiste il carboncino appare casuale, generata dalla sovrapposizione di strati sottili per la preparazione dei fogli o si dispiega a partire da venature trovate. Non vi è un progetto precostituito, un significato iniziale, ma il prendere forma del soggetto attraverso una sovrapposizione di linee, di prove incise, di pause. Il risultato è un fluire ininterrotto e dinamico di tratti che evocano e materializzano un paesaggio interiore complesso e multidimensionale.
Gregorio Samsa è un duo artistico che si definisce singolo artista. Ha realizzato mostre personali a Torino, Roma e Milano. Utilizza video, sculture, collage di stoffe, ricami ed elementi di arredo per creare percorsi visivi costruiti come giochi di specchi con un forte senso di ambivalenza. Il verosimile, zona d’ombra tra realtà e paradosso, è al centro della riflessione dell’artista che si struttura attraverso un attento lavoro di manipolazione.
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