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Continua fino al 15 settembre il percorso alchemico/esperienziale messo in atto da Franco Losvizzero che coinvolge l’intero Castello Orsini di Soriano Nel Cimino. Il lavoro studiato apposta sulla Torre e l’ex carcere di massima sicurezza (che ha caratterizzato il castello sino al 1989) è un pugno nello stomaco. L’artista smuove sentimenti contrastanti che, tra detenzione e storia antica, trova la sua sottile linea rossa con l’arte. Una linea rossa invalicabile è quella che divide la famosa “Donna Coniglio” di Losvizzero dalla caduta e perciò dalla morte. Sul merlo più alto della torre più alta della città, la donna coniglio potrebbe lasciarsi andare per una caduta che tutti ci accomuna. Un calco fedele, di una donna ideale, realizzata per l’occasione in vetroresina e acciaio, innalza di un metro e 60 l’altezza di tutto il paese. È lì, visibile a chilometri di distanza, come un allarme per chi la intravede da sotto:-alcuni hanno anche chiamato i carabinieri per paura ci fosse un altro tentativo di suicidio-. La Donna Coniglio è pronta per un salto nel vuoto. “Grave” è il titolo ma anche il termine tecnico per calcolare l’accelerazione di gravità che tutti i corpi nella caduta libera subiscono allo stesso modo. “Che tu sia magro, grasso o nano cadi allo stessa velocità”. L’opera che dà il titolo a tutto il lavoro, ovvero “L’APOTEOSI, vuole essere un riferimento a quell’uomo che alcuni anni fa salì su questa torre per togliersi la vita. “L’apoteosi è il punto più alto… o l’ultimo prima della fine?!”
Le opere site-specific si snodano dalle 3 celle di massima sicurezza con 2 quadri graffiati cosi come i muri delle celle, al cortile dove si prendeva l’ora d’aria. Lì ad attenderci 2 videoinstallazioni. In una il video della performance-live al Volksbühne, il teatro più grande e storico di Berlino, della “Donna Coniglio” e nell’altro un film/opera storica dell’autore: “Il Grande Sogno Di Un Nano” realizzato a Quattro mani con Matteo Basilè nel 2007, installato per l’occasione nella Cappella Sconsacrata in dialogo con la mostra fotografica sulle foto dei set di Pier Paolo Pasolini.
L’incisione è del 1600 e rappresenta gli alchimisti che seguono la lepre/coniglio bianco sotto la Montagna Sacra per l’ascensione spirituale ovvero la ricerca della Pietra Filosofale
La Scalinata medievale in pietra per la torre antica anima il percorso di altre tappe/stanze/nicchie che, come nell’ascesa nel “ventre” della Montagna Sacra di Jodorowskiana memoria, ci conduce all’apice…all’Apoteosi! È qui che incontriamo “Donna Stella”, “Il Tempio”, “Viaggio” e infine “Grave”.
Una mostra che sta facendo discutere e che ha aperto non solo la Biennale di Viterbo ma una stagione di ristrutturazioni che consegneranno a Soriano oltre il Castello Orsini e la Torre di Chia (dove abitó Pier Paolo Pasolini), il maestoso Palazzo Chigi, dove si prevede e il territorio auspica un altro lavoro di Franco Losvizzero.
“Apoteosi è una mostra che parte dal basso – delle nostre viscere – per arrivare al punto più alto, dove o si spicca il volo o si cade”. F.L.
A cura di Laura Lucibello direttrice della Biennale di Viterbo e con il Patrocinio del Comune di Soriano nel Cimino, del Comune di Viterbo e della Regione Lazio.
Apoteosi rimarrà aperta fino al 15 settembre 2024. Dal mercoledì alla domenica, dalle 10.00 alle 19.00. Costo 5 Euro.
Informazioni
Uff. Stampa di F.L. Francesco Caruso Litrico: fralit@alice.it
www.francolosvizzero.net
Crediti
- Fabrizio Allegrini e Valerio Modesti