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Basso ci convince per l’autorialità della sua ricerca. A spasso nel tempo che è un filo. E con quel filo, lui, ci ricama l’esistenza!
Quando hai capito di essere o di voler essere un’artista?
Credo di essere sempre stato un artista, per questo non ricordo un momento preciso in cui ho deciso di diventarlo. Fin da bambino tentavo di nascosto di ritoccare le opere che mio padre pittore lasciava incompiute sul cavalletto. Sono cresciuto tra pennelli e con l’odore dell’olio di lino nel naso e sulle mani. Posso dire dunque di essere sempre stato un artista. Credo fermamente che non si è artisti solo perché si decide di esserlo. L’essere artisti non si può costruire a tavolino, succede e basta. È un’attitudine, è una vocazione ed è qualcosa di diverso dal talento meramente pratico. È un’attività che comporta rischi e sofferenze ma di cui non si può far a meno, accettandone ogni aspetto, anche quelli imprevisti e meno confortanti.
Riesci a vivere del tuo lavoro di artista?
Vivere del proprio lavoro, quello che si ama, per cui si è studiato e ci si è formati, è la conquista più ambita da tutti, artisti compresi. All’inizio della mia carriera ho fatto davvero tanti mestieri per poter sostenere la mia attività artistica. Ho lavorato spesso di notte per poter frequentare l’Accademia di Belle Arti. Tuttavia i lavori che ho svolto, i più svariati, mi hanno permesso di conoscere i materiali e di specializzarmi in alcune attività come la fotografia e la grafica editoriale che oggi rappresentano le mie maggiori fonti di reddito, consentendomi anche di lavorare in studio e di creare nuove opere. Vivere esclusivamente della mia arte sarebbe un sogno. Forse un giorno succederà o forse no. Intanto continuo a portare avanti la mia ricerca con coerenza, impegno, serietà e tanta determinazione.
Qual è il tuo rapporto con il mercato dell’arte? Gallerie, curatori, critici…
Alla base di questo rapporto vi sono schiettezza e fiducia. Quando termino un’opera la prima persona a cui la mostro è il mio critico di riferimento. La sua analisi “a caldo” è importante per avere un riscontro immediato su quanto ho realizzato. Molte volte il suo pensiero coincide con il mio, altre volte differisce. Il suo parere mi spinge ad interrogarmi sul mio lavoro e questo per me è sempre estremamente costruttivo. Credo fermamente che critica e opera siano due aspetti della ricerca artistica intrinsecamente legati. La prima supporta la seconda, la seconda verifica la prima. L’una non potrebbe esistere senza l’altra. All’origine di ogni creazione vi è l’idea che l’artista trasferisce nel mondo sensibile. Successivamente il critico traduce la forma in parola restituendola all’etereo. Tutto questo è pura magia. Tuttavia, affinché questa magia si mantenga intatta, credo sia importante che la critica si liberi da ogni condizionamento. Purtroppo questo non sempre avviene. Anche con i miei galleristi ho instaurato un rapporto dialettico e un proficuo scambio di idee. Loro hanno riposto fiducia nel mio lavoro ed io li ripago riponendola nel loro operato. Fortunatamente succede spesso che i miei lavori vengano venduti dopo le mostre e questo conferma la sinergia che esiste tra gallerista, artista e critico/curatore. L’opera d’arte ha bisogno di questo sistema di relazioni per essere valorizzata al meglio.
Di cosa credi ci sia bisogno nel mondo dell’arte per sostenere gli artisti?
Penso che la domanda vada invertita: di cosa gli artisti hanno bisogno per sostenere il mondo dell’arte? L’artista è la figura centrale nel mondo dell’arte e deve per questo essere messo nelle condizioni di poter far funzionare il sistema. Presupposto imprescindibile è la creazione di reti al servizio dell’artista, in cui si trovino ad interagire istituzioni pubbliche e realtà private. Affinché questo avvenga è necessario che lo Stato investa realmente negli artisti, attraverso finanziamenti diretti e forme più consistenti di sgravi fiscali. Mentre in Italia si ha difficoltà a riconoscere la professione di artista come socialmente utile (anzi è spesso accolta con diffidenza e ironia), altri paesi le riconoscono un ruolo fondamentale nel progresso civile e sociale, finanziando la cultura e incentivandone le variegate produzioni. Spero che la crisi post covid costituisca davvero un momento di ripensamento e che non si trasformi nell’ennesima occasione per giustificare tagli e dimenticanze.
BIOGRAFIA
Gianfranco Basso è nato a Lecce (Le) nel 1978. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma, diplomandosi in Pittura nel 2009. Nel corso degli anni si appassiona anche alla fotografia e alla scultura. Nel 2012 ha ricevuto il premio della critica alla “I Biennale Internazionale – Città di Lecce”, mentre nel 2016, sempre nel Salento, ha vinto il “Premio di pittura” intitolato al grande paesaggista Giuseppe Casciaro. Nel 2016 tiene la personale Momentum in Spazio MaTer a Roma ed è tra gli artisti selezionati per il progetto di residenza d’artista BoCsArt a Cosenza. Nel 2017 tiene la personale Needle Time in Palazzo Castromediano Vernazza a Lecce ed è invitato al Beijing Contemporary Art Festival a Pechino. Nel 2018 coordina il progetto Ricami di pietra, promosso dal Parco senza confini di Cursi (LE), ed è invitato al VI Apulia Land Art Festival ad Alberobello (BA). Nello stesso anno tiene la personale I fili del tempo presso la Fondazione per l’Arte e le Neuroscienze a Maglie (LE). Nel 2019 inaugura la personale Another day al Museo Nuova Era di Bari. Tra le molte collettive si segnalano nel 2019 Dimorare al Museo Archeologico Genna Maria di Viallanovaforru (CA), Parallelism al Flat1 Offspace di Vienna, Between Two Seas presso Santa Monica Art Studios in California; nel 2017 Ricognizioni. Dai BoCsArt i linguaggi del contemporaneo, al The BoCs Art Museum di Cosenza; nel 2016 In-Perfectione presso la Pinacoteca Comunale d’Arte Contemporanea di Ruvo di Puglia (BA), In to the wood all’ExComac di Soverato (CZ). È stato tra i finalisti al Premio Arte Cairo Editore, al Celeste Prize 2015 e al Donkey Prize III. Vive e lavora a Roma.
Partito da una ricerca puramente pittorica Basso è approdato ad una ricerca materico-spaziale connotata dal prevalente uso del ricamo. Un gesto lento e delicato attraverso cui penetrare l’immagine e l’inconscio, alla ricerca di una quotidiana metafisica che lentamente, come flusso memoriale, si manifesta. Nel suo eterno ritorno l’ago sonda e conosce in un ciclico trapasso che è crescita e acquisizione di consapevolezza. Nelle sue opere oggetti, pensieri e frangenti sono epurati del superfluo, apparendo estrema sintesi del tema di partenza. Immagini incongrue si trovano a convivere in un mondo enigmatico, inducendo lo spettatore a continui cortocircuiti mentali e predisponendolo al recupero memoriale e alla riflessione profonda. Nella sua ricerca riformula iconicamente il concetto del vuoto, agisce per mancanze e sottrazioni, dando vita a opere non costrette nei limiti del mezzo prescelto ma capaci di trascendere le consuete modalità percettive. Definendo un’estetica intimamente domestica e tattile, Basso s’interessa a tematiche correlate all’identità, alla temporalità e alla memoria, come un filo ininterrotto teso tra passato, presente e futuro. Il ricamo è per lui trama di relazioni ed esperienze, mezzo col quale dipanare il fil rouge dell’esistenza. Nella sua ricerca segno e colore mutano senza perdere le loro peculiarità espressive, rintracciando nel ricamo un know-how identitario, tradizione culturale e sapienza manuale sempre presente, perennemente attuale e convincente.
Per informazioni sulle opere di Gianfranco Basso e sulle sue prossime attività potete seguirlo su:
www.gianfrancobasso.it
https://vimeo.com/user53423699
https://www.facebook.com/GianfrancoBassoArt/
https://www.instagram.com/gianfrancobassoart/
https://www.artandarsgallery.com/
https://www.indoorcontemporary.com/
Range quotazione
€ 3000 – € 6000