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10 ore di Internet Art alla Biennale di Tirana | Intervista a Miltos Manetas

di - 7 Settembre 2001

Una grande mostra di arte contemporanea in un luogo a dir poco inconsueto, un budget impossibile e tanti nomi prestigiosi. Questi gli ingredienti della prima Biennale di Tirana, organizzata dal direttore di Flash Art Giancarlo Politi come alternativa alla Biennale di Venezia, ritenuta ormai sclerotizzata e incapace di dare un ritratto convincente delle arti visuali di oggi. E in una ricognizione della cultura artistica contemporanea non poteva mancare una sezione dedicata a Internet e al suo utilizzo creativo. La sezione Web, che comprende oltre 40 progetti, è stata affidata al vulcanico artista di origini greche -formatosi in Italia e naturalizzato USA- Miltos Manetas, da anni impegnato in una ricerca a trecentosessanta gradi (pittura, stampa digitale, webprojects) del nuovo immaginario tecnoartistico.

Una caratteristica che salta subito all’occhio di questa nuova Biennale è la presenza di molti artisti di calibro internazionale che partecipano anche in veste di curatori. Un artista è un curatore diverso? Cosa può produrre questa contaminazione dei ruoli tradizionali secondo te?
Non esiste nessun differenza tra “artista” e ‘curatore’. Tutti e due fanno lo stesso lavoro: selezionano e presentano delle immagini . Certi di loro fanno ancora le loro immagini da soli, altri le trovano già pronte. È lo stesso. Anche i curatori “costruiscono” delle immagini, perché hanno delle richieste precise dai loro artisti preferiti . Se poi capita che ci ricordiamo di più le opere di Clemente piuttosto che le mostre di Achille Bonito Oliva, è solamente perché Clemente è un artista migliore, almeno di A.B.O.

Per la sezione Web della Biennale di Tirana, di cui sei responsabile, hai scelto 43 progetti. Hai usato qualche particolare criterio di selezione?
Ho invitato i migliori computer screen-people (Neensters) che sono riuscito a trovare. Alcuni di loro sono artisti professionisti, altri sono dei designer, compositori di musica e gente che fa semplicemente Web e software senza fregarsi di appartenere a una “società”. Il mio criterio è che le opere siano affascinanti da vedere e che sembrino il meno possibile arte contemporanea da galleria o da Museo. Per alcuni ho scelto dei progetti specifici, ad altri ho commissionato delle opere. Diciamo che se la Biennale fosse una città dell’arte, io avrei aperto le porte ai barbari. Alcuni di loro non capiscono neanche di cosa si tratti…
Ho invitato Experimental Jetset (una delle più importanti compagnie di grafica internazionale) per disegnare la mia sezione nel catalogo. Non hanno usato nessuna immagine e hanno disegnato le pagine in orizzontale invece che in verticale, in modo che la mia “gente” sembri più che altro ospite…

Credi che esista un’arte “specifica” del Web oppure inserisci questi progetti in un panorama ad ampio raggio che comprende design, musica elettronica, attivismo, diversamente contaminati tra loro?
Musica-design-arte sono cose diverse, lo sono sempre state. Se invito dei designer e dei compositori è solamente perché sospetto che ci sia in loro un artista visivo o perché in ogni caso hanno qualcosa di importante da “far vedere”. Però non esiste nessuna arte “specifica”del Web. Il fatto è che in questo momento le scoperte più importanti e belle arrivano dallo schermo di un computer, perché esso è nuovo e il suo linguaggio ancora vergine.
Come le installazioni e gli happenings lo erano negli anni 60-70. Ora questo tipo di arte è arte da vecchi . La pittura poi è arte da morti…

La net art è sempre difficile da esporre in uno spazio fisico. Qual è la tua idea di “esposizione” dei progetti nati in Rete?
Non è importante come esponi le opere d’arte. Qualunque soluzione va bene. Dipende solamente dal budget disponibile. Se ci sono 64 computer e 64 proiettori, o solo una piccola TV in bianco e nero, non ha importanza. Oggi le mostre hanno senso come “demo”. Le vere opere sono da vedere nei musei o nelle case dei collezionisti e su Internet. In ogni caso, per Tirana, ho mandato 3 della mia “gente” dell’electronicOrphanage, con i computer e il proiettore.. Se tutto andrà bene, faranno una presentazione di 10 ore facendo vedere tutto… Io non posso andare purtroppo perché aspetto la mia Green Card e devo stare in USA. Però ci sarò via Internet con il mio Avatar per rispondere ad ogni domanda del pubblico e dirigere la presentazione… Ci saranno anche performance e sorprese: ci sto ancora lavorando sopra…

Valentina Tanni

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Sito di Miltos Manetas
La sezione Web di Tirana
Il sito della Biennale di Tirana 2001



[exibart]

Visualizza commenti

  • Secondo me invece c'è un abisso tra l'artista e il curatore. L'artista non può essere curatore e viceversa. E' l'approccio completamente diverso al fenomeno artistico che li differenzia. Fare queste affermazioni è avere un'idea poco seria del mondo dell'arte.
    Anche se può essere una bella provocazione.Ma che resti tale, please...

  • Domande giuste per un argomento interessante.
    Cultura artistica contemporanea, Web,argomenti che riguardano la nuova Biennale di Tirana, una sezione dedicata ad Internet non poteva mancare.
    Miltos Manetas ha risposto a Valentina Tanni in modo comprensivo a tutti però non sono d'accordo con lui quando dice che "la pittura è arte da morti."
    Ma l'anima non esiste?
    Nella pittura l'artista mette la sua mente, i suoi pensieri , la sua spiritualità, sono questi vecchi, giovani o morti?
    L'anima è vecchia o giovane? E' forse neutra?
    Gradirei una risposta da Miltos Manetas che mi spieghi perchè " la pittura è arte da morti."
    Cara Valentina complimenti per la tua bella intervista.

  • EPPURE IL MANETAS ESPONE UN SACCO DEI SUOI QUADRI, CHE SE NON SBAGLIO NON DIPINGE NEMMENO LUI. E SONO LE COSE MIGLIORI DEL SUO LAVORO PROBABILMENTE , IL RESTO NON REGGE IL CONFRONTO CON QUELLO CHE SONO IN GRADO DI FARE I PROFESSIONISTI DELL'WEB, CHE GURADA CASO NON SONO MAI ARTISTI MA MOLTO MEGLIO.
    MA SI E' SOLO UNA PROVOCAZIONE.
    ciao

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