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Un’Accademia di Belle Arti prepara le mani, allena le menti e sorregge i sogni degli artisti del futuro. L’impatto più grande però è sempre quello con il mondo del lavoro. Per questo l’Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia propone il biennio di Arti Visive Contemporanee. Collaborazioni con musei, gallerie, premi e fondazioni d’arte, e incontri con figure professionali del settore. Una delle modalità previste è il Final Critics, un progetto didattico di fine anno che supera le mura dell’Accademia e offre un’opportunità importante ai giovani artisti. Nell’ultima edizione, organizzata nella splendida cornice della Collezione Paolo VI a Concesio, i ragazzi hanno incontrato la curatrice e critica d’arte Maria Chiara Cardini, del collezionista Andrea Boghi e del gallerista di A+B gallery Dario Bonetta. “L’Accademia è una palestra per sperimentare. Nel mondo del lavoro bisogna trovare dei compromessi – dice Cardini – . Non significa svendersi, ma avere un rapporto positivo con i committenti. I ragazzi devono frequentare le inaugurazioni delle mostre: farsi vedere è fondamentale. Lo snobismo non serve a niente”. E poi confrontarsi con i collezionisti: “La cosa fondamentale è l’umiltà – dice Boghi – . L’ansia della remunerazione è una cattiva consigliera. Per incontrarsi? Instagram, ma io preferisco ancora il passa parola, l’incontro di persona magari ad una mostra collettiva o ad un’inaugurazione o anche un’occasione come il Final Critics”. E affidarsi ai galleristi: “Il rapporto fra autenticità e mercato diventa conflittuale solo quando uno prevale sull’altro – dice Bonetta – . Le logiche del profitto assoluto non funzionano, come non ci si può aggrappare solo al concetto romantico. Devono essere consapevoli del mercato in cui si vanno ad inserire: sapere cosa succede a Brescia, ma anche cosa succede a Tokyo. Consapevolezza del loro posto in un mondo globalizzato”.
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