16 novembre 2020

Dep Art Gallery vuole dedicare un approfondimento al pittore Pino Pinelli

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In questo particolare momento storico, nell’impossibilità di visitare mostre e fiere, noi di Dep Art Gallery abbiamo deciso di dedicare alcuni focus agli artisti da noi rappresentati.
Pino Pinelli è un artista sicuramente molto noto poiché ha partecipato al “movimento” della Pittura Analitica. Ad una analisi posteriore, tale periodo risulta quasi da considerarsi un esordio artistico (in realtà la produzione era iniziata da quasi 10 anni) ma rispetto alla vita produttiva dell’artista, e alla sua evoluzione fino alla definizione della sua cifra stilistica, il periodo “analitico” cioè l’inizio degli anni ’70, corrisponde ad un breve, seppur intenso, periodo della sua carriera.

Pinelli nasce a Catania nel 1938, dopo aver completato gli studi si trasferisce a Milano nel 1963. Il fermento culturale della città attira e affascina il giovane Pinelli che inizia ufficialmente la sua carriera con una mostra già nel 1968. Le sue opere dei primi anni ’70, come già detto, lo inseriscono di fatto nel movimento definito “Pittura Analitica”, gruppo coevo ad altre realtà internazionali di cui condivide la ricerca. Tela, cornice, colore, segno e materia sono i componenti fondamentali della pittura presa in analisi. Nelle opere di quel periodo è evidente come l’artista, nel pensare la pittura nella sua totalità di elementi, esprime con le sue tele monocrome una sorta di stato ansioso della superficie. È nel 1975 che introduce il concetto di “frammento”, le tele, anche di grandi dimensioni, appaiono in gruppi di 2 o 3, che diventano poi piccoli frammenti fino al momento della deflagrazione, della “rottura del quadro” e la nascita delle sue iconiche “disseminazioni”.

Questo ultimo potente concetto rende Pinelli del tutto autonomo nel panorama artistico. Il Museo del ‘900 di Milano, così come il Pompidou di Parigi, hanno scelto questo soggetto per rappresentare Pino Pinelli nelle rispettive collezioni.
La disseminazione ha così tanti significati e legami per il lavoro di Pinelli che ogni critico ne ha trovate diverse sfaccettature. Negli anni cambia la tecnica esecutiva. Tra il 1984 – 1986, l’opera riacquista la sua massa, prende corpo. La struttura di base, costituita da legno e poliuretano, viene avvolta da un tessuto elasticizzato, a cui segue la fase di pigmentazione attraverso più velature di colore che finalmente ritorna dominante.

Nel 1986 introduce la forma della “scaglia”: composta da polveri di uso industriale, viene modellata con le “mani guantate”, le quali  plasmano la materia che, una volta essiccata, passa alla fase successiva della pigmentazione, dove si sovrappongono più velature di colore fino a raggiungere il massimo “timbro cromatico”.
All’inizio degli anni 90 sviluppa il ciclo delle forme ovali, che come degli “anelli” si disseminano e si muovono nello spazio, ricordando (usando le parole dell’artista) una “danza matissiana”.
Nel corso degli anni ‘90 abbandona le forme irregolari per una riacquisita razionalità geometrica. La superficie è dotata di una maggiore consistenza materica tanto che sembra incresparsi, trasformando la pittura in materiale tattile, quasi vellutata.

Pinelli rimane un artista inquieto e grazie ad una tecnica costruttiva ormai consolidata, continua a pensare e realizzare delle forme che possano incarnare la sua idea.
Tra il 2002 – 2003 evolvono nel ciclo degli “incroci”, che ripropongono una disseminazione dal ritmo accentuato e talvolta più libero e ricco di elementi.
Intorno al 2008 continua l’indagine sulla materia stessa. Questi frammenti che esplodono sono “atomi” di pittura, che ricordano un vero e proprio pullulare di particelle che stanno per esplodere.
Nel 2018, in occasione della doppia mostra che celebra la carriera di Pinelli a Palazzo Reale e alle Gallerie d’Italia, l’artista propone alcune nuove forme, disseminate e inquiete, contemporanee.

Pino Pinelli è sicuramente un artista da avere nella propria collezione.

“Il rompere il quadro in frammenti è l’atto disperato del pittore europeo che avverte il peso della storia… l’unico atto possibile è quello di pensare alla pittura più che farla” P. Pinelli

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