07 ottobre 2020

Zehra Doğan, Beyond alla Prometeo Gallery di Milano

di

www.prometeogallery.com

Carte, tappeti, pizzi, sangue mestruale, urina, e, tra gli altri, miscele naturali.
Lavorando con alcuni di questi materiali, ho voluto approfondire il contesto a cui appartengo.

Uso spesso l’urina e il sangue mestruale.
L’utilizzo di tali materiali per scopi creativi si riferisce alla politica e alla moralità che il patriarcato impone ai corpi delle donne.
In una visione strumentalizzata in cui l’urina, il sangue mestruale e altre sostanze corporee che produciamo sono classificate come rifiuti, le autorità politiche e religiose inducono una percezione di disgusto, una moralità artificiale e manipolata. Attraverso questo disgusto « organizzato » si stabilisce una distanza, che diventa la regola di separazione tra un essere umano e la presenza tangibile del proprio corpo.
Uso queste sostanze come mezzo di protesta e di opposizione a una politica di disconnessione da sé.

Ciò solleva anche interrogativi sul rapporto tra corpo e territorio, sulle nozioni create dalla mentalità maschilista -come confini, paesi, norme etniche, sociali e di genere-, e solleva questioni sulla discriminazione, sulla perdita di identità e sul concetto stesso di Stato-nazione e di fascismo.
La struttura di un sistema dominato dagli uomini colpisce le donne sia negli spazi intimi che in quelli pubblici. Allo stesso tempo, i corpi delle donne sono i luoghi in cui i meccanismi di oppressione e di controllo agiscono nei modi più concreti. L’ideologia patriarcale considera i corpi delle donne come una proprietà e li descrive in quegli stessi termini, utilizzando per la loro “invasione” metafore identiche a quelle usate per le terre occupate; quella stessa ideologia si serve del corpo femminile come strumento delle proprie pratiche politiche: sottomette il corpo attraverso la religione, le leggi e le regole morali, trasformandolo così in un oggetto.

In che modo il corpo è diventato una prigione per le donne, quando invece dovrebbe essere considerato una parte di ciò che siamo e non solo una forma di possesso? Come è stato possibile trasformare la biologia in ideologia? In che modo gli esseri umani, definendo se stessi attraverso i loro corpi, si sono chiusi in norme sessiste?

Per considerarci “soggetti” nelle società discriminatorie, definite da religioni, leggi e norme eterosessiste, ci siamo imposti delle vite all’interno di una macchina panottica. Per questo motivo, non c’è più bisogno di un meccanismo panottico concreto: poiché questi valori morali ci sono stati imposti per millenni, i loro giudizi impiantati nelle nostre teste. Guardiamo noi stessi e percepiamo l’esistenza come una questione di obbedienza: questo è esattamente l’obiettivo dei poteri dominanti. Essi continuano a far ruotare l’ingranaggio grazie a un sistema artificiale di falsi valori costruiti da zero.

In circa cinquemila anni, le autorità patriarcali hanno trasformato il concetto storico di una società senza genere in una società maschilista. La tradizione si è imposta a forza di paradigmi e modelli dominanti.

Françoise Héritier afferma che la prima dualità nella storia si è basata sulla differenza biologica tra uomini e donne e i dualismi che seguirono derivarono da questa distinzione.
Tuttavia, quando guardiamo alla realtà sessuale in un ambiente sessista, vediamo che le donne e le persone LGBTIQ sono quelle più ridotte soltanto alla loro fisicità. Queste stesse politiche trasformano il maschio eterosessuale in una metafora predominante, forte e protettiva. Tutti gli altri individui sono considerati passivi, chiusi, selvaggi, pazzi, bisognosi di misure invasive e soggetti al possesso da parte del gruppo dominante …

Nel suo libro Oltre la colpa e lespiazione, Jean Amery racconta la sua esperienza di intellettuale in un campo di concentramento. Egli ha scritto che in un campo di concentramento la superiorità morale che gli intellettuali hanno tentato di mantenere, nonostante la loro carenza di doti fisiche, si è rivelata non valere tre penny. Nel campo nazista si praticava la tortura psicologica sugli Ebrei, riducendoli a mero corpo.
Amery afferma che ogni prigioniero è stato ridotto, alla fine, essenzialmente alla legge di resistenza fisica del proprio corpo. L’esposizione a una dualità così severa era un tentativo di eliminare l’esistenza di un individuo a partire dalla sua integralità.

I poteri che agiscono sul corpo come strumento di dominio si mantengono condizionando le percezioni relative ai corpi e ai territori. Le classi dominanti rafforzano le nozioni di razza, stato, paese, proprietà, attraverso occupazioni, guerre, invasioni, stupri, confische, mentre dividono e saccheggiano terre, manipolando le persone attraverso politiche che hanno a che fare con il corpo e  governando attraverso la sottomissione.
In tutti i discorsi sessisti, i corpi delle donne sono assimilati alla terra che, allo stesso modo del corpo femminile, è una proprietà da possedere.
L’analogia con la terra arriva fino a ordinare lo spargimento dei “semi” all’interno dei loro corpi …

Zehra Doğan

Informazioni
Beyond, Zehra Doğan
Catalogo con testi di Zehra Doğan e Rischa Paterlini
Dal 22 settembre al 15 novembre 2020
Lun – Sab : 16.00-20.00 | Altri orari su appuntamento
Prometeo Gallery Ida Pisani | Via Privata G. Ventura 6, Milano
info@prometeogallery.com